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Alessandro Portelli, sui numeri del genocidio a Gaza (articolo di oggi sul ‘manifesto’)

Alessandro Portelli

Il 12 maggio 1996, a un intervistatore televisivo che le chiedeva se mezzo milione di bambini morti in Iraq fossero un prezzo che valeva la pena pagare, Madeleine Albright – ambasciatrice degli Stati uniti all’Onu e segretaria di stato durante la guerra in Iraq – rispose: «È una scelta difficile ma pensiamo che fosse un prezzo che valeva la pena».

Il 10 agosto scorso, Kamala Harris – prossima, speriamo, presidente degli Stati uniti – ha detto che i civili uccisi a Gaza sono «far too many», davvero troppi. In modo più confuso e ambiguo, anche il presidente uscente Joe Biden ha detto la stessa cosa nel suo discorso alla convention democratica a Chicago. Continua a leggere

La soglia della terza guerra (un articolo di Alberto Negri sul “manifesto” di oggi)

Alberto Negri sul “manifesto” oggi
(https://r.sdb.ilmanifesto.it/mk/mr/sh/7nVTPdZCTJDXOd44ruWXjcsaTArXXYj/OrKYWTpglg4Y):

Come è già avvenuto per le crisi nei Balcani, l’Occidente è caduto nella trappola slava e ora si fa dettare l’agenda da Zelenski e da Putin. Stiamo avanzando come sonnambuli verso la guerra, senza capire come e perché.

In Italia il governo e la maggioranza dei partiti, come l’opinione pubblica, sono contrari a usare le armi fornite all’Ucraina per attaccare dentro al territorio russo. Si sta creando una sorta di illusione di parziale “neutralità” del Paese che però è appunto un’illusione. A parte che non abbiamo alcun controllo sugli ucraini che le armi venute dall’estero le hanno già usate in territorio russo. Ma l’Italia ha oltre cinquanta basi militari americane e Nato e sul suo territorio ospita decine e decine di testate nucleari, ovviamente controllate dagli Stati uniti.

La nostra – come Paese uscito sconfitto nella seconda guerra mondiale – è una sovranità assai limitata. Noi abbiamo alleati che sono ex nemici e ce lo ricordano appena si presenta l’occasione, come nel 2011 quando Francia, Gran Bretagna e Usa decisero di distruggere il regime di Gheddafi, il nostro maggiore alleato nel Mediterraneo, fornitore di gas, petrolio, guardiano della Sponda Sud, che soltanto sei mesi prima avevamo ricevuto a Roma in pompa magna.
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