Archivi tag: Giuliano Mesa
florinda fusco legge giuliano mesa: audio della serata in camera verde (16 nov 2019), con interventi di vari autori

Letture di testi di e per GIULIANO MESA
@ La camera verde, via G. Miani 20, Roma
Sabato 16 novembre 2019, h. 19
Florinda Fusco legge frammenti in flusso unico da
Quattro quaderni e da Tiresia
Inoltre, testi dedicati a Giuliano:
di
Luigi Severi, Fabio Orecchini, Simona Menicocci, Marco Giovenale
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[Purtroppo, una sequenza di annotazioni e letture dal pubblico, successiva, è andata persa per un problema tecnico]
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stasera: florinda fusco legge giuliano mesa

Sabato 16 novembre h. 19
CAMERA VERDE, via G. Miani 20
florinda fusco legge giuliano mesa
CAMERA VERDE, via G. Miani 20
CAMERA POESIA
Sabato 16 novembre h. 19
FLORINDA FUSCO
legge
GIULIANO MESA
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i venti anni della camera verde. e giuliano
<<Novembre è il mese che segna il giorno del compleanno della Camera Verde. L’11 novembre. 20 anni sono chiaramente tanti! Lo festeggiamo senza feste particolari, o pranzi, o cene, o castelli, o altri cieli, o forbici, lo festeggiamo con un calendario che da novembre 2019 arriverà a novembre 2020 e sarà orientato a tenere tutto il tempo fatto e ogni giorno, aggiungeremo altro tempo con altre cose da fare. Come da sempre in questi 20 anni. Un colpo di DADO!
[…]
<<Nel calendario di novembre da segnalare la giornata dedicata a Giuliano Mesa con Florinda Fusco. Nell’arco dell’anno su Giuliano Mesa, per Giuliano Mesa, con Giuliano Mesa, ci saranno diverse giornate. Proietteremo le Conversazioni, tenute in Camera Verde l’11 e il 25 ottobre, l’8 e il 22 novembre e il 6 dicembre del 2007. E tutte le riprese fatte insieme: gli incontri, tutto il lavoro sul Tiresia, e ci saranno altre letture o serate con gli amici, e con personalità della letteratura italiana. Giuliano Mesa oltre a essere amico di anni straordinari, dove si è condiviso tanto, è per la Stanza con il suo tomo di tutte le opere (quasi esaurito), e le altre edizioni fatte: Era vero, per la collana teatro, Fuga tripla per la collana Cartella d’artista, Biografie perdute, e i libriccini: 1,6,7; La ginestra, Cesar Vallejo, Paul Celan, Amelia Rosselli, e tanti altri, Giuliano Mesa è una delle fondamenta incurabili della Stanza>>.
Giovanni Andrea Semerano,
dalla newsletter della Camera verde,
31 ottobre 2019
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15 agosto 2011 – 15 agosto 2019
mesa, cepollaro, inglese, delle monache, cospito: lettura a milano il 3 ottobre
LIBRERIA POPOLARE DI VIA TADINO (Milano)
via A.Tadino 18 – 3 ottobre, giovedì
ore 18.30
Giuliano Mesa e Biagio Cepollaro: una piccola fabbrica
A cura di Luigi Metropoli.
Biagio Cepollaro legge Giuliano Mesa
Sono stati invitati: Giusi Drago, Francesco Forlani, Andrea Inglese, Teresa Marino, Giorgio Mascitelli, Davide Racca, Luigi Severi e Paolo Zublena
ore 21:00
Andrea Inglese performance con il compositore Stefano delle Monache e con la partecipazione del maestro Giovanni Cospito.
Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato
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pagine estive (o quasi) che vanno bene anche per l’autunno _ (16) corrispondenza privata : appunti sparsi sul glitch
– (Il concetto di deviazione e scarto può essere inteso non esclusivamente come interno a microintervalli, ma anche nel senso – scientifico – di “tempo profondo”: come, potremmo domandarci, è storicamente “glitch rispetto a noi” la pittura rupestre?) (Per dire). (!).
– Il glitch e altre pratiche nominate in varie occasioni (googlism, scrittura asemantica, ecc.) direi di considerarle sempre in qualche modo all’interno della cornice di quel qualcosa di indefinibile e spiazzante che in forma insoddisfacente grezza e abbreviata tenderei tutt’ora a definire scrittura dopo il “cambio di paradigma”. In questa area smarginata – e da studiare ancora – è molto problematico osservare una “necessità” e un'”opera” nel senso e nei modi in cui queste venivano individuate nelle stagioni o aree (temporalmente non finite) del modernismo e del postmodernismo (ammesso che quest’ultima categoria esista non solo come camera di compensazione di qualcos’altro, come credo).
– L’estrema volubile semi-interminabile variabilità e starei per dire volubilità del testo “dopo il paradigma” non esclude il concetto di necessità, ma ne assottiglia i parametri di definizione. Siamo meno vicini di prima a capire che cosa è un testo necessario, o perché è tale. (Ho in cantiere, su questo, un fascio disordinato di annotazioni che partono dal saggio in più parti, di Giuliano Mesa, Il verso libero e il verso necessario, in cui colgo una contraddizione temo inaggirabile in taluni elementi della proposta interpretativa). Continua a leggere
pagine estive (o quasi) che vanno bene anche per l’autunno _ (15) corrispondenza privata : assertivo / non assertivo
1.
Sull’idea (imprecisa e da verificare) di non assertività, legata a quanto oltrepassa la linea del cambio di paradigma, linkerei daccapo il testo Riambientarsi (ma anche difendersi), in http://slowforward.wordpress.com/2012/09/29/riambientarsi-ma-anche-difendersi (e qui), nel quale forse in modo prolisso – ma proprio per questo estesamente – è esplicitato cosa si può intendere per scritture nuove, non assertive, appunto. (Traendo esempi, in particolare, da Corrado Costa, Christophe Tarkos, Ida Börjel). (Con ciò relativizzando, giocoforza, l’aggettivo “nuove”, come più volte spiegato).
E aggiungo: c’è un’assertività su cui si può (diciamo così) concordare, di cui si può prendere anche felicemente atto, pur facendo essa riferimento a un “prima” del cambio di paradigma. È l’assertività di chi scrive egregiamente in modo “modernista”, tutt’ora, a cambio di paradigma avvenuto. Cioè è l’assertività di una qualche lirica (o antilirica) che funziona, che lavora in direzioni note ma con acquisizioni interessanti e ben più che semplicemente interessanti. (Per dire: alcune cose di Giuliano Mesa, principalmente il Tiresia). (Mentre già Quattro quaderni è assai poco modernista, è evidentemente oltre/dopo il paradigma, in un modo del tutto inedito/isolato rispetto ad esperienze di altri autori). A me sembra percorso affascinante e produttivo; talvolta, sicuramente, rischioso (nel senso che è facile, percorrendo una strada simile, non spostarsi da una determinata linea di preorientamento o previsione dell’assenso del lettore). (Attraverso la struttura e l’architettura complessiva del testo, se non attraverso i meccanismi interni, microtestuali, consueti: rima, omofonie, a-capo significativi, isotopie, ..).
C’è poi, invece, Continua a leggere
su punto critico: un’intervista a giuliano mesa, di loredana magazzeni
“dialogo avvenuto negli anni in cui realizzava il progetto àkusma, uno dei primi esempi di creazione di una
rete di poesia e critica militante, prima che la vera rete cambiasse tutto questo” (L. Magazzeni)
http://puntocritico.eu/?p=5678
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corrispondenza privata_ (2) : appunti sparsi sul glitch
– (Il concetto di deviazione e scarto può essere inteso non esclusivamente come interno a microintervalli, ma anche nel senso – scientifico – di “tempo profondo”: come, potremmo domandarci, è storicamente “glitch rispetto a noi” la pittura rupestre?) (Per dire). (!).
– Il glitch e altre pratiche nominate in varie occasioni (googlism, scrittura asemantica, ecc.) direi di considerarle sempre in qualche modo all’interno della cornice di quel qualcosa di indefinibile e spiazzante che in forma insoddisfacente grezza e abbreviata tenderei tutt’ora a definire scrittura dopo il “cambio di paradigma”. In questa area smarginata – e da studiare ancora – è molto problematico osservare una “necessità” e un'”opera” nel senso e nei modi in cui queste venivano individuate nelle stagioni o aree (temporalmente non finite) del modernismo e del postmodernismo (ammesso che quest’ultima categoria esista non solo come camera di compensazione di qualcos’altro, come credo).
– L’estrema volubile semi-interminabile variabilità e starei per dire volubilità del testo “dopo il paradigma” non esclude il concetto di necessità, ma ne assottiglia i parametri di definizione. Siamo meno vicini di prima a capire che cosa è un testo necessario, o perché è tale. (Ho in cantiere, su questo, un fascio disordinato di annotazioni che partono dal saggio in più parti, di Giuliano Mesa, Il verso libero e il verso necessario, in cui colgo una contraddizione temo inaggirabile in taluni elementi della proposta interpretativa). Continua a leggere
corrispondenza privata _ (1) : assertivo / non assertivo
1.
Sull’idea (imprecisa e da verificare) di non assertività, legata a quanto oltrepassa la linea del cambio di paradigma, linkerei daccapo il testo Riambientarsi (ma anche difendersi), in http://slowforward.wordpress.com/2012/09/29/riambientarsi-ma-anche-difendersi (e qui), nel quale forse in modo prolisso – ma proprio per questo estesamente – è esplicitato cosa si può intendere per scritture nuove, non assertive, appunto. (Traendo esempi, in particolare, da Corrado Costa, Christophe Tarkos, Ida Börjel). (Con ciò relativizzando, giocoforza, l’aggettivo “nuove”, come più volte spiegato).
E aggiungo: c’è un’assertività su cui si può (diciamo così) concordare, di cui si può prendere anche felicemente atto, pur facendo essa riferimento a un “prima” del cambio di paradigma. È l’assertività di chi scrive egregiamente in modo “modernista”, tutt’ora, a cambio di paradigma avvenuto. Cioè è l’assertività di una qualche lirica (o antilirica) che funziona, che lavora in direzioni note ma con acquisizioni interessanti e ben più che semplicemente interessanti. (Per dire: alcune cose di Giuliano Mesa, principalmente il Tiresia). (Mentre già Quattro quaderni è assai poco modernista, è evidentemente oltre/dopo il paradigma, in un modo del tutto inedito/isolato rispetto ad esperienze di altri autori). A me sembra percorso affascinante e produttivo; talvolta, sicuramente, rischioso (nel senso che è facile, percorrendo una strada simile, non spostarsi da una determinata linea di preorientamento o previsione dell’assenso del lettore). (Attraverso la struttura e l’architettura complessiva del testo, se non attraverso i meccanismi interni, microtestuali, consueti: rima, omofonie, a-capo significativi, isotopie, ..).
C’è poi, invece, Continua a leggere

