Archivi tag: scritture di ricerca

i post di portbou su ex.it 2013

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repetita: ostendere

temo non ci sia modo di spiegarsi se non ostensivamente, in tema di scritture dopo il paradigma.

al momento dunque si fa (si può fare) (anche) così:

si prende un oggetto testuale, o verbovisivo, oppure delle opere grafiche asemantiche, o interventi di carattere installativo, anche performativo, sonoro eccetera, e si passa alla condivisione: si mostra quanto si sta facendo, o si è fatto (magari, per esempio in Francia, negli ultimi trent’anni e più). si mostra quello che c’è.

si fa una lettura, un post, un incontro. (o, al limite, una serie di incontri, come nel caso di EX.IT). si fa un sito, un blog. si organizza un reading.

si mostra al lettore, all’osservatore, quel che c’è da vedere. (volendo vedere).

costui – il lettore – ne chiederà ragione. questa ragione (che tale non è) non potrà essere articolata, concessa, e dall’altra parte recepita, intesa, se il lettore non è lui per primo (in virtù di una serie di esperienze) disposto/intenzionato da una parte ad andare verso il testo, e dall’altra a osservare che già il proprio sguardo è dopo il paradigma. (lo è normalmente, nella vita di tutti i giorni: non c’è “avanguardia” e “ricerca” in tante cose post-paradigma che facciamo, vediamo, sentiamo, leggiamo, scriviamo, pensiamo, quotidianamente. non sono azioni e percezioni di tipo letterario, e allo stesso tempo si tratta di tracce di un modo di essere profondamente diverso dagli ‘standard’ – dalle dominanti – di anni o decenni addietro).

se ci si ostina a guardare il riflesso della finestra e non attraverso la finestra sarà sempre impossibile vedere cosa c’è fuori. (e viceversa, ovviamente: se si guarda soltanto fuori, non si è in grado di usare la finestra anche come non inutile specchio).

al carattere ostensivo del gesto critico sono personalmente persuaso si debba legare strettamente e indissolubilmente – in questa fase storica – il fondamento SU AUTORI NON ITALIANI.

martellanti vecchie letture e riletture di autori canonizzati italiani sono quasi inevitabilmente destinate al fallimento. forse anche in quei (magari nemmeno rari) casi in cui alcuni italiani (‘maestri’) esistano.

anche perché si tratta di letture e riletture ovviamente non svincolabili da uno storicismo che inquadra in uno e in un solo modo le avanguardie e che dunque non può proprio mettere le mani in modo competente e utile nel dopo paradigma, perché questo “dopo” quasi non parla affatto il linguaggio critico (e storicistico) italiano.

al contrario, con chi avrà attraversato – anche per excerpts – gli ultimi venti-trent’anni di scrittura anglofona e francofona (le ricerche di centinaia di autori) si stabilirà inevitabilmente, naturalmente, un dialogo.

si stabilisce: di fatto.

ripetizioni inutili di righe e temini postpuberali sul gruppo 63 o su Palazzeschi o Calvino marcano i ripetitori come non interlocutori (ovvero: come persone non disposte – loro – all’interlocuzione, al dialogo).

nel preciso momento in cui sento parlare di metatestualità neoavanguardista, o di gruppo ’93, o di eredità diretta di Sanguineti, è inevitabile correre a connotare il canale di comunicazione come poco o nulla attendibile. così – e con gioia – si passa ad altro.

(cioè a interlocutori effettivi. a soggetti meno inclini a pavlovianamente salivare beati soltanto al gong delle ultime pagine dei loro manuali di liceo dello scorso millennio).

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“la sadisfazione letteraria”, di corrado costa _ in edizione bilingue

Corrado Costa, La sadisfazione letteraria Manuale per l’educazione dello scrittore.
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Corrado Costa, Literary Sadisfaction An Instructional Manual for Writers
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Un ringraziamento particolare va ad Amedea Donelli e alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia per la collaborazione e l’assenso a questa pubblicazione.
Special thanks to Amedea Donelli and The Panizzi Library (Reggio Emilia) for the precious help, and for allowing this publication.

La sadisfazione letteraria esce in edizione bilingue in un volume èdito da Tipografia La Colornese – Tielleci, per Benway Series, a cura di Michele Zaffarano, Mariangela Guatteri e Marco Giovenale.

Traduzione in inglese a cura di Paul Vangelisti.

Corrado Costa, La sadisfazione letteraria - Copertina (Benway Series)Corrado Costa, Literary Sadisfaction - Copertina (Benway Series)

Corrado Costa, La sadisfazione letteraria. Manuale per l’educazione dello scrittore
Corrado Costa, Literary Sadisfaction. An Instructional Manual for Writers
Edizione 2013 / 2013 Editions:
Benway Series, I – Tipografia La Colornese – Tielleci editrice, Colorno (PR)
© Biblioteca Panizzi – Reggio Emilia
© 2013 by Paul Vangelisti (for the translation)

€ 10,00

ISBN 978-88-98222-04-9
ISBN bar code 978-88-98222-04-9

richiesta informazioni
m(dot)guatteri(at)gmail(dot)com / zaffam(at)gmail(dot)com / mg_img(at)yahoo(dot)it / gmarzaioli(at)yahoo(dot)it

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Dalla quarta di copertina della prima edizione (1976):

Il linguaggio erotico parla di se stesso: M.me de Saint-Ange, protagonista della Philosophie dans le boudoir di Sade, disserta in termini erotici sulla letteratura e invita il letterato all’oltraggio. La pratica letteraria scopre, dopo il piacere del testo, l’orgasmo del testo. Il linguaggio violenta se stesso, si compiace, si lecca. Si ammira, si commenta, si racconta. La scrittura non vuole più riprodurre, né servire alla riproduzione. «Come un nero liquido spermatico» si sparge fuori dal tradizionale vaso destinato alla riproduzione del testo. La letteratura dell’orgasmo diviene l’orgasmo della letteratura. In questa «educazione del letterato», l’offesa alla politica della riproduzione esalta la produzione politica del discorso.

Prima edizione / First Edition: Corrado Costa, La sadisfazione letteraria, Cooperativa Scrittori, Roma, 1976

il libro ex.it

Colophon Ex.it. Materiali fuori contesto. Albinea 2013

Colophon
Ex.it. Materiali fuori contesto. Albinea 2013
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Progetto grafico e impaginazione:
Mariangela Guatteri, Michele Zaffarano
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Stampa:
Arti Grafiche De Pietri
Bertani & C. Industria Grafica
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Editore:
Tipografia La Colornese – Tielleci editrice
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ISBN 978-88-98222-03-2
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© Copyright 2013 Ex.it.
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In copertina:
Mariangela Guatteri, Evidence Series #5/5, 2011
pastello su carta, 29,7×21 cm
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252 pagine con tavole a colori, formato 15×19

EX.IT 2013 è un volume antologico con testi e immagini inediti che offre un percorso di lettura, visione e documentazione dei materiali ospitati dall’evento EX.IT – Materiali fuori contesto

Questo è il primo libro del Fondo Ex.itScritture di ricerca istituito presso la Biblioteca Comunale di Albinea, in occasione dell’evento.

Gli autori presenti nel volume sono: Rosaire Appel (usa), Marco Ariano (ita), Daniele Bellomi (ita), Charles Bernstein (usa), Pietro D’Agostino (ita), Rachel Blau DuPlessis (usa), Gherardo Bortolotti (ita), Alessandro Broggi (ita), Roberto Cavallera (ita), Riccardo Cavallo (ita), Fiammetta Cirilli (ita), Elisa Davoglio (ita), Alessandro De Francesco (ita), Florinda Fusco (ita), Marco Giovenale (ita), Jean-Marie Gleize (fra), Mariangela Guatteri (ita), Andrea Inglese (ita), Giulio Marzaioli (ita), Simona Menicocci (ita), Rosa Menkman (nl), Manuel Micaletto (ita), Bob Perelman (usa), Nathalie Quintane (fra), Andrea Raos (ita), Jennifer Scappettone (usa), Luigi Severi (ita), Éric Suchère (fra), Miron Tee (pl), Fabio Teti (ita), Michele Zaffarano (ita)

Traduzioni di Marco Giovenale, Milli Graffi, Renata Morresi, Andrea RaosMichele Zaffarano

EX.IT 2013 è stato realizzato grazie a Raffaello Gabbi della Tipografia La Colornese, a Tiziano Pantaleoni del Gruppo Litografico Graphic Partners e a Pietro Pioppi della Legotecnica Europa, sponsor tecnici dell’edizione di questo libro.

EX.IT 2013 - Copertina aperta

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nps – un network possibile (delle sperimentazioni) [une pièce]

NPS – network possibile delle sperimentazioni
[une pièce, un ambiente, una parte, una stanza]

[post in aggiornamento costante]
settima revisione feb. 2024
sesta revisione set.-nov. 2023,
quinta revisione mar. 2023,
quarta revisione lug. 2021,
terza revisione ott. 2020,
seconda revisione 9-21 mag. 2020,
revisione 12 mar. 2020,
aggiorn. 8 mag. e 1 giu. 2019,
dopo il 20 lug. 2016

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archivio maurizio spatola _ http://www.archiviomauriziospatola.com/

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setteassedi (roberto cavallera) _ https://setteassedi.blogspot.com

scriptjr.nl (quimby melton) _ https://scriptjr.nl

slowforward _ https://slowforward.net

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the new postliterate (michael jacobson) _ http://thenewpostliterate.blogspot.com

transcriptiones (riccardo cavallo) _ http://trancriptiones.blogspot.it/

united automations _ http://unitedautomations.blogspot.it/

utsanga (francesco aprile, cristiano caggiula) _ https://www.utsanga.it/

via lepsius (antonio devicienti) _ https://vialepsius.wordpress.com/

webring _ https://webring.xxiivv.com/

woeird_ https://www.facebook.com/woeird

la zona rossa _ https://elazonarossa.wordpress.com/

§

§

[*] il network riguarda – tendenzialmente – pagine di sperimentazione verbale, scrittura concreta, poesia visiva, asemic writing, opere a base fotografica, musica e scritture di ricerca di area principalmente italiana da tempo in legame, collaborazione, contatto. poche altre (anche se definite sperimentali).

nella prima versione (prima del 2016) non erano incluse pagine web di area statunitense, canadese, francese, eccetera. erano raccolti solo link di pagine (anche in altre lingue ma) italiane, per iniziare a delineare un network così connotato. le uniche eccezioni riguardavano (parzialmente) la scrittura asemantica e il glitch.

la struttura del post va progressivamente cambiando, tuttavia.

non intende essere una lista di link con pretese di pur lontana approssimativa completezza. in nessun modo, nemmeno in prospettiva.

*

essendo i social media – anche individuali – parte del discorso della sperimentazione, alcuni personali se ne elencano o rielencano qui:

https://www.facebook.com/differx/
+ facebook (slowforward)
whatsapp
telegram
instagram (mg)
threads (mg)
+ discord (gammm)
+ tumblr (gammm)
+ bluesky (differx)
tumblr (differx)
1st differx blog
twitter (mg)
+ twitter (gammm)
+ video slowforward
video marco giovenale
video differx
audiodifferx 1
audiodifferx 2
imgur
archive.org (slow)
archive.org (mg)

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7 segmenti e paragrafi su scritture “dopo il paradigma”

Art instead of being an object made by one
person is a process set in motion by a group
of people. Anything one says comes back
eventually as a mistake. There’s no use in
keeping accounts or records. If it’s
a good idea, it results in a permanent change.

Barrett Watten, Plasma (1979)

(1)

Ipotesi di definizione (perfettibile, già per logica): scritture estensive piuttosto che intensive. Di denotazione, non di connotazione, di oggetti più che di soggetto. (Di oggetti condivisi più che di soggetto dettante).

Scritture che hanno a disposizione sia un set o molti set di procedure, sia il comune handwriting. (O l’ascolto, il riuso, la citazione, l’assemblaggio eccetera).

§

(2)

Si potrebbe (o dovrebbe poter) dire che un titolo (di merito, anche) può essere:

poter prescindere dai ‘picchi’ di senso

(Di fatto, il senso è intenzionato dal lettore, il quale dunque è libero e non deve ammirare pose plastiche altrui). (O pose sadiane, tutte contro di sé).

Anche: sfrondando determinate isotopie o ricorrenze in un testo che pure le presenta, quel testo rimane o può (=è capace di) rimanere ugualmente godibile. Di per sé. Le isotopie non lo “giustificano”. (Possono certo essere ricchezze ulteriori, sì). (È forse qui il vecchio paradigma che avvalora coi propri ‘mezzi’ il nuovo).

§

(3)

Un classico delle divertenti vicende del paranormale: il registratore acceso nella stanza vuota cattura i bubbolii il respiro i soffi o la voce franca del fantasma. Continua a leggere

scritture di ricerca: dopo il paradigma

Marco Giovenale

[…]

I. Per datare i cambiamenti: alcuni indizi

da una mail del 17 aprile 2012
a Jennifer Scappettone
[…]
I.0.
In questi giorni sto rileggendo Lacan, soprattutto Dei Nomi-del-Padre, e vado smontando e ricombinando (tenendo presente Rosselli) varie teorie o letture critiche, sulla base dei testi. Già quasi in incipit (p. 15 dell’edizione italiana a cura di A. Di Ciaccia, Einaudi 2006): «Vediamo […] che cosa succede quando un nevrotico giunge all’esperienza analitica. Comincia anche lui a dire delle cose. […] In un primo momento crede di dover fare lui stesso il medico e di dover informare l’analista. Va da sé che nella vostra esperienza quotidiana lo riporterete al suo piano, dicendogli che non si tratta di questo, ma di parlare, e preferibilmente senza cercare di mettere un ordine, di dare un’organizzazione, vale a dire senza cercare di mettersi, secondo un ben noto narcisismo, al posto dell’interlocutore».
È proprio quanto fa, secondo un ben noto narcisismo, lo scrittore che non intende ragioni e vuol stare con entrambi i piedi al di qua del cambio di paradigma. E vuole (sadicamente: impone di) essere seguito dal lettore sul proprio terreno di regole e gioco. Incede nella propria retorica e chiede a gran voce il patto di reciproca illusione tra autore e lettore. Come se tutto fosse fisso, come se Lord Chandos fosse seppellito per sempre, e tutto si desse chiaro, stabilito: identità dei parlanti, di chi ascolta, del mondo nominato, variabili e costanti della comunicazione, linguaggio, metri e stili, accordi pregressi di codici, tutto coeso, tutto senza domanda. Al limite, questo narciso non ha bisogno di interlocutori, d’altro canto il “pubblico della poesia” è fatto (quasi tutto) di narcisi come lui.  (Anch’essi auctores, non a caso).

I.1.

L’impressione è che da circa mezzo secolo noi tutti siamo fuori da un “paradigma”. In occidente, almeno. (Paradigma è vocabolo sentito alternativamente o troppo invadente o troppo poco inclusivo, eccessivamente blando; dunque lo si assumerà come signum arbitrario da variare; al momento lo uso come puro termine convenzionale, e provvisorio).

Se un cambio di paradigma c’è stato (perfino in Italia), di fatto ci troviamo adesso in un altro/differente (o entro una serie di altri), che invece appunto ci include e determina. Siamo (nati) in un diverso paradigma che include/informa percezioni reazioni relazioni nel contesto o panorama occidentale, e nei testi che vi si producono. Tutto o moltissimo è cambiato intorno a noi e in noi anche per via di quel che è stato scritto e sentito e percepito e fatto e detto dall’inizio degli anni Sessanta. A me sembra che si sia pienamente (e contortamente) dentro un mutamento, o mutazione avvenuta e ancora in atto: ci siamo letteralmente nati, è stato la nostra placenta.

Eviterei di parlare di Modernismo come di Postmoderno. Anche se parlare, invece, di paradigmi è quanto meno fumoso. Ma qui non scrivo un “saggio”; qui semmai si dà per avviata (con puntini di sospensione all’inizio e alla fine) una sequenza di ipotesi e domande, più che risposte; si ragiona operando su un terreno che il ragionamento stesso tenta di preparare a un viaggio verso definizioni in larga parte da elaborare.

I.2.

Il cambio di paradigma sembra essere iniziato al principio degli anni Sessanta. Rosselli scrive Spazi metrici nel 1962, Antonio Porta Aprire nel 1960-61, Corrado Costa le prime poesie sul «verri» in quegli stessi anni. (Ma gli esempi sarebbero dozzine). Esce nel giugno 1962 Opera aperta, di Eco.

Rosselli chiude e castra razionalmente/musicalmente il metro italiano forzandolo in SPAZI metrici, Antonio Porta raffigura sì un delitto (dalle annotazioni ad Aprire, testo che conclude I Novissimi), la cui vittima è una donna (che è immaginabile lui tema); ma, pur facendo così, smembra l’io proprio, parlante: è totalmente preso dal disintegrare e disinnescare sia il racconto sia l’io che narra la storia. Corrado Costa è già al dopo, è collocabile in una diversa percezione, una diversa modulazione di testualità. Questo in verità sarà evidente soprattutto al principio degli anni Settanta, con Le nostre posizioni (1972). Costa a me sembra la figura centrale di una specie di consolidamento di posizioni poetiche, insieme a Spatola e a tutta l’area di scritture (non necessariamente rapite dalla sirena metatestuale) che formavano la costellazione sfrangiata delle neoavanguardie e delle tante linee di ricerca in quegli anni (spesso riunite in riviste effimere, contraddittorie: tutte però significative di una situazione).

Quelli di Rosselli e Porta sono testi ben diversi da quelli che poteva scrivere Sanguineti tra 1951 e ’61. Molto lontani. Continua a leggere

Prosa e poesia / l’intervista uscita su “L’Ulisse” n.13

POESIA E PROSA

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ripubblico qui le mie risposte al questionario de “L’Ulisse” n. 13 (uscito ad aprile 2010):
http:// www. lietocolle.info/upload/l_ulisse_13.pdf
[link non più attivo]

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1. Qual è la sua idea di prosa? Come si definisce il suo approccio alla prosa (anche rispetto alla questione dei generi)?

La mia idea di prosa è ovviamente anche un’idea o massa-matassa non solo mia: è di fatto trasmessa, sovrascritta: è una cosa e una casa anche altrui, costantemente. Precisamente per il fatto di appartenermi, è altra, composita, giocoforza differenziale, effusa direi anzi dissipata ossia sprecata in diffrazioni, prassi e diversioni da prassi (da quelle prediffuse, usurate). È cioè una specie di gomma-somma non aritmetica e anzi mosaico o ventaglio di eredità, microlabirinti e ricodifiche, giostre in buona parte e assai volentieri disallineate dall’usuale asse e traccia playback della prosa che si legge nei libri degli editori generalisti.

(Rispetto a questi ultimi trovo, semmai, e spesso, consonanza felice fra prosa scritta mia e flusso parlato casuale, eavesdropping, banalità da bar, eccetera: però, anche lì, è il quid normante del normale a indispettirmi. Il già dato, il precompreso, il predetto, quanto si sa e si vuole già letto dall’ebetudine dello spettatore di pagina o di festa aggiornato che si fa dire da giornali e inserti cos’è che deve scandire, ritenere, immettere in chat).

Quanto a(l) “me” in abito di lettore-lettore talvolta agìto, che cioè si sa e si vuole ingenuo, ben volentieri spendo tempo sulle pagine di Bram Stoker. Per dire. Non avanzo però molto in qua nel presente, se si tratta di cose così. Stili e modi così. Racconto-racconto. Certo, uno vede il gazzettone, la tabula recensoria dei best editoriali, e si domanda: ma quale roba non è così, in scaffale? Un esercito di marchese e contesse e raccontesse fanno le gare di puntualità. Il tè si serve alle cinque spaccate. Chi c’è c’è. (Ci stanno tutti).

Al posto della “figura dell’editor”, a una rimota et aliena omai intellezione bisognerebbe più tosto un auditor. Un udente tacito. Bene, non v’ha. (Bene non v’ha).

E gli autori, che fanno? Gli autori, gestori gestiti, giovani holding, si fanno demoltiplicare dalle x fisse che moltiplicano il mercato. È storia vecchia, di vecchi razzi, vecchi trucchi e gare tra mondi, poli, blocchi. E più gli alfabetieri sono prossimi già per loro VIRTVS allo zero, più certo è che partono avvantaggiati. Alleati naturali dell’attrito mancante, della veloce rotazione-turnazione delle faccette sul blogscaffale.

Insomma. Continua a leggere