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editori di poesia, postpoesia? chi? dove? (una nota disordinata)

Il panorama degli editori che si occupano di quelle scritture idiomatiche/singolari che intendono registrare in maniera imprevista e particolare il passaggio del senso; ossia il panorama degli editori di poesia (o postpoesia) è ormai da tempo in mutazione assai profonda.

Garzanti ha quasi abbandonato il campo, parrebbe, o per anni è stata semi-muta; mentre va detto che sono solo motivi di distribuzione a continuare a far applicare un qualche residuo motivo di interesse alle altre major. (Esclusa però Mondadori, i cui libri dello Specchio di poesia scompaiono dagli scaffali con una rapidità impressionante. Dimostrando così che nemmeno come servizio di distribuzione Mondadori si conserva interessante).

Se cerco materiali di postpoesia è evidente che devo rivolgermi oggi a Tic, a Benway series, a IkonaLíber, a [dia•foria (pensiamo anche soltanto al lavoro fatto recentemente da Daniele Poletti con Adriano Spatola). Mentre se voglio leggere alcuni autori come Villa, Costa, Vallejo, Ortesta, li trovo presso ArgoLibri. Per non parlare del catalogo delle Edizioni del verri. O di quello di Campanotto (che, per dire, ha pubblicato Martino Oberto, Giovanni Fontana e molti altri), di Arcipelago Itaca, di Miraggi.

Se voglio leggere poesie di Hoffmansthal o di Lutz Seiler posso farlo nella traduzione di Paola Del Zoppo, e quindi devo cercare nel catalogo Del Vecchio.

Alcuni autori di valore, nel contesto di una scrittura non di ricerca ma tutt’altro che appiattita sui dettami del mainstream, escono ormai da tempo nella collana Rosada dell’editore Kurumuny (che non a caso pubblica anche saggi su Bene).

Altri autori (Raos, Menicocci, per dire) escono e usciranno nella collana Fuorimenù dell’editore Blonk. Molti nella collana ‘i domani’, di Aragno. Molti sono quelli che il valoroso (e compianto) Francesco Forte ha ospitato nella sua Oèdipus.

Per non parlare del catalogo (ormai purtroppo del tutto inaccessibile) delle Edizioni d’If, di Nietta Caridei. O delle opere uscite per NEM. O della collana ‘fuoriformato’ che Andrea Cortellessa ha diretto prima per Le Lettere e poi per L’Orma.

Eccetera. Il discorso potrebbe continuare e includere editori e collane – passate e presenti – a manciate, a dozzine. I luoghi del tracciamento del senso escono ormai del tutto (e del tutto felicemente) dal perimetro degli editori convenzionalmente presenti nei reparti di “poesia” delle librerie generaliste.

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ghezzi + sanguineti_ fare-disfare_ shock-montaggio

idem: indicazioni per la scrittura (e la sua storia, remota e recente), anzi, le scritture

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dallo stesso video citato nel post precedente

frammento: enrico ghezzi su alberto grifi / video: “da alberto grifi a blob”, di maraboshi

daccapo, e per l’ennesima volta (come per CB), una affinità: quello che enrico ghezzi dice su Alberto Grifi e il suo cinema è quello che si potrebbe dire su un certo tipo di scrittura di ricerca – qui in rapporto con un versante politico (e, così, con l’evitamento di una sua assertività).

operare come un occhio fuori dal vedere tecnico della cinepresa, della telecamera, della bellezza supposta dell’immagine

il video intero di Maraboshi (Cesare Maccioni) è qui:

altro, molto altro, su http://www.albertogrifi.com/
e in particolare il video di Maraboshi è qui:
http://www.albertogrifi.com/122?current_page_1820=4

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se 130 milioni di euro vi sembrano pochi

Lorenzo Ciccarelli

Marco Aureuro (CC) 2022 differx

quando mi nomineranno assessore alla cultura farò i bandi in questo modo: arrivano 500 proposte ? le faccio realizzare tutte ! le 1000 (sono mille, risulta da un censimento comunale) associazioni romane hanno un sacco di idee;

“ma non ci sono i soldi” – è il commento prevedibile di quelli che la sanno lunga …

il Comune ha per gli eventi culturali un budget intorno ai 130 milioni di euro, dei quali 4 o 5 milioni assegnati con bando il resto ad assegnazione diretta, considerando che le 1000 associazioni romane sono specializzate (record mondiale) nel fare le nozze con i fichi secchi, i soldi ci sarebbero eccome (togliendoli ai megaeventi, promossi da ex ministri, figli di ministri etc)

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intervento di mg per “crepita la carta”, mostra di emilio villa a macerata (9 ott. 2021)

tutti gli interventi:
https://slowforward.net/2022/02/18/crepita-la-carta-_-audio-della-serata-per-emilio-villa-macerata-biblioteca-mozzi-borgetti-9-ott-2021/

la mostra:
https://slowforward.net/2021/09/11/9-ottobre-macerata-crepita-la-carta-libri-e-vertigini-di-emilio-villa/

“asemic” in the cambridge dictionary — 30 mar 2021 / differx. 2021

This image actually means good news.

Usually the adjective “asemic” (=signless) was linked by some dictionaries to “asemia” as a pathologic failure consisting in an inability to comprehend or express words, gestures or sounds. It was not related to the idea of ‘asemic writing’.

So, …after twenty years of asemic writing movement, this ‘Cambridge turn of events’ looks like a great achievement.

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When the first (self-aware) asemic writing mags, sites, books and series started their journey, more than 20 years ago, the actual meaning of “a-semia” ( = a radical “absence of sign”, not an absence of semantic meaning) risked to put aside the very idea which grounded the practice of asemic writing.

On the contrary, now it seems that the use of the word “asemic” is better perceived as referred to an artistic practice, not a pathology. (according to Cambridge, at least).

sassi-link (notilla)

veramente alcuni tweet e post, alcuni jpg congegnati non come meme, sono la versione più recente dei “sassi nel Tevere” di Emilio Villa. in questo senso forse linkarli non dovrebbe essere la prassi. al contrario. andranno smarriti. dovranno finire invisibili.

segni, glifi, tracce: l’ovunque di emilio villa

Per Emilio Villa tutto è oggetto/soggetto e supporto di scrizione, iscrizione, sovrascrittura, rilancio e metamorfosi e nuovo projectum del senso-non-senso.

Il segno, più e meno leggibile, più e meno incardinato in una sequenza di altri suoi simili in rigorosa anarchia, è quasi una marcatura anzi materia ontologica. Esiste a prescindere dai suoi testimoni, e dalla storia che gli seguirà.

Non sdegna né di venir ignorato, né di darsi come inciso in uno o altro fenomeno umile, sia esso naturale o frutto secondo, originato da culture (remote o recenti).

Brocche in vetro, polistirolo, sassi, piatti di plastica, cellophane, tutti i tipi di carte e cartoncino. E poi moltiplicazione, dispersione, perdita/abbandono, dimenticanza, cancellazione, distruzione: queste in fine (e per principio) le ultime estreme superfici dei segni di Villa, e la loro – per questo illimitabile – profondità.