Archivi categoria: kritik

prigionieri della pietra (serena)

Alcuni (tanti, ma tanti) autori di poesia lineare assertiva che si sono formati su ciò che l’editoria italiana distribuiva e distribuisce soprattutto dai primi anni Novanta in poi, di fatto, sono figli coerentissimi di una rimozione: la rimozione massiccia della ricerca letteraria.

Glielo si dice in tutti i modi e in tutte le salse, per esempio qui. Ma fanno finta di non capire.
Fanno finta di non capire che per mettere il loro amato Sereni D’Elia Fortini Merini Raboni negli scaffali che frequentavano da giovinetti, ossia (ben che vada) dopo il 1995, l’editoria e la distribuzione avevano dovuto — alacremente già da metà anni Ottanta — falciare via parecchie decine di altre voci. Spazzarne via a manciate.

La seconda edizione di Segnalibro, pressoché un'”omnia” di Edoardo Sanguineti, esce nel 1989. Il che vuol dire che a fine anni Novanta non ce n’è più traccia in libreria. E per una nuova edizione bisognerà aspettare il 2010. L’edizione Einaudi 1979 dei Novissimi negli anni Novanta è sparita da un pezzo (e non ricomparirà che nel 2003). L’attività del Gruppo ’93 si chiude ufficialmente nel programmatico 1993, appunto. Tante sono le edizioni coraggiose, di Manni per esempio (o l’attività di riviste come ‘Allegoria’), ma certo imparagonabili all’impegno profuso da Mondadori, Garzanti ed Einaudi per spostare l’asse del leggibile in Italia (del disponibile in libreria) il più lontano possibile dalla scrittura di ricerca.

Quando il giovinetto va allo scaffale e lo trova monocorde, e diventa lui stesso monocorde, chi giovinetto non è glielo dice. Ma lo scaffale è più forte della voce. E i sigilli che i poliziotti del mainstream hanno messo al luogo del delitto della ricerca (delitto di cui, toh, sono responsabili) restano intoccati.

Questo, almeno fino all’arrivo della rete, che di certi interdetti si fa un baffo. Ma ormai tanti tanti poeti l’intossicazione da serenite l’hanno assorbita tutta. E si muovono come tali, parlano e pensano e “poetano” come il mainstream ha insegnato loro a fare.

immagine da Children of the Stones, 1977, cfr. https://youtu.be/iR9GV0rJAig, 20′ 45”

emilio villa, tra labirinto e sibilla. incontro con gian paolo renello @ catap, macerata, 20 giugno 2022

Incontro di presentazione di Presentimenti del mondo senza tempo. Scritti su Emilio Villa, di Aldo Tagliaferri

via negativa and asemic writing / jim leftwich. 2022


Mysticism, whether atheistic or otherwise, has always welcomed a spectrum of experiences valued primarily for their absurdity and futility. The experience of asemic writing, whether one is attempting to write it or attempting to read it, is fundamentally a mystical experience. It is The Face That Is No Face, the Via Negativa.

Let’s say I make a sequence of tangled squiggles, with baggy loops here, jagged-edged bulges there, poncruated with curatorial punctuation marks in the form of randomly tilted ascenders and descenders, moving suggestively from left to right on the foundation of an imaginary baseline. It looks like writing, but we can’t read it, says the entry at Wikipedia. It must be asemic writing, says a contextualized leap of faith.

What if it is, in theory and in practice, experientially, a kind of quasi-calligraphic drawing?

This is not the Via Negativa. It is direct experience of the mystery. Direct Experience of The Mystery. There is no wrong reading, judged and condemned by official authorities on the matter. There are no Official Authorities on the matter. And there is no range of acceptable interpretations of the experience, no spectrum of permitted discourse about the acceptable interpretations.
There is no attempt at reading, not of any variety, and therefore there is no writing, of any variety, asemic or otherwise.

Asemic writing, in its absolute failure to exist, can function in our lives as a kind of pagan spiritual discipline, one designed to give us greater access to the experience of experience.

‘āāā. azioni off kulchur’, 1969

Sandro Ricaldone

āāā
azioni off kulchur
1969
TOOL editoria clan destina

āāā. azioni off kulchur è una rivista milanese co-fondata e co-diretta da Ugo Carrega, pubblicata a Milano. L’altro membro fondatore e redattore dagli Stati Uniti è stato Mario Diacono. Liliana Landi ne ha curato l’impaginazione.
La rivista Includeva ritagli di testi, opere e foto di interventi di artisti che sperimentavano poesia visuale in ambito italiano e internazionale. Stampata in ciclostile, in fogli sciolti non rilegati.
Consta di tre numeri, pubblicati tra il febbraio e il giugno 1969.

Redazione: Ugo Carrega e Mario Diacono.
Testi di Ugo Carrega., Mario Diacono, Jean-Claude Moineau.
Opere e interventi di Ugo Carrega, Mario Diacono, Rolando Mignani, Emilio Villa, Edgardo Vigo, Jean-Claude Moineau, Joel Rabinovitz, J.F. Dillon, T. Shohachiro, Vincenzo Accame, Hidetoshi Nagasawa, Hamilton Finlay e M. Allan, Davanzo and Gunzberg, A. Dias, H. Clavin, Giose Rimanelli et alii.

[r] _ chi eredita cosa, da balestrini?

Di tanto in tanto si sente un autore o l’altro, anche il più assertivo e melodizzante, rivendicare un qualche filo filiazione lineage affinità e insomma legame con l’opera di Nanni Balestrini. In alcuni casi, si tratta di autrici o autori di qualche testo très sucré, testi confessionali e magari perfino neometrici, se non neomelodici; e questo legame allora suona più come speranza e desiderio che come fatto agganciabile solidamente a testi reali. Nondimeno, fa il suo bravo effetto, il nome di Balestrini, e cattura quei cinque minuti di ascolto che talvolta nel circolo mediale sono sufficienti a far passare per decente una pagina così così.

Un diverso versante di scrittura, e di ricerca letteraria, per come si intende in relazione ad alcune precise generazioni, da circa vent’anni, consiste nell’elaborare testi operando — come dire — al buio e nel buio del linguaggio (non della cognizione della storia), facendo sì che il materiale si moduli su una effettiva disarticolazione dello stesso inconscio. Da una posizione del gliommero inconscio (da cui il soggetto, non l’io, sfila parole) esterno al perimetro fisico del parlante stesso. L’inconscio è infine, e in particolare, collocato in un motore di ricerca, in un ascolto casuale di conversazioni (“eavesdropping”, in inglese), in un elenco senza alcuno strato o scarto connotativo, in un cumulo di pagine niente affatto letterarie. Eccetera.

E si parla così, anche, di googlism: collocabile nella linea dell’operazione di Tape Mark, certo, ma con la diversa plasticità implicita nel contesto digitale, globale/immediato. Cosa che di fatto non significa estrarre parole dal cappello dadaista, né ritagliare frasi da un giornale: tuttavia finché alcuni continueranno a credere che non c’è soluzione di continuità fra Novecento e oggi, saranno misinterpretate sia le linee di continuità che quelle di discontinuità delle scritture di ricerca attuali rispetto alle sperimentazioni della seconda metà del secolo scorso.

La dislocazione quindi dell’attività di scrittura da un inconscio personale a un inconscio nemmeno più macchinico ma (eventualmente) digitale, e la conseguente vera e propria ricollocazione del soggetto in un altrove esterno (e storicamente marcato) rispetto allo stesso corpo scrivente costituiscono uno scatto di differenza e insieme un dialogo stretto con il Tape Mark di Balestrini.

Altro che La Poesia.

*

da https://mgiovenale.medium.com/chi-eredita-cosa-da-balestrini-56addfef1b0, 19 apr. 2021

images for sounds: giuseppe garrera parla delle copertine di dischi di bruno munari e luigi ghirri

Giuseppe Garrera parla delle copertine di dischi di Bruno Munari e Luigi Ghirri. La mostra IMAGES FOR SOUNDS: Artist Covers for Music Records è a cura di Vittoria Bonifati.

Regia e Montaggio di Michele Ferrari. VILLA LONTANA, Roma

Giuseppe Garrera talks about the record covers designed by Bruno Munari and Luigi Ghirri. The exhibition IMAGES FOR SOUNDS: Artist Covers for Music Records is curated by Vittoria Bonifati.

Camera operator and editing Michele Ferrari. VILLA LONTANA, Rome

antonio devicienti: “il cotone”, di mg, recensito in dialogo con testi di gustav sjöberg

un energicissimo grazie ad Antonio Devicienti per questa lettura de Il cotone (Zacinto/Biblion, 2021), con riferimenti pertinenti e puntuali all’opera di un amico e studioso che mi è carissimo: Gustav Sjöberg.

https://wp.me/p435ho-1qL

asemic writing and pareidolia / jim leftwich. 2022


For practitioners and theorists of asemic writing, the perceptual deviation known as pareidolia is an acquired taste and a developed skill. We train ourselves to see alphabetical shapes where there are none, and then we celebrate our inability to read them. This phenomenon could occupy an entire chapter in the Magickal Absurdities Training Manual: The Ecstasy of Asemic Reading.

Personal Perception Management (PPM) is but one of a great many Existential Self-Help (ESH) methods reinsinuated transmutably in The Training Manual. It is known colloquially among The Asemic AntiMasters as PPMESH — Personal Perception Mesh. The tradition, or parade of asemic saints, involved in transmigrating this alchemy of perception from prehistory into the present, includes William Blake, Arthur Rimbaud, Emily Dickinson, Aldous Huxley, Diane di Prima and Jim Morrison. Cleanse the doors of perception to Illuminate the arrangement of the senses.

Or the arrangement of the world(s) by the senses.

Let’s say I make a sequence of tangled squiggles…
I sound them aloud, slowly singing their shapes…
Through the processes of transcription, transliteration, and apophenia, I arrive at a deliberate mishearing of a segment from a song sung by Jim Morrison:

meatza pocca hero, Esau funk, awe yeh

The world is a poem. Some of us know that. Know it whether we want to or not. The world snuck up on us when we were young, and planted the cosmic poem-seed at the base of our tender brains.

Asemic writing works as a kind of pagan missionary for The Poem.

Asemic writing is a mutagen.

Pareidolia is one of its tools, one of its schools, a side effect, mutual aid, elective affinities, the ace of hearts up its sleeve, one foot on the other side of the grave still kicking at the pricks, reinsinuated and impoxximate.

We see what we want to see. No. That’s not right. Read what Thou Wilt. We see what we need to see. Some realities are more real than others. Asemic writing is useful, as a kind of anti-linguistic self-medication for the perpetually seeking psyche. Pareidolia is a method of ongoing research. It allows us to discover, investigate and explore provisional realities. The worlds of pareidolia are experientially real, and as such are causal agents — in our thinking, and in our actions as they emerge from that thinking.

As an entanglement with the processes of pareidolia, asemic writing functions for the perennially seeking psyche as a way of practicing reality.

is asemic writing true? / jim leftwich. 2022

The most important and interesting characteristic of asemic writing is its absolute resistance to interpretation.

The value of asemic writing lies in its semantic emptiness, and relies on the genuine frustration experienced during a failed attempt at interpretation, meaning-building, the collaborative construction of meanings.

Success in reading asemic writing implies an inauthenticity, either of the writing and it’s author, or of the reading and its perpetrator.

Authentic asemic writing denies all access to success.

The complete and utter, total failure of an attempted reading is the only acceptable measure of success for any particular instance of asemic writing.

So, to iterate — and reiterate:
1. asemic writing lies?
2. asemic writing re-lies?
3. asemic writing imp-lies?

Please refer to your copy of The Magickal Absurdities Training Manual for answers and/or elucidations.

Asemic writing has a dirty secret, hidden, as usual, in plain sight: it is all a pack of lies, and always has been.

Asemic writing is not a dispensary for recreational truths.

Asemic writing is not a dispensary for medicinal truths.

Asemic writing does not participate in the language game of dispensing truths.

We have a choice where the existential ground of asemic writing is concerned: either we admit it’s non-existence, and celebrate it for not existing, or we lie to ourselves and each other about it’s existence, and through the persistence of our collective effort, bring it — lie it — into being, no matter how provisional, damaged, and ephemeral that being may be.

Today, in the summer of 2022, there is no denying the fact that a great many things in our world are identified by one variety or another of the term asemic writing.

That in itself is good.

The concept of asemic is generative and tolerant. Let’s frolic in its wonderland! With our first mind celebrating it’s ludic absurdity, and our second mind practicing the pleasures it offers in opportunities for critical thinking.

su ‘critica integrale’, un contributo di francesco muzzioli a “esiste la ricerca?”

l’intervento intero si può leggere qui: https://francescomuzzioli.com/2022/06/28/tre-accorgimenti-per-evitare-la-confusione/#more-2530