La lettura si è svolta all’aperto, con le immaginabili e conseguenti dispersioni del suono. L’audio è stato raccolto molto semplicemente attraverso un cellulare, che dunque riproduce anche i rumori ambientali. Di qui la qualità a dir poco ‘sporca’ della registrazione. Che però, proprio per questo, include tutti i dati della situazione per ciò che veramente è stata. È solo una traccia, è un documento: e come tale viene offerto qui.
L’ordine dei lettori è alfabetico: Fiammetta Cirilli, Fabio Lapiana (letto da M.G.), Vincenzo Ostuni, Andrea Raos, Michele Zaffarano. Tutti gli interventi musicali sono di Luca Venitucci.
L’AAMOD presenta a Venezia la “costellazione” UnArchive
Le attività nel campo della formazione, produzione e promozione del riuso creativo del cinema d’archivio
L’ottava edizione del Premio Zavattini
la seconda edizione della Residenza artistica Suoni e Visioni
la prima edizione del festival UnArchiveFound Footage Fest
Le iniziative della piattaforma UnArchive saranno presentate nel corso della 79a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in collaborazione con le Giornate degli autori, il 5 settembre, alle ore 16, presso la Casa degli artisti. Continua a leggere→
VIDEO DUET Nam June Paik e Wolf Vostell I pionieri della Video Arte a cura di Gianluca Ranzi Dep Art Out, Ceglie messapica 29-31 agosto 2022
Il 29, 30 e 31 agosto, dalle 19 alle 21, occhi puntati sui pionieri della videoarte Nam June Paik e Wolf Vostell, in dialogo, anzi, in “Video Duet”, a cura di Gianluca Ranzi.
Nato nel 1932 a Seoul e morto a Miami nel 2006, Nam June Paik è stato uno degli artisti più influenti della seconda metà del XX secolo, a partire dalle sue sperimentazioni nell’ambito del movimento Fluxus. Per “Video Duet” sarà presentato l’omaggio di Nam June Paik all’amico Joseph Beuys, un filmato manipolato elettronicamente della loro performance tenuta il 2 giugno 1984 alla Sogetsu Hall di Tokyo. Il video, presente nella videoteca della Fondazione Mudima, che nel 1990 ha ospitato la personale dell’artista coreano e nel 1994 ha curato la sua mostra all’Arengario di Milano, evidenzia l’interazione performativa tra la vocalizzazione sciamanica di Beuys e l’esecuzione di Paik al pianoforte di motivi classici e di canzoni tradizionali giapponesi. «La visualizzazione del suono, l’intermedialità e la mobilitazione fantastica del linguaggio ottenuta attraverso la tecnologia, contraddistinguono l’opera di Paik e raggiungono in questo video una particolare intensità poetica».
Rimaniamo ancora nel Fluxus con Wolf Vostell (1932-1998), che fu tra i promotori dell’Happening in Europa e, dal 1959, iniziò a realizzare opere con il coinvolgimento attivo dei media tecnologici, manipolando televisori e apparecchi audio-visivi di ogni sorta, spesso inserendoli all’interno delle sue action-dé-coll/age. Nel video di Endogene Depression, qui nella versione presentata nel 1980 all’Institute of Contemporary Art di Los Angeles, la presenza dei televisori, inglobati nel cemento, alcuni dei quali accesi e con il suono e l’immagine manipolati elettronicamente, è associata al girovagare dei tacchini, a sottolineare il contrasto tra l’artificialità della macchina e la verità del mondo naturale. «A differenza di Paik, come emerge da questo video, Wolf Vostell si preoccupa quindi di criticare gli effetti imposti dalla televisione come rituale schizofrenico e alienante».
Magazzino Italian Art presents a four-part lecture series, Politics of Labor in Postwar Italian Art, curated by 2021-22 Magazzino Scholar-in-Residence Katie Larson.
In our first lecture, Notes on Making: Art, Labor, and Language in Postwar Rome, Dr. Katie Larson examined the role of art, labor, and language in the work of Emilio Villa, Alberto Burri, Giorgio Ascani (Nuvolo), Mimmo Rotella, and Jannis Kounellis. Villa—a poet and critic—served as the linchpin for this research. Throughout his career, he collaborated with and promoted the art of this diverse group of individuals. He found within their work ideas that mirrored his own artistic philosophy: namely, that poetry and art should not simply reflect the world but instead catalyze new [phonetic and material] realities. Emphasizing the labor of creative production, Villa sought to contribute to Italy’s reconstruction by making and supporting art that emphasized the artist’s role in society as an active agent for change.
INTERVISTA REALIZZATA DA TEATROINSCATOLA PER LA RASSEGNA: “NON FIORI MA OPERE PER BENE” – ROMA DAL 27 APRILE AL 25 MAGGIO 2018 grazie a Simone Destrero per la collaborazione.
Nel settembre del 1977, a Bologna, durante i giorni del convegno contro la repressione, un gruppo di giovani, tra cui l’autrice, con Gianni Celati girava con un furgone un po’ sgangherato che sulle fiancate portava impressi i volti dei fratelli Marx e di Buster Keaton, passandosi di mano in mano una macchina da presa super8. Quel furgone era la sede mobile dell’allora nascente etichetta discografica Harpo’s Bazar dal cui archivio sono saltati fuori, dopo trent’anni, metri e metri di pellicola. Trasferite in digitale e montate, quelle immagini ritornano in una sorta di ‘Videopoema’ inseguendo il rumore di quei giorni e di quelle generazioni che la piazza riusciva ancora ad unire, con il frastuono, i pensieri, l’impeto di allora, accompagnate dai brani dei Confusional Quartet o i Gaz Nevada, e da quelli di altri gruppi musicali remixed in versione discoteca e da una rivisitazione fotografica che ce le restituisce attraverso il pulviscolo del tempo. Nei giorni fra il 24 e il 27 settembre 2007 il video è stato presentato in spazi per l’arte e la cultura di molte città italiane ( dalla GAM di Torino al Museion di Bolzano, alla galleria Montevergini di Siracusa) in un’azione che si è proposta di sollecitare e unire come un fil rouge pensieri, azioni, immagini e riflessioni sulla libertà di espressione, collegando idealmente tanti spazi che a questo tam tam, che ha preso avvio dalla Galleria NEONcampobase di Bologna, hanno risposto e hanno continuato a rispondere nel corso dell’anno. Il film è stato selezionato al Festival Arcipelago di Roma e al Festival dei Popoli di Firenze e presentato, come installazione permanente, nei giorni del Festival 2007, all’interno della sezione “Lo schermo dell’arte”, a cura di Silvia Lucchesi.