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corrado costa: “immaginare ravenna”

Corrado Costa
IMMAGINARE RAVENNA
a cura di Giovanni Fontana
Edizioni Roberto Peccolo
Livorno, settembre 2021
cm 23×16, pp. 72

L’ambiente ravennate suscita in Corrado Costa l’esigenza di crearsi una propria idea della città, concretizzata nel 1980 nelle pagine di «Immaginare Ravenna», una raccolta tanto criptica quanto affascinante, giocata sulla poetica del frammento, sul significato del vuoto e del silenzio, sul senso dell’assenza e l’assenza del senso, sull’ironia sottile di processi di alterazione minimi e minimalisti. Non sappiamo quante tavole siano state composte da Costa. L’insieme è andato disperso. Ne conosciamo soltanto una parte, oggi conservata da Roberto Peccolo, già gallerista livornese che ha dedicato tutta la sua vita alla scrittura verbo-visiva e al libro d’artista, inventandosi iniziative espositive memorabili e editando pubblicazioni che nel settore fanno storia, come la collana «Memorie d’Artista», che ci ha regalato opere preziose di autori come Henri Chopin, Jean-Luc Parant, Lamberto Pignotti o Arrigo Lora Totino, Irma Blank o Elisabetta Gut, Villeglé, Orlan, Nanda Vigo, Ugo La Pietra, Sergio D’Angelo, Lindsay Kemp.

Piazza della Repubblica, 12
I – 57123 Livorno/Italia
tel./fax. 0586 888509
e-mail: galleriapeccolo [at] libero.it
http://mostre-e-dintorni.blogspot.it

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“villa pamphili”, una cartolina, oggi, su antinomie

la carte postale –
su “Antinomie” oggi, una cartolina antropologica di differx.
sull’aisthesis e il movimento plurale dei frammenti:

https://antinomie.it/index.php/2021/08/16/villa-pamphili/

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[r] _ dal catalogo della mostra di mirella bentivoglio, “oltre la parola”

frammento dall’intervista a Gianni e Giuseppe Garrera, nel catalogo della mostra “Oltre la parola”, dedicata a Mirella Bentivoglio
(cfr. https://slowforward.net/2019/10/01/oltre-la-parola-mirella-bentivoglio/)

versione html dei frammenti dalla “scrittura celibe” vista da maurizio grande in marco ferreri

Scrittura celibe : vista da MG in MF

 

Dal saggio La scrittura celibe, di Maurizio Grande (nel libro a c. di Stefania Parigi, Marco Ferreri. Il cinema e i film, Marsilio, Venezia, 1995). [Tra parentesi quadre: annotazioni prese durante la lettura in biblioteca]

 

Idea di una “destituzione di rilievo delle procedure di montaggio”.

“L’inquadratura è celibe perché non ha bisogno di ‘accoppiarsi’ a un’altra inquadratura” (p. 4)

                                               [variazione sulla new sentence?]

“Le inquadrature non vengono concepite come elementi parziali di un insieme (la sequenza) da ricostituire mediante le operazioni di montaggio; esse per lo più insistono nel montaggio, restano un fuori-campo autosufficiente, un quadro sotto il film” (p.4)

                                               [un pensiero-testo sotto la sequenza di scrizioni, ma addirittura sotto il periodo, sotto e prima della frase, è l’idea che in altro contesto chiamerei microlettura]

                                               [elementi pressoché puntiformi, o piccoli segmenti, di senso]

“Il montaggio di Ferreri è congiuntivo, senza essere per questo meramente additivo: congiunge e non coniuga, accosta e non salda, avvicina e non fonde. In tal modo, le inquadrature non vengono ‘aspirate’ nelle operazioni di montaggio, bensì congiunte su una linea di contiguità che non è solo successione, ma è deriva metonimica dei circostanti” (p. 4)

“La macchina celibe è fredda, non dà né riceve; si è sottratta alla fatica delle trasformazioni, non subisce la metamorfosi della produzione” (p. 5)

Il reale come oggetto inorganico della visione (p. 5) Continua a leggere

the shape of the field / mg. 2013

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