link e materiali interessanti:
http://henrikmajlundtoft.blogspot.com/
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su academia.edu (pur non essendo un accademico):
http://uniroma1.academia.edu/MarcoGiovenale
(altri se ne aggiungeranno)
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il discorso su (e di) Delvaux è strano. È un libro fatto sia di cose per tanti aspetti nuove, sia di ritorni e limature e riprese di pagine non del tutto espungibili dal “decennio Zero”. Ossia: da quel che [temo fluvialmente] ho scritto in quel decennio o poco prima, e che è finito nel poligono Criterio [+Storia dei minuti, che forse ne è ‘parte’ successiva] + Casa esposta + Shelter, a cui si aggiungono proprio Delvaux, anche se in posizione laterale, e poi un ulteriore testo in uscita tra qualche anno.
Perché il discorso Delvaux è ‘strano’? Perché tende/tenderebbe a mettere in dubbio (un dubium postnovecentesco) tutto il lavoro formale del poligono medesimo, giusto ‘estremizzandolo’. L’uscita del “libro tra qualche anno” sembrerà quella di un tassello ‘auto-epigonico’? Non saprei. Certo è che Delvaux dovrebbe funzionare come una specie di chiusura a vite (non ermetica) di una stagione, e invece esce in posizione penultima.
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Su “alfabeta2” di luglio, fra le altre cose, due brevi sequenze di miei testi in versi: una di inediti e una da Delvaux (Oèdipus, 2013).
Su Delvaux, intervista e letture qui.
Cecilia Bello Minciacchi, La distruzione da vicino. Forme e figure delle avanguardie del secondo Novecento
(Oèdipus, 2012)
Scritti su Balestrini, Berio, Sanguineti, Porta, Manganelli, Villa.
http://www.oedipus.it/index.php?option=com_content&task=view&id=159&Itemid=37