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pasquale polidori, 2023: “utilissimo e pratico questo libretto da imparare a memoria…” (vero metodo…)

Video 2023 di Pasquale Polidori sul libro di Marco Giovenale, Vero metodo per la cernita dei poeti (Edizioni Volatili, 2023, con partiture visive di Giuditta Chiaraluce).

Il post di PP:
https://www.facebook.com/watch/?v=5971590182969913&rdid=lIbiFQgeWBzxsAea

Utilissimo e pratico questo libretto da imparare a memoria. (Poi in casa ci sono: la salvia, la fragola, il timo, il rosmarino e la salvia symbol.)

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due riflessioni (quasi) slegate in un post singolo

1) ma i poeti civilissimi e assai generazionali? l’impegno? dove stanno? non necessariamente in poesia, anche solo in piazza o su facebook. chissà. si saranno accorti che è in corso un genocidio? fino a poche settimane fa incartavano o guardavano incartare la doggy bag dei punti allo StregaPoesia. staranno partecipando ad altri premi?

2) ma si parla ancora del male del colonialismo, vero? cioè: ci sono gli studi decoloniali, post-coloniali, sì? e resta vero che gli imperi fanno danni in primis attraverso occupazione e colonizzazione, sì? ecco, per dire… riflettevo così perché i coloni israeliani, mi sembra di capire, si chiamano coloni.

poesia italiana 2017-18. una rassegna / vincenzo ostuni. 2018

Passati in rassegna i libri di poesia e prosa breve italiana usciti fra il settembre ’17 e l’agosto ’18, occorre intensificare quel che scrive Gianluigi Simonetti nel suo recente La letteratura circostante: non solo pubblicare per la «Bianca» Einaudi o lo «Specchio» Mondadori «non significa più nulla di per sé»: pubblicarvi si avvicina ad essere un chiaro predittore negativo, per lo meno di certe virtù etico-estetiche generali (o di certi «miti modernisti», per metterla con Rosalind Krauss): originalità, respiro, coraggio. Quanto alla «Bianca», vi è sovrarappresentata la poesia di importanti narratori (Bajani, Fois, Scarpa), che forse si crede, o anche è, più vendibile di quella dei poeti-poeti, ma difficilmente supera il buon parergon; altrettanto presente una poesia femminil-autenticistica che si avvia baldanzosa verso la paraletteratura (Rosadini, Dapunt, Airaghi) e si candida così a un distinto sottogenere merceologico; qualche vecchio trombone non manca mai; spicca, nell’arco preciso che consideriamo – altri autori eccellenti escono subito appresso – solamente la nuova tappa di una ricerca coerente e viva, quella di Enrico Testa (Cairn, 2018). Lo «Specchio» non va meglio: fra imbarazzanti novità stavolta maschili (Pellegatta e Vitale) e qualche medietà, ospita una collezione certamente rilevante, quella di Frabotta (Tutte le poesie (1971-2017)) e un Majorino tardivo ma energico (La gioia di vivere, 2018). Sono queste ormai le due uniche collane italiane di grandi editori (anche se Garzanti ritorna ogni tanto alla poesia nella «Biblioteca della Spiga» – quest’anno con Buffoni, La linea del cielo; e Rizzoli ospita il versificio di Guido Catalano, il cui slogan è «formato tascabile, prezzo concorrenziale, senza rinunciare al gusto!»); tutt’attorno un vivace Salon des refusés che ogni giorno di più si fanno orgogliosamente refusants. Quasi solo qui, in varie ambiziose collane, che di piccolo hanno solo il fatturato e il potere commerciale dei benemeriti editori, è dato trovare le migliori novità di quest’anno, con la scomodità – attenuata dal reperimento in rete, accentuata dall’inesistente pubblicità – di doversele andare a capare con specifica tigna e senza guide, fatta salva la propria bolla social e tre o quattro buoni siti.

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le tossine del romanticismo (2)

È impensabile che un movimento di grandi dimensioni non rilasci nel tempo, anche una volta esaurito il suo senso storico, le proprie tossine. Eventi profondi hanno logicamente conseguenze di lunga durata. Così il Romanticismo. Che infatti periodicamente si ripropone, addirittura in un secolo, come il Novecento, che di suo ha fatto di tutto per affrancarsene.

Ed è così che nei poeti italiani, segnatamente negli anni Ottanta, in termini di poetica e insieme di editoria (Mondadori, Specchio, orfismi ecc.), e poi da circa cinque-sei anni in qua, ad opera di generazioni nuove che un tempo sarebbero rimaste fisse e senza eco, in un coltivato sottobosco, si produce e riproduce neoromanticismo.

E poiché questo ha – come alleati – lo spettacolo da una parte e lo spettacolo dell’editoria dall’altra, può

1) ambire a qualche vendita in più (in una situazione antropologicamente, culturalmente devastata da metà anni Novanta a oggi),

2) parassitare anzi deforestare gli ecosistemi alternativi,

3) proseguire nella sua operazione di valorizzazione del confessional, dell'”impegno” in affanno pompier, del citabile banale, del bel canto, dell’aproblematico, del limpido-secco o limpido-barocco (indifferente la sintassi: è “il limpido” linguistico la dominante).

le tossine del romanticismo (1)

la situazione in poesia / differx. 2022

flarf irriflesso. un altro esempio / differx. 2021

adesso è più chiaro quello che intendo per kitsch (e kitsch incosciente) anche in poesia? o flarf irriflesso.
(il flarf propriamente detto è invece ‘intenzionalmente’ kitsch, ‘vuole’ far raggricciare di orrore).
 
sono sicuro che lo scultore di Padre Pio può motivare con ragioni ritmiche (e rimiche) millimetriche la sua opera. dirci il perché dell’inclinazione, della pesantezza della struttura, del volto ardito del frate, della rampa di lancio o sbilanciamento, del cappuccio che svolazza con effetto “fiamme di Ghost Rider”, del corpo bucato, a cassetti, e incastrato anzi ‘incriccato’ dell’eroe della fede. sono sicurissimo. immagino riferimenti a Dalì, Savinio, cubismo, bizzarrie seicentesche, Giovanni Battista Bracelli, la Marvel.

l’opera è iper-motivata: da elementi di ‘necessità’ formale. ne possiamo essere certi. in ogni sua parte e nel complesso morfologico/semantico si ‘spiega’. ha struttura.
ma?
ma è irrimediabilmente inconsapevolmente orrenda, pacchiana.
imbarazza, fa ridere, stop.

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nelle foto:
il monumento a Padre Pio (Benevento), un’opera di Bracelli, i prevedibili robottoni (Daitarn 3 in testa), e il pregevole/ironico tavolino cubo di Antartidee.