Archivi tag: scrittura sperimentale

stasera, h. 21, incontro/intervista con daniele poletti: per “la finestra di antonio syxty – speciale”

MTM TEATRO presenta “LA FINESTRA DI ANTONIO SYXTY SPECIALE”
con Daniele Poletti, poeta, scrittore, editore e fondatore del sito www.diaforia.org

Stasera, 19 maggio, alle ore 21 su https://youtu.be/e0Ht_-Nj3mA
e facebook.com/mtmteatromi

Daniele Poletti nasce a Viareggio nel 1975. Fondatore e direttore del progetto culturale e editoriale [dia•foria: http://www.diaforia.org/, si occupa di poesia, scritture sperimentali e performance. Sul finire del 1995 pubblica, in edizione privata, la raccolta di poesie lineari Dama di Muschi, con i testi introduttivi del poeta visivo Arrigo Lora-Totino e dall’artista Antonino Bove.
Nel 2005 pubblica la raccolta di poesie Ipotesi per un ipofisario, Marco Del Bucchia Editore e nel 2016 Ottativo per le edizioni Prufrock spa. Sue poesie e lavori concettuali sono apparsi su varie riviste e contenitori d’artista (Offerta Speciale, Risvolti, Geiger, l’immaginazione, BAU, Italian Poetry Review, tra le altre).
È presente in diversi volumi collettanei di cui l’ultimo è La parola informe, a cura di Sonia Caporossi, Marco Saya editore, 2018 e su blog come Poetarum Silva, Trasversale blog, Nazione Indiana. L’ultimo progetto critico e curatoriale (insieme a Luigi Severi) è CONTAINER – osservatorio intermodale, rivista sulle scritture e sui codici della complessità.

La finestra di Antonio Syxty SPECIALE in prima visione su https://youtu.be/e0Ht_-Nj3mA
e facebook.com/mtmteatromi
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tutte le poesie di corrado costa

Sono in uscita per Argolibri, per la prima volta riunite, tutte le poesie di Corrado Costa edite in volume (Pseudobaudelaire, Le nostre posizioni, The complete films) e in rivista (da «Tam Tam» a «cervo volante» e «malebolge» e così via), e una corposa sezione di inediti,  tra cui le brevi raccolte  Pseudo-pseudobaudelaire, Tutto il cinema di Corrado Costa. Poemi in bianco e nero e poesie a colori, 49000 film del periodo Tang e le poesie escluse da The complete films.

Il volume, a cura di Chiara Portesine, accoglie i contributi  di Aldo Tagliaferri, Adriano Spatola, Paul Vangelisti, Milli Graffi,  Giulia Niccolai, Gian Luca Picconi, Marco Giovenale, ed è impreziosito da un inserto fotografico a colori che riproduce la poesia-collage Data una superficie d’acqua; mentre un testo di Nanni Balestrini dedicato a Costa è riprodotto in quarta di copertina.

https://www.argonline.it/prodotto/corrado-costa-poesie-edite-e-inedite-1947-1991-opere-poetiche-ii/

post anche su Medium:
https://mgiovenale.medium.com/tutte-le-poesie-di-corrado-costa-4c0bc00b9637

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(scrittura di) ricerca senza virgolette


Saranno almeno cinquanta-sessant’anni, più di mezzo secolo, che in Italia si parla di ricerca letteraria, così come – ovviamente – di teatro di ricerca; senza contare che in Francia l’espressione musique de recherche risale agli anni Quaranta del Novecento.

Estendendo il discorso, qui mi limito a un piccolissimo numero di esempi, delle dozzine che si potrebbero portare (e su cui uscirà altrove un mio articolo, prossimamente).

Alfredo Giuliani, il 3 ottobre del 1963 a Palermo già chiariva: “una cosa è la letteratura d’intrattenimento, altra cosa la letteratura di ricerca e di conoscenza”. La collana che Einaudi vara nel 1965, a tutti nota, si chiama “La ricerca letteraria”. L’espressione ha già almeno tre decenni nel momento in cui entra nel piano dell’opera Letteratura Italiana Einaudi, diretta da Alberto Asor Rosa (il tomo 4 del vol. 2 dell’opera, uscito nel 1996, dedicato al Novecento, si intitola precisamente La ricerca letteraria – anche se stringe il fuoco dello sguardo principalmente su Calvino).

La dizione “ricerca letteraria” nella rivista veronese «Anterem» appare per la prima volta con il numero doppio 11-12 dell’agosto-dicembre 1979.

Il libro Poesia italiana della contraddizione (a c. di Franco Cavallo e Mario Lunetta, Newton Compton, Roma 1989) fin dalle introduzioni sembra lasciare spazio a pochi dubbi, in termini di poetica. Ma anche limitandoci alla quarta di copertina troviamo, addirittura in grassetto e incorniciata da una quadratura rossa, questa descrizione: “Un’antologia di voci e di tendenze che opera una sistemazione provvisoria rispetto a quanto in un’area di ricerca avanzata si è fatto in poesia da parte di autori appartenenti a diverse generazioni”.

Dal 1993 al 2004, soprattutto per merito di Renato Barilli, si tengono a Reggio Emilia gli incontri di “RicercaRE”, poi trasposti, dal 2007 in poi e col titolo di “RicercaBO”, a San Lazzaro di Savena e poi a Bologna.

Nella rivista «Baldus» (1990-1996) le occorrenze di “ricerca” e “poesia di ricerca” non si contano.

Una storica, importante rivista come «Rendiconti», diretta da Roberto Roversi, riprende le pubblicazioni (dopo un’interruzione iniziata nel 1977) assumendo dal luglio 1992  il sottotitolo “Quadrimestrale di ricerca letteraria”. L’anno dopo, Renato Barilli e Filippo Bettini curano il volume 63/93. Trent’anni di ricerca letteraria. Convegno di dibattito e proposta, Elytra, Reggio Emilia 1993.

Per gli autori della mia generazione le espressioni, “ricerca”, “scrittura di ricerca”, “poesia di ricerca”, “ricerca letteraria” (o “in letteratura”), tra fine anni Ottanta e inizio del XXI secolo, erano di fatto fortemente percettibili come già ereditate da eredi, trasmesse a prescindere da noi. Solide.

Parla di «ricerca» (e convoca testi di autori di poesia e scritture così definibili) Paolo Zublena, nell’antologia da lui curata per il n. 135 (2005) di «Nuova Corrente».

Direi infine, senza altri addenda, che in questi ultimi vent’anni la ricerca, magari malvista, rivista, criticata, rimodulata, è stata presente come entità palesemente accolta dal e fissata nel contesto letterario.

Nonostante ciò, nell’anno 2020, ancora alcuni critici e studiosi sentono il bisogno di metterla tra virgolette. Poesia o scrittura “di ricerca”. Come se mettessero tra virgolette “computer”, o fotografia “digitale”. L’astio che li separa dalle punte sperimentali del Novecento è pressoché inscalfibile.

 

[r] _ florinda fusco su “ex.it” (2013): un saggio sulla rivista entymema

https://slowforward.net/2018/10/16/49062/

È uscito sulla rivista on line Entymema il saggio di Florinda Fusco sul volume di scritture sperimentali “Ex.it” (2013). Qui di séguito i link utili e l’abstract. Il file pdf del saggio è liberamente scaricabile in pdf, oppure leggibile in rete.

LINK alla rivista (indice) :
https://riviste.unimi.it/index.php/enthymema

LINK al saggio:
https://riviste.unimi.it/index.php/enthymema/article/view/9333

ABSTRACT:
Il saggio si propone di esplorare il volume EX.IT apparso nel 2013 che presenta tra alcune delle più significative scritture di ricerca italiana contemporanea. In particolare, s’intende analizzare il territorio della cosiddetta “prosa in prosa”, cercando di capirne le matrici e gli sviluppi. S’individuano al contempo alcuni principi fondamentali che possono aiutarci ad orientarci nei testi in questione, ovvero la ‘matericità’, la ‘spazialità’ e la ‘visività’. Questi stessi principi mostrano il profondo dialogo che tali scritture hanno con le arti visive.

#scritturediricerca #scritturadiricerca #poesia #exit #exit2013 #florindafusco #albinea #albinea2013 #entymema #saggio

ron silliman: “la frase nuova” (trad. di gherardo bortolotti)

pdf @ slowforward:
https://slowforward.files.wordpress.com/2023/06/silliman_-la-frase-nuova_-trad.g.bortolotti.pdf

post @ gammm:
https://gammm.org/2021/01/30/la-frase-nuova-ron-silliman-1987/

nps – un network possibile (delle sperimentazioni) [une pièce]

NPS – network possibile delle sperimentazioni
[une pièce, un ambiente, una parte, una stanza]

[post in aggiornamento costante]
settima revisione feb. 2024
sesta revisione set.-nov. 2023,
quinta revisione mar. 2023,
quarta revisione lug. 2021,
terza revisione ott. 2020,
seconda revisione 9-21 mag. 2020,
revisione 12 mar. 2020,
aggiorn. 8 mag. e 1 giu. 2019,
dopo il 20 lug. 2016

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woeird_ https://www.facebook.com/woeird

la zona rossa _ https://elazonarossa.wordpress.com/

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[*] il network riguarda – tendenzialmente – pagine di sperimentazione verbale, scrittura concreta, poesia visiva, asemic writing, opere a base fotografica, musica e scritture di ricerca di area principalmente italiana da tempo in legame, collaborazione, contatto. poche altre (anche se definite sperimentali).

nella prima versione (prima del 2016) non erano incluse pagine web di area statunitense, canadese, francese, eccetera. erano raccolti solo link di pagine (anche in altre lingue ma) italiane, per iniziare a delineare un network così connotato. le uniche eccezioni riguardavano (parzialmente) la scrittura asemantica e il glitch.

la struttura del post va progressivamente cambiando, tuttavia.

non intende essere una lista di link con pretese di pur lontana approssimativa completezza. in nessun modo, nemmeno in prospettiva.

*

essendo i social media – anche individuali – parte del discorso della sperimentazione, alcuni personali se ne elencano o rielencano qui:

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scritture di ricerca: dopo il paradigma

Marco Giovenale

[…]

I. Per datare i cambiamenti: alcuni indizi

da una mail del 17 aprile 2012
a Jennifer Scappettone
[…]
I.0.
In questi giorni sto rileggendo Lacan, soprattutto Dei Nomi-del-Padre, e vado smontando e ricombinando (tenendo presente Rosselli) varie teorie o letture critiche, sulla base dei testi. Già quasi in incipit (p. 15 dell’edizione italiana a cura di A. Di Ciaccia, Einaudi 2006): «Vediamo […] che cosa succede quando un nevrotico giunge all’esperienza analitica. Comincia anche lui a dire delle cose. […] In un primo momento crede di dover fare lui stesso il medico e di dover informare l’analista. Va da sé che nella vostra esperienza quotidiana lo riporterete al suo piano, dicendogli che non si tratta di questo, ma di parlare, e preferibilmente senza cercare di mettere un ordine, di dare un’organizzazione, vale a dire senza cercare di mettersi, secondo un ben noto narcisismo, al posto dell’interlocutore».
È proprio quanto fa, secondo un ben noto narcisismo, lo scrittore che non intende ragioni e vuol stare con entrambi i piedi al di qua del cambio di paradigma. E vuole (sadicamente: impone di) essere seguito dal lettore sul proprio terreno di regole e gioco. Incede nella propria retorica e chiede a gran voce il patto di reciproca illusione tra autore e lettore. Come se tutto fosse fisso, come se Lord Chandos fosse seppellito per sempre, e tutto si desse chiaro, stabilito: identità dei parlanti, di chi ascolta, del mondo nominato, variabili e costanti della comunicazione, linguaggio, metri e stili, accordi pregressi di codici, tutto coeso, tutto senza domanda. Al limite, questo narciso non ha bisogno di interlocutori, d’altro canto il “pubblico della poesia” è fatto (quasi tutto) di narcisi come lui.  (Anch’essi auctores, non a caso).

I.1.

L’impressione è che da circa mezzo secolo noi tutti siamo fuori da un “paradigma”. In occidente, almeno. (Paradigma è vocabolo sentito alternativamente o troppo invadente o troppo poco inclusivo, eccessivamente blando; dunque lo si assumerà come signum arbitrario da variare; al momento lo uso come puro termine convenzionale, e provvisorio).

Se un cambio di paradigma c’è stato (perfino in Italia), di fatto ci troviamo adesso in un altro/differente (o entro una serie di altri), che invece appunto ci include e determina. Siamo (nati) in un diverso paradigma che include/informa percezioni reazioni relazioni nel contesto o panorama occidentale, e nei testi che vi si producono. Tutto o moltissimo è cambiato intorno a noi e in noi anche per via di quel che è stato scritto e sentito e percepito e fatto e detto dall’inizio degli anni Sessanta. A me sembra che si sia pienamente (e contortamente) dentro un mutamento, o mutazione avvenuta e ancora in atto: ci siamo letteralmente nati, è stato la nostra placenta.

Eviterei di parlare di Modernismo come di Postmoderno. Anche se parlare, invece, di paradigmi è quanto meno fumoso. Ma qui non scrivo un “saggio”; qui semmai si dà per avviata (con puntini di sospensione all’inizio e alla fine) una sequenza di ipotesi e domande, più che risposte; si ragiona operando su un terreno che il ragionamento stesso tenta di preparare a un viaggio verso definizioni in larga parte da elaborare.

I.2.

Il cambio di paradigma sembra essere iniziato al principio degli anni Sessanta. Rosselli scrive Spazi metrici nel 1962, Antonio Porta Aprire nel 1960-61, Corrado Costa le prime poesie sul «verri» in quegli stessi anni. (Ma gli esempi sarebbero dozzine). Esce nel giugno 1962 Opera aperta, di Eco.

Rosselli chiude e castra razionalmente/musicalmente il metro italiano forzandolo in SPAZI metrici, Antonio Porta raffigura sì un delitto (dalle annotazioni ad Aprire, testo che conclude I Novissimi), la cui vittima è una donna (che è immaginabile lui tema); ma, pur facendo così, smembra l’io proprio, parlante: è totalmente preso dal disintegrare e disinnescare sia il racconto sia l’io che narra la storia. Corrado Costa è già al dopo, è collocabile in una diversa percezione, una diversa modulazione di testualità. Questo in verità sarà evidente soprattutto al principio degli anni Settanta, con Le nostre posizioni (1972). Costa a me sembra la figura centrale di una specie di consolidamento di posizioni poetiche, insieme a Spatola e a tutta l’area di scritture (non necessariamente rapite dalla sirena metatestuale) che formavano la costellazione sfrangiata delle neoavanguardie e delle tante linee di ricerca in quegli anni (spesso riunite in riviste effimere, contraddittorie: tutte però significative di una situazione).

Quelli di Rosselli e Porta sono testi ben diversi da quelli che poteva scrivere Sanguineti tra 1951 e ’61. Molto lontani. Continua a leggere