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cts ryan on the cut up technique

https://www.briongysin.com/cut-ups/

carmelo bene su “‘l mal de’ fiori” (intervista del maggio 2000)

Quindi fare i conti col linguaggio senza un io. Un iismo. Quello lo lasciamo agli asini.
Ma non se ne può più d’uno stucchevole degli affetti, dell’anima bella, della “postal cartolin”, degli innamorati. Tutto ciò appartiene a un codice dell’imbecillità, della mediocrità…
Nel dopo-Joyce, …per esempio, l’identità: tutta per aria. Salta tutto. È già saltata.

CB
(da 10′ 11”)

https://youtu.be/k3yfoVZXsik

https://www.riflessioni.it/conversazioni_fasoli/carmelo_bene.htm
= https://slowforward.files.wordpress.com/2022/09/doriano-fasoli-intervista-carmelo-bene_-giugno-2005.pdf

Riflessioni in forma di conversazioni di Doriano Fasoli.
In ricordo di Carmelo Bene, regista e autore teatrale e cinematografico; intervista raccolta nel mese di maggio 2000, in occasione dell’uscita, presso Bompiani, del suo poema “l mal de’ fiori”.

Di Doriano Fasoli per Riflessioni.it – giugno 2005,
rielaborazione copertina by Harno.

un’annotazione veloce sulle esperienze di t.t.i.

Un paragone tra TTI e googlism, suggerito da Roberta Iadevaia, mi sembra non poco calzante. Sostanzialmente sono due le cose che osservo: 

innanzitutto che quello che dice K. S. Mohammad a proposito di un’attitudine “aggressiva” dell’autore nei confronti del materiale grezzo (che google trova) assomiglia al tipo di lavoro che immagino si debba fare per mettere a punto un’immagine in dialogo con l’AI, con prove e controprove, forzando il linguaggio di comunicazione e selezionando in maniera radicale i risultati, riorientandoli eccetera (e con ciò riaccedendo forse a un’idea di autorialità, per quanto parziale);

e poi che mi convince molto quello che mi sembra dica Francesco D’Isa a proposito del linguaggio intermedio tra AI e interlocutore umano: un sistema di segni che – come tutti i linguaggi – evolve e si modifica con il contributo di (ma parallelamente con ampi margini di libertà da) entrambi gli attori, macchina e uomo.

In questo senso mi parrebbe di poter dire che è assai probabile che anche il linguaggio di comunicazione con l’AI finirà per entrare a far parte del nostro (sentire il) corpo; un po’ come già accade con la tastiera del pc o il cellulare, o la macchina fotografica prima ancora. Nel senso che i dispositivi non sono né entità indipendenti né puri e semplici ‘tools’, ma un’estensione non tanto del nostro corpo ma del nostro percepire il corpo. Così come accade con una lingua madre. Per me l’italiano non è un (s)oggetto da osservare o uno strumento da usare, ma un pezzo quasi interamente immateriale della glottide.

Probabilmente ho un approccio ingenuo (o ingenuamente ‘fusionale’) verso il rapporto che ci aspetta con l’AI, e poi non è detto che nell’evoluzione delle vicende non si innestino variabili più o meno macroscopiche che portano lontano da quello che l’esperienza sembra dirci su codici e segnali del passato. Ma per adesso annoterei questo, molto in sintesi.

Poi faccio una confessione: allo stato presente delle cose, è davvero davvero assai deludente per me quasi ogni risultato ottenuto con TTI. Vedo (non solo su facebook, dove il pacchiano abbondava già da prima) materiali visivi o scadenti o prevedibili o kitsch o – quando va benissimo issimo – deprimentemente conformi al passato iconografico di specie; spesso il passato più trito. Chiaro che è difficile che accada altrimenti. (Vedere appaltata a Botticelli una copertina di Urania mi disintegra; vedo pure tantissimi materiali che non stonerebbero in una sala d’aspetto di veterinario astrattista per diletto).

Ma è altrettanto chiaro che sarà proprio imboccando la cruna stretta dell’altro assoluto, della difficoltà, o di un impossibile che qualcuno (o qualche ‘macchina’) prenderà a sorprendere prima o poi il contesto di percezioni che ci costituisce.

“ricerca letteraria”, “spazio di ricerca”: antonio porta, 1983

Il saggio sulle espressioni “ricerca letteraria” e “scritture di ricerca”, postato ieri, e uscito lo scorso anno nella sua prima parte, si interrompe con il 1980, circa. Devo assai energicamente ringraziare Chiara Portesine per avermi segnalato, in questi giorni in cui sto proprio rivedendo la seconda parte del saggio, uno straordinario – e limpidamente esplicito – articolo di Antonio Porta che, sul “Corriere della sera”, nel 1983 parla di “spazio di ricerca”, “ricerca letteraria”.

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Registrate nel saggio le numerose occorrenze di espressioni relative alla “ricerca”, e aggiunto questo prezioso articolo di Porta, non solo si intende sempre meglio come la generazione a cui appartengo abbia trovato naturale e solido e stabile/stabilizzato, tra fine anni Ottanta e inizio Novanta, il termine “ricerca” come segno di sperimentazione letteraria; ma anche come, a maggior ragione, questo si sia presentato come nome legittimo, a XXI secolo iniziato, per indicare una scrittura non pacificata, non convenzionale, e soprattutto in sincrono con esperienze di “experimental writing” ormai altrettanto attestate nel resto del mondo.

(Attestate e attestantesi, ovviamente, nonostante l’ignoranza intenzionale, o la ‘censura’ e opposizione frontale, e le piccole manovre d’ostacolo e i banali giochi di facciata messi in atto dai buffi personaggi del mainstream italocentrico).

date e dati su “ricerca”, “scrittura di ricerca”, “ricerca letteraria” [prima parte], in ‘il verri’ n 75, feb. 2021

Marco Giovenale, Date e dati su “ricerca”, “scrittura di ricerca”, “ricerca letteraria”
[prima parte]
in «il verri», n. 75, feb. 2021, pp. 110-124:

https://www.academia.edu/85155587/Date_e_dati_su_ricerca_scrittura_di_ricerca_ricerca_letteraria_prima_parte_

https://slowforward.files.wordpress.com/2022/08/mgiovenale-date-e-dati-su-ricerca-in-il-verri-n-75-feb-2021-pp-110-124.pdf

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i nomi che assumono gli oggetti verbali al di fuori delle griglie dei generi

i nomi che assumono gli oggetti verbali al di fuori delle griglie dei generi letterari (e, ovviamente, al di fuori di una certa idea di poesia):

https://slowforward.net/2022/08/13/ma-no-ma-no-ma-ni-non-e-morta-la-poesia-su/

sono insistente, sì. ma è anche perché su slowforward (a differenza dei documenti che posso registrare su Academia o Archive, che sono pdf ‘fissi’) la situazione è ‘plastica’ ossia continuamente aggiornata con nuove verifiche di quanto vado sostenendo.

quindi i saggi nella loro forma più aggiornata sono su slowforward prima di tutto. (poi pian piano aggiorno anche le altre sedi).

“the last vispo anthology” (fantagraphics, 2012), edited by nico vassilakis and crag hill: freely downloadable at archive.org

The Last Vispo Anthology (1998-2008) is here (since April, 21st):

and also here:

LAST VISPO

INDEX OF POETS:
Andrew Abbott, Fernando Aguiar, Sonja Ahlers, Charles Alexander, Reed Altemus, mIEKAL aND, Bruce Andrews, Dirk Rowntree, Jim Andrews, Hartmut Andryczuk, Marcia Arrieta, Dmitry Babenko, Petra Backonja, Gary Barwin, Michael Basinski, Guy R Beining, Derek Beaulieu, Marc Bell, Jason McLean, C Merhl Bennett, John M Bennett, Carla Bertola, Julien Blaine, Jaap Blonk, Christian Bök, Daniel f. Bradley, Nancy Burr, John Byrum, J. M. Calleja, Mike Cannell, David Baptiste Chirot, Peter Ciccariello, Jo Cook, Judith Copithorne, Holly Crawford, Maria Damon, Klaus Peter Dencker, Brian Dettmer, Fabio Doctorovich, Bill DiMichele, Johanna Drucker, Amanda Earl, Shayne Ehman, endwar, K. S. Ernst, Eva O Ettel, Greg Evason, Oded Ezer, Jesse Ferguson, Cesar Figueirdo, Luc Fierens, Peter Frank, Tim Gaze, Angela Genusa, Marco Giovenale, Jesse Glass, Robert Grenier, Bob Grumman, Ladislao Pablo Györi, Sharon Harris, Scott Helmes, Crag Hill, Bill Howe, Geof Huth, Serkan Isin, Gareth Jenkins, Michael Jacobson, Miguel Jimenez, Karl Jirgens, Alexander Jorgensen, Chris Joseph, Despina Kannaourou, Andreas Kahre, Satu Kaikkonen, Karl Kempton, Joseph Keppler, Roberto Keppler, Jukka-Pekka Kervinen, Anatol Knotek, Márton Koppány, Richard Kostelanetz, Gyorgy Kostritski, Dirk Krecker, Edward Kulemin, Paul Lambert, Jim Leftwich, The Lions, Joel Lipman, Sveta Litvak, Troy Lloyd, damian lopes, Carlos M Luis, Donato Mancini, Chris Mann, Bill Marsh, Kaz Maslanka, Robert Mittenthal, Gustave Morin, Sheila Murphy, Keiichi Nakamura, Stephen Nelson, Marko Niemi, Rea Nikonova, Juergen O. Olbrich, Christopher Olson, David Ostrem, mARK oWEns, Clemente Padin, Michael Peters, Nick Piombino, Hugo Pontes, Ross Priddle, e. k. rzepka, Marilyn R. Rosenberg, Jenny Sampirisi, Suzan Sari, R Saunders, Michael V. Smith, David Ellingsen, Serge Segay, Spencer Selby, Douglas Spangle, Litsa Spathi, Pete Spence, Matina L. Stamatakis, Carol Stetser, Ficus Strangulensis, W. Mark Sutherland, Thomas Lowe Taylor, Miroljub Todorovic, Andrew Topel, Cecil Touchon, Aysegul Tozeren, e. g. vajda, Nico Vassilakis, John Vieira, Stephen Vincent, Alberto Vitacchio, Cornelis Vleeskens, Derya Vural, Ted Warnell, Irving Weiss, Helen White, Tim Willette, Reid Wood, James Yeary, Karl Young, Mark Young

altri nomi per altre scritture: due interventi recenti, anche su academia

Due interventi recenti (uno relativamente vicino) ho pensato fosse utile inserirli anche in Academia. Non essendo uno studioso ‘incardinato’, anzi tenendomi ben lontano dall’università, posso permettermi di inserire anche dei ‘draft’ incompleti (perfino giocosi, in qualche caso).

Cfr. https://uniroma1.academia.edu/MarcoGiovenale/Drafts (con bonus track su Bordini)

due interventi recenti di Marco Giovenale su Academia.edu

Fin dall’inizio del Novecento, se non da prima, si sono attestati altri nomi, e prima ancora altre forme, ad affiancare o francamente sostituire il vocabolo “poesia”. Dalle “epifanie” joyciane, dalle infinite escursioni verbali e verbovisive di Emilio Villa, fino alle prose in prosa francesi e italiane, il percorso è costellato di ‘entità’ scritte che sembrano scavalcare e beffare le divisioni in generi letterari, e non semplicemente allargare il contenitore poesia, ma uscirne completamente e – si direbbe – definitivamente, lasciando a chi resta (nel contenitore) di baloccarsi con versi, rime e ritmi.

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I due testi sono disponibili anche su archive.org:

https://archive.org/details/nioques-frisbees-e-altre-deviazioni

https://archive.org/details/poesia-non-morta

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“il verri” n. 79, giugno 2022 (in distribuzione da fine agosto)

alcuni miei (pessimi ma leggibili) scatti dal nuovo “verri”, DA NON PERDERE.
questo nuovo numero è in distribuzione a partire da fine agosto / inizio settembre:

unorma: universal norms of absurdity / jim leftwich. 2022

UNORMA: Universal Norms of Absurdity
Jim Leftwich
Summer 2022
Nevada

Venn Diagrams glean presentiment where never the twains shall melt. Therein the Vesica Piscis, renumerable counterfactuals, munerates aeration of comeuppance, until the bittern fends.

First, it must be logical, the absurd must be predictable. To live out on the lawn / You must be honest.

Second: the absurd must be predictable; it must be a replica of itself. Do as I say to do, not as the duly unsaid, which is your duty. Unruly: an unmeasured quantity; the quality of being unmeasuring; a cup of what else, unfulfilled.

Third: the absurd is local. Lies about the absurd are global.

Fourth: go forth and multiple, multiply tables, The Plicate Cult of Mults, fables breathe froth before us — you are complicated; try to contain your selves!

The absurd is polysemic, is nothing if not. But you (You!) must remember: this is not Your Uncle’s Absurdity. You inherit what you invent.

Don’t make me tell you the whole treacherous tale again.