Incontro di presentazione di Presentimenti del mondo senza tempo. Scritti su Emilio Villa, di Aldo Tagliaferri
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carmelo bene: intervista del 1982, per la rubrica ‘ritorno al cinema’
via negativa and asemic writing / jim leftwich. 2022
Mysticism, whether atheistic or otherwise, has always welcomed a spectrum of experiences valued primarily for their absurdity and futility. The experience of asemic writing, whether one is attempting to write it or attempting to read it, is fundamentally a mystical experience. It is The Face That Is No Face, the Via Negativa.
Let’s say I make a sequence of tangled squiggles, with baggy loops here, jagged-edged bulges there, poncruated with curatorial punctuation marks in the form of randomly tilted ascenders and descenders, moving suggestively from left to right on the foundation of an imaginary baseline. It looks like writing, but we can’t read it, says the entry at Wikipedia. It must be asemic writing, says a contextualized leap of faith.
What if it is, in theory and in practice, experientially, a kind of quasi-calligraphic drawing?
This is not the Via Negativa. It is direct experience of the mystery. Direct Experience of The Mystery. There is no wrong reading, judged and condemned by official authorities on the matter. There are no Official Authorities on the matter. And there is no range of acceptable interpretations of the experience, no spectrum of permitted discourse about the acceptable interpretations.
There is no attempt at reading, not of any variety, and therefore there is no writing, of any variety, asemic or otherwise.
Asemic writing, in its absolute failure to exist, can function in our lives as a kind of pagan spiritual discipline, one designed to give us greater access to the experience of experience.
‘āāā. azioni off kulchur’, 1969
Sandro Ricaldone
āāā
azioni off kulchur
1969
TOOL editoria clan destina

āāā. azioni off kulchur è una rivista milanese co-fondata e co-diretta da Ugo Carrega, pubblicata a Milano. L’altro membro fondatore e redattore dagli Stati Uniti è stato Mario Diacono. Liliana Landi ne ha curato l’impaginazione.
La rivista Includeva ritagli di testi, opere e foto di interventi di artisti che sperimentavano poesia visuale in ambito italiano e internazionale. Stampata in ciclostile, in fogli sciolti non rilegati.
Consta di tre numeri, pubblicati tra il febbraio e il giugno 1969.

Redazione: Ugo Carrega e Mario Diacono.
Testi di Ugo Carrega., Mario Diacono, Jean-Claude Moineau.
Opere e interventi di Ugo Carrega, Mario Diacono, Rolando Mignani, Emilio Villa, Edgardo Vigo, Jean-Claude Moineau, Joel Rabinovitz, J.F. Dillon, T. Shohachiro, Vincenzo Accame, Hidetoshi Nagasawa, Hamilton Finlay e M. Allan, Davanzo and Gunzberg, A. Dias, H. Clavin, Giose Rimanelli et alii.

jean-marie gleize, un entretien

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“the collective eye: in conversation with ruangrupa — thoughts on collective practice”
Sandro Ricaldone
THE COLLECTIVE EYE IN CONVERSATION WITH RUANGRUPA
Thoughts on Collective Practice.
Edited by The Collective Eye / Dominique Lucien Garaudel, Heinz-Norbert Jocks,
Emma Nilsson; and Matthias Kliefoth
DISTANZ Verlag, 2022
The documenta fifteen will be curated by a collective for the first time in its history. Another first: the artistic directors come from Asia. ruangrupa is an association of nine friends who unconditionally combine art with their everyday lives as a practice of living and surviving together under the socioeconomic conditions of their native Indonesia. Fourteen other collectives, so-called lumbung members, have been invited to join ruangrupa in transforming Kassel into a new, sustainable ekosistem. Lumbung, the Indonesian term for a communal rice barn, is the starting point for all their activities and also this documenta.
In this volume of the book series Thoughts on Collective Practice ruangrupa talks about their beginnings, the harsh struggle for survival under the Suharto regime in Indonesia, the post-dictatorship euphoria, student protests, punk, and video culture. About their first art projects, maintaining solidary social relationships, the Indonesian tradition of sharing, and their unusual approach to resources.
The autobiographical conversations are supplemented by five exemplary glimpses into ruangrupa’s projects since 2003 and unpublished archival material.
The Collective Eye (TCE), founded 2012 in Montevideo, organizes exhibitions and symposia on collective practice in art. The collective has pursued a partnership with DISTANZ since 2021, publishing the book series Thoughts on Collective Practice as an extended collective between the publishing team and TCE. Their work aims to strengthen polynational dialogues between different collectives as well as between collectives and theorists. The volume of conversations with ruangrupa is the fourth installation in the series.
carmelo bene: il canale youtube nihil nihills
burroughs: the movie / howard brookner. 1983
cosa è/sarà il museo: incontri con giorgio de finis
Con l’obiettivo di riflettere insieme su cosa sia un museo del XXI secolo, ma anche di inventarne uno viene organizzato un ciclo di incontri nella Galleria Embrice, in collaborazione con Museo delle periferie, Moby Dick Biblioteca Hub Culturale e Millepiani coworking.
Mercoledì 27 aprile 2022
presso Moby Dick – Via Edgardo Ferrati, 3
Perché il museo deve farsi città
Ciclo di incontri a cura del Museo delle Periferie
ore 17
Saluti istituzionali: Amedeo Ciaccheri, presidente del Municipio Roma VIII
A cosa serve un Museo delle periferie?
con Eliana Cangelli, Francesco Careri, Orazio Carpenzano, Andrea Catarci, Carlo Cellamare, Giorgio de Finis
ore 18
Breve storia del primo “museo abitato” del Pianeta Terra
con Giorgio de Finis, Irene Di Noto, Paolo Di Vetta, Margherita Grazioli, Rossella Marchini, Gabriele Salvatori
Ore 19
Musei di/in periferia
con Cristina Giuliani (TormarArte), Claudio Gnessi (Ecomuseo Casilino), David Vecchiato (MURo);
coordina Giorgio de Finis
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Mercoledì 4 maggio, ore 17
presso Millepiani – Via Nicolo Odero, 13
Proiezione del Film documentario
MACRO ASILO. Il MUSEO DI TUTTI di Giorgio de Finis
una produzione Azienda Speciale Palaexpo, ita, 2021, 56’
Per 15 mesi il Museo d’arte contemporanea di Roma si è fatto “asilo”. Il nuovo dispositivo museale relazionale immaginato da Giorgio de Finis è qui raccontato per bocca di molti dei suoi protagonisti, in un tentativo di sintesi che prova, ad un anno dalla sua chiusura, a dar conto di un progetto sperimentale complesso e che può essere letto, stando al suo ideatore, anche come un’opera d’arte collettiva.
Segue dibattito con l’autore.
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Giovedì 5 maggio 2022
presso Moby Dick – Via Edgardo Ferrati, 3
ore 17
Progettare il museo relazionale
con Carmelo Baglivo, Francesco Careri, Patrizia Ferri, Alberto Jacovoni, Emmanuele Lo Giudice, Franco Purini
coordina Eleonora Carrano
ore 19
Il museo tra social e phygital
con Maria Elena Colombo, Sofia Francesca Miccichè, Antonio Pavolini
coordina Claudia Pecoraro
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Venerdì 6 maggio 2022, ore 17
presso Moby Dick – Via Edgardo Ferrati, 3
Presentazione dei volumi
- Giorgio de Finis (a cura di), MUSEO. Teorie, pratiche, politiche (Bordeaux edizioni, Roma, 2021)
- Giorgio de Finis, Giocare al gioco del museo, a cura di Silvia Pujia (Magonza editore, Arezzo, 2022)
- Giulia Grechi, Decolonizzare il museo. Mostrazioni, pratiche artistiche, sguardi incantati (Mimesis, Milano, 2021)
cfr. anche:
https://www.museodelleperiferie.it/evento/perche-il-museo-deve-farsi-citta
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da “cbille cbelle” / emilio villa. 1995
cosa dice Aldo Tagliaferri nel catalogo Vuoto di memoria (Edizioni Fuoricentro, Roma 2001) a proposito delle varie opere di Villa esposte? questa la chiusa dell’introduzione al volumetto:
non v’è chi non veda le affinità tra Villa e Bene. a partire dal corretto vocabolo impiegabile per una precisa descrizione delle operazioni villiane: “atto”.

beneide. vent’anni senza cb
linguaggio e broccoli. (l’assertività nella ricerca letteraria italiana)
Vengo frequentemente chiamato a osservare, e nella prospettiva degli autori apprezzare, testi in sostanza fondati sulla ossessiva rapinosissima deformazione linguistica, grammaticale, sintattica. Sono pastiche incommestibili anche perché prolissi. Labirintoidi magari interessanti, ma sui cui valori non mi è difficile veder spiccare piuttosto qualcosa come un applausometro tarato su Finnegans.
Ogni volta mi verrebbe da dire (ed è prescritto io debba dire) al bravo autore: bravo. Mejo de Joyce. Così gratificandolo, immagino.
(
Puer o, più spesso, senex, l’autore mi suggerisce il battimani perché mal conoscendomi evidentemente vuole, con piglio un bel po’ pedagogico, che risponda al suo testo come dovendone io cartografare e condividere la sensatezza con entusiasmo 1:1).
Vedo/sento la sua faccetta ridere il suo “eh?”, e spuntare come un prezzo dietro il ribobolo del broccolo verbale.
Annoterò allora in sommessa voce che no, preferirei di no. Esiste un’assertività anche nella ricerca letteraria, e a volte si riesce a volte meno a metterla a valore. Magari è un disvalore, va studiata, la faccenda. Non ho timbri prestampati, anzi non mi occupo di burocrazia.
E detesto i broccoli; la ramanzina “ma fanno bene” (che bravi che sono) non mi tocca. Invoco misericordia: e, oltre me, non stressate e non strassate il vostro Word, anche se non si lamenta, lui.
da un intervento del 4 mag. 2021, https://mgiovenale.medium.com/linguaggio-e-broccoli-lassertivit%C3%A0-nella-ricerca-1c0f146b5a90



