the 20th anniversary issue of ‘sleepingfish’ is now on line

This 20th anniversary issue features work by Steven Alvarez, Rosaire Appel, Ali Aktan Aşkın, Nat Baldwin, Niles Baldwin, Maeve Barry, Chiara Barzini, Mark Baumer, Emilio Carrero, Kim Chinquee, David-Baptiste Chirot, Bobby Crace, Anna DeForest, Federico Federici, Noah Eli Gordon, Mariangela Guatteri, John Haskell, Chelsea Hogue, Tim Horvath, Zebulon House (or Horse), Meiko Ko, Kelly Krumrie, Mary Kuryla, Babak Lakghomi, Eugene Lim, Carlos M. Luis, John Madera, Peter Markus, Sawako Nakayasu, Elle Nash, David Nutt, Kim Parko, Nick Francis Potter, Rachterscale (aka Rachita Ramya), Carla Rak, Michael Salu, Sofia Samatar, Jonathan Sargent, Nina Shope, Jada Smiley, Elijah Sparkman, Justin Torres, Tor Ulven (tr. by Jordan Barger), Michel Vachey (tr. by S. C. Delaney + Agnès Potier), Angela Woodward + Yuxin Zhao.

Sleepinfish issue XX
ISBN 978-1-940853-20-8
Edited by Garielle Lutz + Cal A. Mari.
Published by Calamari Archive, Ink.
NY, NY
www.calamaripress.com

16 febbraio, roma, “la lentezza della luce” @ studio campo boario

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La lentezza della luce” è un progetto che suggerisce di soffermarsi per un tempo appropriato sulla complessità di questa nozione. Il fenomeno dell’irradiazione luminosa, declinato secondo prospettive diverse, sarà il tema centrale una riflessione corale proposta dallo Studio Campo Boario.
Nel 2020, per l’emergenza mondiale legata alla pandemia per il Covid, è stata proposta una versione online, costituita da interventi registrati direttamente nelle case dei relatori e distribuiti attraverso il canale YouTube dello Studio Campo Boario.
Possiamo finalmente proiettare il progetto nella sua interezza in un’unica giornata:  venerdì 16 febbraio, in tre distinte proiezioni che proporranno i diversi contributi in tre orari: alle 17.00, alle 19.00 e alle 21.30.

Alle 17 verranno proiettati i contributi di:
Rossella Ragazzi, Bruno Di Marino, Paolo Ferrari, Matteo Piccioni

Alle 19:
Rossella Ragazzi, Marco Giovenale, Daria M. Capece, Stefano Iachetti, Silvia Stucky, Catalina Corceanu, Roberto Forza, Bruno Lo Turco, Lucrezia Boso, Alessandro Carrera, Flavia Bigi, Elio Martusciello, Mario Benincasa, Stefano Di Stasio, Alberto D’Amico

Alle 21.30:
Rossella Ragazzi, Silvia Bordini, Gianni Garrera, Danila Fruci, Lisa Giombini, Alberto Coppo, Alessandro Nucara, Pietro D’Agostino, Alipio Carvalho Neto, Marco Giovenale, Rossella Faraglia, Dominique Bollinger, Letizia Papini, Giuseppe Garrera

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti. Prenotazione consigliata all’email: studiocampoboario@gmail.com

* Continua a leggere

[r] _ ma no, ma no, ma ni, non è morta, la poesia, su

Man Ray, Paris, mai, 1924

coraggio, editorialisti e notillatori, in rete e fuori, non prendete per forza alla lettera la grigiorosea parola postpoesia: non v’impauri, campioni.

la poesia non defunse, anzi della sua viridescente vis voi siete – è fama – i promoter più scafati e, mi si consenta, fichi.

è stagione, tuttavia, che dai vostri castelli vitivinicolmente muniti oscilliate il benigno capo a far sonare il sì, a testimoniare – intendo – che nelle vostre medesime letture tante tante volte v’è occorso di non incontrare il vocabolo che amate, ossia la non-morta poesì (avvezza a resurgere ogni minuto), bensì qualche altro lemma, diverso, divergente, che magari con la suddetta non aveva accidente alcuno da spartire. (obstupescit reader).

facendo mente locale:

epiphanies (James Joyce 1900-1904), tender buttons (Gertrude Stein 1914), tropismes (Nathalie Sarraute 1939), notes (Marcel Duchamp, pubbl. post. 1980), nioques (Francis Ponge 1983, Jean-Marie Gleize), proêmes (Ponge), textes pour rien (Samuel Beckett), antéfixes o dépôts de savoir & de technique (Denis Roche), descrizioni in atto (Roberto Roversi), verbotetture (Arrigo Lora Totino 1966), bricolages (Renato Pedio), domande a risposta multipla (John Ashbery; e cfr. Alejandro Zambra, nel nostro secolo), mobiles o boomerangs (Michel Butor), visas (Vittorio Reta), postkarten (Edoardo Sanguineti 1978), sentences (Robert Grenier 1978), subtotals (Gregory Burnham), films (Corrado Costa), schizografie (Gian Paolo Roffi), drafts (Rachel Blau DuPlessis), esercizi ed epigrammi (Elio Pagliarani), frisbees (Giulia Niccolai), anachronismes (Christophe Tarkos), remarques (Nathalie Quintane), ricognizioni (Riccardo Cavallo), anatre di ghiaccio (Mariano Bàino), lettere nere (Andrea Raos), linee (Florinda Fusco), ossidiane e endoglosse e microtensori e “installances” (Marco Giovenale 2001, 2004, 2010, 2010), tracce (Gherardo Bortolotti 2005), prati (Andrea Inglese), diphasic rumors (Jon Leon 2008), united automations (Roberto Cavallera 2012), paragrafi (Michele Zaffarano 2014), incidents (Luc Bénazet 2018), sentences (Cia Rinne 2019), defixiones (Daniele Poletti),  avventure minime (Alessandro Broggi), développements (Jérôme Game), conglomerati (Andrea Zanzotto), saturazioni (Simona Menicocci), nughette (Leonardo Canella), sinapsi (Marilina Ciaco), dottrine (Pasquale Polidori), disordini (Fiammetta Cirilli), spostamenti (Carlo Sperduti), spore (Antonio F. Perozzi). E aggiungerei le frecce di Milli Graffi.

veh, quante cose si posson leggere gioendo, senza per questo ammazzare la P maiuscola. come dite? ciò purtuttavia vi noia?

ah ma ecco allora perché Emilio Villa così parsimoniosamente o punto pregiate, e v’irrita.

invece che poesie ha scritto “cause”, “variazioni”, “attributi”, “phrenodiae”, “méditations courtes”, “videogrammi”, “letanie”, “sibille”, “trous”, “labirinti”, “tarocchi”, … tutte forme disperse come, già nel 1949, i suoi “sassi nel Tevere”.

è una litofobia, la vostra, ora intendo.

_

dip n. 007 (bilingual, .it / .en)

È un po’ come avere davanti una macchina degli incubi, assistere a quello che succede a Gaza, attraverso i social e gli articoli sui siti.
Burroughs aveva concepito la dream machine, un cilindro rotante che porta il cervello – attraverso un livello o piano sognante dello sguardo – a uno stato di positiva alterazione. Al contrario, la pellicola che ora scorre sullo schermo dei cellulari e dei pc e tablet, con le notizie da Gaza e le migliaia di foto, reel, ferite e storie e lutti personali, tutti atroci, portano a uno stato di incubo costante.
È necessario e insieme impossibile alternare a questi riquadri di realtà le notizie dei reading, degli incontri, delle mostre d’arte. Ne ho già parlato qui e qui,
Non ho una soluzione ovviamente.

It’s a bit like having a nightmare machine in front of you, witnessing what is happening in Gaza, through social media and articles on websites.
Burroughs conceived the dream machine, a rotating cylinder that brings the brain – through a dreamy level or layer of the gaze – to a state of positive alteration. On the contrary, the film that runs now on the screens of cell phones, PCs and tablets, with the news from Gaza and the thousands of photos, reels, wounds and personal stories and bereavements, all atrocious, leads to a constant state of nightmare.
It is necessary and at the same time impossible to alternate these snapshots of reality with news about readings, meetings and art exhibitions. I’ve already talked about it here and here.
I don’t have a solution, of course.

hind, the 6 years old child who called the red crescent for help, found dead killed by the israelis, who also bombed the ambulance sent to rescue her

https://www.threads.net/@kikimay612/post/C3LIJLTg9bq/

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https://www.threads.net/@wali_khann/post/C3LpGnUrR3-/
https://youtu.be/TxthlYb7n5g?si=AaV_Tsi1vqqHBd2J

https://youtu.be/_Y4yu8UoSpc?si=qyWkNk075kvg5UOS

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https://www.instagram.com/p/C3Ku1-sNXqU/

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https://www.instagram.com/reel/C3LFX2ktiGG
https://www.instagram.com/p/C3KvR2bOgCA/?igsh=MWdlbGJ2dXc4Z2hqOQ==

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