– Stele per Emilio Villa, in «La camera verde / Il libro dell’immagine», vol.8, genn. 2010, p. 10
– Stele di Rosetta per Emilio Villa, Ibid., p. 11
– Dei numeri morali, Ibid., pp. 22-25
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Uscito il n. 8 del “Libro dell’immagine” della Camera verde
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con testi e opere di Alfredo Anzellini, Michele Zaffarano, Francesca Vitale, Ilirjana Stringa, Luigi Toni, Giovanni Andrea Semerano, Marco Giovenale, Giuseppe Burlando, Franco Cannella, Giovanni Cozzani, Biagio Cepollaro, Giuliano Mesa, Francis Ponge, Giuliana Laportella, Davide Racca, Francesco Forlani, Gerardo Di Fabrizio, Matias Guerra, Pascal Leclercq, Pierre Martin, César Vallejo e molti altri
[ con una sezione di opere interamente dedicate a EMILIO VILLA ]
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promemoria: OGGI: Jeu d’Oeuf PER EMILIO VILLA
i felix: kathleen fraser, “witness / testimone”
Kathleen Fraser
Poesia. Edizione bilingue.
Traduzione italiana a cura di Marco Giovenale
Collana Felix, La camera verde, Roma, maggio 2008
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I libri di Kathleen Fraser comprendono 20 raccolte di poesie – cinque in collaborazione con i pittori americani JoAnn Ugolini, Sam Francis, Mel Bochner, Hermine Ford e David Marshall – e un libro di saggi di poetica: Translating the Unspeakable: Poetry and the Innovative Necessity (2000). Fraser ha tradotto opere di Maria Obino e Andrea Raos, e soggiorna spesso in Italia. I suoi testi murali per ii ss, composti in collaborazione con i disegni di Hermine Ford, sono stati esposti a Roma al Pratt Institute of Architecture (2007). Raccolte recenti: Discrete Categories Forced Into Coupling (Apogee, 2004) e il testo in collage hi dde violeth I dde violet (Nomados Press, 2003). Ha vinto i premi Guggenheim e N.E.A. di poesia. Un’intervista è in
http://jacketmagazine.com/33/fraser-ivby-rosenthal.shtml.
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“due meccanismi contrapposti e bilanciati – la messa a fuoco dei dettagli e la parallela sfocatura di ogni ‘lente’ che ‘sorvola’ visioni d’insieme – determinano due caratteristiche del poemetto: la dizione politica non retorica, e la crisi anche grammaticale dei soggetti che prendono parola. definiti – parlanti – svaniscono. i frammenti, le voci e oscillazioni, le frasi disperse, irrintracciabili, i commenti raccolti nel dopo-distruzione non possono (non chiedono di) essere ricondotti a figure note, né a una icona o torre definita, che qui semmai è tour abolie. ” [m.g.]
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address any request to:
lacameraverde [at] tiscali [dot] it
La Camera Verde
via G.Miani 20
00154 Roma
i felix: kathleen fraser, “witness / testimone”
Kathleen Fraser
Poesia. Edizione bilingue.
Traduzione italiana a cura di Marco Giovenale
Collana Felix, La camera verde, Roma, maggio 2008
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I libri di Kathleen Fraser comprendono 20 raccolte di poesie – cinque in collaborazione con i pittori americani JoAnn Ugolini, Sam Francis, Mel Bochner, Hermine Ford e David Marshall – e un libro di saggi di poetica: Translating the Unspeakable: Poetry and the Innovative Necessity (2000). Fraser ha tradotto opere di Maria Obino e Andrea Raos, e soggiorna spesso in Italia. I suoi testi murali per ii ss, composti in collaborazione con i disegni di Hermine Ford, sono stati esposti a Roma al Pratt Institute of Architecture (2007). Raccolte recenti: Discrete Categories Forced Into Coupling (Apogee, 2004) e il testo in collage hi dde violeth I dde violet (Nomados Press, 2003). Ha vinto i premi Guggenheim e N.E.A. di poesia. Un’intervista è in
http://jacketmagazine.com/33/fraser-ivby-rosenthal.shtml.
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“due meccanismi contrapposti e bilanciati – la messa a fuoco dei dettagli e la parallela sfocatura di ogni ‘lente’ che ‘sorvola’ visioni d’insieme – determinano due caratteristiche del poemetto: la dizione politica non retorica, e la crisi anche grammaticale dei soggetti che prendono parola. definiti – parlanti – svaniscono. i frammenti, le voci e oscillazioni, le frasi disperse, irrintracciabili, i commenti raccolti nel dopo-distruzione non possono (non chiedono di) essere ricondotti a figure note, né a una icona o torre definita, che qui semmai è tour abolie. ” [m.g.]
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La Camera Verde
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Da una mail a G* per “Superficie della battaglia” [giu.2006]
caro G***,
la sequenza di poesie Superficie della battaglia viene in qualche modo da un film, in verità. Nel senso che è nata mentre vedevo (o specchiavo in un modo strano, mentalmente) il film. Lo sognavo guardandolo: ne producevo varianti verbali, poi cose totalmente altre. Decisamente le poesie prescindono dalle scene, deviano – in fine. Semmai (me ne sono reso conto mesi dopo) si legano naturalmente a battaglie con avversari reali, non letterari, e con ammassi di oggetti, nevrosi non mie, trasloco, accumulo, dissoluzione; con l’ossessione di esaustione e con l’ossessione di dissipazione che in fondo fanno da radici a tante delle cose che càpita di pensare, fare, ‘vedere’ (ri-produrre: in immagini).
Kafka è il Classico tra i classici. Forse il solo autore moderno che si possa mettere in dialogo con i greci, con Cervantes. Le sue serpentine nel buio sono fuga e prigione (lo shelter, insomma). Una cosa molto ‘ebraica’, anche. (Il ghetto). Avverto questa cosa. Come nella traccia di Derrida/Adorno in http://slowforward.wordpress.com/2014/01/27/dal-2004/ (link precedente: http://www.slow-forward.splinder.com/1098026070#3173418).
La struttura del titolo “Superficie della battaglia” ha colpito anche me, qualche giorno fa, riflettendo proprio sul libro di Sartori; anche se è una prossimità non cercata né pensata […].
L’immagine di copertina è foto (elaborata) di un’installazione assurda che svetta su tutto il disastro delle masserizie, delle stanze. Sta per finire, tra l’altro: il giorno *** è la data ultima decisa per lasciare la casa. Quella sera mio padre non dormirà lì, […].
Finisce una vicenda iniziata nel 1967, circa. Sono quasi quarant’anni. Non è facile per me; immagino per lui. (Ma lui non ha fatto altro che seguire un suo piano meticoloso di disfacimento delle cose attraverso il loro accatastarsi. Me ne rendo conto e so anche che non posso aiutarlo; soltanto limitare i danni concreti che questa prassi ha portato nel tempo …).
Perdona tutte queste parole. Ma è che mi rendo conto che questa Superficie, prima e più ancora delle cose scritte prima del trasloco, dello scasamento, codifica qualche verità che non mi aspettavo.
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