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a napoli, fino al 7 giugno: fluxus, arte totale
FLUXUS – ARTE TOTALE
13 maggio – 7 giugno 2022
Vernissage 13 maggio, ore 19:30
FrameArsArtes – Corso Vittorio Emanuele, 525 – Napoli
In occasione del ’60 anniversario della nascita di Fluxus, FrameArsArtes e Pari&Dispari- Archivio propongono la mostra FLUXUS – ARTE TOTALE.
Il movimento internazionale Fluxus, promosso da George Maciunas, nasce 60 anni fa con il Fluxus Internationale Festspiele Neuester Musik di Wiesbaden del 1962, rivoluzionando il linguaggio dell’arte e fondendo le istanze rinnovatrici culturali, sociali e politiche in un unico fronte d’azione. Fluxus, fortemente influenzato da Marcel Duchamp e dalle idee di John Cage sulla sperimentazione, perviene all’ARTE TOTALE, idea fondamentale per tutta l’arte contemporanea, con la contaminazione della pratica estetica, unendo diversi media e diverse discipline artistiche, performance, musica sperimentale/rumorismo pittura, fotografia, letteratura, teatro, danza.
Gli artisti di tale movimento, abbandonando ogni concezione specialistica e ogni divisione tra le ideologie e le competenze, esprimono la casualità e la quotidianità delle cose: non si basano sullo studio di oggetti privilegiati ma rappresentano l’arte attraverso un concetto ludico, non basato su valori estetici, per concentrarsi su humor e non-sense.
Il Fluxus conosce una diffusione planetaria, dall’America all’Europa, dal Giappone alla Corea e si estende presto anche in Italia. Tra i principali artisti, oltre a quelli presenti nell’esposizione, si ricordano Nam June Paik, Wolf Vostell, Daniel Spoerri, John Cage, Yoko Ono, Silvano Bussotti, Charlotte Moorman, Al Hansen, Geoffrey Hendricks, Joe Jones, Dieter Roth, Takako Saito, Bob Watts.
Il legame tra il movimento Fluxus e l’Italia diventa molto stretto negli anni ’70, quando gli artisti trovano collezionisti, editori, galleristi che con entusiasmo sostengono le loro produzioni. Tra questi spicca la figura di Rosanna Chiessi.
Rosanna Chiessi è stata editrice, gallerista, promotrice di avanguardie artistiche e scopritrice di talenti. In cinquanta anni ha lavorato con artisti di tutto il mondo, in particolare dell’area concettuale italiana, poeti visivi, Azionismo Viennese, Fluxus, arte performativa e movimento Gutai.
La collaborazione di Rosanna Chiessi con i principali artisti Fluxus, come un “flusso ininterrotto” scorrerà dai primi anni ’70 in poi.
L’esposizione FLUXUS – ARTE TOTALE, rivolta principalmente all’aspetto grafico, settore in cui Fluxus seppe esprimere proposte di grande novità, contribuendo a fondare la comunicazione visiva contemporanea, intende ricordare la personalità di Rosanna Chiessi e il suo rapporto con gli artisti Fluxus, attraverso una corposa selezione di opere ed edizioni preziose prodotte da lei con la sua casa editrice Pari&Dispari.
Le edizioni, i multipli e i reperti delle performance sono spesso la sola concessione all’idea tradizionale di opera d’arte e rappresentano una testimonianza unica e fedele dello spirito di quel tempo e di quella cultura.
In esposizione opere di 11 protagonisti storici del movimento:
Eric Andersen, AY-O, Giuseppe Chiari, Philip Corner, Coco Gordon, Dick Higgins, Milan Knizak, Alison Knowles, Jackson Mac Low, Ben Patterson ed Emmett Williams.
vediamo se riesco a spiegarmi (con un tratto di duchamp) (da “notes”)
“chaosmos” – garage cosmos, bruxelles
Sandro Ricaldone
CHAOSMOS
Garage Cosmos – Bruxelles
02 April – 01 May 2022
Pierre Albert-Birot, Art & Language (Michael Baldwin et Mel Ramsden), Jean-François Bory, Marcel Broodthaers, Bob Brown, Francesco Cangiullo, ‘Pascalino’ Cangiullo, Anne-Catherine Caron, Lewis Carroll, Henri Chopin, André du Colombier, Jean Crotti, Stephan Czerkinsky, Gilles Deleuze, Serge Vandercam et Christian Dotremont, Peter Downsborough, Marcel Duchamp, François Dufrêne, Alexandre Gherban, Jean-Pierre Gillard, Corrado Govoni, Raymond Hains, Ian Hamilton Finlay, Isidore Isou, James Joyce, Stéphane Mallarmé, Marcel Mariën, Filippo Tommaso Marinetti, E.L.T. Mesens, Bruno Munari, Paul Nougé, Paul Van Ostayen, Présence Panchounette, Dominique Rappez, Georges Ribemont-Dessaignes, Roland Sabatier, Alain Satié, Éric Satie, Jacques Spacagna, Tato, Oriol Villanova, Bernard Villers, Lawrence Weiner.
Influence of writers on the visual arts in the 19th and 20th centuries until today
The path which connects the artists in this exhibition traces a red thread, one described by Marc Partouche in his eponymous book La ligne oubliée (The Forgotten Line). These artists have most often escaped the vigilance of the general public. The end of the nineteenth century has seen the appearance of numerous pre-Dadaist art movements such as the Incoherents and other Fantaisistes, Fumistes, Hirsutes, Jarry and his pataphysics, La Bohème and its artists who have no artworks, but are not failed artists. Their presence is the anchor point for a new tradition and their manifestations are their contribution to the idea of a continuity in the forms of marginality and rupture in art. Our aim is to raise the incomprehension facing the unexpected, considered inappropriate positioning of the artists of the forgotten line to which this echoes a quote from Broodthaers, which reminded me of a recent email I received from Jacques André, who sent me the transcription of Broodthaers’s interview for the Robert Jones prize, which dates to the year 1974, of which here is an extract: Continua a leggere
marcel duchamp interviewed on art and dada (1956)
reunion / cage-duchamp. 1968
from https://johncage.org/reunion/
A recording of the premiere of John Cage’s Reunion in 1968
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[…] Reunion is an event without a score; originally performed by playing a game of chess on a chessboard created by Lowell Cross. The game works as an indeterminate structure: as a game of chess is played, the moves of the players on the board activate four compositions and distribute them to eight speakers surrounding the audience. […]
more here: https://johncage.org/reunion/
alison knowles: a genova dal 7 ottobre
ALISON KNOWLES
Not Only Beans
@ UnimediaModern | Piazza Invrea, 5/b – 16121 – Genova
7 ottobre – 30 novembre 2021
https://www.unimediamodern.it/
https://www.facebook.com/Unimediamodern-Genova-514013988958525/
Il 7 ottobre 2021 si inaugura la cinquantunesima stagione di UnimediaModern, con una mostra personale di Alison Knowles, dal titolo “Not only beans”, nell’ambito della rassegna START che vede coinvolte tutte le gallerie d’arte genovesi.
Alison Knowles, nata a New York nel 1933, è nota per le sue installazioni, performance, soundworks e pubblicazioni. Negli anni ’60, ha partecipato attivamente alla scena artistica newyorkese collaborando con artisti come John Cage e Marcel Duchamp. Nel 1962 era presente a Wiesbaden al primo Festival Fluxus, la rete internazionale di artisti che viene considerata l’ultima avanguardia, i cui membri aspirano a fondere diversi media e discipline artistiche.
In un suo prezioso testo Henry Martin parla di Ars Gratia Artis (principio della ricerca libidinale) a proposito di Fluxus, “…Impariamo a lasciar libero nelle nostre vite uno spazio per eventi, esperienze, emozioni e sensibilità che alimentino un senso di integrità a di pienezza e che altrimenti, e erroneamente, potremmo ritenere gratuiti…” Questo invito, valido per qualsiasi evento artistico, è particolarmente utile a chi si avvicina al lavoro di Alison Knowles, sia nelle opere visive sia negli eventi e nelle performance, che prevedono sovente un coinvolgimento del pubblico, tra immagine e suono, mentre un sottile senso di humour e di surrealtà le pervade ondivago.
Alison Knowles con il suo lavoro riesce a farci vedere cose che prima non eravamo in grado di vedere (come ha scritto sul suo Note-book) e questo è il mistero della poesia.
La mostra è accompagnata da un flyer con testi di Alessandra Gagliano Candela, Caterina Gualco e Henry Martin.
Nella project room sarà presentata una selezione di opere di artisti Fluxus, in attesa di festeggiarne il sessantesimo compleanno nel 2022.
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nioques, frisbees e altre deviazioni / differx. 2021
un cenno ai frisbees, di Giulia Niccolai, è anche nel microsaggio che ho dedicato a Carlo Bordini nel n. 76 del “verri” (giugno 2021).
in quella sede ma anche altrove cerco — come sempre — di spostare la riflessione nella direzione del post che si vede qui di seguito:
https://slowforward.net/2021/06/22/una-nota-di-jean-marie-gleize-a-margine-di-una-recente-lettura-al-cipm/
quando si parla di postpoésie ci si può innanzitutto porre all’esterno del rigido circo dei generi letterari; e inoltre risulta del tutto legittimo parlare di qualcosa che implica e assume non soltanto altri abiti, forme, inflessioni, dimensioni, profili, ma infine identità: altri nomi. e idiomi. (si può e forse si deve dire che la dimensione idiomatica qui sopravanza tutte le altre).
quali sono questi altri nomi? questi oggetti verbali non identificati?
(non dico “nuovi”, dico “altri”). (anche se in Italia tutto sembra voler manifestarsi come nuovo, perché perfino la DC ha fatto in tempo a morire ma le forme dell’assertività letteraria ancora reggono).
epiphanies (James Joyce 1900-1904), tender buttons (Gertrude Stein 1914), tropismes (Nathalie Sarraute 1939), notes (Marcel Duchamp, pubbl. post. 1980), nioques (Francis Ponge 1983, Jean-Marie Gleize), proêmes (Ponge), textes pour rien (Samuel Beckett), antéfixes o dépôts de savoir & de technique (Denis Roche), descrizioni in atto (Roberto Roversi), verbotetture (Arrigo Lora Totino 1966), bricolages (Renato Pedio), domande a risposta multipla (John Ashbery; e cfr. Alejandro Zambra, nel nostro secolo), mobiles o boomerangs (Michel Butor), visas (Vittorio Reta), postkarten (Edoardo Sanguineti 1978), sentences (Robert Grenier 1978), subtotals (Gregory Burnham), films (Corrado Costa), schizografie (Gian Paolo Roffi), drafts (Rachel Blau DuPlessis), esercizi ed epigrammi (Elio Pagliarani), frisbees (Giulia Niccolai), anachronismes (Christophe Tarkos), remarques (Nathalie Quintane), ricognizioni (Riccardo Cavallo), anatre di ghiaccio (Mariano Bàino), lettere nere (Andrea Raos), linee (Florinda Fusco), ossidiane e endoglosse e microtensori e “installances” (Marco Giovenale 2001, 2004, 2010, 2010), tracce (Gherardo Bortolotti 2005), prati (Andrea Inglese), diphasic rumors (Jon Leon 2008), united automations (Roberto Cavallera 2012), paragrafi (Michele Zaffarano 2014), incidents (Luc Bénazet 2018), sentences (Cia Rinne 2019), defixiones (Daniele Poletti), avventure minime (Alessandro Broggi), développements (Jérôme Game), conglomerati (Andrea Zanzotto), saturazioni (Simona Menicocci), nughette (Leonardo Canella), sinapsi (Marilina Ciaco), dottrine (Pasquale Polidori), disordini (Fiammetta Cirilli), spostamenti (Carlo Sperduti), spore (Antonio F. Perozzi). E aggiungerei le frecce di Milli Graffi.
senza contare le infinite modalità (perlopiù elencative) messe su pagina da Perec (le cartoline e le passeggiate raccolte nell’Infra-ordinaire, o le stringhe di Je me souviens). durante una conversazione, tempo fa Luigi Magno ha suggerito di pensare alle stesse cancellature di Isgrò come a dispositivi di questo tipo, oltretutto in forma di ponte fra la scrittura e l’arte. per tacere, in tal senso, delle innumerevoli soluzioni disseminate nel tempo da Emilio Villa: “cause”, “variazioni”, “madrigali”, “attributi”, “phrenodiae”, “méditations courtes”, “videogrammi”, “letanie”, “sibille”, “trous”, “labirinti”, “tarocchi”, … (tutte forme disperse come, già nel 1949, “i sassi nel Tevere”).