Archivi tag: prosa

una nota per “quasi tutti” (miraggi edizioni, 2018) / leonardo canella. 2020

C’è un carattere performativo fortissimo in Quasi tutti. Microtensori e prosa in prosa 2008-2010-2018  di Marco Giovenale. I testi presenti sono un campo in cui senti un ago che ti stuzzica la mente, e ti sembra di avere davanti una storia conosciuta (dove? tv telefono internet strada?), o un elenco iniziato a metà e non finito. O un pezzo di vita parlata o chattata. Con titoli che sono segnali con indicazioni sbagliate. Ma non sempre. E se non ci sono dei titoli, ci sono dei numeri. O semplici X. O nulla. E poi sulla pagina spazi bianchi dopo poche righe. O molte. Sicuramente quasi poche, quasi molte. Come vuole il titolo della raccolta. Continua a leggere

emilio villa e l’ytalya. intorno alle origini di una canonizzazione problematica / aldo tagliaferri. 2019

un ringraziamento particolare ad Aldo Tagliaferri per aver concesso la ripubblicazione di questo testo (già comparso nel n. 22 della rivista online “L’Ulisse”, ottobre 2019). qui di séguito il pdf:

https://slowforward.files.wordpress.com/2020/08/aldo-tagliaferri_-ytalya.pdf

due aree. post generale, poi personale

1. In sintesi estrema

“Nuovi Argomenti” nasce nel 1953. “Il verri” nel 1956. È del 1957 la polemica aspra fra Pasolini e Sanguineti su sperimentalismo e neosperimentalismo, che si consuma tra le pagine di un paio di numeri della rivista “Officina”.

Da allora e fino a oggi, dunque da quasi 70 anni, la letteratura italiana è spezzata in due.

Dopo qualche circoscritta fortuna einaudiana e feltrinelliana, l’editoria ‘maggiore’ (oggi, meglio: ‘a grande distribuzione’, o forse ‘generalista’) sarà costantemente collocata, o in misura maggioritaria collocabile, nell’area Mondadori Pasolini Sereni eccetera. Scelta fatta. Per una forma sempre ‘rassicurante’.

Sponda – soprattutto dagli anni Ottanta – per la nuova lirica, visceralmente avversa alla sperimentazione, negatrice di tutto quello che succede nel versante della ricerca letteraria, specie se avanzata (e sotto qualsiasi egida, fosse pure universitaria, o artistica, in legame o no con istituzioni come il MoMA o il Centre Pompidou, per dire).

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“una semplice”, di mg = differx (2010)

2010, compostxt = Roberto Cavallera ospita “una semplice”.
again: thx from the heart
(https://slowforward.net/2020/04/25/una-semplice-ha-dieci-anni/)

@ compostxt/issu:
https://issuu.com/compostxt/docs/marco_giovenale__una_semplice5

pdf liberamente scaricabile da slowforward:
https://slowforward.files.wordpress.com/2020/08/marco-giovenale_-una-semplice-compostxt-2010.pdf

le differenze con “la poesia”

  

Da quasi vent’anni e più fittamente dal 2006 si fanno esempi. Però sembra ancora difficile per tantissimi percepire le differenze con “la poesia”, e avvertire le identità (senza per questo rubricarle come ostili).

E pazienza, continueranno le proposte, le uscite.

Low. Una trilogia – Gherardo Bortolotti

Anacronismo – Christophe Tarkos

traslochi sulla soglia / andrea tomasini. 2020

Per cambiare casa non è necessario andare ad abitare altrove. La si può cambiare – modificare rispetto a come è ora- rimanendoci, purché la si ripensi.

Ad esempio, con sensibilità affilata dalla fantasia, si può immaginare il luogo dove adesso sorge senza l’edificio che ora lo occupa e percorrere con la mente le fasi costruttive della casa dove si alloggia, ponendo ascolto ai rumori dei lavori eseguiti e alle voci di chi l’ha lavorata. Pensare a chi l’ha costruita e a chi vi ha vissuto prima di noi è già cambiarla, perché così la si osserva con occhi nuovi: si viaggia da prima a dopo, da un tempo all’altro, di stanza in stanza, semplicemente per il fatto di dimorarvi, standoci differentemente.

Casa cambia sempre, semplicemente vivendoci – arricchendola di proprie tracce da aggiungere alle tracce di chi ci ha preceduto, cioè abitandola. Abitare, abitudine, habitus: così la si cambia d’abito e ci si vive secondando ciascuno le stagioni della propria vita.

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3 prose da “oggettistica” (e altre) nel verri

Tre testi dal tutt’ora inedito Oggettistica sono nel n. 72 (feb. 2020) del “verri”, pp, 94-97. La rivista è scaricabile o leggibile interamente online: https://slowforward.net/2020/04/12/il-verri-n-72-febbraio-2020-la-poesia-fa-male/, https://archive.org/details/verri_72_la_poesia_fa_male/mode/2up, https://slowforward.files.wordpress.com/2020/04/verri_72_la_poesia_fa_male.pdf

Altri erano già usciti nel n. 66 (feb.2018), ossia nel numero monografico dedicato a Nanni Balestrini. (Si può consultare l’indice qui: https://slowforward.files.wordpress.com/2018/05/verri66_balestrini.pdf).

intervista a gaetano altopiano, a proposito del sito di scritture “il cucchiaio nell’orecchio”

D: Quando e perché nasce il sito Il cucchiaio nell’orecchio? Con quali caratteristiche, caratteri specifici (ed esigenze che li fondano)?

R: Dopo la chiusura del “Cric”, giornale fondato e diretto da Fulvio Abbate sul quale scrivevamo entrambi, io e Ciccio intendo, ultima esperienza online in ordine di tempo, Francesco Gambaro mi comunicò il desiderio di mettere in rete un suo personalissimo sito di scrittura, più per sé stesso e per gli amici per l’appunto che per un ipotetico pubblico di lettori, che dovessero venire, ovviamente sarebbero stati i benvenuti. Libertà assoluta dunque (la nostra) all’insegna del buon scrivere e del buon leggere quotidiano. Brani selezionati, chicche da intenditori, pop-letteratura, anarchia e strade laterali. Era il 2013 e ci siamo avventurati: lui avanti, inarrivabile per la verità, e io dietro come vicedirettore.

 

D: Quale ritratto disegneresti di Francesco Gambaro?

R: Su Youtube c’è una bella intervista di qualche minuto dove una giornalista chiede a Massimo Cacciari che ricordo avesse di Ezra Pound, che come sappiamo ha vissuto gli ultimi suoi anni a Venezia dove è sepolto nell’isola di San Michele. Cacciari afferma di averlo conosciuto negli anni della sua adolescenza. “Come lo ricorda lei, Ezra Pound? Che ricordo ha?” chiede la donna. Cacciari chiosa molto semplicemente con queste parole: “un profeta” – pausa – “assolutamente un profeta”. Francesco era un uomo di intelligenza superiore.  Era baciato dalla grazia. Siamo a quei livelli.

 

D: Inserirei qui un suo testo preso dal Cucchiaio. Riflettiamoci insieme se vuoi.

R: L’ultima pubblicazione di Francesco sul Cucchiaio prima di morire:

Francesco Gambaro
IO SONO JACK SMITH (II)

30 Aprile 2019

Non saluto alle spalle della gente. Io sono jack smith. Se ti giri dopo che ti ha detto addio non alzi la mano. Questo è il girato ma nel montaggio deve saltare quella cazzo di mano, mi spiego? Forse i ciechi li saluti con la mano? Si? Allora sei un Giufà. Giufà in fondo alla valle non è a vista di suo padre. Suo padre gli chiede: arriva l’acqua? Giufà fa sì con la testa. Ai ciechi grido nell’orecchio, fanculo cieco. Del resto non mi interesso, il sesto non è il il testo. I ponti possono saltare, i grilli finalmente riposare. Buh al congiuntivo. Mi dicono che sono troppo dentro di me, troppo indicativo, troppo io. Sbagliato. Non frequento il concetto, sono una congettura, una superficie liù, sconosco non conosco, fraintendo non centro, scontesto non contesto, buh, io sono jack smith, riparo valvole, dormo dentro una CGE mod. 365 sulla stazione di New York 1954 con coperta in ciliegio. Una specie di paremecio ma ho le mie onde. Ogni tanto mi addormento con la pipa spenta e sfrigolo la gola senza corrente. Per il resto non resto con le mani in mano. Mai senza mani mai. Faccio verdura. Faccio quello che ogni uomo di un condominio civile fa: non rubo la spazzatura. Io sono jack smith, amo i maglioni rossi, pochissimo i condomini. Come sto? Come può stare un avverbio: purtroppo bene.

 

D: Il sito ospita testi solitamente brevi. La brevitas è già in sé una poetica, o parte di una poetica, oppure esprime (più e meglio di altre caratteristiche) le poetiche che al sito interessano?
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D: Quali sono queste ultime? L’inclinazione prevalente del Cucchiaio, e mi garba, mi sembra quella sperimentale, o comunque ‘non mainstream’. Posso però sbagliare…

R: Bè, in effetti, sul Cucchiaio si rema quasi esclusivamente controcorrente. E con colpi secchi e decisi. E il testo breve è il preferito. E’ stata la filosofia fondante del giornale ed è quello che il giornale predilige tuttora: tre testi al giorno da tracannare di colpo. C’è una ricerca metodica del petardo, del bombolone alla crema, del cortometraggio fulminante. Di tutto ciò che godi e si consuma subito. Anche se a volte qualche testo un po’ più lungo appare. E poi, vuoi mettere il piacere unico di impiattare il “mai visto prima”? l’esclusiva della “Primavoltità” insomma per dirla alla Bob Bazlen? Sul Cucchiaio scrive solo gente di talento. Poco conosciuta, magari, un po’ matta magari, ma di talento.

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QUI una nota biobibliografica di Gaetano Altopiano

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