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israel’s behavior towards prisoners

Tadhg Hickey on how the israelis treat the flotilla crew:

https://www.instagram.com/reel/DPmBrxBjaRQ/

src: https://www.instagram.com/reel/DPibBKqDOJa/


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Novara Media on how izrahell is treating the Flotilla activists

from a Novara Media post: https://www.facebook.com/share/p/1GpSUdcYTj/

israeli soldiers forced Global Sumud Flotilla participants to kneel on the ground with their hands zip-tied for at least five hours after they were detained while attempting to deliver humanitarian aid to Gaza, their lawyers have said. 

Adalah, a humanitarian organisation based in Haifa, said a team of lawyers had met with 331 of the 462 people who had their boats illegally seized by Israeli forces while in international waters on Wednesday and Thursday.

In a report published on Friday, Adalah said participants’ rights had been “systematically violated” in Israeli detention, even before they were transferred to Ketziot, the notorious prison where they are now being held.

Detainees were denied basic necessities like drinking water, access to toilets and medication, Adalah said, as well as legal representation.

Lawyers waited outside Ashdod Port for nine hours on Thursday, Adalah said, while Israeli authorities denied them entry and instead began illegally processing cases and conducting hearings inside without them.

image of how the Flotilla detainees are treated by izrahell

When the legal team eventually did gain access – working from 3pm on Thursday to 5.30am on Friday morning to support as many people as possible – several participants told them they had been violently woken whenever they tried to sleep, and subjected to threats and aggression.

Israel’s national security minister, Itamar Ben-Gvir, was filmed at the port, shouting at participants, in what Adalah described as “an act of humiliation and intimidation” and “a degrading display of control”.

Despite reporting these alarming details, Adalah said that everyone their legal team met with was in “relatively stable condition”.

Adalah confirmed that a lawyer had met with British-Palestinian Novara Media journalist Kieran Andrieu at Ashdod port, and confirmed that he was unharmed at the time. He is now believed to be in Ketziot prison with other participants.

Detainees are expected to be held until Sunday or Monday and then deported.

Adalah said it is pursuing legal measures to “guarantee that every single participant is accounted for” and continuing prison visits.


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oggi sciopero generale in solidarietà con gaza e con la flotilla

locandina sciopero generale

info:

collettiva.it: https://www.collettiva.it/copertine/italia/gaza-sciopero-generale-flotilla-manifestazioni-rgxa4v9f

mettersi in moto da soli / silvio talamo, a proposito della sumud flotilla

METTERSI IN MOTO DA SOLI

Silvio Talamo

È cominciato un tam tam d’allarme: difficile sapere cosa succederà, ma era facile immaginare che lo Stato israeliano non avrebbe permesso alla flottiglia di andare avanti. Neanch’io, ovviamente, so cosa succederà. Quello che però penso è che la vicenda della flottiglia abbia segnato e continuerà a segnare un punto di svolta importante nello stagno mediale dei nostri frammenti politici. È qualcosa che non si vedeva da più di vent’anni, forse anche trenta.

Manifestazioni organizzate in tutta Italia contemporaneamente da ragazzi, ragazze, uomini e donne che avrebbero potuto essere chiunque e che si sono mobilitati perché nessuno avrebbe dato retta all’insofferenza verso uno sterminio. Il 99% delle critiche alla flottiglia sono difese d’ufficio da parte di chi sa bene di stare perdendo il controllo: argomentazioni inesistenti che, tutto sommato, nessuno calcola più. Si arrampicano sugli specchi solo per difendere l’indifendibile, e difendono l’indifendibile per mantenere uno status quo che crolla insieme (come si suol dire) a tutto l’Occidente.

Sia chiaro: il loro Occidente, non il mio; forse addirittura non il nostro. Mi auguro che nessuno sulla flottiglia si ferisca, perché bisognerebbe smetterla di soffrire ed essere puniti per le proprie scelte. Ma, comunque vada, è una vittoria. Lo so che può sembrare strano, ma la vedo così: una mobilitazione mondiale di gente che semplicemente si è resa conto, data la voluta immobilità dei poteri, che nessuno avrebbe agito e, ancora semplicemente, si è messa in moto da sola.

Se nessuno li aiuta, l’aiuto glielo porto io. Se nessuno mi rappresenta, lo faccio io. È questa la vera paura: la paura che qualcosa di grande possa nascere da una folla trasversale alle generazioni, ai lavori e, addirittura, in certi casi, alla derivazione politica.

Questa cosa per alcuni potrebbe essere problematica; io, sempre convinto che la sinistra non sia uguale alla destra, la osservo con interesse. Che si pensi alla missione umanitaria, ma se questa tensione dovesse fuoriuscire, se un popolo o i popoli — per non dire moltitudini — cominciassero a farsi domande e ad organizzarsi sulle istanze più vicine e cogenti di una politica, di una risposta da dare ai problemi del presente, sarebbe iniziato qualcosa di profondo, qualcosa che continuerà.


 

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Andrea Fabozzi sulla Sumud Flotilla (dal ‘manifesto’, online, 29 set. 2025)

Andrea Fabozzi

La Global Sumud Flotilla non è una spedizione italiana ma di oltre quaranta paesi. Solo il presidente della Repubblica italiana si è però rivolto agli attivisti. Il motivo? Le piazze di lunedì scorso.

Nel nostro paese sono cresciuti solidarietà e appoggio alla causa dei palestinesi e adesso sono fortissimi. Sembrano destinati a durare. Anche grazie al coraggioso esempio della Flotilla, si è diffuso un movimento ampio, senza leadership riconoscibile, che preoccupa molto il nostro governo. Meloni, lo ha dimostrato anche l’altro giorno all’Onu, è tra le più schierate a copertura di Netanyahu. Lo è talmente, schierata e preoccupata, da aver accusato una spedizione mondiale di essersi messa in mare solo per farle dispetto e crearle problemi.

La risposta tanto netta e irrituale a questo delirio l’ha data proprio Mattarella, quando ieri ha elogiato il valore dell’iniziativa. A poche ore di distanza, la pesante smentita del Quirinale a palazzo Chigi va incassata come un (altro) successo politico del movimento. Altro che scampagnata di irresponsabili estremisti, come la racconta la destra.

Ma i pericoli sono reali. Il governo Netanyahu colpisce persino militari alleati e negoziatori, fa strage di innocenti da due anni, figurarsi se può avere scrupoli nel puntare imbarcazioni considerate nemiche. La minaccia dunque ha un nome, Israele, e va denunciata come tale: l’attacco a un’imbarcazione in acque internazionali sarebbe un (altro) atto di pirateria. Mentre la missione agisce nella piena legalità internazionale, Israele ne è già abbondantemente fuori.

È a Israele che bisogna appellarsi, è Israele che bisogna fermare. Da sempre e tanto più stavolta l’obiettivo della Flotilla va oltre la consegna di aiuti. È quello di denunciare il blocco e l’isolamento della Striscia di Gaza. Da vent’anni almeno è un blocco criminale che affama, adesso è un blocco genocida. A spezzarlo prova la Flotilla da sola, mentre i governi come il nostro collaborano con Israele.

È per questo che le piazze riconoscono e sostengono la Global Sumud. Ed è per questo che quel consenso e quell’appoggio sono così importanti per tutto il movimento e vanno preservati. Più che appelli, serve protezione a chi è in mare. La decisione su come proseguire tocca a loro ma riguarda tutti noi.


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