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una recensione a emilio villa

diffondo: https://ilgiornale.it/news/spettacoli/i-versi-folli-emilio-villa-ci-svelano-arcani-maggiori-1914590.html, articolo di Davide Brullo

solo due obiezioni alla recensione:

1) di Villa, tra editori e rete, si trova qualcosa di più di quanto segnalato. si può tutt’ora consultare la mia rassegna di qualche mese fa: https://slowforward.net/2020/08/20/leggere-la-poesia-di-emilio-villa-nel-2020-cosa-si-trova-cosa-no/. alla quale aggiungerei tutte le cose reperibili sullo straordinario archivio capti.it;

2) i veri matti sono tutti gli altri. Villa è l’unico che vede, nel paese dei ciechi.

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(una possibile terza obiezione può essere: “Il Giornale” non si merita una recensione così. invito l’estensore a mollarlo)

il podcast dell’intervista su “le carte della casa”

L’intervista fatta a MG da Gianluca Garrapa, ieri, 2 gennaio 2021, nel programma Radioquestasera, su PuntoRadioFM, è ascoltabile in podcast qui: https://m.mixcloud.com/QuestaSera/marco-giovenale-consulente-editoriale-editor-estensore-di-materiali-scritti-02012021/

Letture da (e occasioni per) il libro Le carte della casa (Edizioni Volatili, 2020).

Più tre frammenti musicali del 2008.

gian luca picconi su corrado costa

https://puntocritico2.wordpress.com/2013/07/13/il-realismo-del-ritmo-sulle-figure-di-ripetizione-lessicale-in-costa/

>>È certo che non esiste, a ben guardare, qualcosa come un’ontologia del ritmo (nemmeno inteso come ripetizione periodica), e di conseguenza, a voler essere sinceri, nemmeno un’ontologia del testo poetico, se non per via metaforica. Già il modo stesso che la cultura occidentale ha elaborato per designarlo, testo, è una metafora, cui altre se ne potrebbero appaiare; e di metafora in metafora, “per li rami”, a non temere la vertigine di percorrerli con coerenza, il testo si potrebbe sfaldare in un pulviscolo di parole senza relazione alcuna le une con le altre. Si può aggiungere che una identificazione corretta di ciò che è un testo poetico può avvenire solo a posteriori, tenendo in conto, contrattualmente, le intenzioni dell’autore: sicché poetici risultano essere testi in versi liberi, testi recanti i segni delle metriche più varie e disparate, testi in prosa, testi caratterizzati dai più diversi argomenti, testi esclusivamente visivi e pittorici. Così, il testo poetico esiste solo post rem, ed è l’autore a inscriverlo in una determinata forma di esistenza, attraverso una serie di pratiche testuali, che riguardano piuttosto l’epistemologia del discorso, che la sua ontologia.

>>Eppure, il testo poetico che leggiamo sui libri di poesia, o su internet, è anche affetto da una sorta di malattia infantile che potremmo definire platonismo: una malattia incurabile, probabilmente. Ciò che leggiamo viene pensato, infatti, come riproduzione di un archetipo originario, anche – ma non solo – in senso filologico. Ci si deve allora domandare qual è il luogo in cui si inscrive, o almeno l’autore ritiene si inscriva, il testo da lui prodotto. Dove avviene, insomma, il testo? Cosa riproduce? A maggior ragione ci si chiede ciò di un testo poetico, in cui, di là da ogni disaccoppiamento possibile, anche quello statutario nella nostra esperienza quotidiana extrapoetica ed extratestuale, per lo meno a livello finzionale il problema della sua veridicità non si pone: il testo è veridico in quanto vero, ed è vero in quanto testo poetico. In questa tautologia, in cui si annida la credenza superstiziosa del testo poetico come espressione immediata della voce d’autore, si tende a dimenticare come sempre il testo funzioni (finzioni?) attraverso la proiezione di simulacri.

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il testo completo qui: 
https://puntocritico2.wordpress.com/2013/07/13/il-realismo-del-ritmo-sulle-figure-di-ripetizione-lessicale-in-costa/

frammenti da “idrologie”, di emilio villa, giorgio cegna, silvio craia (1968)







 

corrado costa spiega la (non) riproduzione, 1976

«Ah! come sono banali certi imbecilli che sono fissati nel concetto di riproduzione, tanto da considerare un crimine quanto si allontana da ciò! Ma dico, è poi dimostrato che la letteratura ha tutto questo bisogno di riproduzione, come certe persone vorrebbero farci credere? È proprio certo che la si oltraggi ogni volta che si devia da questa stupida idea di riproduzione?»
M.me de Saint-Sangue solleva l’indice della mano destra verso lo specchio e la sua immagine immediatamente solleva verso di lei l’indice della mano sinistra.
«Per rendercene conto osserviamo un istante il suo procedimento e le sue leggi. Se la letteratura non facesse che creare e non distruggesse mai, potrei credere, insieme a certi noiosi filosofi, che l’atto più sublime sarebbe quello di lavorare senza sosta alla riproduzione e gli concederei che il rifiuto di riprodurre dovrebbe essere considerato, di conseguenza, un crimine. Anche un generico esame sulle operazioni della letteratura non prova forse che le distruzioni sono necessarie, ai suoi piani, quanto le creazioni? E che tutte e due queste operazioni si collegano e si incatenano anche, così intimamente che diventa impossibile per l’una agire senza l’altra. E che nulla nascerebbe e si riprodurrebbe senza distruzione? Dunque la distruzione è una delle leggi della letteratura, come la creazione».
[…]
M.me de Saint-Ange: «La classe dominata vede tutto, ma non si vede. Per questo vuole impadronirsi del racconto. Per sapere. E non vuole più essere ingannata dalla riproduzione».
[…]
A questo punto interrompo la sig.ra de Saint-Ange dicendo:
«Non resta altro, allora, che oltraggiare la letteratura, cioè oltraggiare l’ideologia dominante della riproduzione, l’orribile riproduzione letteraria del mondo, così come crede di vederlo la classe che detiene il potere. Oltraggiare! Oltraggiare! Indicare il niente! Questo si chiama scrivere da persona saggia, in linea con i vostri principi!»
M.me de Saint-Ange: «Sì. In letteratura potete assumere tutti i rischi!… Di pericoloso in letteratura non c’è altro che la pietà e la beneficenza. Sottolineiamo, dunque, l’unico consiglio che dobbiamo aggiungere per la vostra educazione, dopo tutto quanto è stato detto. Uno scrittore non deve mai dare ascolto al proprio cuore, signore mio, perché il cuore è la guida più falsa che abbiamo ricevuto dalla letteratura. Fate molta attenzione alla richiesta di riprodurre il mondo da parte di chi è in miseria!…
È molto meglio opporre un rifiuto a chi in realtà potrebbe risultare al centro dei vostri interessi, piuttosto che rischiare di usare la scrittura, il nero liquido spermatico per la riproduzione della classe dominata».

*

[Corrado Costa, La sadisfazione letteraria, Cooperativa Scrittori, Roma 1976; Tielleci / Benway Series, Colorno 2013]

[r] _ ricerca / sperimentazione: intervista su satisfiction

credo di non aver scritto fino ad oggi niente di più completo (in termini di link e materiali) della rassegna che si può leggere in questa intervista: https://slowforward.files.wordpress.com/2017/06/mgiovenale_intervistasatisfiction_def.pdf

(primo link non più funzionante: www . satisfiction.me/ricerca-sperimentazione-intervista-a-marco-giovenale/).

(secondo link non più funzionante: www . satisfiction.se/scrittura-di-ricerca-e-scrittura-sperimentale-intervista-a-marco-giovenale/)

(la migrazione di SatisFiction da estensione a estensione ha reso nel tempo indisponibili molti materiali, purtroppo)

comunque.

grazie alla rivista e ai redattori per l’ospitalità.

chi vuole sapere qualcosa di più sulla scena o situazione della ricerca (soprattutto legata al sito gammm) grosso modo dal 2003 al 2017, può trovare nell’intervista elementi credo, spero, interessanti. di bibliografia, e link, documenti, un andamento cronologico, alcuni dati, riferimenti alla scena non italiana.

 

 

andrea cortellessa su “prosa in prosa” + estratti di testi e immagini (su ‘antinomie’, 9 dicembre)

antinomie.it/index.php/2020/12/09/prosa-in-prosa-estratti/

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prière pour les ingénieux rayon des foetiches engendrés / emilio villa. 1976

Prière pour les ingénieux rayon des Foetiches engendrés (pour obtenir la consommation de toutes les Apparences)

Emilio Villa, da “E/mana/azione”, n. 2, Napoli, settembre 1976

(Preghiera per i raggi ingegnosi dei Feticci generati – per ottenere la consumazione di tutte le Apparenze)

Grazie a Stefano Marotta per l’immagine.

felicia buonomo intervista gherardo bortolotti su “prosa in prosa”

https:// mirinolit.wordpress.com/2020/11/26/lo-spazio-altro-della-prosa-in-prosa/ (link non più funzionante)

ora qui:
https://mirinolitblog.wordpress.com/2020/11/26/lo-spazio-altro-della-prosa-in-prosa/