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da oggi al 30 novembre, in camera verde (roma): rassegna omaggio a franco brocani

CENTRO CULTURALE
LA CAMERA VERDE

Via Giovanni Miani 20 – Roma – 3405263877

www.lacameraverde.com info@lacameraverde.com


OMAGGIO A FRANCO BROCANI
(Murazzano 1938 – Torino 2023)

A cura di Giovanni Andrea Semerano

programma, note, immagini, qui: http://www.lacameraverde.org/OMAGGIO_A_FRANCO_BROCANI_Novembre_2023_LCV.pdf

sotto tregua gaza / maria nadotti. 2009 [with english subtitles]

SOTTO TREGUA GAZA di Maria Nadotti e Giuseppe Baresi
Scheda del film:
https://www.oktafilm.it/project/sotto-tregua-gaza/

con Marco Baliani, Giuseppe Cederna, Pippo Delbono, Silvia Gallerano, Sandro Lombardi, Andrea Lupo, Licia Maglietta, Anna Nogara, Maria Grazia Mandruzzato

alcune ragioni (da cb)

Perché, invece di stampare l’Ulisse di Joyce su carta (trattamento tipografico), lo si imprime (sempre tipograficamente) su EASTMANCOLOR con la presunzione di averne fatto un film? Perché si impolverano soprammobili noleggiati, avendo a solo scopo dell’operazione l’ingenuità di attribuirsi un passato? Perché ogni realtà “interna” al cinema deve essere a tutta forza giustificata dalla sua equivalenza ad una realtà esterna? Perché la capacità d’un attore è riposta soltanto nella sua facoltà di imitazione? Perché lo spazio deve essere paesaggio e basta? Perché il “colore” è obbligato a uniformarsi alla stupidità della natura? Perché mai la “sequenza” è solo logica? Perché l’arte deve essere la vita? Chi lo ha detto che la vita deve essere “questa vita”?

Carmelo Bene, L’orecchio mancante

da “in girum imus nocte et consumimur igni” / guy debord. 1978

Come li ha trattati duramente il sistema di produzione moderno! Di progresso in progresso, hanno perduto il poco che avevano, e guadagnato ciò che nessuno voleva. Collezionano le miserie e le umiliazioni di tutti i sistemi di sfruttamento del passato; non ne ignorano che la ribellione. Assomigliano molto agli schiavi, perché sono stipati in massa in brutti fabbricati, malsani e lugubri; mal nutriti da una alimentazione contaminata e senza gusto; mal curati nelle loro malattie che si rinnovano di continuo; continuamente e meschinamente sorvegliati; mantenuti in un analfabetismo riadattato e nelle superstizioni spettacolari che corrispondono agli interessi dei loro padroni. Sono trapiantati lontano dalle loro provincie e dai loro quartieri, in un paesaggio nuovo e ostile, secondo le convenienze concentrazionarie dell’industria presente. Non sono che cifre entro grafici apparecchiati da imbecilli.

Muoiono in serie sulle strade, ad ogni epidemia di influenza, ad ogni ondata di caldo, per ogni errore di coloro che adulterano i loro alimenti, per ogni innovazione tecnica che crei profitto ai molteplici imprenditori di un ambiente di cui essi sono i primi a subire gli inconvenienti. Le loro spaventose condizioni di vita sono la causa della loro degenerazione fisica, intellettuale, mentale. Si parla loro sempre come a dei bambini obbedienti, ai quali è sufficiente dire: «bisogna», ed essi sono subito pronti a crederlo. Ma soprattutto li si tratta come bambini scemi, davanti ai quali barbugliano e delirano decine di specializzazioni paternaliste dell’ultima ora, che fanno loro credere non importa che cosa dicendoglielo non importa come; e, l’indomani, altrettanto bene il contrario.

Separati fra loro a causa della generale perdita di ogni linguaggio adeguato ai fatti, perdita che impedisce loro il benché minimo dialogo; separati dalla loro incessante concorrenza, sempre incalzati dalla frusta nell’ostentato consumo del nulla, e dunque separati da un’invidia insensata e incapace di trovare una qualsivoglia soddisfazione, sono separati perfino dai loro propri figli, che, ancor non è molto, erano la sola proprietà di coloro che non hanno nulla.

[…]

Il loro statuto può essere […] comparato al servaggio, poiché sono legati esclusivamente a un’impresa e al suo buon andamento, benché senza reciprocità in loro favore, e soprattutto poiché sono rigorosamente forzati a risiedere in un unico spazio, la stessa cerchia di abitazioni, uffici, autostrade, vacanze e aeroporti sempre identici.

Ma assomigliano anche ai proletari moderni per l’insicurezza delle loro risorse, che è in contraddizione con la routine programmata delle loro spese, e per il fatto che devono vendersi in un libero mercato senza possedere gli strumenti del loro lavoro, perché hanno, di fatto, bisogno di soldi. Devono comperare delle merci, e si è fatto in modo che non resti loro alcun contatto con nulla che non sia una merce.

Ma dove però la loro situazione economica si apparenta più precisamente al particolare sistema del peonaggio, è in questo, che non si lascia loro nemmeno più il maneggio momentaneo di quei soldi intorno ai quali gira tutta la loro attività. Non possono evidentemente che spenderli, ricevendone in troppo piccola quantità per accumularli, ma in fin dei conti si vedono obbligati a consumare a credito, e gli vien trattenuto dal salario il credito a loro consentito, dal quale si potranno liberare lavorando ancora.

Siccome tutta l’organizzazione della distribuzione dei beni è legata a quella della produzione e dello Stato, si lesina disinvoltamente su tutta la loro razione, di cibo come di spazio, in quantità e in qualità. Così che restando formalmente dei lavoratori e dei consumatori liberi, non possono rivolgersi altrove, perché non c’è posto ove non ci si prenda gioco di loro.

[…]

Il carattere illusorio delle ricchezze che pretende distribuire la società attuale, se non fosse stato riconosciuto in tutti gli altri casi, sarebbe sufficientemente dimostrato per questa sola osservazione, che è la prima volta che un sistema di tirannia mantiene così male i suoi familiari, i suoi esperti, i suoi buffoni. Servitori strapazzati del vuoto, il vuoto li gratifica in moneta con la sua effigie. Detto altrimenti, è la prima volta che dei poveri credono di far parte d’una élite economica malgrado l’evidenza contraria.

https://www.writingshome.com/ebook_files/146277476569317100-97997743.pdf

settembre e ottobre in camera verde: annotazioni e programma

CENTRO CULTURALE LA CAMERA VERDE
…dal 1999…

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IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI
XXIII Rassegna Cinematografica da Camera 2023
II parte

A cura di
Giovanni Andrea Semerano

 
 

1.
L’inquadratura è posta di traverso. Non c’è montaggio, è una lunga sequenza a camera fissa. Si vede una strada, un marciapiede, l’incessante battere della pioggia sull’asfalto. L’inquadratura resta ferma e storta. La pioggia crea grandi pozzanghere. L’audio non c’è. È una ripresa in super 8, in B/N, sono circa tre minuti di pellicola, e solo verso la fine, un’anziana signora completamente bagnata, entra nell’inquadratura di spalle e resta di spalle. Cammina lentamente, dopo qualche passo barcolla fino a scivolare in terra. Quando cade rovinosamente, l’inquadratura continua per un altro minuto circa, la donna resta immobile per terra. Poi la pellicola s’interrompe.
È un cortometraggio strano, dopo averlo visto una certa ansia s’insinua nei pensieri. Un’unica sequenza. Non ci sono titoli, né alcuna indicazione tecnica sulla bobina del super 8. Un Anonimo. Su un foglietto sgualcito dal tempo, c’è scritto, con una macchina da scrivere: “bianco di neve/contro bianco di pietra/sulla montagna/e come chi passò le gole fra erte rupi…”.

2.
Il 23 settembre, a Pisa, si inaugura lo Studio Guerra. Trasferitosi da Milano, riapre sotto l’ombra della torre più unica e straordinaria del globo terrestre! Come a Milano, sarà uno spazio che vivrà di mostre, concerti, incontri, presentazioni di libri, proiezioni…e altro. Con il contributo prezioso di Ondavideo di Sandra Lischi. www.matiasguerra.com.
La Stanza riapre il 27 settembre con Truffaut, Murnau e una due giorni per Roberto Rossellini con il film L’età del ferro diretto dal figlio Renzo. E il documentario di Carlo Tuzii e Silvia D’Amico Bendicò, Numero Uno Roberto Rossellini immagini inedite di un maestro del cinema, che con estrema tenerezza filmano un ritratto di Roberto Rossellini a pochi mesi dalla scomparsa. Nel mese di ottobre una autentica CAMERA-MEKAS. E gli omaggi a Jean Vigo e a Maya Deren.

3.
[ continua qui: https://slowforward.files.wordpress.com/2023/09/la-camera-verde-programma-settembre-ottobre-2023.pdf ]

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Giovanni Cozzani a Piane di Bronzo (Tuscania), in “Gelsomina”. Fotografia di Luigi Francini

schegge di utopia. il cinema underground italiano. ritratto di alberto grifi / paolo brunatto. 2004

Schegge di utopia – L’underground Cinematografico Italiano questo sconosciuto – 12 Puntate di 45′ l’una – Ritratto di 12 autori:

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