Archivi tag: Liberazione

Roma, 30 maggio / 1 giugno: Festival della memoria e della Liberazione

intervista audio a cura di Federico Raponi: https://tuttascena1.wordpress.com/2024/05/24/la-resistente-festival-della-memoria-e-della-liberazione-2-edizione/

il 25 aprile della partigiana luciana romoli: “mi sono ribellata al fascismo a 8 anni”

Il 25 aprile della Partigiana Luciana Romoli: “Mi sono ribellata al fascismo a 8 anni”

continua su:
https://www.fanpage.it/roma/25-aprile-a-roma-sfregio-alla-lapide-di-forte-bravetta-partigiano-stupratore-assassino/

un video di ricostruzione e memoria: assolutamente da ascoltare

_

oggi alle 15:00, all’archivio di stato di roma: “occupazione e resistenza: roma 1943-44. storie e documenti”

OGGI, mercoledì 31 maggio 2023 alle ore 15:00 sarà inaugurata nella sala Alessandrina dell’Archivio di Stato di Roma, corso Rinascimento 40, la mostra OCCUPAZIONE E RESISTENZA: ROMA 1943-1944. STORIE E DOCUMENTI, frutto della collaborazione tra l’Archivio di Stato di Roma e il Museo storico della Liberazione.
La mostra ripercorre i nove mesi dell’occupazione attraverso documenti poco noti conservati dai due Istituti.

Il percorso espositivo si articola in sei tematiche: “Roma divisa”, “Rastrellamenti”, “Delazione”, “Stampa clandestina”, “Azioni partigiane e repressione” e “Partigiani”. Una sezione specifica è dedicata all’eccidio delle Fosse Ardeatine, con il contributo documentario del progetto ViBiA (Virtual Biographical Archive – Fosse Ardeatine).

Contestualmente si svolgerà un incontro di studio, dalle ore 15:30 alle 17:00, sulle fonti documentarie conservate nei due Istituti e sul progetto ViBiA, realizzato dal Museo storico della Liberazione con l’Università degli studi di Roma Tor Vergata.
Interverranno Antonio Parisella, presidente del Museo storico della Liberazione, Luca Saletti, tra i curatori della mostra, Alessia Glielmi, responsabile dell’archivio del Museo storico della Liberazione.
Modera Michele Di Sivo, direttore dell’Archivio di Stato di Roma.
Concluderà Micaela Procaccia, componente del Consiglio direttivo del Museo storico della
Liberazione.
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 9 giugno e riaprirà dal 7 settembre, per l’ottantesimo anniversario dell’occupazione di Roma, e potrà essere visitata fino all’8 ottobre 2023.

Per informazioni: as-rm.mostre@cultura.gov.it
Prenotazioni per le scuole: as-rm.didattica@cultura.gov.it
Sito web: https://www.archiviodistatoroma.beniculturali.it

Comunicato stampa:
https://slowforward.files.wordpress.com/2023/05/comunicato-stampa-resistenza_230526_142812.pdf

luglio ’60 / carlo bordini

Nel 1960 ci fu un tentativo di instaurare in Italia un governo di destra, il governo Tambroni. Era un monocolore democristiano appoggiato dai neo fascisti dell’MSI. Questo governo voleva essere una risposta a una ripresa operaia che era cominciata in Italia nell’anno precedente, e che si esprimeva in una forte ripresa degli scioperi dopo gli anni bui del dopoguerra.

Il governo Tambroni si caratterizzò subito per provvedimenti illiberali (divieto di alcune manifestazioni e di alcuni comizi) e in questo clima fu permesso ai neofascisti, che si erano ricostituiti in partito da poco, di tenere un loro congresso a Genova.

Ora, Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, era una città antifascista sul serio. C’erano ancora i partigiani che quindici anni prima avevano cacciato i tedeschi dalla città. Si fece una grande manifestazione a cui parteciparono partigiani, portuali e la base del partito comunista. La polizia cercò di disperdere la manifestazione e ne nacque una grande battaglia in cui i portuali, gente molto dura, sconfissero nettamente la polizia. Molti poliziotti furono feriti e a molti di loro furono sottratte le armi. Questo avvenne il 30 giugno. La sera di quel giorno i partigiani tornarono ad accamparsi in montagna, nelle colline intorno a Genova, e accesero fuochi che si vedevano dalla città. Da questo episodio nacque l’insurrezione del Luglio 60.

Vi furono manifestazioni in tutta Italia. La polizia sparò e uccise diversi manifestanti. A Roma i partigiani furono caricati dalla polizia a cavallo. L’insurrezione si propagò da città a città, da notizia a notizia. Dopo alcuni giorni i sindacati indissero uno sciopero generale. Il governo Tambroni si dimise e da allora cominciò in Italia la lunga serie dei governi di centrosinistra che bene o male dettero all’Italia una democrazia più o meno normale.

Si tratta dunque di un episodio fondamentale nella storia recente italiana. Se non ci fosse stata la reazione di Luglio 60 la storia sarebbe stata molto diversa: l’Italia sarebbe tornata a una forma di fascismo strisciante e mascherato. I nuovi governi di centro sinistra non fecero miracoli, ma nazionalizzarono l’energia elettrica, fecero una riforma agraria che portò alla scomparsa della mezzadria e alla formazione di una vasta piccola proprietà contadina. Le lotte sindacali e politiche si svilupparono in un clima relativamente permissivo.

Luglio 60 non fu organizzato dal Partito Comunista. Nacque spontaneamente e si diffuse spontaneamente. Vi partecipò la base del PCI, ma il partito non prese mai una posizione netta. Non diresse le lotte. I giornali del PCI facevano articoli di fuoco che suscitavano la rabbia e l’indignazione, ma non davano indicazioni di lotta. La gente si riuniva, discuteva e partecipava.

Il PCI fece molta retorica sui “giovani dalla maglietta a strisce” che avevano partecipato a Luglio ’60 e salvato la democrazia, ma pian piano la cosa venne dimenticata. Nessuno ne parlò più. Nessuno si riferì più a quel periodo. Oggi nessuno ne sa nulla.

Luglio ’60 non diventò un punto di riferimento per nessuna forza politica. Non se ne parlò più, né per esaltarlo né per esecrarlo. Credo che questo dipenda dal fatto che fu un movimento che sfuggì di mano a tutti, e che potrebbe diventare un esempio pericoloso. Fu utilizzato e messo in disparte: sarebbe invece opportuno, oggi, ricordarne l’esistenza.

Post scriptum. Quando questo avvenne io avevo 22 anni. Non ho nulla da cambiare a quanto ho scritto, ma voglio aggiungere una considerazione: se non ci fosse stata la sinistra democristiana, che si alleò coi socialisti, e formò il centro-sinistra, l’esito della vicenda sarebbe stato diverso.

* * *

[da una mail circolare, con fotografie, di Carlo Bordini, 1 agosto 2018]