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[r] _ rinascono i pompieri | ovvero: va bene non ereditare l’anarchia, ma addirittura entrare in seminario… / differx. 2021

Diciamo che quando nel 2002-2004 io e altri abbiamo iniziato a pubblicare alcune cose, e nel 2005-2007 (anche con Roberto Cavallera e Riccardo Cavallo) abbiamo moltiplicato i blog di materiali sperimentali, nel 2006 fondato gammm, e nel 2009 pubblicato Prosa in prosa, eccetera, insomma, ecco, è un po’ come se avessimo rovesciato non pochissimi altari (e altarini) delle iconiche & malinconiche vecchie buffe divinità pretesche del mainstream letterario. Non voglio certo dire che la scossa sia stata superiore al settimo grado della scala Balestrini, ma parecchie suppellettili sono pur cadute; e qualche natica ha poco onorevolmente smarrito la cadrega, picchiando il morbido e l’osso sull’assito della scena.

Tranquilli però: i draghetti Grisù della Letteratura Come si Deve si sono allertati subito. È da dopo il 1961-63, con le mazzate che presero per circa un decennio, che vescovi e prelati della pettinatissima ortodossia della poesia da scaffale hanno approntato le loro Stay Behind, introiettato gladiette, accademiche o extra. Del resto la distribuzione è loro (di chi li ospita, meglio), e dalle librerie tutti gli eslege sono stati ramazzati via nell’ultimo ventennio. Quindi?

Quindi ciò che si vede e legge in giro negli ultimi anni, diciamo dopo il primo decennio del secolo novo, ciò che si pubblica o si mette in rete e che rispettosamente ascolto (iuxta akusmatica principia) e osservo, quando mi lascia esterrefatto di solito ha due caratteristiche: o riprende il mainstream medesimo esattamente dove questo (non) si era interrotto, ossia all’altezza degli egotismi confessional degli anni Settanta-Ottanta, serenamente proseguiti senza intoppi grazie all’editoria e distribuzione generaliste di cui sopra; o – pur riallacciandosi contenutisticamente alle tradizioni fuorilegge degli anni Settanta e precedenti – salta a piè pari gli anni Zero,  si cancella il sorriso dalla faccia, e anzi olia e rimette in sesto i medesimi altari leggii moccoli paramenti libri e insomma tutti gli aggeggi sacri che (facendo leva proprio su una tradizione della ricerca letteraria assorbita da un generoso secondo Novecento) noi avevamo invece smontato, ironizzato, sovrascritto, coperto di spray, con l’idea non di buttarli ma di predarli, rifunzionalizzarli, e – certo – cancellarne alcuni, facendo e inventando (sempre noi) altro.

§

Praticamente dal 1961, minuto più minuto meno, chi – in gruppo o isolato – ci ha preceduto nella sperimentazione ha iniziato a sgangherare quei turiboli e scolarsi il vino del prete, e la mia generazione poi (con l’ondivago appoggio di quella di mezzo) ha continuato l’opera, … per vedere infine cosa? Per arrivare a vedere – oggi 2021 – tanti giovani e giovanissimi riprendere quei medesimi turiboli e calici, assumerli alla lettera, e ricelebrare la messa tale e quale. Riaprendo non (solo) il confessional ma – direttamente o indirettamente – i confessionali.

Mi prendo giusto cinque minuti di sconforto e poi ci rifletto su. Intanto vado un attimo ad aprire la porta alla depressione, che bussa.

A dopo.

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storia-lampo della prima serie della collana ‘chapbooks’, edizioni arcipelago (milano, 2005-2015)

Nel 2005 nasce la collana ChapBooks, curata da Gherardo Bortolotti e Michele Zaffarano per le edizioni Arcipelago, di Milano, dirette da Luciano Duò. Questi i titoli stampati:

01. Marte ha bisogno di terroristi, di K. Silem Mohammad
02. 62 unità di prosa scritte da malato, di Rodrigo Toscano
03. Scusi, la strada per Pondicherry?, di Jean-Michel Espitallier
04. Davy Crocket o Billy the Kid avranno sempre un po’ di coraggio, di Olivier Cadiot
05. Numeri primi, di Marco Giovenale
06. Quello che si vede, di Andrea Inglese
07. Ma ci posso campare?, di Jeff Derksen
08. 7 anacronismi, di Christophe Tarkos
09. Nuovo paesaggio italiano, di Alessandro Broggi
10. SLM, di Roberto Cavallera
11. Alfabeto provvisorio delle cose, di Adriano Padua
12. Il canto secolare per un nomarca, di Emmanuel Hocquard
13. Plasma, di Barrett Watten
14. I cani dello Chott el-Jerid, di Andrea Raos
15. Voci di seconda fase, di Giulio Marzaioli
16. Bozza 111: arte povera, di Rachel Blau Duplessis
17. La foresta dei vantaggi, di Nathalie Quintane
18. La lunga impazienza, di Elisa Davoglio
19. Il secondo nome, di Mariangela Guatteri
20. Un pensiero è la sposa di cosa pensare, di Lyn Hejinian
21. Simmetrie degli spazi vuoti, di Mariasole Ariot
22
Manuale di ingegneria domestica, di Simona Menicocci

23. Costruzione di un animale, di Mario Corticelli
24. Come un [contro-soggetto] musicale, di Jean-Marie Gleize
25. Todestrieb, di Michele Zaffarano
26. Ritagli, di Bob Perelman
27. Angolo di imbardata IV, di Ben Lerner

La collana avviata nel 2005 presso Arcipelago (Milano) si interrompe nel 2015 in considerazione della cessazione dell’attività della casa editrice. Ma riprende le pubblicazioni con TIC (Roma) nel 2018, diversificandosi in ChapBooks e UltraChapbooks, oltre a dar vita alla parallela collana di critica letteraria Gli alberi.

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Qui una versione rivista del testo di presentazione comparso su NazioneIndiana nel 2006:

Si tratta di piccoli libretti con testo a fronte, a basso prezzo, che presentano ognuno un testo di un autore straniero inedito in Italia. Mohammad e Toscano sono statunitensi, Espitallier, Cadiot e Tarkos francesi, Derksen canadese.
Alla base della collana c’è, principalmente, una curiosità personale. La voglia, ma forse anche il bisogno, di sapere che cosa succede in giro. C’è anche, però, il sospetto che, fuori dall’Italia, stiano succedendo molte cose che può essere interessante conoscere, fosse solo per una presa visione, per un aggiornamento sullo stato dell’arte.
Gli autori che presentiamo, in questo senso, non sono tanto il frutto di una ricerca sistematica, di uno studio più o meno approfondito di scene letterarie complesse e ricche di un dibattito critico e poetico le cui diverse fasi, in Italia, sono in gran parte ignote. Non lo sono in quanto non è quello dello studioso il ruolo che potremmo o vorremmo ricoprire. Gli autori (e gli altri, anche italiani, che li seguono e seguiranno se l’impresa della collana riuscirà a proseguire), sono per noi degli incontri fortunati, delle esperienze con cui confrontarci a partire dalle nostre esperienze, dalle nostre esigenze di autori e di lettori.
Nei nostri testi, ci siamo trovati a lavorare con alcuni strumenti e ci siamo chiesti chi si muoveva allo stesso modo, o magari in modi diversi a partire, però, da quegli stessi strumenti. Le nostre esigenze formali erano, insomma, quelle di misurarci con una letteratura di ricerca di respiro internazionale, con un lavoro sulla poesia anti-lirica (per usare un espressione forse troppo comoda, in effetti), con un uso, per esempio, della prosa o di materiale testuale preesistente. Tutto questo in vista di una letteratura che basasse le sue retoriche non sul riconoscimento dei “tratti poetici” di un testo (che ci dovrebbe riportare “poeticamente” il mondo) ma sull’esposizione dell’evidenza del testo stesso, della sua natura di aggregato, di installazione su pagina delle parole, e di senso “soggettivo” nel mondo.
Ci siamo rivolti all’estero non tanto per una presa di posizione o per un qualche provincialismo anti-italiano, ovviamente, ma per pura curiosità, per sapere come apparivano il testo e la letteratura da altre regioni del capitalismo neoliberista, della globalizzazione, della crisi del post-colonialismo. Perché sapevamo che molti stavano lavorando altrove e che quei molti non erano irraggiungibili.
A conti fatti, allora, per ora, abbiamo incontrato i testi che siamo riusciti a tradurre e pubblicare. Mohammad, ad esempio, che scansiona la rete attraverso i motori di ricerca, provocandola, per così dire, con stringhe di ricerca che la fanno coagulare in porzioni di testi, raccolte poi in pezzi costruiti sull’elenco come grande figura generale, che sostituisce la struttura dei versi, delle forme canoniche. Toscano, che lavora in modo simile, trovando nello scheletro sintattico, nelle costruzioni grammaticali che compongono le frasi, i periodi, una specie di nozione d’ordine per un materiale culturale diversissimo, pulviscolare, centrifugo. Espitallier, che con una visione ludica del testo sembra quasi fornirci una facile soluzione al problema del produrre senso, del leggere, dello scrivere, ma che in verità, di nuovo grazie all’elenco, all’accumulazione, disfa i nostri progetti di intelligenza a buon mercato. Cadiot, che riprende una sorta di spirito narrativo, appellandosi anche all’immediatezza dell’immaginario popolare, che corrode sottilmente, puntando sulla grammatica, sulle assenze nell’albero sintattico, per mostrarcene i chiaroscuri, per farci vedere come alla base di ogni nostra distrazione, ci siano le regole di buona (?) costruzione delle frasi.

[ G.B. e M.Z. ]

*
I volumetti della prima serie sono praticamente tutti esauriti, ma se ne può trovare ancora qualcuno presso TIC, in via Bertani 9, a Roma.

Ovviamente, una ricerca su OPAC/SBN permette di trovare quali sono leggibili in biblioteca, e dove.

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altri nomi per altre scritture: due interventi recenti, anche su academia

Due interventi recenti (uno relativamente vicino) ho pensato fosse utile inserirli anche in Academia. Non essendo uno studioso ‘incardinato’, anzi tenendomi ben lontano dall’università, posso permettermi di inserire anche dei ‘draft’ incompleti (perfino giocosi, in qualche caso).

Cfr. https://uniroma1.academia.edu/MarcoGiovenale/Drafts (con bonus track su Bordini)

due interventi recenti di Marco Giovenale su Academia.edu

Fin dall’inizio del Novecento, se non da prima, si sono attestati altri nomi, e prima ancora altre forme, ad affiancare o francamente sostituire il vocabolo “poesia”. Dalle “epifanie” joyciane, dalle infinite escursioni verbali e verbovisive di Emilio Villa, fino alle prose in prosa francesi e italiane, il percorso è costellato di ‘entità’ scritte che sembrano scavalcare e beffare le divisioni in generi letterari, e non semplicemente allargare il contenitore poesia, ma uscirne completamente e – si direbbe – definitivamente, lasciando a chi resta (nel contenitore) di baloccarsi con versi, rime e ritmi.

*
I due testi sono disponibili anche su archive.org:

https://archive.org/details/nioques-frisbees-e-altre-deviazioni

https://archive.org/details/poesia-non-morta

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veroniche / roberto cavallera. 1997-…

roberto cavallera : veroniche (veronicas)* (acrylic paint on panel)

(1997 – )

images from magazines, newspapers, books, and anonymous photographs, have been photocopied, manually transferred on a panel and finally painted. the identity of each portrayed subject is denied. what we see is the simple image of a human being deprived of his biography, his history. what i try to stress out is the formal and emotional values of each portrait. the pictorial intervention on the trace leaved by the photostatic process intends to maintain a remote contact with the reality of the portrayed subjects

https://archive.org/details/v1805a/v03-7%20-%202003.jpg

ma no, ma no, ma ni, non è morta, la poesia, su

Man Ray, Paris, mai, 1924

coraggio, editorialisti e notillatori, in rete e fuori, non prendete per forza alla lettera la grigiorosea parola postpoesia: non v’impauri, campioni.

la poesia non defunse, anzi della sua viridescente vis voi siete – è fama – i promoter più scafati e, mi si consenta, fichi.

è stagione, tuttavia, che dai vostri castelli vitivinicolmente muniti oscilliate il benigno capo a far sonare il sì, a testimoniare – intendo – che nelle vostre medesime letture tante tante volte v’è occorso di non incontrare il vocabolo che amate, ossia la non-morta poesì (avvezza a resurgere ogni minuto), bensì qualche altro lemma, diverso, divergente, che magari con la suddetta non aveva accidente alcuno da spartire. (obstupescit reader).

facendo mente locale:

epiphanies (James Joyce 1900-1904), tender buttons (Gertrude Stein 1914), tropismes (Nathalie Sarraute 1939), notes (Marcel Duchamp, pubbl. post. 1980), nioques (Francis Ponge 1983, Jean-Marie Gleize), proêmes (Ponge), textes pour rien (Samuel Beckett), antéfixes o dépôts de savoir & de technique (Denis Roche), descrizioni in atto (Roberto Roversi), verbotetture (Arrigo Lora Totino 1966), bricolages (Renato Pedio), domande a risposta multipla (John Ashbery; e cfr. Alejandro Zambra, nel nostro secolo), mobiles o boomerangs (Michel Butor), visas (Vittorio Reta), postkarten (Edoardo Sanguineti 1978), sentences (Robert Grenier 1978), subtotals (Gregory Burnham), films (Corrado Costa), schizografie (Gian Paolo Roffi), drafts (Rachel Blau DuPlessis), esercizi ed epigrammi (Elio Pagliarani), frisbees (Giulia Niccolai), anachronismes (Christophe Tarkos), remarques (Nathalie Quintane), ricognizioni (Riccardo Cavallo), anatre di ghiaccio (Mariano Bàino), lettere nere (Andrea Raos), linee (Florinda Fusco), ossidiane e endoglosse e microtensori e “installances” (Marco Giovenale 2001, 2004, 2010, 2010), tracce (Gherardo Bortolotti 2005), prati (Andrea Inglese), diphasic rumors (Jon Leon 2008), united automations (Roberto Cavallera 2012), paragrafi (Michele Zaffarano 2014), incidents (Luc Bénazet 2018), sentences (Cia Rinne 2019), defixiones (Daniele Poletti),  avventure minime (Alessandro Broggi), développements (Jérôme Game), conglomerati (Andrea Zanzotto), saturazioni (Simona Menicocci), nughette (Leonardo Canella), sinapsi (Marilina Ciaco), dottrine (Pasquale Polidori), disordini (Fiammetta Cirilli), spostamenti (Carlo Sperduti), spore (Antonio F. Perozzi). E aggiungerei le frecce di Milli Graffi.

veh, quante cose si posson leggere gioendo, senza per questo ammazzare la P maiuscola. come dite? ciò purtuttavia vi noia?

ah ma ecco allora perché Emilio Villa così parsimoniosamente o punto pregiate, e v’irrita.

invece che poesie ha scritto “cause”, “variazioni”, “attributi”, “phrenodiae”, “méditations courtes”, “videogrammi”, “letanie”, “sibille”, “trous”, “labirinti”, “tarocchi”, … tutte forme disperse come, già nel 1949, i suoi “sassi nel Tevere”.

è una litofobia, la vostra, ora intendo.

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rinascono i pompieri | ovvero: va bene non ereditare l’anarchia, ma addirittura entrare in seminario… / differx. 2021

Diciamo che quando nel 2002-2004 io e altri abbiamo iniziato a pubblicare alcune cose, e nel 2005-2007 (anche con Roberto Cavallera e Riccardo Cavallo) abbiamo moltiplicato i blog di materiali sperimentali, nel 2006 fondato gammm, e nel 2009 pubblicato Prosa in prosa, eccetera, insomma, ecco, è un po’ come se avessimo rovesciato non pochissimi altari (e altarini) delle iconiche & malinconiche vecchie buffe divinità pretesche del mainstream letterario. Non voglio certo dire che la scossa sia stata superiore al settimo grado della scala Balestrini, ma parecchie suppellettili sono pur cadute; e qualche natica ha poco onorevolmente smarrito la cadrega, picchiando il morbido e l’osso sull’assito della scena.

Tranquilli però: i draghetti Grisù della Letteratura Come si Deve si sono allertati subito. È da dopo il 1961-63, con le mazzate che presero per circa un decennio, che vescovi e prelati della pettinatissima ortodossia della poesia da scaffale hanno approntato le loro Stay Behind, introiettato gladiette, accademiche o extra. Del resto la distribuzione è loro (di chi li ospita, meglio), e dalle librerie tutti gli eslege sono stati ramazzati via nell’ultimo ventennio. Quindi?

Quindi ciò che si vede e legge in giro negli ultimi anni, diciamo dopo il primo decennio del secolo novo, ciò che si pubblica o si mette in rete e che rispettosamente ascolto (iuxta akusmatica principia) e osservo, quando mi lascia esterrefatto di solito ha due caratteristiche: o riprende il mainstream medesimo esattamente dove questo (non) si era interrotto, ossia all’altezza degli egotismi confessional degli anni Settanta-Ottanta, serenamente proseguiti senza intoppi grazie all’editoria e distribuzione generaliste di cui sopra; o – pur riallacciandosi contenutisticamente alle tradizioni fuorilegge degli anni Settanta e precedenti – salta a piè pari gli anni Zero,  si cancella il sorriso dalla faccia, e anzi olia e rimette in sesto i medesimi altari leggii moccoli paramenti libri e insomma tutti gli aggeggi sacri che (facendo leva proprio su una tradizione della ricerca letteraria assorbita da un generoso secondo Novecento) noi avevamo invece smontato, ironizzato, sovrascritto, coperto di spray, con l’idea non di buttarli ma di predarli, rifunzionalizzarli, e – certo – cancellarne alcuni, facendo e inventando (sempre noi) altro.

§

Praticamente dal 1961, minuto più minuto meno, chi – in gruppo o isolato – ci ha preceduto nella sperimentazione ha iniziato a sgangherare quei turiboli e scolarsi il vino del prete, e la mia generazione poi (con l’ondivago appoggio di quella di mezzo) ha continuato l’opera, … per vedere infine cosa? Per arrivare a vedere – oggi 2021 – tanti giovani e giovanissimi riprendere quei medesimi turiboli e calici, assumerli alla lettera, e ricelebrare la messa tale e quale. Riaprendo non (solo) il confessional ma – direttamente o indirettamente – i confessionali.

Mi prendo giusto cinque minuti di sconforto e poi ci rifletto su. Intanto vado un attimo ad aprire la porta alla depressione, che bussa.

A dopo.

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nioques, frisbees e altre deviazioni / differx. 2021

un cenno ai frisbees, di Giulia Niccolai, è anche nel microsaggio che ho dedicato a Carlo Bordini nel n. 76 del “verri” (giugno 2021).
in quella sede ma anche altrove cerco — come sempre — di spostare la riflessione nella direzione del post che si vede qui di seguito:
https://slowforward.net/2021/06/22/una-nota-di-jean-marie-gleize-a-margine-di-una-recente-lettura-al-cipm/

quando si parla di postpoésie ci si può innanzitutto porre all’esterno del rigido circo dei generi letterari; e inoltre risulta del tutto legittimo parlare di qualcosa che implica e assume non soltanto altri abiti, forme, inflessioni, dimensioni, profili, ma infine identità: altri nomi. e idiomi. (si può e forse si deve dire che la dimensione idiomatica qui sopravanza tutte le altre).

quali sono questi altri nomi? questi oggetti verbali non identificati?

(non dico “nuovi”, dico “altri”). (anche se in Italia tutto sembra voler manifestarsi come nuovo, perché perfino la DC ha fatto in tempo a morire ma le forme dell’assertività letteraria ancora reggono).

epiphanies (James Joyce 1900-1904), tender buttons (Gertrude Stein 1914), tropismes (Nathalie Sarraute 1939), notes (Marcel Duchamp, pubbl. post. 1980), nioques (Francis Ponge 1983, Jean-Marie Gleize), proêmes (Ponge), textes pour rien (Samuel Beckett), antéfixes o dépôts de savoir & de technique (Denis Roche), descrizioni in atto (Roberto Roversi), verbotetture (Arrigo Lora Totino 1966), bricolages (Renato Pedio), domande a risposta multipla (John Ashbery; e cfr. Alejandro Zambra, nel nostro secolo), mobiles o boomerangs (Michel Butor), visas (Vittorio Reta), postkarten (Edoardo Sanguineti 1978), sentences (Robert Grenier 1978), subtotals (Gregory Burnham), films (Corrado Costa), schizografie (Gian Paolo Roffi), drafts (Rachel Blau DuPlessis), esercizi ed epigrammi (Elio Pagliarani), frisbees (Giulia Niccolai), anachronismes (Christophe Tarkos), remarques (Nathalie Quintane), ricognizioni (Riccardo Cavallo), anatre di ghiaccio (Mariano Bàino), lettere nere (Andrea Raos), linee (Florinda Fusco), ossidiane e endoglosse e microtensori e “installances” (Marco Giovenale 2001, 2004, 2010, 2010), tracce (Gherardo Bortolotti 2005), prati (Andrea Inglese), diphasic rumors (Jon Leon 2008), united automations (Roberto Cavallera 2012), paragrafi (Michele Zaffarano 2014), incidents (Luc Bénazet 2018), sentences (Cia Rinne 2019), defixiones (Daniele Poletti),  avventure minime (Alessandro Broggi), développements (Jérôme Game), conglomerati (Andrea Zanzotto), saturazioni (Simona Menicocci), nughette (Leonardo Canella), sinapsi (Marilina Ciaco), dottrine (Pasquale Polidori), disordini (Fiammetta Cirilli), spostamenti (Carlo Sperduti), spore (Antonio F. Perozzi). E aggiungerei le frecce di Milli Graffi.

senza contare le infinite modalità (perlopiù elencative) messe su pagina da Perec (le cartoline e le passeggiate raccolte nell’Infra-ordinaire, o le stringhe di Je me souviens). durante una conversazione, tempo fa Luigi Magno ha suggerito di pensare alle stesse cancellature di Isgrò come a dispositivi di questo tipo, oltretutto in forma di ponte fra la scrittura e l’arte. per tacere, in tal senso, delle innumerevoli soluzioni disseminate nel tempo da Emilio Villa: “cause”, “variazioni”, “madrigali”, “attributi”, “phrenodiae”, “méditations courtes”, “videogrammi”, “letanie”, “sibille”, “trous”, “labirinti”, “tarocchi”, … (tutte forme disperse come, già nel 1949, “i sassi nel Tevere”).

il volantino per oggi, 5 settembre, piazza sonnino, roma: scatola sonora di gammm.org (in collaborazione con il teatroinscatola)

leggete, scaricate, stampate, diffondete:


download pdf:
slowforward.files.wordpress.com/2020/09/gammm-scatola-sonora-teatroinscatola-5-set-2020_-bn.pdf

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(Videointervista a Marco Giovenale sulla SCATOLA SONORA di GAMMM.org : https://video.corriere.it/di-la-fiume-ultimo-week-end-festival/571453da-ed87-11ea-b7a7-558c0458760a)
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roma, 5 settembre, la scatola sonora di gammm, seconda installazione

A Roma, nel contesto del festival Di là dal fiume* (III edizione, 2020, eventi a ingresso gratuito dal 23 agosto al 6 settembre), il Teatroinscatola, in collaborazione con GAMMM, propone – fra altre iniziative – una SCATOLA SONORA fatta di materiali testuali registrati, che vengono mandati in loop, per due pomeriggi/sere, due sabati consecutivi, il 29 agosto e il 5 settembre, dalle 18 alle 23 circa, al centro di piazza Sonnino, a Trastevere, davanti al cinema Reale. L’installazione, attraverso un meccanismo particolare, ‘vampirizza’ & trasforma un’edicola turistica (dismessa) del Comune in un vero e proprio amplificatore, felicemente vibrante per gli audio di alcuni autori di scritture di ricerca, legati al sito gammm.org. Autori che – in particolare – abbiano pubblicato propri materiali sul sito oppure nella rubrica ‘gammmatica’, all’interno della rivista “l’immaginazione”.

IL PRIMO SABATO, 29 agosto, ha visto succedersi materiali sonori di (in ordine di apparizione): Mariangela Guatteri, Manuel Micaletto, Gherardo Bortolotti, Luca Zanini, Eva Macali e Aimèe Portioli, Vincenzo Ostuni, Renata Morresi, Mario Corticelli, Andrea Inglese, Alberto D’Amico, Alessandro Broggi e Gianluca Codeghini, Jennifer Scappettone, Claudio Salvi, Giulia Felderer, Fabio Lapiana, Silvia Tripodi, Isacco Boldini, Christophe Tarkos (tradotto e) letto da M.Zaffarano, Giorgia Romagnoli, Niccolò Furri, Michele Zaffarano.

IL SECONDO SABATO, 5 settembre, includerà testi di (in ordine alfabetico):
Isacco Boldini, Gherardo Bortolotti, Alessandro Broggi e Gianluca Codeghini, Roberto Cavallera, Fiammetta Cirilli, Mario Corticelli, Elisa Davoglio, Niccolò Furri, Marco Giovenale, Mariangela Guatteri, Andrea Inglese, Giulio Marzaioli, Manuel Micaletto, Renata Morresi, Vincenzo Ostuni, Adriano Padua, Andrea Raos, Giorgia Romagnoli, Jennifer Scappettone, Christophe Tarkos (tradotto e) letto da M. Zaffarano, Silvia Tripodi, Michele Zaffarano, Luca Zanini.

La natura puramente installativa dell’operazione è sottolineata dall’assenza, come detto, di reading classici, lettori presenti, azione performativa, retorica ossia spettacolo del poetese o dell’anti-poetese: qui semmai si capovolge, di fatto, la centralità e interezza del corpo e dell’ego dell’autore, facendo emergere ma non esplodere quell’altro scandaloso lato o margine e comunque frammento di fisicità (o alterità) che è la voce, in questo caso integralmente scoperta, sola e quasi senza origine, a servizio del testo come flusso verbale, in uno stato che di fatto non è più la solida griglia tipografica della pagina, ma nemmeno una pura liquidità, una captatio di ritmi e richiami facili allo spettatore. Lo spettatore può essere distratto, nessuno gliene fa una colpa.

EVENTO FACEBOOK:
facebook.com/events/1048100472304401/ … anche se:

Un’installazione testuale non è propriamente un ‘evento’, nel senso spettacolare, non è una performance. Anzi per certi aspetti è l’esatto opposto. Si tratta di un flusso verbale che può essere apprezzato sia con l’attenzione dello spettatore, sia con la distrazione del passante, sia con l’intermittenza del curioso che magari girovaga qua e là e ogni tanto torna ad ascoltare.

In particolare, non è un’occasione conviviale, anche se può diventarlo. Come i testi che la compongono sono nati fuori della religione dell’arte e del testo, e anzi come pagine di post-poesia, così l’installazione in sé non è né un luogo di culto da visitare in punta di piedi, né un attrattore o magnete comunitario. “Gli oggetti che [vi] compaiono non hanno niente a che fare con una comunità e non possono formarne una, possono semplicemente urtare (contro) le sensibilità altrui spostando gli assi della stessa percezione in forme e modi che chi scrive comunque in ogni caso non prevede, non conosce” (https://slowforward.net/2020/09/01/meglio-non-saprei-dire-strappi-e-disfunzioni-e-tensioni-verso-lesterno/).

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[ * Il progetto Di là dal fiume è vincitore dell’Avviso Pubblico ESTATE ROMANA 2020-2021-2022 e fa parte di ROMARAMA 2020, il palinsesto culturale promosso da Roma Capitale ]

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http://www.theindependentproject.it/events/gammm-scatola-sonora-in-collaborazione-con-il-teatroinscatola-seconda-installazione/

“una semplice”, di mg = differx (2010)

2010, compostxt = Roberto Cavallera ospita “una semplice”.
again: thx from the heart
(https://slowforward.net/2020/04/25/una-semplice-ha-dieci-anni/)

@ compostxt/issu:
https://issuu.com/compostxt/docs/marco_giovenale__una_semplice5

pdf liberamente scaricabile da slowforward:
https://slowforward.files.wordpress.com/2020/08/marco-giovenale_-una-semplice-compostxt-2010.pdf

new links for some differxhost files | nuovi link per alcuni file differxhost

Because of a system crash in the issuu account of differxhost, I’ve re-uploaded the files @ archive.org and slowforward. Here are the new links:
(Per via di un crash di sistema nell’account issuu di differxhost, ho ricaricato i file in archive.org e su slowforward. Qui i nuovi link):

01__Roberto Cavallera__Stanza e altro__2010 and/or pdf file @ slowforward
02__Michele Marinelli__Grandi notizie__2010 
and/or pdf file @ slowforward
03__Luca Zanini__Rash__2010 
and/or pdf file @ slowforward
04__Mariangela Guàtteri__Nuovo soggettario__2011 and/or pdf file @ slowforward

WITH A NEW ENTRY
(con una nuova pubblicazione):

05__Jim Leftwich__tape transfer__2014 and/or pdf file @ slowforward
(&: http://differx.blogspot.it/2014/05/jleftwich-tape-transfer-2006-diyfferx.html)

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I’ve also updated the DIFFERX main (index) page:
take a look at http://slowforward.wordpress.com/2011/11/01/differx/

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