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esce “6070”, sugli anni sessanta e settanta, appunto: qualche appunto

space invaders
Circa dieci anni fa ho scritto un testo, “6070”, per spiegare o meglio spiegarmi alcune cose e coordinate, latitudini della percezione, longitudini delle scritture, o viceversa, che mi parevano e mi paiono legate a un decennio particolare, quello che va – precisamente – da metà anni Sessanta a metà Settanta.

Lo scritto non era mai uscito fino ad ora. Certo, è e resta incompleto, criticabile, probabilmente parziale anche nella seconda accezione del termine. E si interrompe bruscamente.

Alla fine ne ho parlato con gli amici di OperaViva, e ora si può leggere qui: https://operavivamagazine.org/6070-2/. Migliori interlocutori non penso avrei potuto avere.

Forse non condivido più l’imp(r)udenza delle mie premesse, ma – aggiungo – resto persuaso degli elementi di fondo, linguistici e politici (e di politica del linguaggio), che osservavo e annotavo.

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phonè, delirio. riascolto

Per l’ennesima volta: da riascoltare, rivedere:
https://youtu.be/zhcnHRMXZ94

In incipit la distinzione Tolomeo/Copernico (e la presa d’atto che nonostante tutto, “in vent’anni”, ancora il sistema dominante, anzi unico, almeno in Italia, è quello tolemaico).
Poi la brevissima introduzione di Maurizio Grande, molto precisa nell’enunciare la separazione e incompatibilità tra Io e soggetto. (Più che chiaramente evidente in La voce di Narciso, Il Saggiatore, 1982: cfr. la nota di M.G. riportata nelle Opere, Bompiani, 1995 e 2008 [3], pp.993-994).

Nel video soprattutto riascoltare da 4′ 35”: tutto.

Qui solo un frammento:
“il soggetto è bambino, quindi onnipotente, è un altro fatto (da non confondersi con l’io), che non rappresenta, non vuole conflittualità a teatro, non vuole dialettica non vuole mediare nulla, non vuole educare, ma soprattutto è capace di diseducare. Ecco, ecco l’indisciplina della poesia a teatro”.

responsabilità in editoria


Torno a segnalare questo video, youtu.be/fXeTQ54-Jcg, e gli ottimi interventi di tutti gli interlocutori, per Corrado Costa e per le sue poesie giovanili pubblicate da Argo (https://www.facebook.com/argoesplora/).

Inoltre, per chi fosse interessato, segnalo e sottolineo che nel video, da 38’ 33’’ a 47’ 36’’, stringo il focus dell’attenzione su alcune scelte editoriali del passato, e sul perché una certa storia della poesia contemporanea è andata (dal punto di vista appunto editoriale/distributivo) in un certo modo e non in un altro.

Non credendo alla Provvidenza, ho ancora idea che a fare la storia siano le scelte circoscritte di persone precise, o gruppi di persone, e che di queste scelte sia opportuno prima o poi che gli attori si prendano la responsabilità. (Serenamente, s’intende, ci mancherebbe). (Anche serenianamente, volendo).

maurizio grande su cb (ma sulla *letteratura*, forse, in generale) (e la poesia…)

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mi riesce difficile pensare si possa dire meglio di così, meglio di questo frammento di Maurizio Grande (su CB ovviamente).

dire così, intendo, anche per la letteratura (poesia ecc.)

parlo o parlerei insomma di una SCRITTURA SENZA SPETTACOLO.
(o, forse, meglio: una scrittura senza lo spettacolo della scrittura).

nessun io, nessun Moi, semmai “il soggetto [dell’inconscio] meno la volontà“.
(più chiaro di così si ri-muore).

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fonte dell’immagine:
https://nuovoteatromadeinitaly.sciami.com/carmelo-bene-biografia-opere/maurizio-grande-automatico-autentico-carmelo-bene-linea-dombra-1995/

gustav sjöberg’s book of poetics, “zu der blühenden allmaterie”: über die natur der poesie

Gustav Sjöberg: „zu der blühenden allmaterie“. über die natur der poesie. Matthes und Seitz Verlag, Berlin 2020

a review here (Frankfurter Allgemeine):
https://zeitung.faz.net/faz/feuilleton/2020-07-07/a9847949cb8d5ef238673a7fc6e2f572/

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Einem klassischen ästhetischen Modell zufolge formt der Künstler eine von ihm vorgefundene Materie, formt also die Natur zu Kunst, gibt der Materie Form. Die Skulptur folgt diesem Modell, aber auch die Poesie wird stets in einer solcher Perspektive gesehen. Denn was unterscheidet ein Gedicht von einem Nicht-Gedicht, die Poesie von dem, was nicht Poesie ist? Auch wenn in der Geschichte verschiedene Versuche, das Wesen der Poesie exakt zu bestimmen, sich nach und nach als unhaltbar herausgestellt haben, bleibt am Ende doch immer eine implizite Vorstellung von menschlicher Tätigkeit – der Gedanke, dass der Dichter auf irgendeine Weise die nicht poetische Materie organisiert und zu Poesie macht. Gustav Sjöberg geht in diesem poetischen Essay in Rückgriff auf Gedanken und Konzepte u. a. von Marsilio Ficino, Giordano Bruno, Dante Alighieri, Ernst Bloch der grundlegenden und auf Aristoteles zurückzuführenden Unterscheidung von Form und Materie nach sowie ihrem noch immer ungebrochenen Einfluss auf Begriffe wie »Kunst« und »Poesie«, die Sjöberg mit diesem Essay aus ihrem gedanklichen Käfig befreit.

(https://www.matthes-seitz-berlin.de/buch/zu-der-bluehenden-allmaterie.html)

abilitarci a un silenzio interiore / mariangela guatteri. 2020

Il post del 1 luglio su Sloforward  (https://slowforward.net/2020/07/01/landirivieni/) mi ha fatto venire in mente il testo a p.79 del libro Figurina enigmistica:

Visualizing data is like photography [6]
(Millivan e Sullivan si fanno un viaggio)

ciò che veramente mi ha colpito, però, era sapere che le linee non rappresentano coste o fiumi o confini politici ma i veri rapporti umani dove sei? a casa sto arrivando qui dietro alle tue spalle dove sei? non c’è campo dove è andato? dove è adesso? non è raggiungibile Tolstoj il traffico è residuo avete lasciato la Slovenia e siete entrati in Croazia dovete andare a votare è ora di rivolgersi verso la Mecca per pregare

1941 Varsavia a occidente, 1809 Varsavia a oriente , XIV sec. non c’è Varsavia. Registrazioni: “Avete lasciato la Germania e siete entrati in Polonia” [7]

apt-get install anarchy 

Sconnessione, scrivi, “in tanti tempi e frammenti di tempi”;  “la perdita inevitabile e a volte radicale del contatto, oppure la ricomparsa di voci che si davano per disperse, la dissipazione della grana del discorso, il suo sgretolamento e resurrezione”,  mi rende in modo magnifico la frammentazione della dimensione umana e la possibilità di un’autentica riconnessione. Via da schemi di pensiero, via dalle gabbie percettive, via dai cliché.

Penso che la questione difficile del “soggetto” possa essere affrontata proprio a partire dal discorso del glitch che pone in primo piano il disturbo della dimensione individuale dell’umano. L’umano che si pensa in quanto “individuo” è in realtà un essere diviso, scisso da un movimento del reale che lo comprende ma in cui non riesce, in ultima istanza, a sentirsi e a pensarsi.

link per christophe tarkos

A sostegno & manforte dell’intervento che Andrea Inglese ha pubblicato ieri in “Alias”, l’inserto culturale del “manifesto”, sul lavoro testuale di Christophe Tarkos (lavoro in relativamente piccola ma ottima parte tradotto in italiano anche per le edizioni Tic da Michele Zaffarano), aggiungo qui di séguito dei link ‘tarkosiani’ che credo utili:

 

https://poetella.wordpress.com/2015/10/16/christophe-tarkos-2001/

https://puntocritico2.wordpress.com/2013/11/19/costa-volta-il-nastro-unorigine-delle-scritture-nuove/
e https://www.academia.edu/5290309/Costa_volta_il_nastro._Un_origine_delle_scritture_nuove_
per le ragioni di un legame testuale possibile fra Tarkos e Costa

youtu.be/CxeqwSvn85s = Antonio Syxty legge I soldi, di Ch. Tarkos

youtu.be/aJk0WOJRIvA = Marco Giovenale commenta un testo di Ch. Tarkos

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Le “Sei macchine liriche” uscite su “Nuovi Argomenti” ormai 15 anni fa (tra gli autori, appunto, Tarkos):

Le macchine liriche. Sei poeti francesi della contemporaneità (1)

Le macchine liriche. Sei poeti francesi della contemporaneità (2)

Le macchine liriche: sei poeti francesi della contemporaneità (3)

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PER TIC EDIZIONI:

Anacronismo – Christophe Tarkos

 e

I soldi – Christophe Tarkos

l’andirivieni. due incontri e relative – separate – annotazioni (cristina annino, carlo selan)


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Il 29 giugno si è svolto, a cura de “La balena bianca”, un incontro online con Cristina Annino. Fra le varie questioni emerse durante gli interventi e il confronto, ho sottolineato per mia memoria una parte in cui l’autrice parlava del suo processo di scrittura, che si realizza attraverso appunti e materiali anche occasionali, poi riveduti elaborati assemblati. Un discorso assolutamente (ed esplicitamente) estraneo all’idea classica di ispirazione, e semmai direi vicino ad alcune modalità compositive di tanta scrittura di ricerca. Se non vicino, non troppo lontano.

* *
Il 30 giugno, la pagina facebook di “Poesia del nostro tempo” ha realizzato una videointervista a Carlo Selan. Mi è sembrato interessante il suo riferimento al ‘quasi’, all’incompletezza e alla lateralità della parola, convocate o meglio ancora realizzate dalla pagina. Per me personalmente (ma direi che è eredità nodale del Novecento) ha i connotati del fondativo. È la semplicissima ombra ineliminabile anzi precondizione di conoscenza e linguaggio.

Trovavo – così – decisamente singolare, non buffa e però involontariamente allegorica, la situazione per cui – soprattutto a 8′ 30” dalla fine dell’intervista, ossia proprio nel momento in cui quel tema veniva affrontato – il collegamento facebook saltasse caparbio e disturbante, rendendo la comunicazione complicata. (Ma non impossibile, o almeno non impensabile).

Del resto questa ondivaga minaccia o possibilità o effettiva sconnessione si dà pressoché sempre, in tanti tempi e frammenti di tempi, e certo anche con altre piattaforme. Ed è una costante delle linee internet, anche e proprio delle più veloci. Nuovamente: da sempre. Se pensiamo poi che la stessa storia della radio e del telefono ne è tessuta, fatta com’è di “Pronto?” – “Chi? Cosa?” – “Ti sento lontano” – “Mi ricevi?” – “Che dicevi?” – “È disturbato” – “Mi ritorna la voce, c’è eco” – “Passo, non ti sento” – “Sei qui?” – “Ripeti” – “Non ti sento più” – “Se n’è andato”…

Questo interminabile andirivieni e aggiustarsi delle frequenze, delle presenze, dei fantasmi, e la perdita inevitabile e a volte radicale del contatto, oppure la ricomparsa di voci che si davano per disperse, la dissipazione della grana del discorso, il suo sgretolamento e resurrezione, sono non una scoperta del Novecento ma la conferma che il secolo scorso ha avuto il grato ingrato compito di trasformare una dissimmetria e intransitività e opacità dei linguaggi e della conoscenza in qualcosa come una forse non interamente formulabile legge naturale che riguarda tutti.

Né il discorso del glitch è poi così lontano da quanto si va annotando qui. Anzi.

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il video della presentazione @ catap delle “poesie infantili e giovanili” di corrado costa (argo web tv)

In tema di editoria: fra 38′ 35” e 47′ 46”

Link per acquistare il libro: https://bit.ly/3fqsL3W

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