Si tratta di non pochi materiali, ma infinitamente minori rispetto a una rassegna rigorosa. Nessuna immagine o video ha subìto censura. Chi decide di prenderne visione o scaricarli è libero di farlo, responsabilmente, ossia sapendo che si tratta di materiale sensibile, da non mostrare in nessun caso a bambini o a persone impressionabili. La documentazione è senza filtri e riguarda gli orrori perpetrati dall’odio sionista in Palestina.
“La resistenza palestinese dimostra che il motore di qualunque resistenza è l’aspetto politico. Quale che sia il grado di brutalità raggiunto sul piano poliziesco, repressivo e militare, lo Stato sionista non riuscirà mai a debellare la resistenza palestinese. Questo perché la resistenza nasce precisamente dall’occupazione sionista e rinascerà infinte volte, nonostante le eventuali e temporanee sconfitte, sotto le macerie della Palestina sventrata, fintanto che che durerà l’occupazione.
[…] I successi e le sconfitte della mobilitazione popolare non dipendono MAI dalle forze del nemico. Dipendono sempre, in tutto e per tutto, della caratteristiche e dalle capacità di chi la dirige. La resistenza del popolo palestinese dimostra che si può tenere testa a un nemico enormemente più forte a patto di voler combattere, voler vincere.
Ecco un messaggio che potrete leggere fra le righe di questo libro: il popolo palestinese insegna che bisogna osare vincere, bisogna lottare fino alla vittoria”.
ideatori e organizzatori: Angelo d’Orsi e Alessandro Negrini
interventi di: Laura Morante, Barbara Scoppa, Michele Cantoni, Raffaele Crocco, Laura Frascarelli, Arianna Porcelli Safonov, Claudio Silighini,
Moni Ovadia, Angelo d’Orsi
riprese video dell’evento: Mauro Conciatori
A che serve fare arte, parlare di bellezza o crearla, tacendo
sull’abominio? Questo evento, nato come conseguenza dell’Appello dello
storico e giornalista Angelo d’Orsi e del regista Alessandro Negrini,
rivolto al mondo della cultura sull’assordante silenzio nei confronti
dello sterminio in atto a Gaza e in Cisgiordania, vuole sollecitare chi
fa arte e produce cultura a uscire dal silenzio o dal proprio
“particulare”, nella consapevolezza che nessun tipo di cultura
autentica, nessuna forma di arte può estraniarsi dai problemi e
soprattutto dalle sofferenze del mondo: oggi Gaza, e la Palestina tutta, rappresentano, interamente, il dolore del mondo. Dobbiamo reagire.
Se il nemico più grande è il silenzio, coloro che hanno aderito a questa
iniziativa vogliono aprire una crepa in questo vuoto di parole.
Un incontro fatto di interventi e performance creative che nascono dalle
riflessioni sull’inferno in cui è stata trasformata Gaza dall’attacco
israeliano, e dallo sdegno sul massacro in atto del popolo palestinese.
Rami Abu Jamous scrive il suo diario per Orient XXI. Giornalista fondatore di GazaPress, un’agenzia di stampa che forniva aiuto e traduzioni ai giornalisti occidentali, Rami ha dovuto lasciare il suo appartamento a Gaza con la moglie e il figlio Walid di due anni e mezzo. Ora condivide un appartamento con due camere da letto con un’altra famiglia. Nel suo diario, racconta la sua vita quotidiana e quella degli abitanti di Gaza a Rafah, bloccati in questa enclave miserabile e sovraffollata. Questo spazio è dedicato a lui.
Nell’appello “Per l’uso dei veri social media nelle università”, la Neue Soziale Medien chiede la chiusura degli account su X/Twitter e la gestione della comunicazione digitale nel Fediverso. Uno dei primi firmatari descrive il contesto.
Negli ultimi vent’anni la comunicazione delle università con il pubblico ha subito una progressiva rivoluzione. I comunicati stampa che allora venivano diffusi con grande entusiasmo sono stati sostituiti dalla pubblicazione di notizie sulle principali piattaforme Internet Twitter e Facebook. Entrambi i canali sono stati integrati negli anni da Instagram, YouTube e, più recentemente, TikTok.
Le università sono sempre ansiose di presentare sulle loro homepage il prossimo logo di una grande azienda monopolistica. Quindi, passo dopo passo, siamo finiti in una situazione in cui sembra che il lavoro delle pubbliche relazioni non possa più essere immaginato senza questi media.
Gli anni Settanta sono quelli in cui la Democrazia cristiana e il Partito comunista hanno deciso di andare al potere insieme stabilendo un blocco storico chiamato “compromesso” che escludeva qualsiasi altra forza e che, in particolare, ha distrutto la #sinistra di #classe chiudendo così il #68 italiano. Un ’68 straordinario e strano, durato fino al #77.
[…]
Tutti hanno la bocca piena di Hamas, ma non riescono a ingoiare il fatto che il suo statuto del 1988 è stato sostituito da almeno sette anni. Comunque che i sionisti stiano compiendo un genocidio e una lunga azione di sterminio (oltre che di furto e distruzione in Cisgiordania) da minimo 76 anni non lo dice Hamas, che è nato vent’anni dopo il ’67 e quaranta dopo il ’47, ma lo dicono o lo configurano come effettivo (e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti) la Corte Criminale Internazionale, l’ONU, la Mezzaluna rossa, e praticamente chiunque sia stato anche solo mezza settimana nei territori occupati, nonché istituzioni come l’ UNICEF, Medici Senza Frontiere, Oxfam, Amnesty International, Terre des Hommes eccetera eccetera. Non mi sembrano organizzazioni terroristiche.
È noto e diffuso il video in cui assai limpidamente Netanyahu sostiene la necessità di spazzare via tutti i Palestinesi, e manipolare gli USA (ne parla quasi come di giocattoli). Ha sempre favorito in tutti i modi Hamas contro l’A.P., perché avere un avversario determinato gli permetteva di sovrareagire a ogni azione, e proseguire anzi imprimere ogni volta un colpo di volano in più alla ruota dello sterminio.
L’Egitto aveva informato Israele del 7 ottobre almeno un mese prima. È ovvio che il 7 ottobre è stato usato dai nazisionisti come “incendio del Reichstag” per un atto di “disproportionate response”, dunque per sovrareagire secondo una strategia che ha anni e anni di storia ma che adesso intende arrivare alla …soluzione finale, ossia alla distruzione del Popolo Palestinese che rimane, o alla sua cacciata totale. (Anche da Cisgiordania e Gerusalemme Est, chiaramente).
L’intento era chiaro fin dagli anni di Tantura, non stiamo parlando del 1967.