Leoncavallo, i giorni dello sgombero
dalla pagina su youtube: Continua a leggere
cerco non da oggi di raccogliere le idee e capire, mettendo due annotazioni nero su bianco, se vale la pena o no, anzi se è giusto o no continuare a stare ‘anche’ su facebook. e su X.
fb ha fatto per quasi due anni un feroce banning & shadowbanning di notizie sul genocidio, e per certi aspetti la censura continua.
fb scoraggia in vario modo la permanenza gratuita sulla piattaforma.
tempo fa (forse anche adesso: controllerò) chiedeva la sottoscrizione di un piano a pagamento per poter usufruire non solo di strumenti avanzati (immagino AI et alia) ma anche di una condivisione dei post a “tutti” invece che limitata alla sola categoria “amici”. potrei voler uscire prima o poi (anche) da questo ricatto.
Zuckerberg ha ramazzato – da Scale – manager e menti pensanti e vuole creare una nuova superintelligenza artificiale che francamente (per motivi economici, tecnici, ecologici ecc.) credo sia il caso di osteggiare in tutti i modi.
fb/meta è un potentato che sbacchetta miliardi come bruscolini, e in quanto tale non può non rappresentare il peggio del peggio (insieme ad altre entità generaliste) anche in termini di alleanze con i poteri neocoloniali, neofascisti e di neocontrollo che ormai si mangiano intere economie statali e decidono del presente e del futuro di nazioni intere, pianeti interi.
X e Amazon meriterebbero analisi diversificate ma nella sostanza analoghe, le risparmio.
alla fin fine bisogna disinstallare, disinstallare.
oppure disorientare il sistema con prassi di cabotaggio/nomadismo, cioè usando e insieme subito abbandonando i poli mainstream escludenti (= le piattaforme pensate per ‘verticalizzare’ singoli [wannabe] influencer) a favore semmai di una strategia orizzontale di viralizzazione.
essere cioè non in uno o pochi spazi social che recintano i lavori intellettuali col miraggio di farne svettare uno, ma in una rete di nodi interconnessi via link sempre riproposti. usando inoltre gli stessi link in funzione bait, esche per tirar via i navigatori dalle secche mainstream.
contare solo sui propri spazi blog (e social, e siti), e sul fediverso. possibilmente.
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[ulteriori notille qui: https://noblogo.org/differx/continuo-a-credere-in-una-disseminazione-diffusione-e-militanza-politica-e]
[e, sparsamente, qui: https://slowforward.wordpress.com/wp-content/uploads/2025/10/9-notille-a-unintervista_-marco-giovenale_-31ott2025.pdf]
[continua]
dalla newsletter di Radio Popolare
Martino Fiumi
“Nel 1969 c’era un governo che non si occupava dei lavoratori, delle lavoratrici, di studenti e studentesse, e oggi c’è un governo di destra”, con questo parallelismo è iniziata la serata di oggi a Piazza Fontana. Non una semplice commemorazione, una serata con installazioni e musica per ricordare e omaggiare Giuseppe Pinelli, morto precipitando da una finestra della Questura di Milano il 15 dicembre 1969, 56 anni fa, dove si trovava accusato ingiustamente di aver messo la bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Stasera qualche centinaio di persone si è trovato sotto il palco dove sono saliti Ferruccio Ascari, artista che ha realizzato un’installazione sulle stragi della strategia della tensione, Matteo Liuzzi di Radiografia Nera con una puntata live su Pinelli, il gruppo vocale femina di Audrey Anpi, Rebelot cantieri vocali e a chiudere gli ottoni a scoppio.
Sotto, striscioni di Milano antifascista e di casa delle donne e anche un paio di bandiere palestinesi. “Perché questo momento sia un modo per attualizzare Pino, soprattutto attraverso le battaglie di oggi” hanno detto Silvia e Claudia Pinelli, figlie di Giuseppe e Licia.
