Passati in rassegna i libri di poesia e prosa breve italiana usciti fra il settembre ’17 e l’agosto ’18, occorre intensificare quel che scrive Gianluigi Simonetti nel suo recente La letteratura circostante: non solo pubblicare per la «Bianca» Einaudi o lo «Specchio» Mondadori «non significa più nulla di per sé»: pubblicarvi si avvicina ad essere un chiaro predittore negativo, per lo meno di certe virtù etico-estetiche generali (o di certi «miti modernisti», per metterla con Rosalind Krauss): originalità, respiro, coraggio. Quanto alla «Bianca», vi è sovrarappresentata la poesia di importanti narratori (Bajani, Fois, Scarpa), che forse si crede, o anche è, più vendibile di quella dei poeti-poeti, ma difficilmente supera il buon parergon; altrettanto presente una poesia femminil-autenticistica che si avvia baldanzosa verso la paraletteratura (Rosadini, Dapunt, Airaghi) e si candida così a un distinto sottogenere merceologico; qualche vecchio trombone non manca mai; spicca, nell’arco preciso che consideriamo – altri autori eccellenti escono subito appresso – solamente la nuova tappa di una ricerca coerente e viva, quella di Enrico Testa (Cairn, 2018). Lo «Specchio» non va meglio: fra imbarazzanti novità stavolta maschili (Pellegatta e Vitale) e qualche medietà, ospita una collezione certamente rilevante, quella di Frabotta (Tutte le poesie (1971-2017)) e un Majorino tardivo ma energico (La gioia di vivere, 2018). Sono queste ormai le due uniche collane italiane di grandi editori (anche se Garzanti ritorna ogni tanto alla poesia nella «Biblioteca della Spiga» – quest’anno con Buffoni, La linea del cielo; e Rizzoli ospita il versificio di Guido Catalano, il cui slogan è «formato tascabile, prezzo concorrenziale, senza rinunciare al gusto!»); tutt’attorno un vivace Salon des refusés che ogni giorno di più si fanno orgogliosamente refusants. Quasi solo qui, in varie ambiziose collane, che di piccolo hanno solo il fatturato e il potere commerciale dei benemeriti editori, è dato trovare le migliori novità di quest’anno, con la scomodità – attenuata dal reperimento in rete, accentuata dall’inesistente pubblicità – di doversele andare a capare con specifica tigna e senza guide, fatta salva la propria bolla social e tre o quattro buoni siti.
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pod al popolo, #015_ poesia riconoscibile, poesia ri-conosciuta, e postpoesia
Su Snaporaz il 20 luglio è comparso questo articolo di Gilda Policastro:
“Siamo in troppi a farmi schifo”: i poeti e il loro pubblico https://www.snaporaz.online/siamo-in-troppi-a-farmi-schifo-i-poeti-e-il-loro-pubblico/
Il 3 agosto Fahrenheit (RadioTre) invita lei a parlarne, insieme a Elisa Donzelli e Maurizio Cucchi (il link che segue è già predisposto per far iniziare la trasmissione nel punto preciso in cui Susanna Tartaro introduce il dialogo, a 36′ 23”):
Poesia, come riconoscerla? https://www.raiplaysound.it/audio/2023/08/Fahrenheit-del-03082023-737b0288-4446-4f8b-ae03-421758ccd08e.html?ts=2183
Last & least: attraverso una serie di annotazioni audio montate assieme (chiedo venia per la variabilità del timbro e dell’altezza dei suoni), ho cercato di intercettare gli argomenti di Policastro, Donzelli e Cucchi rispondendo in particolare ai rilievi di quest’ultimo, in Pod al popolo. Il podcast irregolare, ennesimo fail again fail better dell’occidente postremo. Buon ascolto.
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N.b.: nella registrazione non faccio alcun cenno alla mia sommaria ricostruzione di un periodo cruciale della distribuzione/editoria di poesia tra inizio anni Ottanta e primi anni Duemila, e quindi della situazione tragicomica in cui si trova la poesia (assertiva) contemporanea; ma chi lo desidera può leggere questi due interventi:
https://slowforward.net/2022/02/21/poesia-per-il-pubblico-a-k/
e
https://slowforward.net/2022/10/12/italia-sommersa-francia-emersa/
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sull’editoria, soprattutto di poesia: 4 post + 1 e spiccioli
negli ultimi tempi ho cercato di chiarire perché in editoria e sul piano distributivo, e di conseguenza in poesia, le cose vanno in un certo modo.
ho detto la mia in quattro post, in particolare. questi:
https://slowforward.net/2022/02/21/poesia-per-il-pubblico-a-k/
https://slowforward.net/2022/10/12/italia-sommersa-francia-emersa/
https://slowforward.net/2023/04/23/il-ritorno-allordine-editoriale-distributivo-differx-2023/
https://slowforward.net/2020/07/14/responsabilita-in-editoria/
e per sorridere:
https://slowforward.net/2020/09/12/i-potenti-tribolati-differx-2020/
carmelo bene – giorgio colli, un incontro con federico primosig – fuori orario
Qualche parola sui rapporti tra Giorgio Colli e Carmelo Bene prima della messa in onda di Modi di Vivere – Giorgio Colli del 1980, all’interno della nottata del 9 aprile 2022 di “fuori orario” dedicata a Carmelo Bene. A cura di Fulvio Baglivi.
la francia da una parte, l’italia dall’altra: lo snodo degli anni ’80 e ’90 e la povertà della situazione italiana in letteratura
un estratto di appena 7′ dalla presentazione del libro Qualche uscita. Postpoesia e dintorni, di Jean-Marie Gleize:
per intendersi sulle differenze tra Italia e Francia, sullo snodo cruciale degli anni Ottanta, sugli oltre vent’anni di cattiva editoria italiana (almeno fino al 2003), e sui danni che ne derivano ancora oggi.
[la registrazione integrale della presentazione, con tutti gli interventi (di Magno, Manganelli, Giovenale, Zaffarano) è ascoltabile qui: https://gammm.org/2022/07/07/presentazione-qualche-uscita/]
[l’intervento da cui cito i nomi, e a cui in voce mi riferisco, è il seguente: https://slowforward.net/2022/02/21/poesia-per-il-pubblico-a-k/]
N.b.: in un intervento di commento a quanto da me detto nei 7′ proposti, Michele Zaffarano giustamente aggiunge, ai nomi fatti, il maggiore di tutti, Francis Ponge (1899-1988), modello autoriale essenziale per tutti gli scrittori francesi di terza via, alternativa cioè ad avanguardia e lirica, parimenti tradotto poco o per nulla in Italia (addirittura fino a oggi).
beppe fenoglio 22
Il 1 marzo del 1922 nasceva Beppe Fenoglio. Prende il via il Centenario Fenogliano, un intero anno di appuntamenti raccolti all’interno del sito https://www.beppefenoglio22.it/
https://www.beppefenoglio22.it/
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altri link per “poesia per il pubblico”: generazioni e differenze (in poesia, scrittura, politica), a-k
“poesia per il pubblico”: generazioni e differenze (in poesia, scrittura, politica), a-k
Sulla scorta degli interventi di Elisa Donzelli (LPLC, 23 gen. 2022) e di Lorenzo Mari (Argo, 17 feb. 2022) a proposito della generazione dei nati nell’arco di tempo 1968-1980, interventi che considero qui letti e meditati, aggiungo poche brevi riflessioni.
Si tratta di appunti verso un possibile saggio, non di osservazioni strutturate:
A_
Un numero consistente di autori nati dopo il 1968 non si è trovato affatto al di fuori di una ipotesi (verificabile, a volte contraddittoria, ma pure reale) di comunità, talvolta non solo letteraria ma anche politica. Penso ai genovesi del gruppo Bibhicante (Fabrizio Venerandi, Donald Datti, Paola Malaspina e Gianluca Seimandi), agli autori che si riunivano nei primissimi anni Novanta sotto la sigla LARP (Laboratorio Aperto di Ricerca Poetica, a cui partecipavano, tra gli altri, Vincenzo Ostuni, Laura Pugno, Lidia Riviello, Simone Caltabellota, Marco Cassini, Michele Fianco), al collettivo Sparajurij (cfr. qui), alla redazione della rivista bolognese “Versodove”, all’esperimento àkusma (1999-2003, fondato da Giuliano Mesa), alla redazione di gammm, al gruppo raccolto intorno a siti come Nazione indiana o Absolute poetry, all’ensemble EscArgot (che intorno al 2009 prendeva appunto nome dal centro sociale ESC nel quartiere San Lorenzo, a Roma, ed era composto originariamente da Maria Grazia Calandrone, Maria Teresa Carbone, Andrea Cortellessa, Elisa Davoglio, Michele Fianco, Francesca Fiorletta, Marco Giovenale, Massimiliano Manganelli, Giulio Marzaioli, Tommaso Ottonieri, Cetta Petrollo, Vincenzo Ostuni, Gilda Policastro, Lidia Riviello, Sara Ventroni).
Nel testo 6070 (uscito nel 2020 su OperaViva ma scritto parecchi anni prima), ho fatto per me, inoltre, l’esempio congiunto della rivista “Babele” e del movimento della Pantera, a cui dovrei accorpare una collaborazione e dialogo di non breve durata con le riviste “Private” e “Il Segnale”. (P. es.: nel 1997 ho curato, sulle migrazioni e sul passaggio come identità, e in modo tentativamente non ‘neorealista’, un numero di “Private” intitolato Identità di transito, di cui si può avere un succinto saggio qui: https://www.privatephotoreview.com/1997/09/11-identita-di-transito/).
B_
Mi domando – tornando al documento su LPLC di Elisa Donzelli – se il forte legame con la scrittura poetica dei “nonni” Sereni e Fortini piuttosto che con padri assenti (o non visibili) si debba principalmente a una unicità indubitabile / totalmente inaggirabile dei due poeti, e non anche o soprattutto all’unione di tre fattori:
(1) la scelta, da parte dell’editoria di grande distribuzione, di privilegiare unicamente la lirica, o meglio le scritture assertive; (2) la scomparsa tra fine anni Settanta e metà Novanta di un numero impressionante di persone cruciali e autori definibili sperimentali: Vittorio Reta, morto nel 1977; Demetrio Stratos, 1979; Italo Calvino, 1985; Adriano Spatola, 1988; Enrico Filippini, 1988; [Antonio Porta, 1989]; Giorgio Manganelli, 1990; Carmelo Samonà, 1990; Achille Cavellini, 1990; Corrado Costa, 1991; Patrizia Vicinelli, 1991; Luciana Arbizzani, 1991; Valerio Miroglio, (1991); [Pier Vittorio Tondelli, 1991]; Stefano D’Arrigo, 1992; Germano Lombardi, 1992; Silvano Martini, 1992; Gianni Sassi, 1993; Giovanni Testori, 1993; Antonio Neiwiller, 1993; Luigi Pasotelli, 1993; Paolo Volponi, 1994; Luciano Anceschi, 1995; Franco Beltrametti, 1995; Giuseppe Guglielmi, 1995; Anna Malfaiera, 1996; Edoardo Cacciatore, 1996; [Amelia Rosselli, 1996]; Giordano Falzoni, 1998; Toti Scialoja, 1998; Vincenzo Accame, 1999; Renato Pedio, 1999, Annalisa Alloatti, 2000; nel 1986 Emilio Villa era stato colpito da ictus e conseguente afasia; mentre poco fuori dal cerchio degli anni Novanta muoiono Carmelo Bene, Emilio Tadini, Giovanna Sandri e Franco Lucentini, nel 2002, Alice Ceresa e Roberto Sanesi nel 2001; (3) l’uscita di un numero ragguardevole di volumi sereniani, presso Mondadori, a partire da Tutte le poesie, nello Specchio, nel 1986, a tre anni dalla scomparsa dell’autore. (Una seconda edizione è già del 1987). Siamo al centro degli anni Ottanta.
C_
La conclusione del decennio 1971-80 registra ben evidenti segni premonitori di ciò che anche in poesia sarebbe stato il periodo degli Ottanta: anche solo le due edizioni della Parola innamorata, 1979 e 1980, sarebbero sufficienti. Per cosa? Per parlare di ritorno all’ordine (editoriale), come minimo. A cos’altro avrebbe reagito, infatti, il gruppo ’93, se non ad una situazione di sostanziale restaurazione? (Ossia ad un tentativo di fare come se tutte le avanguardie e le sperimentazioni novecentesche, semplicemente, non fossero mai esistite).
D_
Sembra assai difficile, per esempio, soprassedere sulle scelte formali/stilistiche di Mondadori a partire dal decennio seguente la scomparsa di Montale (1981) e Sereni (1983). Tolti i cinque nomi di Zanzotto, Neri, Gramigna, Ballerini e Majorino, ai quali aggiungerei quelli dei ‘fuorilegge’ Zeichen e Bordini, e sicuramente l’hapax Balestrini (Caosmogonia, 2010), credo che un sommario elenco di autori pubblicati nello Specchio in questo trentennio parli da solo, in termini di inclinazione di scrittura (non parlo di qualità ma di modus scribendi): Valduga, Frabotta, Spaziani, Bellezza, Riccardi, Lamarque, Giudici, Conte, Mussapi, Vitale, Raboni, De Angelis, Anedda, Dal Bianco, Bacchini, Cucchi, Risi, Erba, Orelli, Buffoni, Bevilacqua, Zavoli, Benedetti, Pecora, Rondoni, Copioli, Calabrò, Fiori, Villalta, Cerami, Ramat, Deidier, Bona, Theóphilo, Ruffilli. Nulla che anche solo lontanamente accenni a una sintonia con quel formidabile cambio di paradigma che – iniziato tra fine anni Cinquanta e primissimi Sessanta – dopo il ’68 e dopo la selva di sperimentazioni e laboratori anche verbovisivi degli anni Settanta avrebbe continuato a lavorare (esistere!) pur venendo recisamente radicalmente aggredito e negato (per non dire asfaltato) dall’editoria di grande distribuzione e dalla pubblicistica già definibile “generalista”.
E_
Per la “bianca” di poesia Einaudi il 1980 è uno degli anni della ristampa de Gli strumenti umani, di Sereni, e di Foglio di via e altri versi, di Fortini. Tra gli anni Ottanta e la metà dei Novanta escono nella collana libri di Cavalli, Luzi, De Angelis, Orengo, Naldini, Ortesta, Ottieri, Bufalino, Erba, Valduga, Bona, D’Elia, Raboni, Merini, Romano, Piersanti, per arrivare al 1994 di Composita solvantur, testamento di Franco Fortini. Se osserviamo invece la vicenda dei Novissimi, notiamo che il libro nato nel 1961 era stato accolto in Einaudi nel 1965, per arrivare a un'”ultima” edizione (guarda caso) nell’anno-soglia 1979. Si entra poi in un ventennio ben abbondante di assenza dalle librerie italiane. La ristampa successiva porta la data del 2003. (Ed è tutt’ora l’ultima, in senso assoluto – parrebbe).
F_
Ma in casa Garzanti? Dal 1980 al 1995: Penna, Bemporad, Parronchi, Romagnoli, Cerami, Sereni (Stella variabile, opera accresciuta rispetto alla prima edizione comparsa in tiratura limitata), Caproni, Bertolucci, Cima, Canali, Fiore, Mussapi, Ramat, Ruffilli, Levi, Morante, Sanesi, Luzi, Guidacci, Pozzi, Lamarque, Bellezza, Spagnoletti, Turoldo, Giudici, Ottieri, Pasolini, Bacchini, Rebora, Erba, per citare solo alcuni.
G_
Quali autori non allineati trovava in scaffale il lettore ventenne nel 1989-90? Ipocalisse, di Balestrini, era uscita nel 1986 da Scheiwiller (due anni dopo il ‘forzato’ periodo francese dell’autore, 1979-1984). Sempre da Scheiwiller, le Osservazioni sul volo degli uccelli (1988) e nell’87 per Becco giallo Il ritorno della signorina Richmond. La prima edizione dell’Orda d’oro, di Balestrini e Moroni, esce nel 1988. Nel 1989 nasceva a Milano il Gruppo ’93; e, a cura di Mario Lunetta e Franco Cavallo, usciva Poesia italiana della contraddizione, 350 pagine pubblicate non certo da Einaudi, Garzanti o Mondadori, ma da Newton Compton. Ed era in attività un gruppo agguerrito di critici e autori, capaci di tentare di contrastare il kitsch di un orfismo montante, e tuttavia non in grado di stabilire un legame solido con la Francia di Anne-Marie Albiach (classe 1937), Denis Roche (nato anche lui nel ’37), Dominique Fourcade (1938), Emmanuel Hocquard (1940), Danielle Collobert (1940), Claude Royet-Journoud (1941), Christian Prigent (1945), Liliane Giraudon (1946), Jean-Marie Gleize (1946), Anne Portugal (1949), Vannina Maestri (1954), Jacques Sivan (1955), Olivier Cadiot (1956), Éric Houser (1956), Jean-Michel Espitallier (1957), Christophe Tarkos (1963), Nathalie Quintane (1964), Christophe Marchand-Kiss (1964), Charles Pennequin (1965), Jérôme Mauche (1965), e di riviste come “Nioques”, “TXT” , “Java” e molte altre. Quasi tre generazioni di autori passati sotto silenzio. Un legame o scambio avrebbe invece permesso la formulazione di percorsi sperimentali non necessariamente centrati sulla lingua come fucina primaria.
Un geniale Giuliano Mesa pubblicava uno dei suoi libri migliori, I loro scritti, nel 1992 per Quasar.
H_
Cosa trovava in scaffale un lettore ventenne nel 1999-2000? Poco, se non nulla, di quanto appena elencato, in termini di sperimentazione. Molto, invece, da Einaudi e Mondadori (i nomi fatti). Era pressoché trascorsa l’avventura del Gruppo ’93, chiusa la rivista “Baldus” (1990-1996). A dare altri parametri (tuttavia non “d’avanguardia”) rispetto al mainstream poteva pensare nel 1995 la raccolta delle Opere di Carmelo Bene, uscita per Bompiani. Dieci anni prima, nel 1985, era comparsa la seconda edizione del Waste Land di Eliot nella traduzione di Alessandro Serpieri (risalente all’82). L’opera di Umberto Eco proseguiva, sul versante critico-filosofico, in direzioni proficue con tre opere fondamentali come Sugli specchi (1985), I limiti dell’interpretazione (1990) e Kant e l’ornitorinco (1997). In poesia il 1995 era l’anno del meridiano di Vittorio Sereni.
Mancano moltissimi tasselli al quadro, ma i pochi raccolti fin qui immagino diano un quadro limpido della situazione.
Sia chiaro che in questa sede non si oppongono autori di ricerca ad autori assertivi (o non solamente). Si vuole semmai suggerire una banalità di base: i lettori e poi autori che avevano vissuto la propria formazione negli anni Settanta-Ottanta avevano potuto incontrare un’editoria e un quadro di conflitti che i nati successivamente purtroppo non avrebbero avuto a disposizione. (In 6070 faccio l’esempio, credo significativo, degli sceneggiati televisivi fruibili negli anni Settanta, radicalmente diversi rispetto a ciò che avrebbe elargito la tv commerciale nel decennio successivo).
I_
Ci interrogheremo sul ruolo della grande distribuzione libraria per come poi si è configurato tra anni Novanta e anni Zero? Vale la pena ricordare la chiusura delle decine e decine di librerie indipendenti o di catena (Rinascita, per nominarne solo una) negli anni Zero? Quel che è successo dal 1994 a oggi nella politica e nell’economia italiane è del tutto ininfluente sull’asse Mondadori-Einaudi-Rizzoli-Bompiani?
J_
La (mondadoriana) fortunata e meritoriamente ristampatissima antologia di poesia curata da Pier Vincenzo Mengaldo, del 1978 (daccapo: sulla soglia degli anni Ottanta), è stata nei decenni ed è tutt’ora in prima linea nella determinazione di un canone assertivo nelle scritture in versi di secondo Novecento, insieme alle periodiche uscite dell’Almanacco dello Specchio, e all’antologia Cucchi-Giovanardi Poeti italiani del secondo Novecento (Meridiani Mondadori, 1996, alla quarta edizione già nel 2001, sesta nel 2011; e Oscar Mondadori, edizione aumentata, 2004, seconda ristampa 2010).
K_
Un posto particolarmente rilevato dovrebbero occupare, in un resoconto meno lacunoso e sfilacciato di questo, non solo le antologie ‘serie’ (massime le due del 2005, Parola plurale e Dopo la lirica) e i tristi tentativi antologici del sottobosco, ma pure i resoconti dei critici che (particolarmente presso Carocci) negli ultimi anni si sono spesi sul campo – appunto – del canone. (Canonizzando quasi sempre il già canonizzato dall’editoria). Ma qui lo spaziotempo e l’energia disponibile si oppongono, e rinvio.
…
Se nel 1979 crolla il palco dei poeti di Castel Porziano, per eccesso di “pubblico della poesia”, poco dopo entra in scena la “poesia per il pubblico”: la re-poésie, come direbbe Gleize. Le movenze e retoriche dell’assertività.
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attilio lolini, “notizie dalla necropoli”, ristampato in modalità open access da diacritica edizioni
Attilio Lolini
notizie dalla necropoli
A cura di Carlo Bordini, Giuseppe Garrera, Sebastiano Triulzi
Torna a disposizione dei lettori, gratuitamente per tutti
e in formato digitale, notizie dalla necropoli di Attilio Lolini.
Diacritica Edizioni, «Arianna – I libri ritrovati», 1
Collana diretta da Carlo Bordini, Giuseppe Garrera, Sebastiano Triulzi
pp. 84, formato PDF, open access
ISBN 978-88-31913-15-7
Disponibile qui:
diacritica.it/wp-content/uploads/Attilio-Lolini-notizie-dalla-necropoli-2020.pdf
§
Uscito in forma di ciclostilato nel 1976 e da allora mai più ristampato nella sua interezza, notizie dalla necropoli è stato un testo fino ad oggi praticamente irreperibile: eppure si tratta di un momento chiave per comprendere la condizione del poeta e della poesia negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, con cui ancora dobbiamo fare i conti.
È un libro che attraversa, con una partecipazione viscerale, le marginalità, le umiliazioni, l’inattualità non solo dei poeti, ma di chiunque non voglia acconsentire ai festeggiamenti e ai miraggi dell’integrazione. notizie dalla necropoli faceva parte di quella schiera di libri che avvertivano del pericolo: non a caso, già all’apparizione del suo primo volume, Negativo parziale, Pier Paolo Pasolini aveva colto la forza di Lolini, dedicandogli una recensione. Sia Negativo parziale che notizie dalla necropoli vennero pubblicate dalle combattive edizioni alternative «Salvo imprevisti», dirette da Mariella Bettarini.
Con questa pubblicazione si inaugura la collana «Arianna – I libri ritrovati», con cui si vuole offrire la possibilità di leggere libri significativi di poesia che sono di difficile reperibilità e/o non più ristampati. Due brevissime note, una rivolta all’analisi della veste grafica, l’altra ai contenuti dei versi, accompagnano ogni volta la riproposta.
L’intento è, dunque, di consentire ai lettori di leggere testi “illeggibili”: operazione preliminare e vitale, prima ancora di una legittima preoccupazione per apparati e note filologiche. Qui siamo ancora nella fase della messa in salvo di relitti e reliquie in mezzo alle macerie, al dissesto, agli abbandoni, alle colpevoli trascuratezze, alla povertà in cui la poesia del secondo ’900 ha abitato.
Quest’opera è diffusa in modalità open access. Si ringraziano Lori Montomoli, il Centro Studi Franco Fortini dell’Università degli Studi di Siena, la casa editrice Einaudi e in particolare Mauro Bersani, per averne permesso la pubblicazione.
Copyright © 2020
Diacritica Edizioni di Anna Oppido
Via Tembien 15 – 00199 Roma
www.diacritica.it/diacritica-edizioni
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selezionati del premio pagliarani 2019
Particolarmente difficile il compito della giuria del Premio Pagliarani, quest’anno. Le opere di qualità sono non poche. Ecco l’elenco dei
SELEZIONATI 2019
quinta edizione del Premio nazionale Elio Pagliarani
Sono venti le raccolte di poesia edite e otte inedite selezionate dal comitato organizzativo per concorrere alla quinta edizione del Premio Nazionale Elio Pagliarani che ha lo scopo di promuovere e valorizzare, nello spirito sperimentale del poeta, la scrittura poetica e la ricerca letteraria che dimostrino qualità creative ed espressive originali nell’innovazione linguistica. Quest’anno il premio alla carriera andrà a Walter Pedullà – critico letterario, saggista e giornalista da sempre interprete degli aspetti più innovativi del Novecento, delle tendenze narrative e delle avanguardie storiche – che riceverà un’opera realizzata da Elisabetta Benassi.
Le opere di poesia in lingua italiana pubblicate dal 1° gennaio 2018 al 20 maggio 2019 selezionate sono: Cristina Annino Le perle di Loch Ness, Arcipelago Itaca; Gherardo Bortolotti Storie del pavimento, Tic edizioni; Doris Emilia Bragagnini Claustrofonia, Giuliano Ladolfi editore; Marco Caporali La vita inoperosa, Empiria; Alessandro De Francesco La visione a distanza Arcipelago Itaca; Paolo Febbraro Elenco di cose reali Valigie rosse; Umberto Fiori Il conoscente, Marcos y Marcos; Giovanni Fontana Discrasie, Novecentolibri; Tommaso Giartosio Come sarei felice Einaudi; Rita Iacomino Diario di un finto inverno Empiria; Fabrizio Lombardo Coordinate per la crudeltà Rosada; Valerio Magrelli Il commissario Magrelli Einaudi; Michele Mari Dalla cripta Einaudi; Giulio Marzaioli Il volo degli uccelli Benway Series; Renato Minore Caro pensiero, Nino Aragno; François Nedel Aterre Limite del vero, La Vita felice; Laura Pugno I legni Lieto colle; Silvia Salvagnini Il seme dell’abbraccio, Bompiani Giunti; Italo Testa L’indifferenza naturale, Marcos y Marcos; Ferdinando Tricarico Grand Tour, passeggiate italiane, Editrice Zona.
Le opere di poesia in lingua italiana inedite selezionate sono: Alessia Bronico Amore a posteriori; Eleonora Capone Giovani allegrissimi vogliamo essere; Marilina Ciaco Sinapsi; Fiammetta Cirilli [assemblatz]; Alessandra Cozzani Geografie provvisorie; Stefano Francia Niente d’immortale; Fabrizio Miliucci Saggio sulla paura; Massimo Parolini L’ora di Pascoli.
Il premio che prevede anche un premio “Innovazione tecnologica e fusione dei linguaggi”, vedrà la premiazione finale al Teatro Argentina del Teatro di Roma il prossimo 12 novembre 2019.
da:
http://www.premionazionaleeliopagliarani.it/index.php?it/21/news/47/comunicato-stampa-del-19-giugno-2019
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