
Modera il giornalista Paolo Ferri. Interverrà il Presidente della Fondazione Pescarabruzzo Nicola Mattoscio.
open studio @ Fondazione Venturoli, Bologna,
3 febbraio 2024, h. 16
Sabato 3 febbraio 2024, dalle ore 16 alle 23, la Fondazione Collegio Artistico Venturoli di Bologna apre al pubblico OPEN STUDIO, progetto espositivo e formativo che metterà in mostra per la prima volta e in esclusiva la ricerca artistica dei cinque giovani talenti che si sono aggiudicati la prestigiosa residenza artistica iniziata nell’autunno del 2023. I visitatori potranno entrare nelle antiche sale del Collegio – solitamente accessibile solo su prenotazione – e visitare gli studi d’artista di Nicola Bizzarri, Federico Falanga, Chiara Innocenti Sedili, Elena Vignoli e Aurora Vinci, locati su tre livelli del palazzo della fine del XVII secolo. Programmato nell’ambito della dodicesima edizione di ART CITY Bologna in occasione della cinquantesima edizione di ARTEFIERA, OPEN STUDIO è stato realizzato grazie al contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Il Collegio Venturoli nasce grazie al lascito dell’architetto Angelo Venturoli (1749-1821), prendendo sede a pochi passi dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, e nel 1826 inizia ad accogliere e assistere i giovani bolognesi inclini alle arti. Nel 1993 nasce la Fondazione Collegio Artistico Venturoli, spazio culturale che ha raccolto le finalità dell’antico Collegio e, sempre attraverso un pubblico concorso a cadenza periodica, seleziona i giovani artisti ai quali fornisce borse di studio e spazi ad uso studio dove compiere la propria ricerca artistica. Il Collegio conserva fin dalla sua creazione l’archivio storico di Angelo Venturoli e le sue collezioni ma nel frattempo il patrimonio artistico si è arricchito grazie alle opere donate dai borsisti al termine della propria residenza artistica per un totale circa di 300 opere. Continua a leggere
from (& more at): https://unexplainedsoundsgroup.bandcamp.com/album/anthology-of-persian-experimental-music
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ANTHOLOGY OF PERSIAN EXPERIMENTAL MUSIC
in
https://unexplainedsoundsgroup.bandcamp.com/album/anthology-of-persian-experimental-music

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L’eterna scoperta del visibile e dell’invisibile: incontro con Giuseppe Garrera, in conversazione con Clara Tosi Pamphili
giovedì 25 gennaio 2024
18:30 – 20:30
Palazzo delle Pietre
Via delle Coppelle 23, Roma

FraMmenti riprende gli incontri di ricerca, approfondimento e condivisione di storie straordinarie su Roma. Grazie alla testimonianza di un profondo conoscitore della cultura e dell’arte, anche popolare, della città scopriremo storie e luoghi da ripercorrere con altri occhi.
Giuseppe Garrera è storico dell’arte, collezionista e curatore. È coordinatore scientifico del Master in Economia e Management dell’arte e dei beni ctulturali della 24ORE Business School di Roma e di Milano, dove insegna “Strategie e modalità del collezionismo”. Per il centenario di Pasolini ha curato insieme a Clara Tosi Pamphili e Cesare Pietroiusti la grande mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dal titolo “Tutto è santo. Il corpo poetico”. Recenti sono le uscite del saggio Pasolini il femminile, per le edizioni Cambiaunavirgola; del catalogo Pasolini e Maria Callas. Cronaca di un amore, insieme a Silvia De laude per le edizioni Ronzani, e, sempre per Ronzani, del testo Collezionismo di strada. Passaggi e derive per la città di Roma in cerca di tesori.

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In attesa di proporre l’audio dell’intervento completo:
[…] Detto in poche parole: a partire soprattutto dalla fine degli anni Sessanta (ovvero dalla fine del primo decennio di quello che continuo a chiamare e ritenere un cambio di paradigma), le complessità e le articolazioni delle scritture poetiche e in senso ampio creative hanno messo i poeti (o coloro che tali intendevano essere) in condizione di estrema difficoltà. Alcune generazioni, per via dell’accelerazione degli stimoli culturali e per il senso di soffocamento dato dalle urgenze storico-politiche, si sono trovate in una condizione di impasse (o proprio schiacciamento) tra la necessità o insomma il desiderio (aggiungerei: spesso infantile o adolescenziale) di aderire al modello dato dall’onda lunga del Romanticismo (e, azzarderei, del petrarchismo lessicale) e la realtà ipercomplessa e infinitamente frammentata della contemporaneità.
Come fa a scrivere, e cosa scrive, un io che non solo non ha la “i” maiuscola, ma è scisso in particole, e le cui schegge sono circondate da un contesto e discorso culturale e storico estremamente complesso, vasto, articolato?
(Un solo esempio: nell’arco di appena sette anni, tra il 1967 e il 1974, escono ben cinque opere capitali e rivoluzionarie di Jacques Derrida: La voce e il fenomeno, Della grammatologia e La scrittura e la differenza nel 1967, Margini nel 1972, Glas nel 1974).
Poteva porsi aproblematicamente in sintonia con questo stato di cose la generazione che aveva vent’anni, o poco più, nell’arco di tempo che va dalla fine degli anni Sessanta alla fine dei Settanta? Si collocava in quel tratto storico una disponibilità, una apertura, un varco – diciamo – praticabile per i giovani scrittori, che non fosse quello della forbice aperta tra euforia e disforia (seguendo il suggerimento di Gianluigi Simonetti in La letteratura circostante), tra verbalizzazione immediata, diciamo a volte naif, e ricaduta nelle forme chiuse ossia nell’ormai vecchio istituto delle forme propriamente letterarie (blindate nel comparto Letteratura)?
I termini della reazione di quelle generazioni allora possono forse non essere stati semplicemente quelli del rifiuto, ma del rifiuto che maschera un colossale senso di inadeguatezza, probabilmente fondato. Se nel 1971 Dario Bellezza a 27 anni pubblica Invettive e licenze e un contesto letterario lo accetta senza il minimo imbarazzo e ne fa addirittura un punto di riferimento (ritenuto valido addirittura oggi), è perché difficilmente sia il poeta sia il contesto sarebbero stati in grado di sorridere troppo davanti ai propri sentimenti di impotenza e inadeguatezza, appunto. Sentimenti che reagivano ai ben diversi materiali letterari che arrivavano dal «verri» fin dal 1956, e da «Tel Quel» dal 1960.
A mio modo di vedere sarebbe stato necessario, come in tutti i sistemi sottoposti a tensione, un lungo tempo di elaborazione per vedere qualcuno appropriarsi dei materiali di quegli anni. Per certi aspetti, l’entità che prese subito familiarità con la situazione e addirittura la spostò dal piano storico al piano – direi – antropologico (generale) fu il teatro di ricerca, su cui non ci soffermeremo. Ma altre cose accadevano negli anni Settanta. Cose che ci riportano ai nomi di Corrado Costa, Giulia Niccolai, Adriano Spatola, e a molti altri, in grado di misurarsi nell’immediato con quanto andava producendosi.
Ci sono stati cioè intellettuali, poeti e scrittori, che della complessità e della ricerca letteraria hanno fatto sfida e necessità e non vi hanno rinvenuto affatto schiacciamenti inaccettabili, soffocamento, inadeguatezza, margine, inabitabilità.
Si è trattato di autori che, vedendo nella neoavanguardia non necessariamente un’esperienza vincolante ma al contrario un evento aprente, si sono misurati con la scrittura della complessità, con la frammentazione, oltre che con la fantasia, anche, delle interazioni tra codici: letteratura, arti visive, materiali verbovisivi, musica sperimentale, e addirittura “scrittura asemantica” (così Gillo Dorfles a proposito di Irma Blank, nel 1974).
Se ne è parlato e se ne parlerà.
[…]
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per chi desidera ascoltare l’intero intervento di CB, raccolto da Doriano Fasoli nel maggio 2000:
https://youtu.be/k3yfoVZXsik
Un’intervista di Fasoli a CB è leggibile all’indirizzo https://www.riflessioni.it/conversazioni_fasoli/carmelo_bene_2.htm oppure in formato pdf qui: https://slowforward.files.wordpress.com/2024/01/doriano-fasoli-intervista-carmelo-bene.pdf
& https://slowforward.files.wordpress.com/2022/09/doriano-fasoli-intervista-carmelo-bene_-giugno-2005.pdf
Quindi fare i conti col linguaggio senza un io. Un iismo. Quello lo lasciamo agli asini.
Ma non se ne può più d’uno stucchevole degli affetti, dell’anima bella, della “postal cartolin”, degli innamorati. Tutto ciò appartiene a un codice dell’imbecillità, della mediocrità…
Nel dopo-Joyce, …per esempio, l’identità: tutta per aria. Salta tutto. È già saltata.
https://slowforward.net/2022/09/09/mal-de-fiori-cb-conversazione/
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lunedì 22 gennaio alle ore 11, l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna (via Belle Arti 54) ospiterà l’evento Conversazione con Claire Fontaine.
Claire Fontaine è un’artista concettuale femminista collettiva fondata da Fulvia Carnevale e James Thornhill a Parigi nel 2004, che dal 2017 vive e lavora a Palermo. Lavora con il video, la scultura, la pittura e la scrittura e il suo nome è ispirato all’iconico ready-made di Duchamp, l’orinatoio intitolato Fontaine, e a una famosa marca di cancelleria francese (Clairefontaine). La sua pratica neo-concettuale agisce provocatoriamente, mettendo in discussione la questione dell’autorialità e rielaborando iconografie familiari all’immaginario collettivo. Il gruppo, che si definisce “un’artista ready-made”, rifiuta il culto del genio individuale, ponendo l’accento sull’importanza fondamentale della cooperazione. La ricerca di Claire Fontaine, sfruttando parole e immagini espressive, è finalizzata a colpire il sistema politico e culturale contemporaneo, nonché il capitalismo. La prossima Biennale di Arte di Venezia trae il suo titolo Foreigners Everywhere da una serie di lavori creati con il neon di Claire Fontaine, dal 2004 a oggi.
Conversazione con Claire Fontaine vuole essere un’importante occasione per indagare la lunga carriera del collettivo, anche a partire dalla prossima presenza alla 60ma Biennale d’arte di Venezia. Prendendo come spunto il titolo dell’imminente manifestazione veneziana, Foreigners Everywhere, il dialogo si concentrerà sui paradigmi dei molti immaginari spesso travolti e stravolti da Claire Fontaine. L’attenzione costante data alle parole come alle riflessioni sul sistema politico e culturale contemporaneo, il ready-made come dimensione simbolica, la potenza dei femminismi come elemento portante di molti interventi, saranno alcuni degli argomenti sui cui si concentrerà il dialogo fra Claire Fontaine e Fabiola Naldi. Continua a leggere
L’eterna scoperta del visibile e dell’invisibile: incontro con Giuseppe Garrera, in conversazione con Clara Tosi Pamphili
giovedì 25 gennaio 2024
18:30 – 20:30
Palazzo delle Pietre
Via delle Coppelle 23, Roma

FraMmenti riprende gli incontri di ricerca, approfondimento e condivisione di storie straordinarie su Roma. Grazie alla testimonianza di un profondo conoscitore della cultura e dell’arte, anche popolare, della città scopriremo storie e luoghi da ripercorrere con altri occhi.
Giuseppe Garrera è storico dell’arte, collezionista e curatore. È coordinatore scientifico del Master in Economia e Management dell’arte e dei beni ctulturali della 24ORE Business School di Roma e di Milano, dove insegna “Strategie e modalità del collezionismo”. Per il centenario di Pasolini ha curato insieme a Clara Tosi Pamphili e Cesare Pietroiusti la grande mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dal titolo “Tutto è santo. Il corpo poetico”. Recenti sono le uscite del saggio Pasolini il femminile, per le edizioni Cambiaunavirgola; del catalogo Pasolini e Maria Callas. Cronaca di un amore, insieme a Silvia De laude per le edizioni Ronzani, e, sempre per Ronzani, del testo Collezionismo di strada. Passaggi e derive per la città di Roma in cerca di tesori.