Archivi categoria: kritik

“il sistema immunitario del mainstream” (notilla, anche su academia e archive.org)

altro intervento del 2022

In poesia ma più ampiamente in letteratura, il mainstream – anche in editoria e in critica letteraria – ha reagito con lentezza ai due decenni di sperimentazione 1961-1981 (circa), ma è stato prontissimo ad sminuire, irridere, quando non affossare ogni ipotesi di scrittura di ricerca nel nuovo millennio, soprattutto dal 2009 a oggi.

https://slowforward.net/2022/04/30/il-sistema-immunitario-del-mainstream-mininotilla/

https://www.academia.edu/78131798/Il_sistema_immunitario_del_mainstream_mini_notilla_

 

non solo non esiste ora la ricerca letteraria, ma non è esistita nemmeno la neoavanguardia negli anni ’60 e successivi

Questo post è del 2022, ma era rimasto in bozze qui su differx/noblogs. Lo dono oro al collettivo scandalo e alla generale riprovazione:

Che la poesia italiana contemporanea inizi nel 1968, che il 1961 non sia nemmeno preso in considerazione; che si riesca a non menzionare nemmeno per errore (né persino come errore) la neoavanguardia; che gli anni Settanta debbano essere liquidati come drogati sbarazzini e suicidarii tacendo uscite notevoli tanto presso Feltrinelli che presso altri editori; che Mondadori debba essere presa sul serio quale Specchio di virtù invece che (come di fatto è diventata da decenni) un locus amoenus di pastorellerie della domenica, mi sembrano elementi su cui allibire più che riflettere.

E cosa dice la didascalia su YouTube?
Ecco (sottolineature mie):

Quando si parla di poesia contemporanea, individuare un canone, delle filiere, una gerarchia è difficile. I poeti sono molti, scrivono tutto e il contrario di tutto. Abbiamo cercato di fare il punto con Andrea Afribo, docente del dipartimento di Studi linguistici e letterari dell’università di Padova

Servizio di Monica Panetto
Riprese, montaggio e animazioni di Elisa Speronello

‘ahida’ online: about + iscrizione alla newsletter

chi desidera ricevere la newsletter di ahida può comunicare il proprio indirizzo scrivendo  qui: https://slowforward.net/contact/

oppure inserire la propria mail direttamente nel form del sito stesso.

*

maggiori informazioni sulla rivista online qui:  https://slowforward.net/2025/06/09/ahida-online-piu-informazioni/ = ovvero qui di séguito:

ahida

«… che quando non
si vede più
torna»

Nanni Balestrini

ahida, nel suo percorso attraverso cultura, politica e arti, mira a interrompere il flusso rapido e distratto della rete, proponendo contenuti che sollecitano l’attenzione critica

ahida è uno spazio comune dove si riconoscono delle intelligenze unite nella differenza.

La sua ricchezza è lo squilibrio delle esperienze di tali intelligenze.

Tutto quanto sapranno esprimere potrà quindi essere diluito, frantumato e ricomposto dal confronto soggettivo.

Progetto grafico: Andrea Wöhr e H.Peter Vogel
Webmaster progettazione sito: Jelena Hadzi-Nicolic
Segreteria redazionale: Alessia Pontoriero
Partecipazione redazionale: officinamultimediale
Coordinamento editoriale: Sergio Bianchi
Iconografia: Sergio Bianchi e Roberto Gelini

La rivista è strutturata in tre macroaree tematiche: «forme del dominio»; «nuovi calendari»; «remember».

Da ogni macroarea discendono dei «comparti» che ne sono le articolazioni.

Ogni «comparto» ha un proprio curatore che organizza attorno a sé una miniredazione della quale è responsabile. I comparti fin qui strutturati sono solo alcuni di quelli in progettazione. Una segreteria redazionale e un coordinamento editoriale garantiranno la programmazione delle pubblicazioni, che si prevedono almeno una al giorno dal lunedì al venerdì di ogni settimana.

La segreteria redazionale gestisce i «social» della rivista e la newsletter settimanale.
 

Partecipano, per ora:
Anania ● Behind Bars ● Berra ● Bianchi ● Bocca Gelsi ● Brass ● Caizzi ● Cillo ● Collettiva Interzona ● Corleone ● Costa ● Erba ● D’Amico ● De Simone ● Farina ● Galasso ● Gandini ● Gelini ● Gibertini ● Giovenale ● Manganelli ● Milieu edizioni ● Molho ● Monteleone ● Moroni ● Pancino ● Pasquini ● Pontoriero ● Prieto del Campo ● Quadruppani ● Rinalduzzi ● Silvestri ● Sommariva ● Spagnul ● Steccanella ● Tripodi ● Trotta ● Vanerio ● Varzi ● Violante ● Zenoni

*
Potete iscrivervi alla newsletter nell’apposito form del sito
www.ahidaonline.commandare le vostre osservazioni a: redazioneahida@gmail.com

neanche la scrittura di ricerca deve essere una superstizione

la #scritturadiricerca non è (non è mai stata *di per sé*) una garanzia.
il mio #differxdiario ne brontola qui: https://noblogo.org/differx/ci-sono-autori-straordinari-di-ricerca-ottimi-sperimentatori-e-intendo-dire

(ho riletto recentemente alcune cose di Vicinelli, di Beltrametti, di Porta stesso. niente è intoccabile e non-criticabile).

“match” / “to match”: per Manganelli e Pasolini

il match Manganelli/Pasolini merita di essere visto:
https://slowforward.net/2025/11/25/video-completo-dellincontro-pasolini-contro-manganelli/
più che al sostantivo “match” direi che, certo con l’assenso dei dialoganti (Simonetti, Trevi, Cortellessa), si può pensare semmai al verbo “to match”: come spesso succede ai “nemici”, PPP e GM tutto sommato – se proprio non possiamo dire che collimino – hanno di certo parecchi aspetti che corrispondono, o – volendo – mecciano.

[replica:] ma no, ma no, ma ni, non è morta, la poesia, su

Man Ray, Paris, mai, 1924

coraggio, editorialisti e notillatori, in rete e fuori, non prendete per forza alla lettera la grigiorosea parola postpoesia: non v’impauri, campioni.

la poesia non defunse, anzi della sua viridescente vis voi siete – è fama – i promoter più scafati e, mi si consenta, fichi.

è stagione, tuttavia, che dai vostri castelli vitivinicolmente muniti oscilliate il benigno capo a far sonare il sì, a testimoniare – intendo – che nelle vostre medesime letture tante tante volte v’è occorso di non incontrare il vocabolo che amate, ossia la non-morta poesì (avvezza a resurgere ogni minuto), bensì qualche altro lemma, diverso, divergente, che magari con la suddetta non aveva accidente alcuno da spartire. (obstupescit reader).

facendo mente locale:

epiphanies (James Joyce 1900-1904), tender buttons (Gertrude Stein 1914), tropismes (Nathalie Sarraute 1939), notes (Marcel Duchamp, pubbl. post. 1980), nioques (Francis Ponge 1983, Jean-Marie Gleize), proêmes (Ponge), textes pour rien (Samuel Beckett), antéfixes o dépôts de savoir & de technique (Denis Roche), descrizioni in atto (Roberto Roversi), verbotetture (Arrigo Lora Totino 1966), bricolages (Renato Pedio), domande a risposta multipla (John Ashbery; e cfr. Alejandro Zambra, nel nostro secolo), mobiles o boomerangs (Michel Butor), visas (Vittorio Reta), postkarten (Edoardo Sanguineti 1978), sentences (Robert Grenier 1978), subtotals (Gregory Burnham), films (Corrado Costa), schizografie (Gian Paolo Roffi), drafts (Rachel Blau DuPlessis), esercizi ed epigrammi (Elio Pagliarani), frisbees (Giulia Niccolai), anachronismes (Christophe Tarkos), remarques (Nathalie Quintane), ricognizioni (Riccardo Cavallo), anatre di ghiaccio (Mariano Bàino), lettere nere (Andrea Raos), linee (Florinda Fusco), ossidiane e endoglosse e microtensori e “installances” (Marco Giovenale 2001, 2004, 2010, 2010), tracce (Gherardo Bortolotti 2005), prati (Andrea Inglese), diphasic rumors (Jon Leon 2008), united automations (Roberto Cavallera 2012), paragrafi (Michele Zaffarano 2014), incidents (Luc Bénazet 2018), sentences (Cia Rinne 2019), defixiones (Daniele Poletti),  avventure minime (Alessandro Broggi), développements (Jérôme Game), conglomerati (Andrea Zanzotto), saturazioni (Simona Menicocci), nughette (Leonardo Canella), sinapsi (Marilina Ciaco), dottrine (Pasquale Polidori), disordini (Fiammetta Cirilli), spostamenti (Carlo Sperduti), spore (Antonio F. Perozzi). E aggiungerei le frecce di Milli Graffi.

veh, quante cose si posson leggere gioendo, senza per questo ammazzare la P maiuscola. come dite? ciò purtuttavia vi noia?

ah ma ecco allora perché Emilio Villa così parsimoniosamente o punto pregiate, e v’irrita.

invece che poesie ha scritto “cause”, “variazioni”, “attributi”, “phrenodiae”, “méditations courtes”, “videogrammi”, “letanie”, “sibille”, “trous”, “labirinti”, “tarocchi”, … tutte forme disperse come, già nel 1949, i suoi “sassi nel Tevere”.

è una litofobia, la vostra, ora intendo.

_

Debord? dove?

il fatto che di Guy Debord si perda traccia mi sembra perfettamente coerente con la situazione della cultura scritta o letteraria, diciamo, di questo periodo storico italiano. periodo di tanta tanta poesia: di spettacoli(ni) e canzone. tutti in piedi, è tornato il teatro, tornano la valdoca giuliva e tutti i performanti. i conti tornano. c’è addirittura chi manda la parte a memoria.