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non è una risposta (al rischio oggettivo di licenziamenti in massa)

questa non è ancora una risposta (anzi, l’intervista da una parte “concede”, dall’altra inquieta):

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/10/21/news/rossi-doria_non_taglieremo_posti_di_lavoro_nella_scuola-44955702/?fb_action_ids=4735322670863&fb_action_types=og.recommends&fb_source=aggregation&fb_aggregation_id=288381481237582

[e daccapo, imprecisione grave del giornalista o del sottosegretario: “solo l’Italia fa coincidere l’orario di lavoro del docente con l’attività didattica in classe”. MA DOVE? ma in quale Italia? nell’Italia reale si fanno le ore di lezione e si lavora nell’istituto e anche a casa, fino ad arrivare – ripeto – in certi casi a 60 e più ore di impegno effettivo oggettivo a settimana, già adesso]

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ma lei, ministro, è mai stato in europa?

Signor ministro Profumo,

mi piacerebbe che questa mail arrivasse fino a Lei e non ad uno dei suoi segretari o membri del suo staff, per poterLe trasmettere, con le mie parole, tutta l’indignazione che provo per le Sue ultime dichiarazioni e per i provvedimenti che il Suo governo intende prendere riguardo alla scuola.

Mi presento: mi chiamo Antonietta Brillante; sono dottore di ricerca in filosofia politica; ho ottenuto tre abilitazioni alll’ultimo concorso indetto alla fine degli anni 90;  sono entrata di ruolo nella scuola pubblica nel 2004 e attualmente insegno filosofia e scienze della formazione presso il Liceo Forteguerri di Pistoia.

In base a quanto ho appena letto su alcuni quotidiani, Lei  ha argomentato la proposta di portare a 24 ore settimanali l’attività di insegnamento dei docenti della scuola secondaria, sostenendo che “bisogna portare il livello di impegno dei docenti sugli standard dell’Europa occidentale”.

Mi chiedo e Le chiedo se Lei è mai stato in una scuola di un Paese dell’Europa occidentale, possibilmente del nord-Europa. E’ un interrogativo che non mi pongo da oggi, ma che oggi, a fronte delle Sue ultime dichiarazioni, si fa più impellente ed esige una risposta precisa.

Ebbene, io Le posso dire che  ci sono stata. Quattro anni fa, sono stata in Danimarca, in un paesino dello Jutland, Skive, per due settimane. Ho accompagnato una classe ad uno scambio e, dal momento che insegno in un Liceo pedagogico, abbiamo visitato, full-time, per 14 giorni, scuole di ogni ordine e grado: dai Kindergarten ai Licei. Le posso anche dire che le nostre scuole, per quanto riguarda le strutture, i materiali didattici, gli spazi e i tempi della didattica, sono proprie di un Paese arretrato e sottosviluppato: e di questo, la responsabilità è di chi ha deciso, da vent’anni a questa parte che, prima, per entrare in Europa, poi, per far fronte alla crisi, bisogna tagliare la spesa pubblica, cioè la scuola, la sanità, le pensioni (sia mai le spese militari – vedi  acquisto degli F 135 – o le missioni militari all’estero). Per inciso, “ricette” per le quali non è necessario un governo di “tecnici”, né lo stipendio di ministro o di parlamentare: le saprei proporre pure io, che mi occupo di altro e  ho ben altre competenze.

A Skive mi sono resa conto che, per quanto riguarda il curriculum di studi e la didattica, con eccezione di quella che prevede l’uso di laboratori, noi non abbiamo niente da invidiare ai Paesi europei. Non solo il livello di preparazione dei colleghi danesi non era certo superiore al mio o a quello di molti colleghi italiani, ma ho anche rilevato che, per quanto riguarda lo studio analitico dei testi e delle fonti (siano essi letterari, storici o filosofici), mediante il quale gli alunni conseguono  diverse competenze, molti docenti italiani potrebbero avere qualcosa da insegnare a quei colleghi.

A Skive ho anche scoperto che i colleghi danesi, che lavorano 18 ore alla settimana, per un anno scolastico di 200 giorni, percepiscono uno stipendio medio di 3.000 euro (parlo di 4 anni fa), a fronte di uno stipendio, quale è il mio, di 1.380 euro, che tale resterà fino al 2017. Non solo: i colleghi di Skive, quando hanno compiti da correggere, inviano una copia in un ufficio a Copenaghen, che calcola il tempo medio di correzione per il numero di alunni e computa, su quelle basi, un compenso aggiuntivo. I docenti di Skive non devono controllare gli alunni durante i lunghi intervalli e neppure hanno l’obbligo di incontrarsi con i genitori, perché il rapporto privilegiato è quello diretto: docente-discente (unica eccezione: 5 minuti di colloquio a quadrimestre, concessi ai genitori degli alunni che frequentano il primo anno).

Ministro, sono questi gli standard europei!

Io sono un’ottima insegnante: non solo perché ho un livello di preparazione nelle mie discipline  persino superiore a quello che è richiesto ad un docente di scuola superiore, ma perché ho la capacità – lo attestano i riconoscimenti degli ex alunni e delle loro famiglie – di coinvolgere gli studenti, di sollecitare la loro attenzione, il loro interesse e la loro curiosità. Sono una professionista e come tale voglio essere considerata e trattata. Questo significa anche, signor ministro, che io non lavoro 18 ore, perché, quando torno a casa, leggo, studio, mi auto-aggiorno; preparo nuovi percorsi didattici e di approfondimento adeguati alle classi nelle quali mi trovo ad insegnare, che sono diverse ogni anno, e per le quali è prevista, proprio dal Suo Ministero, una programmazione ad hoc. Correggo i compiti, tanti compiti e non faccio test a crocette, “a risposta chiusa”, per i quali la correzione richiederebbe meno tempo e fatica, perché ritengo che con quei test i ragazzi imparerebbero poco e la stessa valutazione non sarebbe adeguata, ma propongo quesiti a risposte aperte e saggi brevi. E quando correggo, non mi limito a fare segni rossi, ma suggerisco alternative corrette. Ha idea di quanto tempo ci voglia?

Io non sono un’eccezione tra i docenti della scuola italiana, perché, fortunatamente, le nostre scuole possono contare su una grande maggioranza di professionisti, che credono nel loro lavoro e lo svolgono con passione ed impegno: che lo praticano come Beruf.

Quanto all’aumento delle ore di insegnamento: Lei sa cosa significa insegnare, cioè svolgere attività didattica per lo più frontale o lezione guidata, perché non abbiamo altri strumenti a disposizione,  per 24 ore alla settimana? Lo ha mai fatto?  Le posso dire una cosa: ho svolto diversi lavori prima di incominciare ad insegnare e nulla è più faticoso che guidare un gruppo di alunni sulla strada della conoscenza, del sapere. E’ una fatica fisica e mentale. E quello che affermo non ha niente a che vedere con il problema della disciplina, con il fatto di dover alzare la voce per farsi ascoltare: un problema che non ho mai avuto,  neppure quando svolgevo supplenze temporanee o insegnavo nella scuola secondaria di primo grado a ragazzini più piccoli.

E a proposito di standard europei, signor Ministro, mi fa piacere informarLa che a  Skive, e nelle altre scuole danesi che ho visitato, i miei colleghi non solo non hanno cattedre di formica verde, ma hanno un piccolo studio dove possono fermarsi, nelle ore  libere tra un impegno e l’altro, e correggere compiti, studiare,  riposarsi. Hanno in dotazione computer; hanno sale-professori attrezzate con cucine, salottini con tavolini e divani, distributori gratuiti di bevande calde e fredde. Vuole venire a Pistoia, signor ministro, a vedere che cosa ho a disposizione io, nella mia scuola, quando devo restare intere giornate, perché ho riunioni pomeridiane, e non posso rientrare a casa, non tanto perché la mia abitazione dista 40 km dalla scuola, ma perché il servizio di trasporti regionale è talmente disastroso sulla linea Firenze-Pistoia, che sono costretta a trascorrere intere giornate fuori casa?

Venga, e le mostrerò volentieri  la sala-professori, i bagni per gli insegnanti e, se vorrà vederli, anche quelli per gli studenti; se viene quando il freddo sarà arrivato, si copra bene, perché lo scorso anno, a gennaio, per diversi giorni,  la temperatura, nelle aule, non superava i 10°. Le mostrerò volentieri le lavagne di ardesia, dove  tento di presentare mappe concettuali con gessi talmente scadenti che le cimose polverose non riescono a cancellare i segni. Le mostrerò le poche aule che hanno carte geografiche degne di un mercato del modernariato e quelle invece ancora più spoglie, dove, però, può darsi che penzoli un crocifisso privo di una gamba o di un braccio.

Lei afferma che i soldi risparmiati aumentando le nostre ore di lezione, cioè impiegando meno personale docente e aggravando le difficoltà di una scuola già stremata, verranno investiti in futuro per creare scuole di standard europeo. Non le credo. Sono false promesse e pure offensive per chi nella scuola pubblica lavora e per chi crede nella sua funzione e importanza.  Se  quella fosse stata la Sua intenzione e l’intenzione del Suo governo, avreste dovuto cominciare perlomeno a darci dei segnali nel corso di questi mesi: non solo questi segnali non ci sono stati, ma quelli che abbiamo visto e vediamo vanno in direzione opposta: l’affossamento e la distruzione della scuola pubblica (per non parlare dell’università).

Il demagogismo non mi attira, né mi attraggono le pulsioni anti-casta. Eppure, signor Ministro mi sento di dirLe che Lei, come molti uomini e donne che hanno responsabilità politiche, siete, parafrasando il titolo di un bel libro di Marco Belpoliti, “senza vergogna”: ed è ora, invece, che la vergogna venga riscoperta come virtù civile, e diventi il fondamento di un’etica pubblica, per un Paese, la cui stragrande maggioranza di cittadini e di non-cittadini  non merita di essere rappresentata e guidata da una classe politica e “tecnica”, ammesso che questa parola abbia un senso,  weberianamente miope, non lungimirante, sostanzialmente incapace di pensare all’interesse pubblico e di agire per esso.

Domani sarò in piazza, signor ministro, a gridare con la poca voce che ho la richiesta delle Sue dimissioni!  

Antonietta Brillante

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da:
http://internetepolitica.blogosfere.it/2012/10/cattedre-di-24-ore-protesta-e-petizione-contro-profumo-gia-25mila-firme.html
http://italia.panorama.it/politica/Un-insegnante-scrive-a-Profumo-Ma-lei-ministro-e-mai-stato-in-Europa
http://compartoscuola2012.blogspot.it/2012/10/onsignor-ministro-dovrebbe-documentarsi.html

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A proposito di altri interventi, articoli e post  (non di questa lettera, molto lucida, di Antonietta Brillante), aggiungo ancora una volta una nota credo importante: è SBAGLIATO continuare a parlare di un aumento (a parità di salario) a 24 ore “di lavoro”.  Si deve smettere di parlare di quelle ore come riferite all’intero lavoro. Le 24 ore riguardano solo UNA PARTE dell’attività dei docenti. L’aumento che il ministero pretenderebbe è a 24 ore di “insegnamento frontale” (ore piene, non di 45′). Non “di lavoro”. Le sei ore NON PAGATE in più si aggiungono a un monte ore GIA’ abbondantemente MAGGIORE delle 18 ore attuali (che, daccapo, sono solo “di insegnamento”). Cioè: OLTRE alle ore di insegnamento ci sono altrettante (e anche molte più) ore di lavoro effettivo, oggettivo, necessario, che TUTTI gli insegnanti svolgono di fatto, come spiegato al punto 3 di questo post. Alcuni docenti lavorano anche 10 ore al giorno, per far fronte a tutti i loro doveri. C’è chi già adesso, con le 18 ore “di insegnamento”, lavora anche sessanta e più ore a settimana.

Ciò detto, resta il fatto che l’aumento a 24 ore di insegnamento porterebbe inevitabilmente i docenti di ruolo a coprire (senza energie, senza strumenti, senza mezzi per far fronte alla massa di attività aggiunte) una quantità enorme di ore di insegnamento e di sostegno coperte dai precari e dalle precarie. Ergo, si tratterebbe di un effettivo LICENZIAMENTO generalizzato, di un vero e proprio taglio di teste.

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ulteriore appello, per la difesa della scuola PUBBLICA

http://firmiamo.it/contro-aumento-orario-di-lavoro-per-la-scuola

La legge di stabilità, approvata  dal Consiglio dei Ministri  l’  11.10.2012 , potrebbe contenere un ulteriore pesantissimo taglio alla scuola.

Il testo prevedrebbe l’aumento di sei ore, a titolo gratuito, dell’orario di lavoro settimanale degli insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado.

L’effetto immediato di tale disposizione sarebbe la cancellazione degli spezzoni orari, delle supplenze temporanee e dei corsi di recupero assorbiti dal nuovo regime orario. Il ”popolo” dei docenti si ridurrebbe di un terzo, con una contrazione di un docente ogni tre.

Firmate, firmiamo contro  l’opera di distruzione della scuola pubblica e di smantellamento dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici per dire basta a queste politiche che colpiscono i più deboli e lasciano intatti i privilegi e le ricchezze dei più forti.

Questi i motivi per dire no all’aumento dell’ orario di lavoro per la scuola secondaria e sottoscrivere la petizione:

1)  Il saldo in termini di perdita di posti è di almeno 25.000 cattedre per i posti comuni e di altre 4000 se la norma fosse estesa anche al sostegno. In realtà, se si considerasse tutto l’organico di diritto, che per medie e superiori è di circa 320 mila insegnanti, un aumento di sei ore, dalle 18 attuali, comporterebbe un taglio di 100 mila precari.

2)  Senza accordo con le parti sociali si ledono gli articoli 36 e 39 della Costituzione.
Come già previsto dall’art. 39 della Costituzione e dalle norme derivanti, la modifica dell’orario di lavoro del personale della scuola è soggetto a particolari necessità didattico-formative e di preparazione-programmazione delle stesse. E per questo motivo deve passare necessariamente attraverso uno specifico accordo tra amministrazione e parti sociali. Un decreto di questa portata, quindi, risulta incostituzionale e annullabile.

3)  La media europea dell’orario settimanale dei docenti è di 18.1  ore alle medie e 16 ore alle superiori. Con le “24 ore” i docenti italiani avranno l’ orario di lavoro settimanale maggiore d’Europa a fronte degli stipendi più bassi dopo Grecia  e Portogallo.
Inoltre non è vero che gli insegnanti lavorano solo 18 ore, vanno calcolate le ore per preparare le lezioni e correggere i compiti, per i consigli di classe, per i collegi docenti, per i colloqui con le famiglie etc.

4)  Con le ultime manovre la  scuola ha  già “pagato” l’86% del risparmio della spesa statale totale. È immorale ed iniquo che i sacrifici debbano  essere chiesti con accanimento soprattutto ad una categoria in particolare.

5)  Abbassamento della qualità dell’insegnamento. Distruzione dell’organizzazione scolastica attuale. Numero di classi troppo elevato ed ingestibile per  i docenti. Insomma: il docente dovrà obbligatoriamente insegnare in almeno 5-6 classi con 5-6 programmi da svolgere, verifiche da correggere… ma oltre al danno ecco la beffa: lo stipendio rimarrà invariato. Non aumentano le ore per classe ma aumentano le classi per i docenti. I docenti di laboratorio  arriverebbero fino a 8 classi e i docenti di educazione fisica fino a 16 classi, i docenti di religione 24 classi!

6)  Aumento delle patologie legate al burn out (stress) per i docenti con conseguente aggravio per le  spese mediche dello stato. Secondo gli studi statistici effettuati, la categoria dei docenti è quella di gran lunga più colpita da questa patologia. Docenti frustrati, malpagati e “bruciati” dall’ enorme carico di lavoro che tipo di servizio potranno offrire ai giovani?

Non sono bastati gli otto miliardi della legge 133/2008 e i continui interventi legislativi, non è sufficiente l’aumento dell’età pensionabile, il blocco dei contratti, degli scatti di anzianità e per ultimo la cancellazione dell’indennità di vacanza contrattuale: siamo all’accanimento e alla barbarie.

È una barbarie pensare di fare pagare il conto della crisi sempre e soltanto al lavoro dipendente.

È una barbarie togliere ogni possibilità di lavoro ai precari.

È una barbarie cancellare i diritti contrattuali e distruggere la scuola pubblica.

http://firmiamo.it/contro-aumento-orario-di-lavoro-per-la-scuola

un link

tutti parlano dei 223 milioni stanziati per la scuola privata; oppure tutti parlano (parliamo) dell’assurdità dell’aumento di sei ore a parità di stipendio dei docenti della scuola pubblica, e della conseguente macelleria ai danni (soprattutto) di precarie e precari.

ma le due cose saranno forse legate?

forse il semplice link, piccolo e significativo, tra due dati, va in qualche modo evidenziato:

previsioni di tagli a séguito del decreto di stabilità:
“…Le somme totali di questa stretta sulle spese che investirà Viale Trastevere [=scuola pubblica] sono di 240,4 milioni di euro per il 2013 e…”

fonte: “Il sole 24 ore” (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-16/scuola-orario-vale-milioni-063823.shtml?uuid=Ab9adWtG)

e, appunto:
“Autorizzata la spesa di 223 milioni da destinare alle scuole non statali”

fonte: “Repubblica” (http://www.repubblica.it/economia/2012/10/16/news/stabilita_taglio_detrazioni_2012-44625015/)

è più chiaro? serve un disegno?

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No alle cattedre di 24 ore. Fermiamo il ministro Profumo

la misura conenuta nel “ddl stabilità” è uno dei tanti tasselli del disastro/dissesto recente, avviato da anni nel nostro Paese, e tutt’ora in corso.

è la (a)normale macelleria sociale in atto o progettata soprattutto ai danni dei precari e delle precarie (non dimentichiamo che le donne costituiscono la maggior parte del personale docente).

non è né sarà certo solo un appello, una petizione, a risolvere questo e altri disastri, lo sappiamo. ma è almeno un piccolo passo da fare.

altri link utili:

sciopero del 24 novembre:

http://www.cislscuola.it/content/20121015-24-novembre-sciopero-e-manifestazione

[a margine: se passa ora per la scuola la “regola” dello stravolgimento dei contratti di lavoro in essere, con l’aumento degli orari a parità di salario, cosa toglie che domani o oggi stesso il governo possa varare misure simili anche per molti altri contratti e categorie?]
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NOTA BENE: in articoli in rete e in testi vari si parla di aumento a 24 ore come se si trattasse di “24 ore di lavoro“: in realtà si tratta “solo” delle ore di insegnamento in classe. DI FATTO le ore di lavoro sono già ora molte di più.
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no alle cattedre di 24 ore

No alle cattedre di 24 ore. Fermiamo il ministro Profumo

La proposta di Profumo di aumentare il numero delle ore di insegnamento da 18 a 24 è perniciosa e creerà ulteriore scompiglio nelle vite di migliaia e migliaia di famiglie di docenti e di studenti.

Non si tratta soltanto di un ennesimo attacco al salario (l’aumento delle ore, infatti, non equivarrebbe a un aumento dello stipendio mensile!). Se dovesse passare il piano che il Ministro dell’Istruzione ha intenzione di proporre, le condizioni di lavoro degli insegnanti di ruolo diventerebbero a dir poco disumane.

Facciamo un esempio.

Un insegnante di francese delle medie, per arrivare a 24 ore, dovrebbe insegnare in dodici classi, partecipare alle riunioni di dodici consigli di classe (lavorando così per molte ore pomeridiane in più, che peraltro non verrebbero computate) e correggere un numero spropositato di verifiche scritte (anche questo lavoro non computato per lo stipendio mensile).

In ogni caso, l’aumento naturale degli impegni pomeridiani andrebbe a sottrarre tempo alla fase della preparazione delle lezioni e del materiale didattico, con un naturale scadimento della qualità dell’insegnamento.

La cosa peggiore, però, è che l’aumento delle ore di un terzo rispetto a quelle attuali comporterebbe anche un taglio di un terzo delle cattedre attualmente presenti nel nostro paese!

Le conseguenze, in termini di costi umani, sarebbero perniciose. I precari, che in tutti questi anni hanno sopperito a tutte le situazioni di emergenza che si sono create nella scuola italiana, perderebbero la speranza di lavoro. Un terzo degli insegnanti di ruolo (in genere i più giovani) potrebbero invece perdere il posto nelle loro sedi di titolarità, e, precarizzati a loro volta, diventerebbero il serbatoio umano (probabilmente pagato a cottimo) per le ore di supplenza che attualmente sono affidate con contratto a tempo determinato proprio ai precari.

E’ dunque un dovere sociale firmare questa petizione, per difendere la qualità dell’istruzione delle nostre scuole e per tutelare la qualità di centinaia di migliaia di vite umane che, senza alcuna responsabilità, pagherebbero il costo di una crisi che non hanno causato.

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http://firmiamo.it/lascuolanonpaghilacrisi

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