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appunto per àk. 01-02
trovo un appunto preparatorio per gli incontri àkusma 2001-02. mi sembra bello e ne faccio un piccolo file [16 Kb] che qui registro.
Promemoria
da “L’Ulisse” 7/8 – gennaio 2007
Esperienze dei linguaggi
TRE PARAGRAFI SU SCRITTURE RECENTI
1. INSTALLAZIONE vs PERFORMANCE
Uno schema per organizzare molti dei testi proposti oggi può essere preso dalle arti figurative, costruendo un’opposizione tra installazione e performance, Continua a leggere
Un’intervista, venerdì 1 febbraio
Una rapida intervista informale su La casa esposta – a cura di Giancarlo Rossi – va in onda domani mattina, venerdì 1 febbraio, alle 7:30, nello spazio cultura di GR Parlamento. La frequenza è 99.3 Mhz.
Poi su internet se ne potrà ascoltare – successivamente – la versione integrale: www.radio.rai.it/grparlamento (andando sul link podcast).
i have now 46 wonders
These are the 46 Dusie chaps I received:
samar abulhassan. fa’rah
tim armentrout. all this falling away
kristy bowen. brief history of girl as match
anne boyer. selected dreams
jules boykoff. the slow motion underneath
jessica bozek & eli queen. cor-re-spon-dence
shanna compton. scurrilous day
joseph cooper. memory/incision
sarah ann cox. truancy
michelle detorie. bellum letters
raymond farr. two hats appear when applauded
adam fieled. posit
susana gardner. sonnets from her “port
marco giovenale. a gunless tea
giles goodland. a spy in the house of years
k. lorraine graham. and so for you there is no heartbreak
jared hayes. CaGeD
jared hayes. RecollecTed
anne heide. an instant of flight
jen hofer. going going
carrie hunter. kine(sta)sis
lisa janssen. riffing on bird and other sad songs
paul klinger. occasion in the mosaic distance
drew kunz. tether
mark lamoureux. sometimes things seem very dark
a whole portfolio of fab chaps by alana madison
jill magi. [from SLOT (to pull an historical site form you)]
sarah mangold. parlor
bob marcacci. imagining a baby
nicole mauro. the contortions
simone muench & william allegrezza. sonoluminescence
sheila murphy. skinny buddha
sawako nagayasu. insect country (b)
marci nelligan. specimen
lance newman. come kanab / a little red songbook
tom orange. on bathybius
wanda phipps. silent pictures recognize the world
chris pusateri. north of there
kaia sand. tiny arctic ice
jennifer scappettone. beauty [is the new absurdity]
kathrin u. schaeppi. a frog jumps in
logan ryan smith. much like you shark
matina stamatakis. ek-ae. a journey into ekphrastic aesthetics
jill stengel. may / be
eileen r. tabios. the singer and other flamenco hay(na)ku
bronwen tate. souvenirs
Ancora una nota per Il segno meno
L'”opera-di-opere” che si intitola Delle restrizioni, a cui ho dato avvio diversi anni fa e che viaggia lentamente/variamente sparsa o disintegrata in periodici e riviste, va figliando via via nuclei dotati di un comunicabile senno tematico. La serie Il segno meno fa tessitura con l’argomento dello sfaldarsi, dell’ombra, della perdita e cenere e sparizione dei legami, dei rapporti, della memoria; e soprattutto: con il tema dello spossessamento delle case, la fine dei luoghi (cari).
È parte di un progetto testuale più ambizioso, sul discorso/decorso della dissipazione. Ma costituisce sezione già indipendente. [Se ne veda qui l’esito più recente].
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Ancora, può esser detto, più in generale, che:
(Specie) adesso: quasi ogni parola e luminescenza video è o rischia l’isomorfismo, di isteria, di retorica. Si può scegliere al contrario anzi del tutto altrove – e perfino pronunciare – una parola niente affatto ermetica, però cifrante, normalmente versata in torsione, tensione che la porta fuori dal detto consueto (mansueto). E la muove verso un punto dove non si salva dal contestarsi per prima, da sé. (È il Pensiero del fuori, ovvero è Foucault).
Questo ha qualcosa a che vedere con l’allegoria, con la sottrazione e i calchi cavi che parlare comporta.
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Un moto cellulare costante nel corpo di Delle restrizioni è il flettere metri noti in unità ritmiche “inferiori”, e – soprattutto – volentieri segmentare sintassi, quasi pensandola stiletto deviato allo sguardo da immersione in acqua. Nella scrittura tutto ha a che fare con la percezione, e con il doppio che ogni evento e oggetto è. L’uso addirittura ossessivo delle spezzature, o di corsivi e parentesi, e molte inarcature forti, nelle poesie, non segnalano un registro laconico né suggeriscono indicazioni performative, “di lettura”, semmai distribuiscono a raggiera le varianti di libertà/ostacolo al passaggio di senso, mantenendo un certo numero di attriti semantici rilanciati – invece che attenuati – dalle frammentazioni, dagli urti. (Visti).
Questa ricerca desidera in tutta umiltà dialogare con le (e quasi rispecchiarsi nelle) osservazioni che Emilio Garroni, nel suo Estetica. Uno sguardo-attraverso, ha dedicato alla terza Critica kantiana in direzione di un «risalimento» – sui casi esemplari di Bernhard e Beckett – delle interrogazioni sul senso-non-senso poste dal secolo che si è chiuso.
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poscritto:
Il significato, i significati, e anche certi loro movimenti (d)elusivi, umbratili, raggiano senso non quando viene istituita una parola “riconoscibile”, bensì quando in ogni spezzatura e frase e dispositivo o deposito formale echeggia la necessità di quel vincolare immagini, parole, suoni. “Come se” questi facessero allegoria (già data, nota). (E, invece, nell’istante di nascere la originano: è nuova).
La costruzione della necessità in poesia assomiglia al meccanismo di fondo dell’allegorizzare in generale. E forse al “dar senso” in generale. Che si attiva in occasione di ogni atto percettivo, di ogni frammento del banale esistere – umano.
oh la la – – debord à l’académie
raoul hausmann une anthologie poétique
Mercredi 24 octobre 2007
ENS-LSH, 15, Parvis René-Descartes, 69 007 Lyon
Métro Debourg
Séminaire Lyrisme et Littéralité : (15H-18H) Salle F005
Le CEP invite Isabelle Maunet-Saillet à l’occasion de la sortie de son livre raoul hausmann une anthologie poétique ; précédé de RH l’optophonétiste aux éditions al dante.
Raoul Hausmann, né à Vienne en 1886 et mort à Limoges en 1971, créateur de Dada-Berlin, n’a cessé d’inventer et de multiplier les expériences dans les domaines de la peinture, du dessin, de la gravure, de la poésie, de la danse, de la performance, du collage, du photomontage, de la photographie, du photogramme, de la littérature, de l’histoire… En s’appliquant à décloisonner les genres – dont Nietzsche déplorait déjà la séparation abstraite et académique -, en s’évertuant à associer dynamiquement vue et ouïe, œil et voix, lumière et son, en prenant le risque d’une pensée se dérobant à toute détermination, il a découvert et exploré des matériaux nouveaux et des procédures créatrices inédites… Une œuvre à jamais inscrite dans l’extrême contemporain.
Isabelle Maunet-Saillet. Enseignante à l’Iufm de Tours. Domaine de recherche : poésie
contemporaine, poésies visuelle, élémentaire, sonores, poésie action;
art brut, étude de manuscrits (Apollinaire, Balla…) en collaboration
avec l’Item.
opera plurale
A documentazione del lavoro del 2006 su Progettare l’opera plurale, la Fondazione Baruchello pubblica il libro Sperimentare il plurale. Con gli interventi degli autori presenti all’incontro del 29 ottobre 2006.
Per ogni richiesta:
Via di Santa Cornelia 695 | 00188 | Roma | +39 06 33 46 000
info [at] fondazionebaruchello [dot] com
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vedo che nel libretto è anche riprodotto il mio ‘draft’ Primi appunti per “Progettare l’opera plurale”
Afasia di settembre
Questo articolo, Afasia di settembre [pdf 18 Kb], è uscito nel 2002 su “Il segnale” ed è stato poi più volte rimaneggiato e rivisto. L’ho ripubblicato in rete e fuori in varie forme. Questa ne è dunque la prima versione.
interview on random texts
– can random texts — for superimposed images or graphic use — be also considered texts-texts or not?
– yes. why not. you may use them with/in several superimposed images. and they spread their meanings all over the page. thay actually change the whole meaning of the frame. but you can also consider them as simple texts and publish their linear aspect or post it anywhere you want. all the practices with signs are allowed, in art. the results are always depending on the beauty [and sometimes consciousness] of the project.
– do those texts-for-art “signify” anything?
– freedom is amazing, isn’t it? you may loose yourself. ANY text may have meanings, or not. “scrittura di scena” or meaningful writings. the important thing XX century has focused is that a pure “graphic mode” is always switched on in our brains; so we catch sense and meanings ‘using’ unpredictable codes coming from a text source code. but we may enjoy the text-text just as it is – as a text and nothing more. the important thing is: is it somehow good? does it bring some click or flickering sense-nonsense?
Il dopoguerra della «sonnambula» nelle lettere a Pasquale Prunas
di Fiammetta Cirilli
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Autrice di racconti, romanzi, scritti di viaggio di singolare bellezza, Anna Maria Ortese andrebbe ricordata anche per quella componente non indifferente dei suoi scritti che è costituita dall’epistolario con amici, interlocutori anche occasionali, conoscenti: lettere spesso dense di particolari sulla vita privata come sulla scrittura e che restituiscono – accanto alla personalità tormentata e sfuggente dell’autrice – il clima di un ambiente e di una stagione letteraria.
In questa prospettiva, le missive che Ortese indirizzò a Pasquale Prunas, fondatore e direttore della rivista «Sud», contribuiscono a delineare meglio i tratti di un rapporto d’amicizia intenso e destinato a incidere sensibilmente nella biografia di entrambi, segnando – in modo anche problematico – gli anni della giovinezza e della prima maturità della scrittrice. Il pensiero va, naturalmente, alla discussione innescata al tempo in cui venne pubblicato lo scritto che Anna Maria Ortese dedicò ai giovani intellettuali partenopei in chiusura del Mare non bagna Napoli, un libro che, dando voce alla disillusione della scrittrice verso un contesto saturo di energie e aspettative poi disattese, è stato all’origine della traumatica frattura con molti dei coetanei frequentati negli anni del dopoguerra.
L’uscita del Mare per Einaudi (ma Prunas aveva in precedenza pensato di stampare di persona la raccolta) e lo scalpore provocato dal capitolo Il silenzio della ragione gettano, retrospettivamente, una luce particolare sulle lettere curate da Renata Prunas e Giuseppe di Costanzo per le edizioni Archinto: Alla luce del sud. Lettere a Pasquale Prunas (Collana Lettere, Edizioni Archinto, Milano 2006).
Mancano, in realtà, richiami alla polemica: le lettere riguardano, infatti, soprattutto l’arco di tempo tra il 1947 e il 1953; mentre le poche successive alla pubblicazione del libro – l’ultima è del maggio 1959 – toccano questioni generiche, non ultimi gli affanni e le necessità materiali in cui si dibatteva la scrittrice. Il silenzio in qualche modo eloquente sulla polemica convive, quindi, con elementi che testiminiano la continuità di una amicizia nata ai tempi di «Sud»; un’amicizia che, stando alla stessa Ortese, costituisce l’«autentico ricordo di Napoli». «Mi sembra di soffocare, mi ritorna incontro la luce di Napoli, i miei pomeriggi alla Nunziatella l’anno scorso, il calore della veranda e tutti, tutti i cari amici di Sud» – scrive la giovane autrice nel febbraio del ’47 da Roma, dove risiede per qualche mese. E poi, scusandosi per l’«emozione» che le ha dettato «cose così disordinate, e forse strane», esorta Prunas: «Scrivimi, qualche volta e dimmi tutto di Sud, cosa fate, come va. È anche il mio giornale».
Nonostante la distanza da Napoli, quindi, Anna Maria Ortese continuava a rispondere alla vitalità «irrefrenabile» del «ragazzo Prunas», per confessare magari, la fatica di tenere dietro all’impegno della scrittura: «Non posso avere nessuna emozione, (e scrivere è un’emozione), perché Dio solo sa cosa soffro»; o, ancora, per dichiarare la propria inadeguatezza di fronte alla realtà di una città come Milano, dove «la vita è dura, in un certo senso» perché «non c’è nessuno che ti venga incontro con una lode, tutti, o quasi, aspettano che tu cada», e «diventare qualcuno» sembra impossibile: «bisogna essere cattivissimi, per riuscire. Ho l’impressione che tu ti sia sbagliato sulla carica di cattiveria che portavo in me, e che io sarò bocciata.»
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[ Fiammetta Cirilli. Articolo su «il manifesto», 27 dicembre 2006, p.12 ]

