Gli editori generalisti sono quasi sempre dei distributori, o sono stati acquistati dalla distribuzione (due cose che comunque si assomigliano).
Sulla poesia, prodotto a vendite bassissime, da anni ormai i costi di stampa e trasporto hanno superato i ricavi. La distribuzione (dunque l’editoria) la considera perlopiù un peso. I discorsi che si fanno, che lamentano una “crisi della poesia”, parlano del vuoto se non tengono in considerazione questo aspetto.
La poesia non in crisi è quella che liscia il pelo alla mediocrità, al lessico inconsapevolmente piatto, manchevole, ai buoni sentimenti (o ai pessimi: è speculare), e che dunque si paga i costi di trasporto da A a B. (E l’eventuale ritorno fallimentare da B ad A).
Le collane di poesia generaliste che resistono sono dunque giocattoli, un po’ costosi, e ogni editore ha i suoi bambini da viziare, e un animatore, sovrintendente.
Voltando pagina, gli editori di progetto (non necessariamente piccoli: pensiamo a quelli che si occupano solo di nicchie tendenzialmente forti, come gli scacchi, il fantasy, la medicina o lo sport) sono tra i pochi che, se fanno numeri abbastanza alti, possono ancora trovare uno spazio nei camion e poi negli scaffali. Ci sono però anche editori di progetto che si occupano di letteratura.
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