Archivi tag: googlism

gammm @ discord per la ricerca (letteraria)

https://discord.gg/7qxE5QnbwP

in inglese su discord esistono vari server di letteratura. ma nessuno che, in italiano, si occupi di ricerca letteraria.

ora c’è: https://discord.gg/7qxE5QnbwP

in qualche modo prosegue l’iniziativa (indipendente e in fieri) “Esiste la ricerca?”, avviata con l’incontro allo Studio Campo Boario (Roma) il 16 giugno 2022: https://slowforward.net/2022/06/16/oggi-16-giugno-a-roma-esiste-la-ricerca-incontro-allo-studio-campo-boario/

la scelta di prendere “gammm” come incipit del nome (invece di usare semplicemente “scritture di ricerca”) è dirimente per delimitare gli ambiti tematico-formali che sono in campo.

quindi le zone di sperimentazione di cui il sito https://gammm.org si occupa da sedici anni in qua: montaggio, cut-up, googlism, scritture concettuali, uncreative writing, littéralité, post-poesia, prosa in prosa(-e), flarf, scritture installative, generatori di testo, scritture frammentate / disturbate, minimal writing, found texts, sought texts, percorsi procedurali, scritture non assertive, musica sperimentale, critica non stilistica.
anche, ma in misura forse minore, materiali verbovisivi, asemic writing, glitch, arte contemporanea (più o meno in rapporto col fronte della testualità).
tendenzialmente non ci si occupa invece di performance, di videopoesia, di poesia visiva, di poesia sonora, di letteratura interattiva, di programmazione, di romanzo, di teatro, di cinema, di animazioni.

[r] _ chi eredita cosa, da balestrini?

Di tanto in tanto si sente un autore o l’altro, anche il più assertivo e melodizzante, rivendicare un qualche filo filiazione lineage affinità e insomma legame con l’opera di Nanni Balestrini. In alcuni casi, si tratta di autrici o autori di qualche testo très sucré, testi confessionali e magari perfino neometrici, se non neomelodici; e questo legame allora suona più come speranza e desiderio che come fatto agganciabile solidamente a testi reali. Nondimeno, fa il suo bravo effetto, il nome di Balestrini, e cattura quei cinque minuti di ascolto che talvolta nel circolo mediale sono sufficienti a far passare per decente una pagina così così.

Un diverso versante di scrittura, e di ricerca letteraria, per come si intende in relazione ad alcune precise generazioni, da circa vent’anni, consiste nell’elaborare testi operando — come dire — al buio e nel buio del linguaggio (non della cognizione della storia), facendo sì che il materiale si moduli su una effettiva disarticolazione dello stesso inconscio. Da una posizione del gliommero inconscio (da cui il soggetto, non l’io, sfila parole) esterno al perimetro fisico del parlante stesso. L’inconscio è infine, e in particolare, collocato in un motore di ricerca, in un ascolto casuale di conversazioni (“eavesdropping”, in inglese), in un elenco senza alcuno strato o scarto connotativo, in un cumulo di pagine niente affatto letterarie. Eccetera.

E si parla così, anche, di googlism: collocabile nella linea dell’operazione di Tape Mark, certo, ma con la diversa plasticità implicita nel contesto digitale, globale/immediato. Cosa che di fatto non significa estrarre parole dal cappello dadaista, né ritagliare frasi da un giornale: tuttavia finché alcuni continueranno a credere che non c’è soluzione di continuità fra Novecento e oggi, saranno misinterpretate sia le linee di continuità che quelle di discontinuità delle scritture di ricerca attuali rispetto alle sperimentazioni della seconda metà del secolo scorso.

La dislocazione quindi dell’attività di scrittura da un inconscio personale a un inconscio nemmeno più macchinico ma (eventualmente) digitale, e la conseguente vera e propria ricollocazione del soggetto in un altrove esterno (e storicamente marcato) rispetto allo stesso corpo scrivente costituiscono uno scatto di differenza e insieme un dialogo stretto con il Tape Mark di Balestrini.

Altro che La Poesia.

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da https://mgiovenale.medium.com/chi-eredita-cosa-da-balestrini-56addfef1b0, 19 apr. 2021

un utile specchi(ett)o multi-link per gli appassionati del mainstream poetico italiano

Constato che negli ultimi giorni, dei documenti che ho inserito su Academia, uno in particolare ha avuto un buon numero di visite & letture, pur essendo caricato da pochissimo. Questo qui: https://www.academia.edu/78131798/Il_sistema_immunitario_del_mainstream_mini_notilla_

Chi volesse leggerlo non in pdf ma in html su slowforward, lo trova pari pari all’indirizzo https://slowforward.net/2022/04/30/il-sistema-immunitario-del-mainstream-mininotilla/

Vorrei però offrire una rassicurazione agli eventuali gèniti e gemiti del mainstream che possan sentirsi sorpresi dalle banalità di base che in quell’intervento dico: io dico le medesime cose da qualche annetto ormai. E ve ne porgo qui una assai scarna e meditata lista, pre-gioendo per le gioie che sono certo ne trarrete:

mainstream poetry reading standard format

rinascono i pompieri | ovvero: va bene non ereditare l’anarchia, ma addirittura entrare in seminario… / differx. 2021

sveglia #6, ai supporter del mainstream

i potenti tribolati. (ovvero le pene del mainstream) / differx. 2020

editori di poesia, postpoesia? chi? dove? (una nota disordinata)

“poesia per il pubblico”: generazioni e differenze (in poesia, scrittura, politica), a-k

31 dic. 2021, auguri: in poesia, domani ricomincia il 1957

il riflusso letterario (o poetico, sempre se di poesia si tratta, il che è dubbio)

ricerca poetica, poesia di ricerca, scrittura di ricerca, ricerca letteraria

ricerca poetica / scrittura di ricerca / ricerca letteraria

sveglietta dell’8 luglio 2021: la poesia e la stretta

la tradizione del novecento sta a posto. sta a posto così.

(s)finito il novecento

le tre piaghe

 

spam lit, flarf e googlism, dal 2007 su gammm, differx, compostxt &t alia

limitiamoci a tre post del 2007:

da “the anthology of spam poetry” / morton hurley. 2007

review: “the anthology of spam poetry” / morton hurley. 2007

gammmorg.files.wordpress.com/2019/02/mohammad_sought.ebook_.pdf
ovvero:

https://gammmorg.files.wordpress.com/2019/02/mohammad_sought.ebook_.pdf

 

s-tradurre, stratradurre, detradurre. eccetera / differx. 2021

Leggo questo articolo su Lay0ut Magazine e rifletto: fino a un anno (che non so precisare), è esistito in rete Lost in translation (link da tempo disattivato: https://tashian.com/multibabel/), un traduttore in più lingue che usava in modo automatico il servizio BabelFish (servizio [anche] di Yahoo). Lost in translation è stato l’esercizio (e il divertimento) testuale di tutti quelli che nel mondo (mica troppi a dire il vero) tra fine anni ’90 e prima metà degli anni Zero facevano googlism. (Facevamo).

Di BabelFish si ritrova traccia (sintetica, troppo) al link https://it.wikipedia.org/wiki/Yahoo!_Babel_Fish. Mentre su digital.com viene spiegato molto di più (e molto meglio): https://digital.com/babel-fish/.

Anche chi qui scrive se ne è abbondantemente servito, per esempio per scrivere la serie della Signorina dell’ortottica, pubblicata su differx a partire dalla seconda metà del 2006. Cfr. https://differx.blogspot.com/search?updated-max=2006-10-20T01:39:00%2B02:00&max-results=19&reverse-paginate=true (con un intento ludico perfino sbrigativo, cfr. https://differx.blogspot.com/2006/10/la-signorina-dell-stele-di-rosetta-per.html = stele di rosetta per guadagnare tempo)

Parecchi anni dopo (BabelFish e Lost in translation non c’erano più), anche Italo Testa pubblicò un lavoro creativo di traduzione multipla, sul “verri”.

D’altro canto, l’esperimento suggerito in tempi non sospetti da Montale, e ripreso da Lay0ut, aveva avuto una realizzazione su un numero della rivista di letterature comparate di Armando Gnisci, “I Quaderni di Gaia” (quando ancora probabilmente ero in redazione). Ma parliamo dei primi anni Novanta, penso, per cui ho dimenticato tutto. Una poesia era stata tradotta in più lingue e ripresentata nella lingua originale alla fine del processo. Con quale risultato? Affé, pure questo l’ho scordato. Che disastro: lost translation, di fatto. Peace.

Una riflessione, chiusi questi capitoli già nel 2013, provavo a farla qui: https://slowforward.net/2013/01/21/lost-in-translation/. Nel post trovo una gustosa rielaborazione audio (cantata per altro bene, direi) del tormentone Call Me Maybe. Enjoy:  https://gizmodo.com/listen-to-call-me-maybe-after-its-been-put-through-goog-5977267.

Senza offesa per Montale, naturalmente.

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una notilla aggiunta:
http://brouits.free.fr/plop/multibabel.html

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bandella per “prosa in prosa” / andrea cortellessa. 2009

L’abitudine che ci fa usare la dizione da manuale, poesia in prosa, può far dimenticare come essa, in realtà, segni un paradosso. Ma – ha spiegato il suo maggiore studioso italiano, Paolo Giovannetti – proprio tale «ambiguità esibita» è il suo «carattere fondante». Posizione ambigua, dunque, e anche scomoda: troppo «asciugata» dal poetico per i lettori di poesia (almeno per chi si riconosce nel poetese, più che nel poetico); troppo autoreferenziale e «lavorata» – troppo «poetica», insomma – per coloro che della prosa ammettono un’unica specializzazione merceologica, quella della narrazione (e diciamo, anzi, direttamente la fiction).

Eppure la prosa come forma del limite è stata una delle poche vie di fuga che abbiano consentito alla nostra scrittura poetica, negli ultimi decenni, di non rinchiudersi nel repertorio di se stessa. Negli anni Settanta autori come Giampiero Neri, Cosimo Ortesta e Cesare Greppi hanno messo a frutto la lezione dei maestri francesi di un secolo prima; mentre è del 1989 un episodio isolato ma significativo come la silloge Viceverso, curata da Michelangelo Coviello. Né sorprende che oggi i trenta-quarantenni di Prosa in prosa guardino di nuovo Oltralpe (e Oltreoceano), mutuando il loro stesso titolo da Jean-Marie Gleize.

Quanto meno subliminalmente, l’espressione poesia in prosa rinvia poi al concetto di traduzione: un «contenuto», in sé poetico, che verrebbe «trasposto» in prosa. Ma se il «contenuto» è già prosastico, qui, che cosa viene in effetti «tradotto»? La prosa in prosa, risponde Antonio Loreto, ha qualcosa del ready-made: senza sovraccaricare la scrittura di effetti speciali (la «prosa d’arte» dalla quale i Sei si guardano bene) è mediante il suo isolamento (in lasse, blocchi, serie variamente ordinate) che se ne muta sottilmente il senso. Basta incorniciare l’oggetto, come ha insegnato appunto D­uchamp, per fargli dire qualcosa di diverso – e inatteso. Qui piuttosto lo si «inquadra»: e non stupiranno, allora, i frequenti riferimenti all’universo dei media visivi, dalla fotografia allo schermo del computer.

Così facendo si segnalano, nella prosa del mondo, una serie di mutamenti inavvertiti. Come in un certo gioco enigmistico, ci accorgiamo d’improvviso di dettagli incongrui, particolari inquietanti. E finiamo per capire, insomma, come qualcosa nelle nostre vite sia da tempo mutato: a un livello microscopico, magari, ma con conseguenze non meno che catastrofiche.

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un’intervista su “quasi tutti”: da oggi nel sito di nazione indiana


Oggi su Nazione indiana un’intervista sul libro Quasi tutti, uscito per Miraggi Edizioni.
Si nominano o sottintendono tra l’altro: scritture di ricerca, romanzo e antiromanzo, googlism, cut-up, eavesdropping da bar o libreria, Händel, Joyce, San Paolo, poesia, post-poesia, Lacan, Carmelo Bene, spostamento dell’inconscio, Franco Moretti, America del sud, assertività, non-assertività, compassi, Copernico contro Tolomeo (ovviamente vince Tolomeo, purtroppo), flarf, scrittura di genere, antimateria, differx.it, materiali da film, John Swan e lo Speculum mundi (qui in immagine), e Oggettistica.

nazioneindiana.com/2020/08/24/intervista-a-marco-giovenale-su-quasi-tutti/

Grazie alla redazione di N.I. e ad Andrea Inglese per l’ospitalità.
E ovviamente grazie a Gianluca Garrapa per le domande.

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N.b.: nell’impaginazione sul sito, i corsivi sembrano concludere le mie risposte: in realtà introducono le domande. Sono lo spunto da cui Garrapa parte per i suoi interrogativi.
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“cambio di paradigma” (2010): il pdf del thread intero su n.i.

i commenti, nel caso di questo intervento del 2010, sono particolarmente importanti e ho pensato fosse cruciale preservarli. così ho inserito il file pdf intero del thread su n.i., ora visibile qui:

https://slowforward.files.wordpress.com/2020/08/m_giovenale_cambio-di-paradigma__nazione_indiana_21-10-2010.pdf

 

[replica] _ spettri che parlano

La letteratura, come la politica, conta più corpi di quanti ne identifichi l’ordine poliziesco. Tutte e due includono nelle loro invenzioni dei quasi-corpi che non sono che “spettri” per lo sguardo dell’ordine dominante del visibile.

Jacques Rancière, Ai bordi del politico
(1998, tr. it. Cronopio, Napoli 2011, p. 16)

C’è un elemento, carattere o segnale politico nelle scritture? In alcune scritture? Diremmo che affiora o si nasconde sempre in tutte, e che sta in qualsiasi articolazione del linguaggio. Ma si tratterà solo di un carattere frontale, esplicitante, della pagina? Un carattere assertivo? Non si incarnerà piuttosto, tale carattere, in strategie formali diverse, in tracce diverse, e differenti aperture al lettore?

            Vorrei suggerirlo. Vorrei anche solo accennare al proficuo scompiglio portato nell’«ordine dominante del visibile» da quei graffi e grafie che abitano fuori dal vocabolario del dominio (assertivo), e fuori dall’incasellamento matematico e poliziesco nei generi letterari. Vorrei dunque, magari in parentesi, lateralmente, anche solo installare una freccia che indica alcune scritture degenerate. (Come di un frumento, anche, si dice che può essere deglutinato, privato di un coesivo che si rivela non essere unico né indispensabile).

                Chi ha ancora bisogno di rastrellare e tenere sotto controllo ogni possibile emissione di nuove pagine entro il recinto di un centro di permanenza temporanea, in attesa di smistarle nei campi dei generi letterari, inizia solitamente col catalogarle secondo quei parametri con i quali ha pacificamente o conflittualmente già fatto i suoi conti. Ne parlerà dunque come di “poesia”, decapitando ogni differenza; oppure ne parlerà come di testi che vengono dal periodo/eredità delle “avanguardie” o delle “nuove avanguardie”. Dirà: a volte sembrano tali, ‘ergo’ sono tali.

                A nessuno pare venir in mente che Continua a leggere