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sul decreto nordio e la situazione nelle carceri: patrizio gonnella sul “manifesto”, oggi

Il sovraffollamento carcerario non è una calamità naturale. È l’esito di scelte politiche repressive e illiberali. Nordio presentando il decreto legge in materia penitenziaria ha detto che non è colpa del governo se le carceri si riempiono di detenuti. Non è vero.

Il sovraffollamento è il prodotto di politiche proibizioniste e repressive che vanno a colpire i più vulnerabili. Un sovraffollamento che andrà a crescere se mai dovesse essere approvato un altro provvedimento del governo che prevede in sequenza: carcere per chi protesta con il proprio corpo; carcere per chi disobbedisce alle leggi; carcere per gli occupanti di case; carcere per chi scarica materiale esplosivo dal web; carcere per le donne detenute in stato di gravidanza o con un bimbo molto piccolo; tanto carcere per chi protesta in galera con manifestazioni nonviolente di resistenza passiva. È questo, in sintesi, il contenuto del pacchetto sicurezza voluto dal governo che l’Osce ha definito un rischio per lo Stato di diritto. È in discussione alla camera dei deputati, e se dovesse essere approvato senza modifiche, ci farà tornare indietro di cento anni, ossia ai tempi di Rocco e Mussolini. Continua a leggere

Le invenzioni del governo italiano per coprire i massacri in corso a Gaza. Ma, esattamente, che trappola rotta gira e scatta nella testa del governo?

https://x.com/FranceskAlbs/status/1795152021210747212

(ma quale rispetto per gente  come taj***?)
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esposto contro il governo italiano per complicità nel genocidio del popolo palestinese

Esposto contro il governo italiano per complicità nel genocidio del popolo palestinese
https://credgigi.it/2024/04/23/esposto-contro-il-governo-italiano-per-complicita-nel-genocidio-del-popolo-palestinese/

Diversi rappresentanti della comunità palestinese in Italia, sostenuti da un team di avvocati romani e da associazioni attive sul tema della difesa del diritto internazionale e dei diritti individuali e collettivi, hanno presentato alla Procura di Roma un esposto-denuncia relativo alle scelte recenti del governo italiano che potrebbero configurare una complicità nel genocidio in corso ai danni della popolazione palestinese.
L’atto, oltre a ritenere contraria agli obblighi internazionali l’interruzione del sostegno all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso ai rifugiati palestinesi (UNRWA), che ha comportato la privazione di beni fondamentali come cibo e medicinali per centinaia di migliaia di abitanti di Gaza, si concentra sulla fornitura di armi al governo israeliano. L’Italia figura attualmente al terzo posto nella classifica di fornitori internazionali di armi al governo israeliano e il supporto fornito dall’Italia all’aggressione militare israeliana è andato avanti imperterrito dopo il 7 ottobre, nonostante le dichiarazioni dei ministri italiani competenti mirassero a farci credere il contrario.
Al riguardo occorre sottolineare che dalla Convenzione sul genocidio del 1948 derivano vari obblighi gravanti sugli Stati terzi fra cui l’Italia e che tali obblighi sono stati ulteriormente ribaditi dall’Ordinanza sulle misure provvisorie volte ad evitare il genocidio adottata il 26 gennaio dalla Corte internazionale di giustizia nell’ambito del procedimento avviato con la denuncia della Repubblica del Sudafrica contro Israele.
In tal senso l’esposto afferma che sono “da sottoporre al rigore della legge penale italiana tutti gli atti che costituiscano violazione del divieto di genocidio e di concorso o complicità nel genocidio, reato previsto e punito dall’art. 1 della legge 9 ottobre 1967 n. 962 – aggravato nel caso di specie ai sensi dell’art. 3 della medesima legge”.
La presentazione dell’esposto è accompagnata da quella di una diffida al Ministero degli affari esteri che chiede la “immediata sospensione delle autorizzazioni rilasciate in favore di società di produzione e vendita di armamenti che commerciano con lo Stato di Israele e con enti di quello Stato, in quanto sono da ritenere illegittime perché contrarie alle norme del diritto interno ed internazionale in particolare alla legge n. 185/90, alla Posizione Comune n. 2008/944 PESC del Consiglio della UE e al Trattato internazionale sul commercio delle armi”.
L’esposto segue un ricorso al Giudice Civile di Roma presentato a inizio mese da un avvocato palestinese insieme a colleghi italiani, volto a ottenere un provvedimento urgente per l’interruzione alla fornitura di armi a Israele.