In ginocchio da te, raccolta degli articoli sportivi di Carmelo Bene per il Messaggero e per la trasmissione sportiva di Tele + Zona.
Il libro, curato da Luca Buoncristiano, è edito da GOG Edizioni.
Presentazione il 24 ottobre a Roma, al Teatro Testaccio. Con Salomè Bene, Luca Buoncristiano e Andrea Antonioli.
Archivi categoria: ricostruzioni
dieter rot, “daily mirror” (1970)
gesammelte werke band 10: daily mirror variante der als «quadratbuch» bei de jong in hilversum 1961 – erschienenen mappe
>rot, dieter<
Köln, London, Reykjavik: Edition Hansjörg Mayer, 1970. First edition of 1,000. Softcover 8vo in printed wrappers with most pages printed on newsprint in black and white, some in yellow. Unpaginated. Text in German and English.
The tenth volume of Dieter Rot’s collected works published by Hansjörg Mayer. This one reproducing the artists’ book ‘daily mirror,’ featuring a series of enlarged images from a newspaper originally published in 1961.
carmelo bene a ‘mister fantasy’, 1982
il trionfo della sceneggiatura (notilla 2019) / differx
quando nel 1998 enrico ghezzi diceva che “nell’allucinazione del presente questo è orrendo: in tutta europa trionfa la sceneggiatura”, forse non immaginava fino a che punto avesse (né che avrebbe continuato per vent’anni ad avere) ragione.
né che l’osservazione fosse – e si sarebbe confermata poi – in tutto applicabile alla letteratura, oltre il cinema.
il trionfo della sceneggiatura (notilla 2019) / differx
quando nel 1998 enrico ghezzi diceva che “nell’allucinazione del presente questo è orrendo: in tutta europa trionfa la sceneggiatura”, forse non immaginava fino a che punto avesse (né che avrebbe continuato per vent’anni ad avere) ragione.
né che l’osservazione fosse – e si sarebbe confermata poi – in tutto applicabile alla letteratura, oltre il cinema.
tre eventi per pier paolo pasolini, a roma dal 19 ottobre
Pier Paolo Pasolini TUTTO È SANTO (PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI – PALAZZO BARBERINI – MUSEO MAXXI) 19 ottobre 2022 – 12 marzo 2023
a cura di Giuseppe Garrera
dal 26 ottobre, a palazzo altemps: “virginia woolf e bloomsbury. inventing life”
Dal 26 ottobre 2022 al 12 febbraio 2023 arriva al Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps la mostra “Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing Life”.
info https://www.museonazionaleromano.beniculturali.it e https://www.electa.it
Per la prima volta in Italia una mostra celebra lo spirito che animò Bloomsbury: il luogo dove si sono sperimentate forme di vita e di pensiero nuove che cambiarono i principi vittoriani e il forte spirito patriarcale di cui era ancora intriso il ventesimo secolo.
Ideata e curata da Nadia Fusini – profonda conoscitrice dell’autrice inglese – in collaborazione con Luca Scarlini – scrittore, drammaturgo, narratore, performance artist – l’esposizione racconta innanzi tutto un’esperienza di amicizia intellettuale attraverso libri, parole, dipinti, fotografie e oggetti dei protagonisti di questa avventura dell’arte e del pensiero.
Nelle cinque stanze di Palazzo Altemps, corrispondenti alle sezioni della mostra, si svolge il racconto delle figure di Bloomsbury: Leonard Woolf, John Maynard Keynes, Lytton Strachey e tanti altri.
dal 26 ottobre, a palazzo altemps: “virginia woolf e bloomsbury. inventing life”
Dal 26 ottobre 2022 al 12 febbraio 2023 arriva al Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps la mostra “Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing Life”.
info https://www.museonazionaleromano.beniculturali.it e https://www.electa.it
Per la prima volta in Italia una mostra celebra lo spirito che animò Bloomsbury: il luogo dove si sono sperimentate forme di vita e di pensiero nuove che cambiarono i principi vittoriani e il forte spirito patriarcale di cui era ancora intriso il ventesimo secolo.
Ideata e curata da Nadia Fusini – profonda conoscitrice dell’autrice inglese – in collaborazione con Luca Scarlini – scrittore, drammaturgo, narratore, performance artist – l’esposizione racconta innanzi tutto un’esperienza di amicizia intellettuale attraverso libri, parole, dipinti, fotografie e oggetti dei protagonisti di questa avventura dell’arte e del pensiero.
Nelle cinque stanze di Palazzo Altemps, corrispondenti alle sezioni della mostra, si svolge il racconto delle figure di Bloomsbury: Leonard Woolf, John Maynard Keynes, Lytton Strachey e tanti altri.
promemoria: oggi, 13 ottobre,”l’economia della poesia”, convegno / tavola rotonda
il link del collegamento da remoto per il 13 ottobre è : https://us06web.zoom.us/j/82455718608?pwd=RGNMTFJPRER4NXR6WU9QZ0g0aFFSdz09
ID riunione: 824 5571 8608
Passcode: 856895
piccola ricostruzione tascabile del ritorno all’ordine
L’afasia di Villa, la scomparsa di Costa, Spatola, Manganelli, Sassi, Anceschi, Beltrametti e molti altri, cioè di una se non due generazioni di sperimentatori, negli anni Ottanta e Novanta, è infelicemente andata in parallelo all’attestarsi di un incredibile quanto incrollabile “ritorno all’ordine” (non casuale, anzi evitabile, ma fortemente voluto e progettato da chi di sperimentazione nulla voleva leggere né intendere).
Ritorno all’ordine che ha ossificato una situazione di assertività aproblematica e sfacciata che tutt’ora e da circa quarant’anni – come una DC atemporale – non solo dirige i giochi dei testi che finiscono sugli scaffali delle librerie, nelle riviste, nei festival, nei premi, in radio, eccetera, ma spudoratamente lamenta e piange una “egemonia” (!) che sarebbero invece gli sperimentatori a detenere (!!).
Una ricostruzione della vicenda, basata su dati editoriali e cronologia (sommaria ma non contestabile), è offerta in due post
su slowforward:
Primo post:
https://slowforward.net/2022/02/21/poesia-per-il-pubblico-a-k/
Secondo post:
https://slowforward.net/2022/10/12/italia-sommersa-francia-emersa/
[nella foto qui sotto, un’altra corrente DC, sempre sul fronte dell’assertività]
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l’italia sommersa e la francia emersa: tre interrogativi e una constatazione
L’ITALIA SOMMERSA E LA FRANCIA EMERSA: TRE INTERROGATIVI E UNA CONSTATAZIONE
(gli anni Ottanta e Novanta e la spiegazione di una situazione italiana che perdura)
1) Cosa succedeva in Francia tra la metà degli anni Ottanta e la fine degli anni Novanta, ossia quando in Italia scomparivano Italo Calvino (1985), Adriano Spatola (1988), Enrico Filippini (1988), Antonio Porta (1989), Giorgio Manganelli (1990), Carmelo Samonà (1990), Achille Cavellini (1990), Corrado Costa (1991), Patrizia Vicinelli (1991), Luciana Arbizzani (1991), Valerio Miroglio (1991), Pier Vittorio Tondelli (1991), Stefano D’Arrigo (1992), Germano Lombardi (1992), Silvano Martini (1992), Gianni Sassi (1993), Giovanni Testori (1993), Antonio Neiwiller (1993), Luigi Pasotelli (1993), Paolo Volponi (1994), Luciano Anceschi fondatore del «verri» (1995), Giuseppe Guglielmi (1995), Franco Beltrametti (1995), Anna Malfaiera (1996), Edoardo Cacciatore (1996), Amelia Rosselli (1996), Giordano Falzoni (1998), Toti Scialoja (1998), Vincenzo Accame (1999), Renato Pedio (1999), Annalisa Alloatti (2000) ?
[N.b.: nel 1986 Emilio Villa era stato colpito da ictus e conseguente afasia. Poco fuori dal cerchio degli anni Novanta scompaiono Carmelo Bene, Emilio Tadini, Giovanna Sandri e Franco Lucentini, nel 2002; Alice Ceresa nel 2001].
2) Cosa succedeva in Francia quando in Italia si esauriva l’esperienza di «Lotta poetica» (1987), «Alfabeta» (1988), poi quella del «Cavallo di Troia» (1989), quella di «Tam Tam» (1991), quella di «Videor» (1991), quando la storica rivista «Altri Termini» chiudeva definitivamente i battenti (1992), l’impegno di «Abiti lavoro» si interrompeva nel 1993, quello di «Molloy» nello stesso anno, e smetteva di uscire la roversiana «Rendiconti» (fine anni ‘90), nonostante esistessero e resistessero «Baldus» (fino al 1996, dal 1990) e «Campo» (di Francesco Leonetti) ?
3) Chi avviava in Francia nuove ricerche letterarie, nel momento in cui (1988) in Italia nascono due riviste diverse e tuttavia entrambe legate a una (fiducia forte nella) persistenza del genere “poesia”, come «Versodove» (a Bologna) e – nome inequivocabile – «Poesia», di Nicola Crocetti (a Milano); e nel momento in cui il testo di Roberto Roversi più sperimentale e meno lontano dalla neoavanguardia, ossia Le descrizioni in atto (iniziato nel 1963, uscito in ciclostile dal 1969), aveva la sua ultima edizione a stampa nel 1990 (per Coop Modem), prima dell’autoantologia d’autore che Sossella pubblica nel 2008 ?
Questo succedeva in Francia:
>>> tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta [ritroviamo autori come Christophe Hanna, Nathalie Quintane, Charles Pennequin, Christophe Fiat, Olivier Cadiot, Pierre Alferi, Jean-Michel Espitallier, Christophe Tarkos, Vannina Maestri e altri] su un certo numero di riviste, riviste che sono del resto essi stessi a creare, visto che nessuno dei “grandi” periodici allora sul mercato sembra corrispondere a quello che stanno facendo o a quello che sperano di leggere. Vannina Maestri, Jean-Michel Espitallier e Jacques Sivan fondano Java nel 1989; io metto in piedi Nioques nel 1990; Nathalie Quintane, Christophe Tarkos e Stéphane Bérard creano RR nel 1993; Christophe Fiat e Anne-James Chaton fondano TIJA (The Incredible Justine’s Adventures) nel 1997, Olivier Cadiot e Pierre Alferi pubblicano i due numeri della Revue de Littérature Générale tra il 1995 e il 1996, Vincent Tholomé fa uscire nel marzo del 1996 il primo numero di TTC (Tombe tout court), su cui appaiono fin dall’inizio i nomi di Charles Pennequin e di Christophe Tarkos, seguiti ben presto da quelli di Vannina Maestri e di Jacques-Henri Michot; Christophe Tarkos e Katalin Molnar fondano Poézie prolétèr nel 1998… Non si può negare che tutto questo contribuisca a definire uno specifico campo, o, meglio, un territorio preciso all’interno di uno specifico campo. In parte, si tratta di una reazione a quello che, dopo il 1980, si è venuto presentando come un ritorno al “lirismo” e ai fondamenti tematici e formali della poesia poetica (quella che io chiamo “ri-poesia”). In parte, si prendono le distanze dallo “stile” delle ex neoavanguardie, testualiste o formaliste che siano, egemoni nel corso del doppio decennio degli anni Sessanta-Settanta (in sostanza: posa teorica seriosa, atteggiamento profetico-ideologico, rigore dogmatico, struttura gruppuscolare e una certa propensione alle “teorie d’insieme” — il tutto secondo un modello di funzionamento largamente ereditato dalle avanguardie storiche degli anni Venti e Trenta). Contro i primi, ci si rifiuta di credere che la “fine” delle avanguardie possa aprire le porte a una restaurazione pura e semplice della Poesia, intesa sub specie æternitatis. Contro i secondi (o meglio: contro e assieme ai secondi) vengono acquisite tutte quelle interrogazioni e conquiste critiche della modernità poetica in grado di funzionare come punto di partenza e di permettere, poi, con assoluta libertà di movimento (con ironia e umorismo per molti), la creazione di forme e oggetti nuovi, ibridi, post-poetici e trans-generici. Ci troviamo così di fronte a un momento e a uno spazio che si costituiscono ormai privi di un centro o di un polo d’attrazione dominanti. La nozione di rete si fa assai più pertinente rispetto a quella di gruppo, o di movimento. Lo spazio comune di cui sto parlando è composto di micro-spazi (nel mio vocabolario: “capanne”) più o meno effimeri e transitori, dove la circolazione è libera.<<<
(Jean-Marie Gleize, Il senso delle parole)
E qual era la situazione dell’editoria mainstream in Italia tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Novanta? Ecco: https://slowforward.net/2022/02/21/poesia-per-il-pubblico-a-k/.
Una constatazione a chiusura di questa sequenza di dati non può dunque non riguardare la situazione disgraziata, depressa e deprimente dell’Italia rispetto (almeno) alla Francia. Ma altro si potrebbe dire a proposito di quel che è accaduto (esploso, si direbbe, o fiorito – per usare una vecchia metafora) tra anni Ottanta e primi Duemila soprattutto tra Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna.
Restando al nostro Paese, non rimane che tirare così le somme di quanto annotato e (ripetendo quasi alla lettera un tassello di Poesia per il pubblico) sottolineare che i lettori (e poi autori) italiani che hanno vissuto la propria formazione letteraria negli anni Settanta e primi Ottanta hanno potuto incontrare naturalmente, agevolmente, nel contesto attorno e nelle offerte librarie, un’editoria e un quadro di conflitti che alle generazioni successive sono stati letteralmente sottratti. Semplicemente negati. Una cancellazione e negazione che ha avuto – nell’editoria mainstream prima e nelle richieste della distribuzione all’editoria poi – dei soggetti particolarmente solerti, il cui operosissimo e ormai quarantennale lavoro ha portato alla situazione attuale: ha portato cioè direttamente al tipo di poesia o re-poésie / ri-poesia che rappresenta la stragrande maggioranza di quel che purtroppo è dato di leggere in Italia, oggi e ormai da tempo. E non soltanto in pubblicazioni mainstream, né soltanto nelle librerie di catena.