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fabio sargentini inaugura la nuova sede de l’attico (1968)

 

Fabio Sargentini inaugura la nuova sede de L’Attico in via Cesare Beccaria 22 (piazzale Flaminio)

Intervallo ore 21: prosciutto e champagne

Cartoncino d’invito, 1968, cm 17 x 40
(Collezione Garrera)

la stagione del revival / lamberto pignotti. 1976

Articolo spesso citato nelle bibliografie. Qui lo propongo per segnalare (nelle ultime righe) l’uso, evidentemente non sentito come eccezionale, dell’espressione “posia di ricerca”. È il 1976.

anti-100 years of cinema manifesto / jonas mekas. 1996

“As you well know it was God who created this Earth and everything on it. And he thought it was all great. All painters and poets and musicians sang and celebrated the creation and that was all OK. But not for real. Something was missing. So about 100 years ago God decided to create the motion picture camera. And he did so. And then he created a filmmaker and said ‘now here is an instrument called motion picture camera. Now go and film and celebrate the beauty of the creation and the dreams of human spirit, and have fun with it.’

But the devil did not like that. So he placed a money bag in front of the camera and said to the filmmakers ‘why do you want to celebrate the beauty of the world and the spirit of it if you can make money with this instrument?’ And, believe it or not, all filmmakers ran after the money bag. The Lord realized he had made a mistake. So some 25 years later, to correct his mistake, God created independent avant-garde filmmakers and said, ‘here is the camera. Take it and go into the world and sing the beauty of all creation and have fun with it. But you will have a difficult time doing it, and you will never make any money with this instrument.’

Thus spoke the Lord to Viking Eggeling, Germaine Dulac, Jean Epstein, Fernand Leger, Dmitri Kirsanoff, Marcel Duchamp, Hans Richter, Luis Bunuel, Man Ray, Cavalcanti, Jean Cocteau, and Maya Deren, and Sidney Peterson, and Kenneth Anger, Gregory Markopoulos, Stan Brakhage, Marie Menken, Bruce Baillie, Francis Lee, Harry Smith and Jack Smith and Ken Jacobs, Ernie Gehr, Ron Rice, Michael Snow, Joseph Cornell, Peter Kubelka, Hollis Frampton and Barbara Rubin, Paul Sharits, Robert Beavers, Christopher McLain, and Kurt Kren, Robert Breer, Dore O, Isidore Isou, Antonio De Bernardi, Maurice Lemaitre, and Bruce Conner, and Klaus Wyborny, Boris Lehman, Bruce Elder, Taka Iimura, Abigail Child, Andrew Noren and too many others. Many others all over the world. And they took their Bolex’s and their little 8 and Super-8 cameras and began filming the beauty of this world, and the complex adventures of the human spirit, and they’re having great fun doing it. And the films bring no money and do not do what’s called useful.

And the museums all over the world are celebrating the one hundredth anniversary of cinema, costing them millions of dollars the cinema makes, all going gaga about their Hollywoods. But there is no mention of the avant-garde or the independents of our cinema.

I have seen the brochures, the programs of the museums and archives and cinematheques around the world. But these say, ‘we don’t care about your cinema.’ In the times of bigness, spectaculars, one hundred million movie productions, I want to speak for the small, invisible acts of human spirit, so subtle, so small, that they die when brought out under the clean lights. I want to celebrate the small forms of cinema, the lyrical form, the poem, the watercolor, etude, sketch, portrait, arabesque, and bagatelle, and little 8mm songs. In the times when everybody wants to succeed and sell, I want to celebrate those who embrace social and daily tailor to pursue the invisible, the personal things that bring no money and no bread and make no contemporary history, art history or any other history. I am for art which we do for each other, as friends.

I am standing in the middle of the information highway and laughing, because a butterfly on a little flower somewhere in China just fluttered its wings, and I know that the entire history, culture will drastically change because of that fluttering. A super-8 millimeter camera just made a little soft buzz somewhere, somewhere on the lower east side of New York, and the world will never be the same.

The real history of cinema is invisible history. History of friends getting together, doing the thing they love. For us, the cinema is beginning with every new buzz of the projector, with every new buzz of our cameras. With every new buzz of our cameras, our hearts jump forward my friends.”

 

Jonas Mekas, February 11, 1996, American Center, Paris
from: https://www.matiasguerra.com/jonas-mekas-manifesto.php

seguire, seguire

https://differx.tumblr.com/

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castel porziano, 2: intervento di angelo calandro all’incontro upter del 10 giugno 2019

 Angelo Calandro

Sono un “reduce”. Ufficialmente. Reduce di un  evento accaduto 40 anni fa. Reduce parziale e poi dirò perché.

40 anni fa avevo 24 anni. Allora (come ora) ero appassionato di poesia. Io sono originario di una piccola città del Sud e all’epoca, da circa un anno, mi ero trasferito per lavoro in una piccola città del Nord. Negli anni 70 per me, come per tanti ragazzi, Allen Ginsberg, era come una stella cometa. Poeta americano, figlio di immigrati russi di religione ebraica, fautore di una poesia di rottura che negli anni 50 aveva contribuito a scardinare un modo letterario compassato e un modo di vivere falso, ipocrita e acquiescente: quello che si sarebbe definito The American Way of Life. Allen Ginsberg, con i suoi amici poeti e letterati aveva scritto e vissuto in modo diverso lanciando un urlo contro quel mondo appena uscito da una terribile guerra e che si era tuffato anima e corpo in  una guerra di tipo nuovo, contro il comunismo: impantanandosi in Corea e all’interno lanciandosi alla ricerca di pericolosi nemici tra personaggi del cinema, letterati e persone comuni: era l’America del Maccartismo, reazionaria, anticomunista viscerale, l’America della Commissione parlamentare che vagliava persino i respiri di tutti coloro che erano sotto il controllo dell’FBI di Edgar G. Hoover, uomo potente e capace di controllare milioni di persone.

In quell’America, tuttavia, c’erano degli anticorpi che si opponevano allo stato totalitario, al controllo delle coscienze.

Gli anticorpi erano un  gruppo di persone formato da poeti, scrittori, intellettuali, spesso figli di immigrati.

Ginsberg, figlio di immigrati comunisti russi di religione ebraica.
Kerouac, figlio di immigrati franco-canadesi di religione cattolica.
Gregory Corso, figlio di immigrati italiani (calabresi), ladruncolo redento.
Lawrence Ferlinghetti, figlio di padre italiano (bresciano) che aveva cambiato il cognome in Ferling; sicchè Larry scoprì le sue vere origini italiane solo intorno ai 20 anni.
Diane Di Prima, figlia di immigrati italiani anch’essa.

Le idee di questi artisti fuori dalle regole vennero poi conosciute dal grande pubblico per la rilevanza che ebbero i processi intentati contro alcuni di essi: in particolare Ginsberg, per il testo del poema Howl e Ferlinghetti, in qualità di editore che lo pubblicò, furono incriminati per tentativo di corruzione di minori che fossero incidentalmente venuti a contatto con quei testi. Miserabile tentativo di censura che un giudice coraggioso cancellò dichiarando i temi oggetto del poema di rilevante importanza per la libertà di pensiero.

Tutto ciò aveva naturalmente portato l’attenzione generale sulle giovani generazioni che in quegli anni erano diventate protagoniste di battaglie civili e di libertà nel mondo della scuola e nella società in genere, avversando le guerre che ancora pullulavano nel mondo anche dopo la fine della seconda guerra mondiale. Sia l’America che l’Europa (compresa quella dell’Est) erano attraversate da  nuove idee e alcuni dei Beat (soprattutto Ginsberg, guru assoluto) ne erano portavoci e partecipanti attivi.

In questo clima effervescente, nuovo e radicale, in Italia a metà egli anni settanta si ebbe l’apice di questi movimenti; e la poesia ne faceva parte perché – dopo la stasi creativa  di fine ’60 e inizio ’70 – l’ambito poetico abbracciava potentemente le esigenze performative e artistiche di molti giovani. Continua a leggere

castel porziano, 1: intervento di carlo bordini all’incontro upter del 10 giugno 2019

Carlo Bordini

  Castel Porziano è stato un modo di gestire male (in senso soprattutto spettacolare) il ritorno alla poesia di quell’epoca.

Castel Porziano è del 79, nel periodo più acceso del movimento ribelle giovanile (gli autonomi) che già dopo il 77 cominciava a declinare. Cioè: a girare a vuoto. Ma girava. Moro fu ucciso il 9 maggio 1978. Quello fu l’inizio della fine e quindi Castel Porziano si situa in un momento in cui la contestazione e la ribellione giravano a vuoto. Tra poco sarebbe morto tutto. Politicamente, un frutto in ritardo, molto spettacolare ma già mezzo marcio. Gente esasperata e sconfitta nello stesso momento. Rabbia e depressione, o rabbia depressa.

Berlinguer morì improvvisamente (ci sono anche sospetti) sei anni dopo Moro. Si avvicina, in pieno riflusso, la seconda repubblica. A quell’epoca tutti noi giovani ribelli eravamo contro il compromesso storico tra Moro e Berlinguer. Qualcun altro era contro, purtroppo: anche gli americani e la democrazia cristiana. Senza il “provvidenziale” omicidio Moro forse il corso della storia sarebbe stato un po’ diverso.

Un’altra considerazione politica: la grande ondata rivoluzionaria mondiale, finita poi nel nulla, dura dal 1959 (rivoluzione cubana) al 73 (colpo di stato in Cile). Dal 73 in poi, soprattutto in Italia, una lunga coda di ribellioni in una situazione già persa. Qualcuno ha detto che in Francia il 68 è durato un mese, in Italia dieci anni.

Quindi Castel Porziano nasce a un passo dalla fine di tutto. Ma lasciamo perdere il momento politico e vediamo com’era la situazione della poesia in quegli anni.

Dopo il 68, in cui la contestazione giovanile aveva compresso la cultura tout court, e in cui era importante fare la rivoluzione e non era importante scrivere, negli anni 70 c’è un ritorno alla poesia, con una forte influenza del vissuto. Sullo sfondo figure carismatiche come Amelia Rosselli, Pasolini, ed altre figure di prima grandezza come Pagliarani, Caproni, Roversi e tanti altri. Sullo sfondo il gruppo 63 (ormai sono passati dieci anni) che, pur mantenendo per molti il suo prestigio, appare un po’ ingrassato, un po’ invecchiato. Nascono molti poeti giovani. Continua a leggere

“l’estrema fedeltà”. incontro con giuseppe garrera e le sue stanze delle meraviglie

indirizzo provvisorio del solo audio dell’incontro:
https://drive.google.com/open?id=1rzD3_4ARAbSD-wk3_c_itO5ETeaM9Z_x

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Incontro con Giuseppe Garrera e le sue wunderkammern: percorsi letterari e artistici, collezionismo, trouvailles, materiali testuali, visivi, verbovisivi.

Versione LOW-RES del video.

Lunedì 17 giugno 2019, ore 17,45 – 20
UPTER, Palazzo Englefield, via Quattro novembre 157, Roma
Centro di poesia e scritture contemporanee

Lezione del musicologo, collezionista, storico e studioso di poesia,
letteratura e arti visive contemporanee Giuseppe Garrera, nel contesto
del Corso “*Verso* dove? – Orientarsi nella poesia contemporanea”, a
cura di Marco Giovenale e Valerio Massaroni.

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https://www.facebook.com/events/2344130785632735/?active_tab=about
https://slowforward.net/2019/06/15/estrema-fedelta-giuseppe-garrera

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ron silliman: “la frase nuova” (trad. di gherardo bortolotti)

pdf @ slowforward:
https://slowforward.files.wordpress.com/2023/06/silliman_-la-frase-nuova_-trad.g.bortolotti.pdf

post @ gammm:
https://gammm.org/2021/01/30/la-frase-nuova-ron-silliman-1987/

2224 pages @ du-champ.blogspot.com

http://du-champ.blogspot.it/ is now echoing  images and contents from 2224 webpages: sites, blogs, zines, groups, flickr & tumblr accounts etc., all about experimental writing, vispo, art, asemic stuff, digital & paper collages, gif files, glitch, lobit, mail-art, video-art, photographic experiments, abstract works, and more.

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alcuni link

differx net/project _ http://slowforward.wordpress.com/2011/11/01/differx/

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