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pod al popolo, #019: audio googlemap per mnemosyne, ad uso dei poeti

Un’audiolaminetta orfica per raggiungere Mnemosyne con googlemap, ad uso della poesia italiana contemporanea. Oggi su Pod al popolo. Il podcast irregolare, ennesimo fail again fail better dell’occidente postremo. Buon ascolto e occhio alla strada.


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labirinto di compleanno: auguri, emilio. 109

21 settembre 1914 – 21 settembre 2023
Archivio di Pari & Dispari
Archivio di Pari & Dispari

https://www.pinterest.it/pin/luciano-caruso-alfabeto-per-emilio-villa–377739487499191359/

https://www.artribune.com/attualita/2014/06/emilio-villa-a-centanni-dalla-nascita-una-mostra-e-unintervista/attachment/villa_0009/

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la natura flessibile della keyboard / luca zanini. 2023

[ma nelle retrattili la radio ha una fine di cariche cadmio per la pronuncia gli scarti sono epidermici nel 30% si] batte ancora a macchina prova le differenze le minuscole vani tre meno del trenta esposizione in autunno d’antan a misura della ragione eccentrica

foto di Elena Zanini

essere (stati) giovani scrittori oggi / fabrizio venerandi. 2023

found gif  – @ tumblr, 2018

Da ragazzo credevo esistesse una generazione di scrittori, critici, poeti e intellettuali precedente alla mia, dei fratelli maggiori diciamo, alla quale mi sarei dovuto rapportare, cosa che ho fatto, credendo che questa generazione avrebbe traghettato la mia e i migliori della mia, quelli che pubblicavano, verso un nuovo ambiente culturale.
A quel tempo, tra la fine degli anni ottanta e quella dei novanta, pubblicare era la cosa che più desideravo. Mi ero anche dato delle scadenze entro le quali sarei dovuto diventare il nuovo Pennac, il figlio di Benni o qualche altra porcheria che avevo in testa in quel periodo.

Vedevo lo scrittore come la persona che ce l’aveva fatta e i cui libri erano aspettati dal proprio pubblico. I romanzi uscivano come oggi uscirebbe una nuova serie Netflix e tutti ne parlavano. Questa era la percezione che avevo da ragazzino, prima della rete.

Pubblicare, prima di internet, era un sogno. Non esistevano posti dove la gente poteva leggere le tue cose. Uniche, le riviste come Il Maltese, Versodove, Il Babau, La Rosa Purpurea del Cairo, Il Paradiso Degli Orchi, Ellin Selae e altre ancora.

Adesso, passati più di trent’anni, tutto quel mondo appare come un’illusione che mi ero creato. Il panorama si è trasformato e gli idoli che avrebbero dovuto scandire con le loro uscite editoriali il mio mondo sono finiti in seconda e terza fila.

I loro romanzi e le loro poesie ingrossano la loro bibliografia su Wikipedia, quando c’è, ma sono scomparsi dall’immaginario collettivo. Sono stati sostituiti dalle serie in streaming, dai nuovi videogiochi in uscita, dalle produzioni internazionali degli eroi che – da bambini – guardavamo e leggevamo senza sapere che ci avrebbero tormentato come tafani invecchiati per decenni: Spiderman, Luke Skywalker, Iron man.

Gli editori che guardavo come marchi inossidabili oggi sono fragili golem dai piedi di fango che si scrivono sulla fronte nomi goffi che pronunciano mandando in pezzi parte del bilancio. Flipbook. Influencer. Non sanno nemmeno loro bene.

Si mangiano l’un altro, si assorbono, si divorano, si masticano e alla fine hanno tutti lo stesso gusto di mercato.

Oggi mi trovo qua a essere un giovane scrittore, non affermato, ma invecchiato. Un giovane invecchiato, più collegato a questa nuova generazione che sta arrivando che a quella che mi avrebbe dovuto precedere e dove, alla fine, tutti si sono seduti appena hanno trovato un ramo su cui farlo. Non tutti magari.

Ho avuto un sogno infantile, e questo sogno ora è la materia con cui ho a che fare in un panorama che si è completamente trasformato e che – da un certo punto di vista – mi piace anche molto di più. Ma dove il peso della letteratura, della poesia e – in genere – della cultura è stato scarificato dalla rivoluzione dei media che è ancora in corso.

gli anni cinquanta / alberto d’amico. 2023

Io penso che gli anni cinquanta erano il periodo più bello della nostra vita che io non c’ero ma mi ricordo e ma se io ci fossi stato oggi non direi così. Dico quanto sono belli perché il cinema americano ci ha invaso, c’è la guerra fredda e ci sono i russi che per i comunisti sono bravi e ci sono ancora i fascisti che però se ne stanno con la coda tra le gambe. Questa è una cosa bella, poi c’è la DC che però non fa schifo come ha fatto dopo con Andreotti Forlani il caf. La religione domina ancora le nostre teste ma si fa anche i cavoli suoi. Tutto può ancora accadere. Gli anni cinquanta, l’estetica dei miei sogni. Anni cinquanta, più cinema e meno tv. Anni cinquanta, anni poveri ma belli. Anni cinquanta, la gallina canta, lasciala cantare, la voglio maritare. Anni dell’Italia come meta delle vacanze dei soldati americani che avevano combattuto. Anni per niente snob, anni di felicità e povertà. E io non c’ero, forse per questo erano belli. Sono arrivato io e ho rovinato tutto. Ma ora però provvedo, lavoro per una restaurazione. Abbatto tutti gli edifici costruiti dopo il cinquanta. Rimando a casa tutti quelli che sono arrivati dopo il cinquanta, taglio tutti i capelli che sono cresciuti dopo il cinquanta, e riapro tutti i negozietti che hanno chiuso dopo i cinquanta. E coloro (colorizzo) tutti i film in bianco e nero degli anni cinquanta, anche Accattone che è del sessanta, anche Psycho che è del sessanta.

pod al popolo, #011_ otto minuti con gli artigiani della parola

Quest’anno, nonostante sia estate, nessuna ristrutturazione inizia negli appartamenti accanto? Il vostro condominio non è “diventato un cantiere”? Vi mancano i botti? Slowforward viene in vostro aiuto con ben 8 (otto) minuti di suadenti suoni dei noti artigiani della parola: I POETI. Ascoltateli mentre lavorano ai loro versi: con quanta lena, nell’afa estiva, si apparecchiano a sbaragliare le coorti degli attardati avanguardisti, dei paladini del significante. Ascoltate come il loro contenuto nella forgia risponde ai colpi del martello, della lima, della fresa, dello scalpello, del piccone, del frullino, del mazzarocco. Tutto ciò per voi, lettori forti, per otto minuti che potete (desiderandolo) riascoltare all’infinito, grazie a questo undecimo Pod al popolo. Il podcast irregolare, ennesimo fail again fail better dell’occidente postremo. Buon ascolto.

Nella foto: un artigiano al lavoro con lena, ritmo e metro

pod al popolo, #011_ otto minuti con gli artigiani della parola

Quest’anno, nonostante sia estate, nessuna ristrutturazione inizia negli appartamenti accanto? Il vostro condominio non è “diventato un cantiere”? Vi mancano i botti? Slowforward viene in vostro aiuto con ben 8 (otto) minuti di suadenti suoni dei noti artigiani della parola: I POETI. Ascoltateli mentre lavorano ai loro versi: con quanta lena, nell’afa estiva, si apparecchiano a sbaragliare le coorti degli attardati avanguardisti, dei paladini del significante. Ascoltate come il loro contenuto nella forgia risponde ai colpi del martello, della lima, della fresa, dello scalpello, del piccone, del frullino, del mazzarocco. Tutto ciò per voi, lettori forti, per otto minuti che potete (desiderandolo) riascoltare all’infinito, grazie a questo undecimo Pod al popolo. Il podcast irregolare, ennesimo fail again fail better dell’occidente postremo. Buon ascolto.

Nella foto: un artigiano al lavoro con lena, ritmo e metro

grandtour – esce la domenica – / luca zanini. 2023

Grandtour
– esce la domenica –

afficher les tensions sous forme de formes d’onde, représenter visuellement les changements de tension dans le temps informa [ il foglio cerato che il tapis roulant ha tratti irregolari loro che impagliano o] condividono lo spazio quello] col gesso per terra] apparente nomenclatura i parenti salgono loro ossidrici]qui] arrotonda con il concime la stanza a biacca il battiscopa l’oscilloscopio il] mordente abbassa i toni

foto di Elena Zanini

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