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manifesto per le “idrologie” / emilio villa, giorgio cegna, silvio craia. 1970

in occasione della mostra @ Il Centro, Napoli, 16 febbraio 1970

manifesto attualmente in mostra @ Biblioteca Mozzi Borgetti, Macerata, nel contesto di “Crepita la carta. Libri e vertigini di Emilio Villa” (https://slowforward.net/2021/09/11/9-ottobre-macerata-crepita-la-carta-libri-e-vertigini-di-emilio-villa/)

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[dia•foria : “lessicario spatola”, 9, chiara portesine (“ecfrasi”, ottobre 2021)

[dia•foria, nell’agosto del 2020, ripubblica tutte le raccolte poetiche di Adriano Spatola, sia visive che lineari, in un unico grande volume: OPERA, a cura di Giovanni Fontana e con la collaborazione di dreamBOOK edizioni.

È necessario tornare a parlare di uno degli intellettuali più significativi del secondo Novecento, e prendere seriamente in considerazione una revisione del “canone”.

LESSICARIO SPATOLA nasce sulla scia del primo progetto dedicato ad Adriano Spatola, denominata RIPARTIAMO DA SPATOLA, IN TUTTE LE DIREZIONI (www.facebook.com/versolapoesiatotale), e pone l’accento su alcune parole chiave che descrivono a livello critico l’opera e l’operato dell’autore.

Chiara Portesine sta svolgendo un dottorato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. I suoi principali percorsi di ricerca riguardano il rapporto tra letteratura, arte e fotografia, e l’impatto dei nuovi media sul campo letterario. Si è occupata prevalentemente di Emilio Villa, Corrado Costa, Andrea Zanzotto, Edoardo Sanguineti, Antonio Porta e dell’attività verbo-visiva di Gianfranco Baruchello.

emilio villa, 1969

Emilio Villa, libro (di luce, si direbbe; mai visto prima, inoltre, aggiungerei).
Esposto alla biblioteca Mozzi Borgetti, a Macerata, nella mostra Crepita la carta. Libri e vertigini di Emilio Villa, grazie a Catap e Nie Wiem.

anticipazioncina: emilio villa per tre (paragrafi)

Anche se il primo testo o paragrafo sembra in apparenza non riguardare direttamente Emilio Villa, io nel breve intervento di domani alla biblioteca Mozzi Borgetti in occasione della mostra villiana partirò proprio da qui: slowforward.net/2021/06/23/nioques-frisbees-e-altre-deviazioni-differx-2021/.

Il testo altro, o secondo paragrafo, è lo snodo che permette di iniziare ad annettere il lavoro di Villa a una sfera ontologica, non metafisica: slowforward.net/2021/09/28/segni-glifi-tracce-lovunque-di-emilio-villa/

Quindi il terzo paragrafo, che dirò domani e non anticipo, spiegherà come i due precedenti si integrino. E avanzerà qualche ipotesi su EV, in generale.

una scheda sulla poesia concreta [framm.] / clementina greco. 2019

“La poesia concreta è un fenomeno di difficile datazione e categorizzazione a causa della sua natura proteiforme. Ad ogni modo, è possibile rinvenirne la nascita nel 1943 con la pubblicazione di Tipogrammi per Marinetti e di Parole per la guerra di Carlo Belloli, il quale agisce come precursore e diffusore di una poesia che egli chiama visuale, contrassegnata dalla semantizzazione del carattere tipografico, dello spazio bianco e della materia del supporto. I contatti di Belloli con Emilio Villa e quelli di quest’ultimo con Waldemar Cordeiro, esponente del Grupo Ruptura di San Paolo, esporteranno i principi della poesia concreta in Brasile dove, nel 1952, viene fondato il Grupo Noigandres da Augusto de Campos, Haroldo de Campos e Décio Pignatari. L’anno seguente, Eugen Gomringer, Marcel Wyss e Dieter Rot fondano a Berna la rivista «Spirale» (1953-1964), dove trovano spazio numerose poesie concrete, per esempio di Helmut Heissenbüttel, di Ernst Jandl e di Claus Bremer. Risale al 1956 l’Esposizione Nazionale di Arte Concreta presso il Museo di Arte Moderna di San Paolo a cui partecipa, tra gli altri, lo stesso Gomringer. Il gruppo brasiliano si organizza programmaticamente e giunge a redigere, nel 1958, un Piano pilota per la poesia concreta, in cui vengono esposti i principi fondamentali del movimento, tra i quali la creazione della poesia come una struttura; l’eliminazione dell’io poetico per la ricerca dell’oggettività; l’esclusione di procedure casuali e ornamentali; l’identificazione della poesia come un oggetto a sé stante che comunichi il suo contenuto-struttura e non il suo contenuto-messaggio. E’ in questi anni che Gomringer entra in contatto con Franz Mon e Max Bense, i quali daranno linfa alla poesia concreta europea sia dal punto di vista pratico che da quello teorico. Bense, oltre a scrivere i quattro volumi di Aesthetica (1954-1960), fonda la rivista «Rot» (Stoccarda, 1960-1997) che rappresenta un importante terreno di dibattito tra poeti concreti di tutto il mondo come Dieter Rot, Ian Hamilton, Pierre Garnier, Emmett Williams, Gerhard Rühm, i Noigandres e, ovviamente, Belloli […]”.

Clementina Greco

Il testo continua qui: culturedeldissenso.com/poesia-concreta/

https://www.culturedeldissenso.com/poesia-concreta/

 

pdf di “parole dipinte, immagini scritte”: mostra @ res publica (2017)

PAROLE DIPINTE, IMMAGINI SCRITTE
Res Publica – Galleria d’Arte Democratica – Torino
21 settembre – 21 ottobre 2017

per scaricare il pdf cliccare sull’immagine:

oppure qui:
http://www.respublicagalleriadartedemocratica.it/wordpress/wp-content/uploads/2017/09/Pubblicazione-Parole-dipinte-immagini-scritte.-Ricerche-verbo-visive-dagli-Anni-Sessanta-ad-oggi.pdf

versione integrale del testo di Stefano Perrini qui:
https://www.respublicagalleriadartedemocratica.it/la-rivoluzione-della-poesia-da-mallarme-alla-poesia-visiva/

presentazione sul sito di Res Publica
https://www.respublicagalleriadartedemocratica.it/project/parole-dipinte-immagini-scritte-ricerche-verbo-visive-dagli-anni-sessanta-ad-oggi/

La collettiva presentava opere di Vincenzo Accame, Nanni Balestrini, Ugo Carrega, Luciano Caruso, Giuseppe Chiari, Giovanni Fontana, Riccardo Guarneri, Emilio Isgrò, Arrigo Lora Totino, Roberto Malquori, Lucia Marcucci, Stelio Maria Martini, Eugenio Miccini, Magdalo Mussio, Luciano Ori, Michele Perfetti, Lamberto Pignotti e Sarenco.

due articoli:
https://www.torinotoday.it/eventi/parole-dipinte-immagini-scritte-res-publica.html
e
http://www.arte.it/calendario-arte/torino/mostra-parole-dipinte-immagini-scritte-ricerche-verbo-visive-dagli-anni-sessanta-ad-oggi-43601#_
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dal 9 ottobre: emilio villa @ biblioteca mozzi borgetti (macerata)

da: facebook.com/events/633718330951908

charta tunc cantat, nec indormir illa,
crepitat charta
E.Villa

Presentare a Macerata una mostra su Emilio Villa e colmare le antiche teche della Biblioteca “Mozzi Borgetti” di curiosi oggetti poetici, libri d’artista unici e perlopiù introvabili, e rare carte manoscritte, sparse e disperse nella caosmologia villiana, significa riscoprire e, almeno in parte, ‘restituire’ una delle più prolifiche e singolari esperienze che questa città abbia mai ospitato in fatto di ricerca poetica e sperimentazione artistica. Quando, nel bel mezzo degli anni Sessanta, Villa entra in relazione con diversi artisti marchigiani, tra cui i maceratesi Silvio Craia e Giorgio Cegna, si trova subito coinvolto nella coraggiosa quanto prestigiosa attività dell’editrice “Foglio OG” di Macerata (futura “Nuova Foglio” di Pollenza), ideandone e dirigendone le più irregolari imprese editoriali fino all’inizio degli anni Settanta.

Da questa straordinaria stagione provengono i libri sulle celebri “Idrologie” (sfere testuali di plastica trasparente contenenti acqua e firmati Villa, Craia, Cegna); i titoli perduti della fantomatica collana “Lapsus”, diretta dallo stesso Villa (che riunisce autori quali Claudio Parmiggiani, Corrado Costa, Giulio Turcato ecc.); l’inudibile disco in cartone intitolato “DISCOrso”, realizzato anch’esso insieme a Craia e Cegna; il fuori-formato “Green”, opera-libro polimaterica, tesa alla ricerca di una estrema concrezione testuale su materiali poveri; o ancora il cibernetico “Brunt H Options 17 eschatological madrigals captured by a sweetromantic cybernetogamig vampire, by villadrome”, realizzato in pochi esemplari unici con varianti e interventi a mano su copertina e testo. Queste opere, insieme a molte altre pubblicate in Italia e all’estero dagli anni Sessanta ad oggi, a manifesti in copia unica e a ‘crepitanti’ fogli manoscritti, saranno esposte come tracce da seguire – come sonde – per immergersi nella straripante ricerca di Emilio Villa (1914-2003), poeta, scrittore, promotore d’arte, traduttore e biblista, universalmente riconosciuto come uno dei massimi rappresentanti della cultura europea del secondo Novecento. Geniale e polimorfo interprete di una «avanguardia permanente», per tutta una vita non smise mai di interrogarsi – di interrogare gli abissi del segno e della forma – attraversando, da «clandestino», le vertigini e i labirinti della parola poetica e dell’arte, nel tentativo – ininterrotto – di rigenerarle, di ‘riformularle’ ad «immaginazione di un dopo, di un più in là del mondo».

La mostra, a cura dell’A.P.S. “Nie Wiem” di Ancona e della libreria Catap di Macerata, è stata realizzata con il sostegno e la collaborazione della Regione Marche.

curatore:
Andrea Balietti (libreria Catap)
organizzatori: Fabio Orecchini (casa editrice Argolibri) e Virgilio Gobbi (libreria Catap)
comunicazione / progetto grafico: Francesca Torelli
ufficio stampa: Valerio Cuccaroni (casa editrice Argolibri)
catalogo: “Crepita la carta. Libri e vertigini di Emilio Villa” a cura di Andrea Balietti e Giorgiomaria Cornelio, ideato da Lucamatteo Rossi

PROGRAMMA

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segni, glifi, tracce: l’ovunque di emilio villa

Per Emilio Villa tutto è oggetto/soggetto e supporto di scrizione, iscrizione, sovrascrittura, rilancio e metamorfosi e nuovo projectum del senso-non-senso.

Il segno, più e meno leggibile, più e meno incardinato in una sequenza di altri suoi simili in rigorosa anarchia, è quasi una marcatura anzi materia ontologica. Esiste a prescindere dai suoi testimoni, e dalla storia che gli seguirà.

Non sdegna né di venir ignorato, né di darsi come inciso in uno o altro fenomeno umile, sia esso naturale o frutto secondo, originato da culture (remote o recenti).

Brocche in vetro, polistirolo, sassi, piatti di plastica, cellophane, tutti i tipi di carte e cartoncino. E poi moltiplicazione, dispersione, perdita/abbandono, dimenticanza, cancellazione, distruzione: queste in fine (e per principio) le ultime estreme superfici dei segni di Villa, e la loro – per questo illimitabile – profondità.