articolo e audio: https://www.radiondadurto.org/2023/11/10/genova-contro-la-logistica-di-guerra-e-l-invio-di-armi-ad-israele-in-centinaia-bloccano-il-porto/
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due riflessioni (quasi) slegate in un post singolo
1) ma i poeti civilissimi e assai generazionali? l’impegno? dove stanno? non necessariamente in poesia, anche solo in piazza o su facebook. chissà. si saranno accorti che è in corso un genocidio? fino a poche settimane fa incartavano o guardavano incartare la doggy bag dei punti allo StregaPoesia. staranno partecipando ad altri premi?
2) ma si parla ancora del male del colonialismo, vero? cioè: ci sono gli studi decoloniali, post-coloniali, sì? e resta vero che gli imperi fanno danni in primis attraverso occupazione e colonizzazione, sì? ecco, per dire… riflettevo così perché i coloni israeliani, mi sembra di capire, si chiamano coloni.
hadar morag intervistata dal ‘manifesto’ @ doclisboa
Da un’intervista di Lucrezia Ercolani a Hadar Morag, per “il manifesto“, 29 ott. 2023
ARTE E POLITICA. Parla la regista israeliana, a DocLisboa con il film Tzipora and Rachel Are Not Dead: «Siamo diventati ciò che più avversavamo. Non firmerò mai la clausola per il cinema “leale” allo Stato israeliano. Il festival ha rifiutato il patrocinio e vista la situazione ne sono felice»
[…]
Come si sente in questo momento?
Non riesco a dormire ma devo vedere tutti i video di ciò che sta accadendo, anche se è molto doloroso sento di dover essere presente in qualche modo. Gli ultimi anni sono stati durissimi, Netanyahu ha incluso nel governo questi estremisti sionisti, dei veri terroristi, sono loro a legittimare tutto quello che accade a Gaza e in Cisgiordania. E sono al governo solo perché Bibi aveva bisogno di loro per non finire in prigione. Israele è il mio Paese, ma in qualche modo non lo è. Quando mia nonna arrivò qui, dopo l’Olocausto, la Jewish Agency le promise una casa. Non aveva niente, tutta la sua famiglia era stata sterminata. È rimasta in attesa per lungo tempo in una tenda, in una situazione estremamente precaria. La portarono quindi ad Ajami, a Jaffa, in una stupenda casa sulla spiaggia. Vide che sul tavolo c’erano ancora i piatti degli arabi che ci abitavano e che erano stati cacciati via. Allora lei tornò all’agenzia e disse: riportatemi nella tenda, non farò mai a qualcun altro ciò che è stato fatto a me. Questa è la mia eredità, ma non tutti hanno fatto quella scelta. Come possiamo essere diventati ciò che avversavamo? Questa è la grande domanda.
https://ilmanifesto.it/hadar-morag-il-trauma-toglie-la-parola-ma-bisogna-fermare-la-guerra
palestina: alcuni ‘dettagli’, da agosto
18 agosto
Le forze di occupazione israeliane hanno demolito una scuola elementare ad Ain Samyia, in Cisgiordania. A poche settimane dall’inizio dell’anno scolastico, la distruzione della scuola, che forniva l’istruzione primaria ai bambini dei pastori nomadi della zona, ha l’obiettivo di cacciare la popolazione palestinese di queste terre, per far spazio alla colonizzazione ebraica. Nel 2023, sono state demolite tre scuole nelle stesse condizioni. Secondo un rapporto dell’ONU, il piano israeliano minaccia di demolizione altre 58 scuole elementari.
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11 settembre
Due palestinesi feriti gravemente, nel campo di al-Oroub, durante i funerali del ragazzo assassinato il giorno prima dalle pallottole dei soldati israeliani. I comandi militari non volevano che il funerale si tenesse in forma pubblica, ma i familiari e la popolazione hanno sfidato l’assurdo ordine. L’esercito ha messo i cecchini attorno al cimitero e istituito posti di blocco con camionette corazzate, sparando pallottole militari contro un corteo funebre.
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19 settembre
Un rapporto dell’organizzazione israeliana B’Tselem accusa il governo di Tel Aviv di mirare all’espulsione violenta dei palestinesi dalle loro terre in Cisgiordania per assegnarla ai coloni ebrei, lasciando mano libera a questi ultimi di agire indisturbati con attacchi armati contro le comunità palestinesi, incendio dei raccolti, distruzione dei pozzi e sradicamento di alberi. Secondo il rapporto, nell’ultimo anno, 6 comunità palestinesi della Cisgiordania sono state costrette ad abbandonare le loro terre, per sfuggire alla violenza dei coloni.
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29 settembre
L’esercito israeliano ha distrutto per la 222esima volta il villaggio di Al-Araaqeeb, a nord di Beersheba, nel Negev. È la seconda volta in questo mese di settembre. Il villaggio desertico abitato da pastori palestinesi è caduto nel mirino del governo israeliano per destinare i suoi terreni all’allargamento della città ebraica vicina. Il villaggio è costruito con cartone, plastica e lamiere e le 22 famiglie resistenti non hanno abbandonato mai le loro terre da quando è cominciato il loro nuovo calvario nel 2010. Ogni volta che i militari lo distruggono con i bulldozer, loro recuperano il materiale e lo ricostruiscono. Il mondo tace su questi crimini dell’Apartheid.
[…]
6 ottobre
[…] aggressioni armate dei coloni. Nella valle del Giordano hanno arato con i bulldozer terreni palestinesi per impossessarsene. In un villaggio vicino a Salfit, i coloni hanno sradicato 40 olivi. L’Osservatorio euromediterraneo, con sede a Ginevra, ha presentato alla commissione ONU per i diritti umani un rapporto sulle violenze dei coloni contro i palestinesi. Nel rapporto si rileva che nei primi sei mesi di quest’anno le aggressioni dei coloni sono state 1148. Tutti gli attacchi sono avvenuti sotto la protezione dell’esercito e con la complicità del governo e della magistratura israeliane. Il rapporto parla chiaramente di regime di Apartheid e di violazione delle leggi internazionali per i territori occupati.
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l’elenco completo è qui:
https://effimera.org/occhio-per-occhio-e-tutto-il-mondo-e-cieco-di-franco-berardi-bifo/
su ‘haaretz’
https://orientxxi.info/magazine/haaretz-il-giornale-di-opposizione-in-israele,6011
Sylvain Cypel in ‘OrientXXI’. Traduzione dal francese di Cecilia Dalla Negra e Luigi Toni.
sabra e chatila, genet (2022), e nuove acquisizioni di documenti (2018)
di Françoise Feugas
(traduzione italiana di Luigi Toni)
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su aavaz: intervenire subito per fermare l’aggressione a gaza
https://secure.avaaz.org/campaign/it/palestine_sheikh_jarrah_sig_loc
Siamo sull’orlo di una vera e propria guerra tra Israele e Palestina.
31 bambini palestinesi sono già stati uccisi, così come molte madri. Centinaia di feriti.
L’escalation armata cresce. Velocemente.
Alla radice di tutto c’è l’occupazione israeliana illegale della Palestina e decenni di feroce oppressione del popolo palestinese, che Human Rights Watch ha appena denunciato come “crimini contro l’umanità“.
Tutto è iniziato lì ed è lì che deve finire.
Forse l’unico modo per fermare gli sfratti violenti dei palestinesi dalle loro case, la sopraffazione quotidiana di famiglie innocenti, il lancio di razzi di Hamas e il bombardamento israeliano di Gaza, è rendere il costo economico di questo conflitto troppo alto.
È esattamente quello che ha contribuito ad abolire l’apartheid in Sud Africa, e può farlo anche qui.
Abbiamo appena raggiunto 2 milioni di firme. Unisciti al nostro appello per chiedere sanzioni contro Israele per aver violato il diritto internazionale e commesso crimini contro l’umanità. Facciamo che sia un momento di svolta decisivo.
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b’tselem calls israel’s policy of occupation “apartheid”
source: facebook.com/186525784991/posts/10160555848604992/
Yesterday, B’Tselem בצלם, the largest human rights group in Israel, published a paper declaring a shift in their language from describing Israel as a ‘prolonged occupation’ to describing it as apartheid. This is an important win for the Palestine movement and a demonstration of the power of Palestinian organizers who have for decades been calling the Israeli state what it is, an apartheid regime.
“Calling things by their proper name – apartheid – is not a moment of despair: rather, it is a moment of moral clarity, a step on a long walk inspired by hope. See the reality for what it is, name it without flinching – and help bring about the realisation of a just future.”
SEE https://www.theguardian.com/commentisfree/2021/jan/12/israel-largest-human-rights-group-apartheid