Archivi categoria: avanguardia

luigi bonfante su duchamp, “fountain”

Gli elementi della rivoluzione duchampiana che portano alla realizzazione sia del Grande Vetro che dei readymade sono dunque gli stessi: il rifiuto della pittura, che è fatta con l’occhio e la mano, l’innovazione radicale, lo humour e l’ironia, l’indifferenza estetica, il gioco di parole, il caso. E tutti puntano verso una stessa direzione, paradossale per un artista: mettere in dubbio l’arte; o meglio, «farla finita con l’arte», «privare l’artista della sua aura», «sminuire il suo status all’interno della società». «La parola arte significa fabbricare, fare con le mani […]. Anziché farla, io la ottengo già fatta. […] è un modo per negare la possibilità di definire l’arte.»
L’Orinatoio vuole dunque rendere impossibile definire l’arte. E lo fa mettendo in cortocircuito l’utopia della libertà assoluta d’innovazione: se si elimina qualunque autorità estetica con il motto “niente giuria, niente premi”, s’impedisce sì, nel modo più drastico, che il passato limiti la libertà creativa, ma si legittima anche l’idea che chiunque possa essere artista e qualunque cosa egli proponga possa essere “opera”. Negli anni sessanta l’eredità di Fountain produrrà anche slogan come quello del movimento Fluxus “Tutto è arte e chiunque la può fare”, che troverà forti risonanze nello spirito di quel tempo e in molte esperienze artistiche coeve. Per esempio in Joseph Beuys, che criticherà Duchamp per aver abbandonato l’arte senza aver tratto la logica conclusione del suo gesto, cioè che «ogni essere umano è un artista».
Ma Duchamp era un dandy ironico e un individualista radicale, estimatore dell’Unico di Stirner. Basta pensare al Grande Vetro per capire che la sua produzione, così esoterica, enigmatica e sfuggente, ha ben poco a che fare con l’utopia di Beuys. Del resto, lo dirà esplicitamente: «L’individuo artista esiste, è esistito ed esisterà sempre, ma in quantità molto ristrette».
Anche se la rivoluzione di Duchamp (come quella di molte avanguardie del Novecento a partire dal Dadaismo) ha come conseguenza il dissolvimento del confine tra arte e vita, con Fountain egli non vuol dimostrare che tutto è arte e che quindi tutti possono essere artisti. Il suo primo, evidente intento è la dissacrazione dell’arte, di quell’arte che riteneva troppo “retinica” e troppo legata alla figura demiurgica dell’artista e al gusto. Il gusto è un’abitudine, diceva: «Se si ripete più volte qualcosa, si trasforma in gusto». Per questo si era messo a fare cose che sarebbe stato impossibile o assai difficile rinchiudere in qualche abitudine di pensiero, in qualche significato prestabilito. L’Orinatoio è l’esito più esplicito, caustico e ironico di questa dissacrazione dell’arte. Una dissacrazione che non corrisponde però all’antiarte del Dadaismo, perché l’antiartista, per Duchamp, è come un ateo: crede in negativo. Invece lui è uno scettico ironico, una mente cartesiana e corrosiva che dubita di tutto e non prende niente sul serio, a cominciare dall’arte stessa, che non vuole distruggere, ma appunto dissacrare: toglierle l’aura di superiorità, il carisma spirituale. Per questo ama definirsi “anartista”. A questo punto è evidente che l’opera più influente del Novecento non è un’opera d’arte, innanzitutto perché non rientra nel significato di “arte” elaborato dalla nostra cultura, per il quale bellezza ed emozione estetica sono concetti essenziali. Invece di suscitare emozione estetica, Fountain stimola domande di tipo filosofico: cosa fa di un oggetto un’opera d’arte? È davvero indispensabile che siano la mano, l’occhio e il gusto soggettivo dell’artista? Non potrebbe essere semplicemente il gesto mentale di scegliere qualcosa? (In fondo anche i tubetti di colore, arriverà a dire Duchamp, sono dei readymade scelti dal pittore.) In questo senso, anche se ironia, paradosso e ambiguità rendono inafferrabile il gesto di liberazione del readymade, si potrebbe dire che Fountain non è un’opera d’arte perché è un’opera sull’arte, un oggetto che stimola riflessioni sulla natura e il senso dell’arte stessa.

Luigi Bonfante CATASTROFE UNO. Duchamp e la spora aliena. Fountain, 1917-1963, in Catastrofi d’arte. Storie di opere che hanno diviso il Novecento, Johan & Levi editore, 2019

camden art centre, london / public knowledge: ‘oei’ / october 27

Camden Art Centre / Public Knowledge: OEI / October 27 / 19:00–21:00

Thursday October 27, 19:00-21:00

Camden Art Centre
Arkwright Road
London NW3 6DG
United Kingdom

This episode of Public Knowledge will comprise of a temporary display of publications and related ephemera by Jonas (J) Magnusson and Cecilia Grönberg.

Jonas (J) Magnusson and Cecilia Grönberg are the founders of OEI, a Stockholm-based magazine for experimental forms of thinking, montages of art, poetry, theory, visual culture, and documents; critical investigations, infrastructural poetics, localities, ecologies, new epistemologies, and counter-historiographies.

To publish a magazine is not only a matter of producing a physical artefact but also of intervening in and acting for an entire ecology of publishing and engaging, where the possibilities of generative readings and encounters have to be created in new constellations and contexts. To edit is to work with what exists, but at the same time to make this into something more, a multi-temporal space, perhaps. Or, as a friend puts it: “What’s at stake with any public address is the creation of a new social space, where strangers would come together – and maybe, become friends, who knows.”

The presentation is accompanied by a talk, whereby OEI discuss the different layers in their work, from revisiting avant-garde archives to fieldworks and local-material knowledge. A layered love.

With special thanks to Paul Finn.

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guy debord, “appunti preliminari”

Sandro Ricaldone

GUY DEBORD
Appunti preliminari
a cura di Laurence Le Bras, Emmanuel Guy
traduzione di Mario Lippolis
Ortica Editrice, 2022

Non si tratta di mettere la poesia al servizio della rivoluzione, piuttosto di mettere la rivoluzione al servizio della poesia. Questi Appunti permettono di conoscere in modo più profondo il pensiero di Debord che, durante la seconda metà del secolo scorso, condusse un’incessante “guerra del tempo” dentro e contro la propria epoca, considerata come una glaciazione “spettacolare-mercantile” della storia. In questi Appunti lo vediamo via via progettare e mettere a fuoco alcune delle proprie mosse teoriche, iperpolitiche, cinematografiche, linguistiche, autobiografiche, in particolare relative alla conduzione dell’Internazionale Situazionista, alla memoria storica del recente movimento delle occupazioni del maggio francese del 1968 come a quella della Fronda antiassolutistica del Diciassettesimo secolo, alla preparazione dei suoi lungometraggi cinematografici, alla progettazione di un dizionario critico della distruzione contemporanea del linguaggio comune, fino alla stesura di un resoconto della propria vita che per il fondo come per la forma di “confessione cinica” vessi e demoralizzi le autorità contemporanee.

la collezione di libri d’artista di san cataldo, in sicilia

A San Cataldo, a pochi passi da Caltanissetta, c’è una collezione di oltre 500 tra rari volumi e riviste d’arte, dagli anni ’60 del Novecento sino a oggi

Come giustamente sostiene Aleida Assmann, che ha compiuto studi fondamentali sull’antropologia e sulla memoria culturale e comunicativa, “controllare gli archivi è controllare la memoria”. Ciò equivale a dire che questi luoghi, bene al di là della funzione più propriamente conservativa, si configurano per la presenza simultanea dell’”aspetto politico e quello mnestico”. Chi è preda del furore archivistico e dello slancio tassonomico, ha –> continua qui

http://www.archiviolibridartista.org/

esce il nuovo numero di ‘container’ – osservatorio intermodale di [dia•foria

La rivista CONTAINER – osservatorio intermodale esce con il secondo numero (B). Dopo due anni di lavori, covid compreso, finalmente vede la luce una pubblicazione ancora più ricca e articolata della precedente. Sono state inaugurate al suo interno nuove rubriche per permettere di ordinare al meglio la multifocalità di queste 84 vulcaniche pagine. Si va dalla critica letteraria, alle arti visive, passando per glossolalia, Carmelo Bene, Adriano Spatola, pornografia e critica radicale.

Caratteristiche tecniche:

Formato chiuso a doppia piegatura: 165×310 mm.
Formato chiuso: 330×310 mm.; formato apero: 660×310 mm.
Pagine: 84
Stampa: b/n
Prezzo: euro 15,00
[dia•foria, 2022

La rivista è divisa in quattro fascicoli, e si pregia anche per questo numero di un nutrito laboratorio dedicato alle traduzioni (tutte prime italiane). Può essere richiesta direttamente all’indirizzo: info@diaforia.org

http://www.diaforia.org/diaforiablog/2022/10/05/container-b-osservatorio-intermodale/

27 settembre, inaugurazione della biblioteca totiana, ad alatri

da un post di Giovanni Fontana

TAGLIO DEL NASTRO.
Pia Abelli Toti inaugura la Biblioteca Totiana.
Associazione Gottifredo
Alatri, 27 settembre 2022.

Alle biblioteche storiche della città si aggiunge adesso quella che conserva libri e documenti di Gianni Toti e Marinka Dallos, donati all’Associazione Gottifredo da Pia Abelli Toti.

La foto di Pia Abelli è di Angelo Astrei.
Gli altri scatti sono di Giovanni Fontana.

a nizza, 6-7 ottobre, “sperimentazione e avanguardie. l’occhio attonito di noëmi blumenkranz-onimus e luciano caruso”

https://www.universite-franco-italienne.org/sperimentazione-e-avanguardie-l-occhio-attonito-di-noemi-blumenkranz-onimus-e-luciano-caruso-1134483.kjsp

Il progetto “RAG – Rileggere le Avanguardie” è stato lanciato nel 2016 a partire dagli archivi lasciati in eredità dalla famiglia di Noëmi Blumenkranz-Onimus all’Université Côte d’Azur. Il progetto beneficia quest’anno del bando Label scientifico UIF/UFI.

In questo convegno, ci si concentrerà sulla portata delle ricerche di Blumenkranz-Onimus e dello studioso Luciano Caruso in Francia e in Italia. Entrambi hanno lasciato un’impronta sul modo in cui gli studi sull’avanguardia, il futurismo e la neo-avanguardia vengono affrontati, e hanno intrapreso il lavoro di pubblicazione o ri-pubblicazione di documenti.

I partecipanti al convegno saranno chiamati ad analizzare le loro opere scientifiche, e artistiche nel caso di Caruso, per coglierne l’attualità. Sarà dato rilievo all’apertura internazionale delle riviste d’avanguardia e neo-avanguardia, e agli eventi internazionali.

Per maggiori informazioni scaricare il programma

DATE
6 ottobre 2022 – 7 ottobre 2022
6 ottobre 2022: dalle 10 alle 12
7 ottobre 2022: dalle 10 alle 12 e dalle 13:30 alle 15

POSIZIONE
Salle de Conseil, Campus Carlone, Nizza, Francia
A distanza: Zoom

https://www.universite-franco-italienne.org/sperimentazione-e-avanguardie-l-occhio-attonito-di-noemi-blumenkranz-onimus-e-luciano-caruso-1134483.kjsp

cts ryan on the cut up technique

https://www.briongysin.com/cut-ups/

“ricerca letteraria”, “spazio di ricerca”: antonio porta, 1983

Il saggio sulle espressioni “ricerca letteraria” e “scritture di ricerca”, postato ieri, e uscito lo scorso anno nella sua prima parte, si interrompe con il 1980, circa. Devo assai energicamente ringraziare Chiara Portesine per avermi segnalato, in questi giorni in cui sto proprio rivedendo la seconda parte del saggio, uno straordinario – e limpidamente esplicito – articolo di Antonio Porta che, sul “Corriere della sera”, nel 1983 parla di “spazio di ricerca”, “ricerca letteraria”.

cliccare per ingrandire

Registrate nel saggio le numerose occorrenze di espressioni relative alla “ricerca”, e aggiunto questo prezioso articolo di Porta, non solo si intende sempre meglio come la generazione a cui appartengo abbia trovato naturale e solido e stabile/stabilizzato, tra fine anni Ottanta e inizio Novanta, il termine “ricerca” come segno di sperimentazione letteraria; ma anche come, a maggior ragione, questo si sia presentato come nome legittimo, a XXI secolo iniziato, per indicare una scrittura non pacificata, non convenzionale, e soprattutto in sincrono con esperienze di “experimental writing” ormai altrettanto attestate nel resto del mondo.

(Attestate e attestantesi, ovviamente, nonostante l’ignoranza intenzionale, o la ‘censura’ e opposizione frontale, e le piccole manovre d’ostacolo e i banali giochi di facciata messi in atto dai buffi personaggi del mainstream italocentrico).

robert grenier: “sentences” (1978)

Robert Grenier. Sentences.
Years after its publication of the original edition of 500 boxed 5″ x 8″ index cards, Whale Cloth Press has made available a web-based version of this important work.
[Notes] [Images of the original box]

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From the Eclipse Archive:

Sentences Toward Birds (1975)
Robert Grenier

Sentences Toward Birds was published in 1975 by Curtis Faville’s L Publications in a small edition (under one-hundred). The cards are housed in a manila envelope and sealed with a red sticker. Faville’s cover design, based on a vintage postcard, gives a nod to the jacket design of Grenier’s Dusk Road Games: Poems 1960-1966 (Cambridge: Pym Randall, 1967), and the format of the unbound cards anticipates the monumental Sentences (Cambridge: Whale Cloth, 1978) in which some of the poems reappear. The envelope and title page state the title differently.

The order displayed @ Eclipse is aleatory; the cards were intended to be read in any sequence.

http://eclipsearchive.org/projects/BIRDS/html/contents.html

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Outside the Box: A Discussion of Robert Grenier’s Sentences.
Hosted by Al Filreis and featuring poets Bob Perelman, Jena Osman, and Joseph Yearous-Algozin.
Here: https://www.poetryfoundation.org/podcasts/75583/outside-the-box-a-discussion-of-robert-greniers-sentences

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https://www.granarybooks.com/pages/books/1310/robert-grenier/sentences?soldItem=true