da Radio Popolare, 19 apr. 2024
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La chiusura di Al Jazeera in israele / Giorgio Mascitelli. 2024
La chiusura di Al Jazeera in Israele da parte del governo israeliano è un provvedimento ovvio entro quella logica di potere che guida l’operazione di Gaza, in quanto Al Jazeera è la principale documentatrice delle atrocità commesse dagli israeliani e ha impedito con la sua attività che l’apparato mediatico occidentale ne tacesse; tardivo perché ormai nel mondo è del tutto chiaro quale sia la natura della rappresaglia israeliana contro la popolazione palestinese tenuta prigioniera a Gaza; maldestro perché mette in crisi la narrazione dell’Israele democratica nell’Occidente democratico dal momento che tutte le decisioni sono state prese da un governo di unità nazionale con l’avvallo degli Stati Uniti e dei principali paesi europei. Questo provvedimento è sintomatico di quello che potremmo chiamare la crisi del linguaggio orwelliano del potere americano: come noto, in 1984 il potere che promuove la guerra e l’odio parla sempre di pace e di amore. Ora la falsità di questo linguaggio emerge a occhio nudo, non occorre essere tra i pochi che analizzano in profondità le cose, ma è la narrazione stessa a non potere essere più credibile, Questa a sua volta significa che il potere non ha più spazio di manovra e di mediazione per costruire consenso e diffondere menzogne credibili, ma può reggersi soltanto sul terrore.
Roma, 13 maggio / Napoli, 14 maggio: convegno interateneo “Giornate della Nakba: diritti, informazione, attualità”
programma completo delle due giornate:
Nella locandina i link Zoom per assistere agli incontri da remoto
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La locandina su altri siti:
https://assoitaliapalestina.it/eventi/convegno-interateneo-giornate-della-nakba-napoli-seconda-giornata/
roma, 13 maggio / napoli, 14 maggio: convegno interateneo “giornate della nakba”
premesse e conseguenze (e riparazioni) di un genocidio
se le premesse remote sono le menzogne che si leggono qui sotto evidenziate in rosso, si capisce bene come il sionismo abbia praticato e pratichi, e giustifichi, l’apartheid, la pulizia etnica e infine il genocidio dei Palestinesi:
«Non esiste una cosa come il popolo palestinese. Non è come se noi siamo venuti e li abbiamo cacciati e preso il loro paese. Essi non esistono.» (Golda Meir, dichiarazione a The Sunday Times, 15 giugno 1969)
«Come possiamo restituire i territori occupati? Non c’è nessuno a cui restituirli.» (Golda Meir, 8 marzo 1969)
«A tutti quelli che parlano in favore di riportare indietro i rifugiati arabi devo anche dire come pensano di prendersi questa responsabilità, se sono interessati allo stato d’Israele. È bene che le cose vengano dette chiaramente e liberamente: noi non lasceremo che questo accada» (Golda Meir, 1961, discorso alla Knesset, riportato su Ner, ottobre 1961)
«Questo paese esiste come il compimento della promessa fatta da Dio stesso. Sarebbe ridicolo chiedere conto della sua legittimità» (Golda Meir, Le Monde, 15 ottobre 1971)
il genocidio inizia con l’abbassamento e la negazione dell’altro, e/o con l’auto-conferimento di un ruolo speciale nella storia, anzi sopra e oltre la storia.
spesso in questo innalzamento viene chiamato in causa un dio.
per israele i due vizi, addirittura, si sommano.
Al Jazeera reporter Tareq Abu Azzoum speaks about his work and the ethics of journalism
mumia abu jamal agli studenti in lotta
Il prigioniero politico Mumia Abu-Jamal parla all’occupazione CUNY durante una telefonata dal carcere e li esorta a chiedere di più: “Non è sufficiente chiedere un cessate il fuoco. Che ne dite di questo? Chiedete che cessi l’occupazione! Cessate l’occupazione! Lasciate che questo sia il vostro appello alla battaglia, perché questo è l’appello della storia, di cui tutti voi fate parte. Siete parte di qualcosa di magnanimo, magnifico e che cambia l’anima, la mente, la storia.
Non lasciate andare questo momento. Rendetelo più grande, più massiccio, più potente. Fatelo riecheggiare tra le stelle”. Ha aggiunto: “Non inchinatevi a coloro che vogliono che voi tacciate. È tempo, proprio ora, questo giorno, questo mese, questo momento, di essere ascoltati. E scuotete la terra affinché il popolo di Gaza, il popolo di Rafah, il popolo della Cisgiordania, il popolo della Palestina, possono sentire la tua solidarietà con loro.”
La folla ha cantato: “Mattone dopo mattone, muro dopo muro, liberate Mumia Abu Jamal!”
Mumia, giornalista ed ex Pantera Nera, è uno dei prigionieri politici più longevi negli Stati Uniti, essendo detenuto da 42 anni. Ha compiuto 70 anni pochi giorni fa.
jews who do not accept the genocide in gaza
“sintropie. mondo e mondo nuovo”: il 4 maggio a roma, all’ex mattatoio
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su ‘kulturjam’ un articolo su 20 clamorose bugie dei sionisti, rilanciate dai media generalisti
netaneccetera preoccupato di finire in manette
Netanyahu preoccupato della Corte Penale Internazionale… si raccomanda agli Stati Uniti per bloccarla
Secondo il Times of Israel, Netanyahu è estremamente preoccupato di finire incriminato e perseguito per crimini di guerra mentre gli Stati Uniti fanno pressioni per impedire alla Corte penale internazionale (Cpi) di emettere in settimana mandati di arresto per il premier Benyamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo dell’Idf Herzi Halevi. In pratica i tre responsabili del genocidio a Gaza, se condannati, non potrebbero uscire da Israele correndo il rischio di essere arrestati.
Il sito di notizie Walla scrive che Netanyahu ha fatto telefonate continue durante il weekend cercando di convincere gli Usa a bloccare qualsiasi decisione della Cpi.
Sul sito di notizie Walla, l’analista Ben Caspit scrive che Netanyahu è “sotto stress insolito” per la prospettiva di un mandato di arresto contro di lui e altri israeliani da parte del tribunale delle Nazioni Unite dell’Aia, che sarebbe un grave deterioramento dello status internazionale di Israele.
Netanyahu sta conducendo una “spinta telefonica senza sosta” per impedire un mandato d’arresto, concentrandosi in particolare sull’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, scrive Caspit.
Haaretz sottolinea che il governo israeliano sta lavorando sul presupposto che il procuratore della Cpi Karim Khan possa emettere questa settimana i mandati di cattura.
L’analista di Haaretz Amos Harel scrive infatti che il governo israeliano sta lavorando sul presupposto che il procuratore della CPI, Karim Khan, possa emettere questa settimana mandati di arresto per Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo di stato maggiore dell’IDF Herzi Halevi.
Gli Stati Uniti, che, come Israele, non sono tra i 124 paesi che hanno firmato lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, sono già impegnati nello sforzo di bloccare i mandati di arresto, secondo Harel.
L’ultima dichiarazione pubblica di Netanyahu sulla guerra ha detto che le prossime decisioni della CPI potrebbero creare un “pericoloso precedente”.
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06_05_ rome_ israel-palestine & immigration: ‘le monde diplomatique’ @ librairie stendhal
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