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free palestine _ sciopero generale, oggi 22 settembre 2025, contro il genocidio e per la libertà e l’autodeterminazione del popolo palestinese

differx si unisce allo sciopero collettivo di protesta contro il genocidio in corso

https://www.fanpage.it/attualita/sciopero-generale-lunedi-22-settembre-per-gaza-a-rischio-settori-pubblici-e-privati-gli-orari-dello-stop/

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https://www.usb.it/leggi-notizia/usb-proclama-lo-sciopero-generale-per-il-22-settembre-difendere-la-flotilla-fermare-il-genocidio-a-gaza-stop-alleconomia-di-guerra-1114.html

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izrahell si guarda la pancia

israele autocentrato anche (e proprio) mentre commette genocidio

a journalist about the economic tsunami hitting izrahell

il video che segue va visto, è istruttivissimo: 

https://www.instagram.com/reel/DOlrA03D3DL/

uno “tsunami” per l’economia israeliana, dicono nel video.

MA CRIBBIO, È IL MINIMO!
per uno Stato genocida, il boicottaggio è il minimo delle risposte.

siete sulla strada verso la cancellazione di due milioni di esseri umani che da quasi un secolo trattate come spazzatura, e il mondo dovrebbe comprare la vostra merce?

n.b.: in tutto il video la parola genocidio appare una sola volta. quel che si ricava dalle immagini è che la preoccupazione delle aziende, dei giornalisti e dei commercianti israeliani non è per le CAUSE del boicottaggio (ossia per i Palestinesi ammazzati e la Palestina a ferro e fuoco) ma per l’economia sionista. l’economia dell’entità statale occupante, coloniale e genocida.

come a dire: i nazisti bruciano un campo di concentramento con i prigionieri dentro, ma la loro principale preoccupazione è che la gente che vede tutto questo non compra più le margherite coltivate nella zona d’interesse.


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Lavinia Marchetti: l’indicibile dei soldati israeliani

DAL TRAUMA ALLA DENUNCIA: SOLDATI ISRAELIANI RACCONTANO L’INDICIBILE.

di Lavinia Marchetti

Oggi potremmo parlare dell’ennesima offensiva contro civili inermi, a Gaza city, morte e distruzione. Dichiarazioni di Netanyahu, dei naziministri, eppure, ormai, abbiamo capito che andranno avanti, fino alla fine. Sì, le nostre istituzioni condannano (con due anni di ritardo e centinaia di migliaia di morti dopo), ma presumibilmente non faranno nulla. E allora il lavoro storico diventa fondamentale, perché cancelleranno le prove. La deportazione serve anche a quello, a far sparire le tracce, con le ruspe, con le bombe. Quindi dobbiamo impegnarci a conservare una memoria, ordinata, complessa, quotidiana.

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“non noi” / marco giovenale 2024

quello che segue è il breve brano col quale lo scorso anno ho risposto alla richiesta di partecipare alla sequenza di interventi “Poesia, prima persona plurale. (Indagine sulla valenza sociale della poesia contemporanea)”, sequenza uscita su ‘Le parole e le cose’ a cura di Lorenzo Mari e Gianluca Rizzo – che ringrazio nuovamente dell’invito (e con loro la redazione di LPLC).
il testo, in rete da novembre 2024 qui, non è presente nel relativo libro pubblicato da Argo da pochissimo, ho così considerato che forse renderlo reperibile in rete fosse plausibilmente non inutile, considerandone soprattutto l’argomento.


non noi

 

“noi no”
(sandra mondaini, raimondo vianello, jeff bezos, 1977)
(n.b.: l’epigrafe deve essere di merda e deve fare sorridere)

 

il noi di cui noi disponiamo è completamente sbagliato, è da rifare, siamo noi da rifare. in attesa, va evitato l’uso; ci evitano in parecchi.

il noi anche semplicemente grammaticale che disponiamo sulla scacchiera della sintassi non sta messo meglio: errore o meglio un errante fra convenzioni di diorite e alleanzelle di biscotto.

tra l’altro si sapeva, si è sempre saputo.

cioè continua a essere: stupro di gruppo, fusioni societarie, coloni, ufficiali, uffici, tribalismo, correnti di convezione, cattivo odore bene collettivo, circhi senza farina, batte col piatto del machete sulla gamba e taglia le condutture d’acqua ovviamente in Cisgiordania.

il pronome yankee a inizio agosto 2024 stanzia 18 miliardi di dollari perché israele continui la distruzione del popolo Palestinese e il furto di terre.

non so/sappiamo e nessuno sa cosa possa sostituire la splendida profondità fognaria dei pronomi di prima persona, uno e multiplo, instagrammer e gruppi fb.

non c’è crimine che non trovi (un) noi a giustificarlo, dagli omicidi e violenze sessuali a megiddo e nelle altre carceri israeliane agli acquirenti dei manualetti di ultradestra.

la pancia di amazon è piena di mosche, una per ogni penny di jb.

è passato da poco il primo compleanno del genocidio ai danni della Palestina, a sua volta vetta di 76 compleanni di Nakba. una montagna di montagne di morti.

il noi (di merda) degli intellettuali (di merda) non si è mica sentito, o – diciamo – si è sentito pochissimo (e) male. o meglio uno zero, per altri zeri, di fronte al noi invece energico tricolore bluette del roblox di parigi ’24 [=olimpiadi].

medici operai operatori scrivono noi tornando da Gaza, da Gerusalemme Est, dalla West Bank, o standoci: possono usare il pronome, gli altri no, noi no.



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n.b.: il testo registra la situazione all’estate del 2024, quando cioè è stato scritto