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“le nüshu. une écriture secrète, un acte d’indépendance féminine” (jérôme lefebvre)

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À Jiangyong, un canton éloigné de la province du Hunan (sud de la Chine), « Nvshu », une écriture syllabique chinoise exclusivement destinée aux femmes, a été inventée il y a des centaines d’années.
Les thèmes abordés en Nvshu étaient étroitement liés à la vie des femmes, couvrant des questions telles que le mariage et la vie de famille, le travail, les interactions sociales, la culture et les divertissements, les coutumes, les croyances religieuses et la moralité. Ils traitaient également d’émotions telles que le bonheur, la colère et le chagrin.
Seule écriture sexuée au monde, Nvshu se caractérise par une police carrée et des traits fins en forme de fourmis. Dans le passé, les messages Nvshu étaient souvent écrits sur des morceaux de papier, des éventails ou des mouchoirs pour transmettre secrètement des informations à d’autres femmes.
Les œuvres de Nvshu sont rares. Les plus anciennes encore datent de la dynastie Ming (1368-1644), car la coutume était de brûler toutes les œuvres de Nvshu de l’écrivaine après sa mort.

(Via Media Chine)

foto dal workshop del 7 luglio 2021, all’istituto svizzero di roma

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see facebook.com/differx/posts/10158173011597212

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una nota di jean-marie gleize, a margine di una recente lettura al cipm

Nioques n’est pas une revue de poésie, comme son titre l’indique. C’est une revue de poésie après la poésie. Ce titre est  l’un des mots que Francis Ponge utilisait pour désigner ces textes qu’il écrivait en dehors de toute intention esthétique, et de toute espèce de préoccupation poétique ; On  rappelle ici ce qu’il écrivait dans Méthodes en 1948 : « Le jour où l’on voudra bien admettre comme sincère et vraie la déclaration que je fais à tout bout de champ que je ne me veux pas poète, que j’utilise le magma poétique mais pour m’en débarrasser (…) on me fera plaisir, on s’épargnera bien des discussions oiseuses à mon sujet, etc. »

seguire una linea di fuga

Una formazione sociale qualsiasi ha sempre l’aria di funzionare bene. Non c’è motivo perché non funzioni. E tuttavia c’è sempre un lato attraverso cui avvengono delle fughe e per cui si disfa. Non si sa mai se il messaggero arriverà a destinazione. E più ci si avvicina alla periferia del sistema, più i soggetti si trovano presi in una specie di tentazione: o sottomettersi ai significanti, obbedire agli ordini del burocrate e seguire l’interpretazione del grande prete, o essere trascinati altrove, al di là, vettore folle, tangente di deterritorializzazione. Seguire una linea di fuga, diventare nomadi, emettere quelle che Guattari poco fa chiamava particelle asignificanti.

(Gilles Deleuze, Due regimi di folli, intervento del 1974, ripubblicato anche in Due regimi di folli e altri scritti. Testi e interviste 1975-1995, Edizione italiana e traduzione a cura di D. Borca, Einaudi, Torino 2010, pp. 6-7)

grande raffinatezza metrica. una lettura da “la gente non sa cosa si perde” (tic 2021)

https://ticedizioni.com/collections/chapbooks/products/la-gente-non-sa-cosa-si-perde-giovenale

hurlements en faveur de sade / guy debord. 1952

gammmorg.files.wordpress.com/2007/02/GuyDebord_Urla.pdf

2012. Michele Zaffarano aveva impaginato il testo riportando (in misura cronometricamente ragionevole) anche le alternanze di schermo nero e schermo bianco che sono nel film di Debord.
In questo modo, scaricando il pdf e tenendo premuto il testo di avanzamento (con visualizzazione non a scorrimento, ma pagina per pagina) si ha – in piccolo, in tempo proporzionato ma breve – l’esatta sequenza delle alternanze stesse del film.
In pratica, “si assiste” al film.

Che comunque è visibile qui:

amelia rosselli: “della ricerca”

[Rosselli:] Certo, c’è Majakovskij e c’è Pasternak. V’è il poeta della saggezza e il poeta della ricerca, v’è il poeta della scoperta, quello del rinnovamento, quello dell’innovamento…

[Petrignani:] E tu?

[Rosselli:] Della ricerca. E quando non c’è qualcosa di assolutamente nuovo da dire, il poeta della ricerca non scrive.

Amelia Rosselli, Non mi chiedete troppo. Mi sono perduta in un bosco, intervista a cura di Sandra Petrignani, in “Il Messaggero”, 23 giugno 1978 (ora in A.R., Una scrittura plurale. Saggi e interventi critici, A cura di Francesca Caputo, Interlinea, Novara 2004, p. 290).

frammenti da “idrologie”, di emilio villa, giorgio cegna, silvio craia (1968)







 

corrado costa spiega la (non) riproduzione, 1976

«Ah! come sono banali certi imbecilli che sono fissati nel concetto di riproduzione, tanto da considerare un crimine quanto si allontana da ciò! Ma dico, è poi dimostrato che la letteratura ha tutto questo bisogno di riproduzione, come certe persone vorrebbero farci credere? È proprio certo che la si oltraggi ogni volta che si devia da questa stupida idea di riproduzione?»
M.me de Saint-Sangue solleva l’indice della mano destra verso lo specchio e la sua immagine immediatamente solleva verso di lei l’indice della mano sinistra.
«Per rendercene conto osserviamo un istante il suo procedimento e le sue leggi. Se la letteratura non facesse che creare e non distruggesse mai, potrei credere, insieme a certi noiosi filosofi, che l’atto più sublime sarebbe quello di lavorare senza sosta alla riproduzione e gli concederei che il rifiuto di riprodurre dovrebbe essere considerato, di conseguenza, un crimine. Anche un generico esame sulle operazioni della letteratura non prova forse che le distruzioni sono necessarie, ai suoi piani, quanto le creazioni? E che tutte e due queste operazioni si collegano e si incatenano anche, così intimamente che diventa impossibile per l’una agire senza l’altra. E che nulla nascerebbe e si riprodurrebbe senza distruzione? Dunque la distruzione è una delle leggi della letteratura, come la creazione».
[…]
M.me de Saint-Ange: «La classe dominata vede tutto, ma non si vede. Per questo vuole impadronirsi del racconto. Per sapere. E non vuole più essere ingannata dalla riproduzione».
[…]
A questo punto interrompo la sig.ra de Saint-Ange dicendo:
«Non resta altro, allora, che oltraggiare la letteratura, cioè oltraggiare l’ideologia dominante della riproduzione, l’orribile riproduzione letteraria del mondo, così come crede di vederlo la classe che detiene il potere. Oltraggiare! Oltraggiare! Indicare il niente! Questo si chiama scrivere da persona saggia, in linea con i vostri principi!»
M.me de Saint-Ange: «Sì. In letteratura potete assumere tutti i rischi!… Di pericoloso in letteratura non c’è altro che la pietà e la beneficenza. Sottolineiamo, dunque, l’unico consiglio che dobbiamo aggiungere per la vostra educazione, dopo tutto quanto è stato detto. Uno scrittore non deve mai dare ascolto al proprio cuore, signore mio, perché il cuore è la guida più falsa che abbiamo ricevuto dalla letteratura. Fate molta attenzione alla richiesta di riprodurre il mondo da parte di chi è in miseria!…
È molto meglio opporre un rifiuto a chi in realtà potrebbe risultare al centro dei vostri interessi, piuttosto che rischiare di usare la scrittura, il nero liquido spermatico per la riproduzione della classe dominata».

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[Corrado Costa, La sadisfazione letteraria, Cooperativa Scrittori, Roma 1976; Tielleci / Benway Series, Colorno 2013]