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a lascaux
la piegatura della caverna è, credo, interpretabile come fiume. rigonfiamento (onda) e taglio (abisso). le bestie attraversano a guado. tengono alte le teste per non annegare, e battagliano contro la corrente.
immagine da facebook.com/720515703/posts/10164408021595704/
corrado costa spiega la (non) riproduzione, 1976
«Ah! come sono banali certi imbecilli che sono fissati nel concetto di riproduzione, tanto da considerare un crimine quanto si allontana da ciò! Ma dico, è poi dimostrato che la letteratura ha tutto questo bisogno di riproduzione, come certe persone vorrebbero farci credere? È proprio certo che la si oltraggi ogni volta che si devia da questa stupida idea di riproduzione?»
M.me de Saint-Sangue solleva l’indice della mano destra verso lo specchio e la sua immagine immediatamente solleva verso di lei l’indice della mano sinistra.
«Per rendercene conto osserviamo un istante il suo procedimento e le sue leggi. Se la letteratura non facesse che creare e non distruggesse mai, potrei credere, insieme a certi noiosi filosofi, che l’atto più sublime sarebbe quello di lavorare senza sosta alla riproduzione e gli concederei che il rifiuto di riprodurre dovrebbe essere considerato, di conseguenza, un crimine. Anche un generico esame sulle operazioni della letteratura non prova forse che le distruzioni sono necessarie, ai suoi piani, quanto le creazioni? E che tutte e due queste operazioni si collegano e si incatenano anche, così intimamente che diventa impossibile per l’una agire senza l’altra. E che nulla nascerebbe e si riprodurrebbe senza distruzione? Dunque la distruzione è una delle leggi della letteratura, come la creazione».
[…]
M.me de Saint-Ange: «La classe dominata vede tutto, ma non si vede. Per questo vuole impadronirsi del racconto. Per sapere. E non vuole più essere ingannata dalla riproduzione».
[…]
A questo punto interrompo la sig.ra de Saint-Ange dicendo:
«Non resta altro, allora, che oltraggiare la letteratura, cioè oltraggiare l’ideologia dominante della riproduzione, l’orribile riproduzione letteraria del mondo, così come crede di vederlo la classe che detiene il potere. Oltraggiare! Oltraggiare! Indicare il niente! Questo si chiama scrivere da persona saggia, in linea con i vostri principi!»
M.me de Saint-Ange: «Sì. In letteratura potete assumere tutti i rischi!… Di pericoloso in letteratura non c’è altro che la pietà e la beneficenza. Sottolineiamo, dunque, l’unico consiglio che dobbiamo aggiungere per la vostra educazione, dopo tutto quanto è stato detto. Uno scrittore non deve mai dare ascolto al proprio cuore, signore mio, perché il cuore è la guida più falsa che abbiamo ricevuto dalla letteratura. Fate molta attenzione alla richiesta di riprodurre il mondo da parte di chi è in miseria!…
È molto meglio opporre un rifiuto a chi in realtà potrebbe risultare al centro dei vostri interessi, piuttosto che rischiare di usare la scrittura, il nero liquido spermatico per la riproduzione della classe dominata».
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[Corrado Costa, La sadisfazione letteraria, Cooperativa Scrittori, Roma 1976; Tielleci / Benway Series, Colorno 2013]
prière pour les ingénieux rayon des foetiches engendrés / emilio villa. 1976
Prière pour les ingénieux rayon des Foetiches engendrés (pour obtenir la consommation de toutes les Apparences)
Emilio Villa, da “E/mana/azione”, n. 2, Napoli, settembre 1976
(Preghiera per i raggi ingegnosi dei Feticci generati – per ottenere la consumazione di tutte le Apparenze)
Grazie a Stefano Marotta per l’immagine.
marilina ciaco su benway series
mitologia del collezionismo / giuseppe garrera. 2020
prosa in prosa: un video esplicativo
questo video spiegherà tutto:
facebook.com/emanuele.kraushaar/videos/3588974284486884
viene alla luce la terribile verità:

https://ticedizioni.com/collections/vetrina/products/prosa-in-prosa
Forse l’evento più rilevante degli ultimi 20 anni della poesia italiana, di Prosa in prosa, come accade con i classici, si è parlato e scritto molto di più di quanto il libro non sia stato in effetti letto. A partire da una definizione di Jean-Marie Gleize, Prosa in prosa tentava, nel 2009-10, anno della sua prima pubblicazione, di portare una ventata spiazzante sulla scena asfittica della letteratura italiana, attraverso il travalicamento del concetto stesso di genere letterario.
Da non confondersi assolutamente con poemetti in prosa, i testi qui compresi, installando la letteralità e l’insignificanza nel luogo in cui ci si attende massima significatività e figuralità, squadernavano le categorie con cui il pubblico legge la testualità lirica. Ma se questa rivoluzione rischia oggi di spegnersi nella generale dimenticanza, questa nuova edizione, arricchita di contenuti critici, torna a imporre il tentativo, sempre più necessario, di superare l’ultimo confine, quello tra letterario e letterale.
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sovversione vs school of quietude
William Burroughs a Gérard Lemaire: ” ‘Scrivere significa vedere fino a che punto si può far sì che qualcosa si produca’. L’atto di scrittura è una riscrittura del mondo e di conseguenza una violenta operazione di sovversione” [grassetto mio]
(E: grazie ad Andrea Balietti per aver rammentato questo passo).
Sembra in piena attività, almeno in Italia, invece, quella che parecchio tempo fa Ron Silliman chiamava la “School of Quietude”.

frammento da piero manzoni. (e vale per gli scrittori, anche)

da: Paola Pitagora, Fiato d’artista (Sellerio)
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