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da ‘Left’: “Ecco perché abbiamo denunciato l’industria bellica Leonardo”

Articolo di Dario Morgante
(post su FB, articolo su LEFT)

La dottoressa Hala Abulebdeh, farmacista gazawi laureata all’Università di Glasgow, è venuta a sapere dell’assedio che l’esercito israeliano stava portando avanti nei pressi della casa in cui si trovava la sua famiglia, nel sud della Striscia di Gaza, da un laconico messaggio whatsapp della sorella. Era il 12 dicembre 2023 e i bollettini del ministero della Sanità registravano già oltre 18.400 morti dall’inizio di quello che, solo un mese dopo, la Corte internazionale di giustizia avrebbe definito un «rischio reale e imminente» di genocidio. L’Idf, quel giorno, ha sterminato i genitori, le due sorelle e i cinque fratelli di Hala, resa edotta della strage svariati giorni dopo soltanto grazie ai messaggi di condoglianze dei suoi vicini di casa di Gaza.

La storia di Hala, raccontata integralmente oltre un anno fa al podcast Palestine Deep Dive, si intreccia con l’iniziativa legale “In nome della legge! Giù le armi, Leonardo”, promossa da una rete di organizzazioni della società civile italiana (AssoPacePalestina, A buon diritto, Attac, Arci, Un Ponte Per e altri) contro il colosso delle armi Leonardo S.p.A. Gli avvocati delle associazioni e della dottoressa Abulebdeh – Luca Saltalamacchia, Veronica Dini, Michele Carducci e Antonello Ciervo – hanno depositato presso il Tribunale civile di Roma un atto di citazione contro la multinazionale delle armi italiana.

[l’articolo continua su LEFT, qui: https://left.it/2025/11/21/ecco-perche-abbiamo-denunciato-lindustria-bellica-leonardo-per-la-fornitura-di-armi-a-israele/

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lettera del presidente dell’arci e del presidente delle acli al ‘manifesto’ e ad ‘avvenire’

Cari direttori del Manifesto e di Avvenire,
come presidenti di due associazioni nate e cresciute in culture differenti ci troviamo a scrivere insieme consci della responsabilità di non tacere di fronte alla tragedia che si sta consumando a Gaza e in Cisgiordania.
Non intervenire nel momento in cui la diplomazia e anche solo l’umanità stanno naufragando equivale a un disimpegno morale che ci renderebbe colpevoli. Mentre l’attenzione dei media internazionali si concentra sulle mosse del presidente statunitense – tra trattative con la Russia e passerelle interne – l’espansione delle colonie israeliane illegali di Gerusalemme est prosegue indisturbata. In particolare il progetto del corridoio E1, avviato negli anni Novanta e rilanciato più volte come cardine delle politiche di occupazione israeliane sulla città e sull’intera Cisgiordania.
A queste decisioni si sommano le operazioni militari nella Striscia e l’uso sistematico della fame e della sete come strumenti di guerra contro la popolazione civile palestinese.
Ogni volta che ci siamo recati in Cisgiordania, l’enorme colonia di Ma’ale Adumim appariva più estesa, meglio collegata a Gerusalemme, con infrastrutture sempre più imponenti. In questi anni è stato portato avanti un piano progressivo e sistematico che l’attuale governo israeliano intende completare.
Le colonie non sono solo insediamenti abitativi, ma un vero e proprio sistema di controllo fatto di strade e infrastrutture interdette ai palestinesi e riservate agli israeliani. Un regime di apartheid compiuto, che priva un intero popolo di libertà di movimento, di dignità e di futuro. La Cisgiordania tagliata in due dal nuovo insediamento significherebbe l’impossibilità di collegare Betlemme e Ramallah, la cancellazione di uno Stato palestinese con continuità territoriale, l’azzeramento dello status quo di Gerusalemme che dovrebbe essere la base di qualunque accordo di pace.
Intanto la città vive mesi drammatici: strade deserte, attività commerciali chiuse, turismo azzerato e dunque meno testimoni capaci di raccontare il processo di giudaizzazione in corso. Proseguono le demolizioni di case nei quartieri di Silwan e Sheikh Jarrah: è stata abbattuta perfino la tenda del Comitato al-Bustan, simbolo della resistenza civile che tante volte abbiamo incontrato. Non siamo di fronte a novità. Lo abbiamo denunciato per anni, spesso in solitudine insieme a poche organizzazioni della società civile internazionale: era chiaro dove si voleva arrivare e quali fossero le intenzioni del governo israeliano.
Oggi, davanti all’evidenza di una Cisgiordania spezzata e di una Gerusalemme snaturata, fingere che esista ancora una trattativa credibile è un’ipocrisia. E a questo quadro si aggiunge Gaza, con bombardamenti incessanti e migliaia di vittime civili che smentiscono ogni retorica sulla sicurezza. Non è autodifesa nata dopo la tragedia del 7 ottobre, non è strategia di sicurezza: è punizione collettiva, occupazione militare, violenza sistematica contro un popolo che da decenni subisce espulsioni, assedi e massacri.
Il governo italiano, continuando a sostenere Israele senza condizioni, si rende complice di questa catastrofe. Israele oggi va sanzionata non più e non meno della Russia di Putin. Dire che non è ancora il tempo del riconoscimento politico della Palestina equivale a nascondere la testa sotto la sabbia e non riconoscere la dignità a un popolo che sta soffrendo pur di continuare a respirare sulla propria terra.
È tempo di un cambio di rotta netto e immediato: chiedere la fine degli insediamenti, la cessazione delle operazioni militari a Gaza, il rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni Onu, il riconoscimento pieno dello Stato di Palestina.
Come Arci e Acli non ci rassegniamo al silenzio e non accettiamo la logica dei fatti compiuti. Alziamo la voce e continueremo a farlo, perché crediamo che pace e giustizia siano inseparabili e che il futuro del popolo palestinese e di quello israeliano non possa che passare dalla fine dell’occupazione e dall’uguaglianza dei diritti.

*Presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia
**Presidente Arci, Walter Massa

Assemblea pubblica: perché parlare delle donne delle borgate?

Ricevo e diffondo:

Perché parlare delle donne delle borgate? In che modo abbiamo finora parlato di loro e con loro? Come fare un passo in avanti in questo progetto?

Sono queste le domande su cui ci vogliamo confrontare, insieme a tutte le persone che abbiamo incontrato lungo il nostro percorso negli ultimi due anni e con chi vuole contribuire nel continuare a costruirlo.

Per questo vi invitiamo a venire il 28 giugno, alle ore 17:30 al circolo Arci di Pietralata (via Silvano 15).
Non a caso, abbiamo deciso di incontrarci a un anno dal femminicidio della 17enne Michelle Causo, una di noi, una ragazza di borgata uccisa dall’abbandono delle periferie da parte delle istituzioni e da una società basata su prevaricazione, individualismo e violenza.

Questa iniziativa vuole essere un punto di partenza per ragionare insieme su alcune questioni per noi fondamentali. Parafrasando il programma in dieci punti delle Black Panthers, vogliamo definire i nostri “10 punti” per un programma permanente che parli a tutte le donne e soggettività non conformi delle periferie che non si sentono rappresentate da nessuno, soprattutto dalle donne che ci governano e che ci stanno togliendo pezzo a pezzo i nostri diritti e peggiorando le nostre condizioni di vita.

Al termine dell’assemblea, ci sarà poi un momento in ricordo per Michelle, un aperitivo di sostegno per le attività di Donne de Borgata e la possibilità di prendere il nostro merchandising… Vi aspettiamo!

Testo completo per l’assemblea:
https://contropiano.org/news/politica-news/2024/06/20/perche-parlare-delle-donne-delle-borgate-0173576

video completo dell’incontro “dove graffia la pantera. la stampa indipendente racconta i movimenti”

https://www.facebook.com/Pantera90Archivio/videos/2006401799701252

cfr.
https://slowforward.net/2023/05/10/dove-graffia-la-pantera-la-stampa-indipendente-racconta-i-movimenti/

oggi: “dove graffia la pantera. la stampa indipendente racconta i movimenti”

@ Zalib, via della Penitenza 35, Roma, oggi sabato 13 maggio, alle ore 18:00, Monica Di Sisto (Ass. Pantera 90 Archivio), Massimiliano Cafaro (Ass. Pantera Archivio) e Laura Cortina (red. Avvenimenti) introducono l’evento.

interverranno:
Claudio Fracassi: direttore Avvenimenti
Roberto Angotti e Checchino Antonini: redazione inserto “il Graffio della Pantera
Alessandra di Pietro: giornalista

Le redazioni di Scomodo e Fridays for Future

ore 20:00
La pantera eravamo noi – film documentario di Leonardo Celi

Dalle 20:00 in poi tessera Arci obbligatoria

Streaming dell’evento su pagina Facebook: Pantera 90 Archivio

dove graffia la pantera. la stampa indipendente racconta i movimenti

@ Zalib, via della Penitenza 35, Roma, sabato 13 maggio, alle ore 18:00, Monica Di Sisto (Ass. Pantera 90 Archivio), Massimiliano Cafaro (Ass. Pantera Archivio) e Laura Cortina (red. Avvenimenti) introducono l’evento.

interverranno:
Claudio Fracassi: direttore Avvenimenti
Roberto Angotti e Checchino Antonini: redazione inserto “il Graffio della Pantera”
Alessandra di Pietro: giornalista

Le redazioni di Scomodo e Fridays for Future

ore 20:00
La pantera eravamo noi – film documentario di Leonardo Celi

Dalle 20:00 in poi tessera Arci obbligatoria

Streaming dell’evento su pagina Facebook: Pantera 90 Archivio

oggi, h. 20:15, intervista online a mg per “incontri all’isolotto”

Oggi, sulla pagina fb https://www.facebook.com/peter.genito, alle ore 20:15, Peter Genito, nella serie degli “incontri all’isolotto” organizzati dall’Arci, dal Centro per il libro e la lettura, nel contesto del Maggio dei libri e del LetturaDay, intervista Marco Giovenale su  scritture di ricerca, prosa in prosa, materiali installativi, per quanto riguarda il
versante della letteratura; e sull’asemic writing per quanto attiene al versante artistico / visivo.

rassegna arci isolotto di febbraio: chiarlone, gattafoni, zaffarano, ostuni

a partire dal 7 febbraio

in diretta online:
https://www.facebook.com/CircoloArciIsolotto

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