Dalla notizia del senatore repubblicano Hutchinson che suggerisce di nuclearizzare Gaza, alla distruzione del convoglio umanitario di World Central Kitchen, alle condizioni dell’ospedale di Al Aqsa e a ciò che è stato trovato ad Al Shifa quando gli occupanti sionisti si sono ritirati, alle notizie del gruppo Telegram di 150mila estremisti che deridono i bambini palestinesi massacrati, all’ambasciatrice Nikki Haley che firma le bombe che andranno a distruggere scuole, ospedali e famiglie, fino al “Massacro delle tende” di Rafah (26-27 maggio 2024), all’incendio e devastazione del mercato di Ramallah, e alla chiusura da parte di Meta di centinaia di falsi account usati dai sionisti per attaccare le proteste studentesche negli USA e amplificare false accuse di antisemitismo.
Per il secondo giorno consecutivo i carri armati israeliani attaccano il centro di Rafah (nella foto), dozzine i feriti nella zona orientale. In fiamme diversi depositi di aiuti. I costanti bombardamenti israeliani durante la notte hanno distrutto molte case nella zona, dove migliaia di persone sono fuggite dopo l’ordine di evacuazione da parte di Israele che parla di “azione mirate nel Corridoio Filadelfia… con l’intento in ogni caso di non colpire civili non coinvolti”. In realtà, il genocidio prosegue, nell’inazione del mondo.
Nella zona di Rafah sono morti anche 3 soldati occupanti e altri 3 feriti negli scontri con la Resistenza palestinese. Il bilancio ufficiale dei soldati israeliani morti dal 7 ottobre è a quota 291. I morti palestinesi invece sono oltre 36mila, poco meno della metà minori, con 81mila feriti e almeno 10mila dispersi. Sempre più lampante che si tratta di una strage indiscriminata, che la si chiami pulizia etnica o genocidio vero e proprio, come chiedono da tempo numerosi Stati, guidati dal Sudafrica, che chiede al diritto internazionale di fermare e sanzionare i capi politici della destra israeliana.
Su questo il quotidiano inglese The Guardian denuncia le minacce di Yossi Cohen, l’ex capo del Mossad, alla Corte penale internazionale. I contatti di Cohen con l’ex procuratrice della Cpi, Fatou Bensouda, riguardano il 2021, con l’avvio dell’inchiesta culminata la scorsa settimana quando il successore di Bensouda, Karim Khan, ha annunciato la richiesta di un mandato di arresto per, tra gli altri, il premier Netanyahu. Le minacce non sono solo di natura politica, ma anche personale: “Dovresti aiutarci – diceva il Mossad alla Bensouda – e lasciare che ci prendiamo cura di te. Non vuoi immischiarti in cose che potrebbero compromettere la tua sicurezza o della tua famiglia”.
Un aggiornamento su tutto questo con Cecilia Dalla Negra, giornalista di Orient XXI:
“[…] Era comparso già nel dicembre 2023 il marketing di un progetto di costruzione di ville di sogno lungo la costa di Gaza, spianata dalle bombe ed era apparso senza infingimenti, con tanto di rendering e nome dell’impresa: Harey Zahav (montagne d’oro). Il 19 marzo 2024 compariva sull’edizione online del Guardian il resoconto di un’intervista concessa a Tarek Masud, direttore della Middle East Initiative, programma della Harvard’s Kennedy School of Government, da Jared Kushner, il genero di Donald Trump. Quello che era stato coinvolto nella preparazione del piano di normalizzazione dei rapporti arabo-israeliani sfociato poi negli Accordi di Abramo. Nell’intervista Kushner apprezzava – a proposito di valori nascosti – l’alto valore potenziale delle proprietà affacciate al mare di Gaza, e auspicava che Israele «finisse il lavoro» di rimuovere i civili, spostandoli ad esempio nel Naqab, mentre «ripuliva la striscia». «D’altra parte – aggiungeva – di Gaza non resta molto, e a pensarci bene a Gaza non c’era un vero precedente storico» […]”
“L’UNRWA costituisce storicamente un unicum nella galassia delle agenzie e dei fondi delle Nazioni Unite, rappresentando l’unica agenzia dedicata a un gruppo etnico specifico e delimitato. L’esistenza dell’UNRWA, il cui mandato viene rinnovato ciclicamente, rappresenta per i Palestinesi la garanzia i della sopravvivenza del diritto al ritorno alle proprie terre sancito dalla risoluzione 194 del 1948. Da anni Netanyahu chiede la chiusura dell’agenzia proprio perché essa permette la trasmissione dello status di rifugiato da una generazione all’altra, mantenendo di fatto in vita la questione del destino dei rifugiati palestinesi anche per chi non ha subito in prima persona l’esodo del 1948. Qualora dovesse cessare il lavoro dell’UNRWA, i rifugiati palestinesi passerebbero sotto il controllo di UNHCR (l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati), il cui mandato mira all’integrazione dei migranti nel Paese di destinazione e non al ritorno verso le terre di origine”.
Israel’s full-scale assault on UNRWA is not only about depriving aid to the people of Gaza. The obsession with destroying UNRWA is about getting rid of the evidence of Palestinians’ right of return to their homes and land. Watch Faten Elwan explain:
facebook continua evidentemente con la pratica della censura (inapparente: #shadowbanning), oscurando in sostanza i post pro-Palestina, passandoli raramente nella bacheca principale. per cui suggerisco a tutti di invadere tutti gli altri social, nessuno escluso, e costruire però ciascuno una sua base maggiore nel fediverso, ossia fuori dai social generalisti, per esempio su #mastodon.
e magari da lì (e/o non solo da lì) diffondere immagini, link, video e notizie. anche via piattaforme di hosting libere (una è questa su cui scrivo: noblogs.org).
“Quanti civili avete ucciso? Sapete quanti terroristi sono morti ma non quanti civili? Sei un portavoce del governo, sei autorizzato a dirmi quanti terroristi avete ucciso ma non quanti civili. Non capisco”. Un giornalista vero fa domande scomode. Non si piega. Lascia senza parole. pic.twitter.com/aGsSIZ55zH
— Antonella Napoli (@AntonellaNapoli) May 28, 2024