Archivi categoria: teoria

segni, glifi, tracce: l’ovunque di emilio villa

Per Emilio Villa tutto è oggetto/soggetto e supporto di scrizione, iscrizione, sovrascrittura, rilancio e metamorfosi e nuovo projectum del senso-non-senso.

Il segno, più e meno leggibile, più e meno incardinato in una sequenza di altri suoi simili in rigorosa anarchia, è quasi una marcatura anzi materia ontologica. Esiste a prescindere dai suoi testimoni, e dalla storia che gli seguirà.

Non sdegna né di venir ignorato, né di darsi come inciso in uno o altro fenomeno umile, sia esso naturale o frutto secondo, originato da culture (remote o recenti).

Brocche in vetro, polistirolo, sassi, piatti di plastica, cellophane, tutti i tipi di carte e cartoncino. E poi moltiplicazione, dispersione, perdita/abbandono, dimenticanza, cancellazione, distruzione: queste in fine (e per principio) le ultime estreme superfici dei segni di Villa, e la loro – per questo illimitabile – profondità.

intervista a marco giovenale e umberto fiori, radiotre fahrenheit, 24 set 2021

Intervista a cura di Tommaso Giartosio


il podcast dell’intera puntata di Fahrenheit è ascoltabile e scaricabile qui:
https://www.raiplayradio.it/audio/2021/09/FAHRENHEIT-01b62b16-ae92-453a-a49b-ccd8d6ab22c9.html

(l’intervista inizia a 35′ 45”)

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Chi fosse invece interessato alla sola intervista a Fiori e Giovenale può ascoltarla qui:

 

(Giovenale parla del libro La gente non sa cosa si perde : Marco Giovenale, "La gente non sa cosa si perde" (Tic Edizioni, 2021)https://ticedizioni.com/products/la-gente-non-sa-cosa-si-perde-giovenale)

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oei (sweden)

invito a conoscere le edizioni svedesi – internazionali – OEI (attraverso il loro sito): quasi cento numeri della rivista, moltissimi dei quali in inglese; e monografie di arte contemporanea, scritture di ricerca, materiali verbovisivi, design, territorio, editoria. dal mondo intero (Italia inclusa).

OEI _ Jonas (J) Magnusson & Cecilia Grönberg
http://www.oei.nu/

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charles bernstein: “content’s dream”

A digital edition (pdf) of Content’s Dream: Essays 1975-1984, by Charles Bernstein, has just been made available by Douglas Messerli, working with Pablo Capra, for Green Integer. Sun & Moon Press published this near 500-page collection thirty-five years ago (in 1986). Northwestern republished it, but that edition is out of print. The book is on line as a pdf, for a nominal charge, which will help support this great independent press. Get it at —>
https://www.greeninteger.com/book-digital.cfm?–&BookID=437

cover by Susan Bee

 

from ‘kontextsound’, antwerp (belgium), apr/may, 1977

a few optophonetics / verbosonics excerpts from an incredibly rich fascicle (with works by —among others— van Doesburg, Houédard, Chopin, Rühm, Mon, Lora-Totino, Ladik, and a very long interview to Bob Cobbing).

“villa pamphili”, una cartolina, oggi, su antinomie

la carte postale –
su “Antinomie” oggi, una cartolina antropologica di differx.
sull’aisthesis e il movimento plurale dei frammenti:

https://antinomie.it/index.php/2021/08/16/villa-pamphili/

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jim leftwich @ archive.org

https://archive.org/details/@textimagepoem

Six Months Aint No Sentence, Books 1 – 15, written between 04.24.2011 and 01.13.2012. Originally published by Marco Giovenale at differx hosts as Six Months Aint No Sentence, a Journal: texts and works by Jim Leftwich, 2011 – 2016 Books 1 – 187
https://app.box.com/s/l76xlrg78e5s8evbi4c4
Books 1 – 30 were published by Peter Ganick and Jukka-Pekka Kervinen at White Sky E-Books.

poetry, visual poetry, asemic writing, historiography, writing against itself, useless writing, journal, textimagepoem, trashpo, desemantized writing, 21st Century American epic, collage poem, ongoing research

2003-2015: espressioni che non vogliono (né volevano) venir fissate come “categorie”

da un post del 2015 in N.I.:
https://www.nazioneindiana.com/2015/10/12/qualche-asserzione-sparsa/

Se vado con la memoria a prima del 2005, precisamente al 2003-04 o anche precedentemente, rammento la mia ipotesi di una scrittura definita come coerente con una idea di “informale freddo” (a differenza della corrente tellurica/vulcanica dell’informale in arte, oltre mezzo secolo prima): cfr. Note di ricerca e ascolto di autori: un informale freddo – e una rete tesa ai punti, in «L’Ulisse», n. 1, giugno 2004, http://www.lietocolle.com/cms/img_old/ulisse_1.pdf. (ma cfr. anche http://www.italianisticaonline.it/2004/fortini/). Se andiamo al 2006, troviamo l’ipotesi – di Bortolotti e mia – di un differenziarsi (e forse vicendevole precisarsi) di “installazione” e “performance”: http://gammm.org/index.php/2006/07/16/tre-paragrafi-gbortolotti-mgiovenale/. Nel 2009 esce il volume collettivo Prosa in prosa (ex link: http://www.l elettere.it/site/e_Product.asp?IdCategoria=&TS02_ID=1502; attualmente: https://www.lelettere.it/libro/9788860873019, ma fuori catalogo) il cui titolo è formula che si deve a Jean-Marie Gleize. Nel 2010 o poco prima ha iniziato a diffondersi una mia fissazione: quella che tutti si sia incappati recentemente/felicemente in un evento avviatosi già coi primi anni Sessanta: un “cambio di paradigma” (cfr. il n. 43 del «verri», giugno, 2010, e poi https://www.nazioneindiana.com/2010/10/21/cambio-di-paradigma/). Se andiamo al 2011 abbiamo “loose writing”, espressione che ho pensato di poter riferire soprattutto a gran parte del lavoro di Carlo Bordini, e ad altri autori: https://puntocritico2.wordpress.com/2011/01/25/quattro-categorie-piu-una-loose-writing/. (Di recente la collana Syn ha ospitato un testo di Alessandra Carnaroli che mi pare decisamente esemplare, in questi termini: http://www.ikona.net/alessandra-carnaroli-elsamatta/).

Infine: la coppia “assertivo” / “non assertivo” è rintracciabile daccapo sia nel testo Cambio di paradigma (2010, cfr. sopra) sia in un documento caricato nel marzo dello stesso anno sul mio blog: Prosa in prosa e gammm.org in (non)rapporto con le avanguardie storiche, https://slowforward.files.wordpress.com/2010/03/mg_nonrapp.pdf, così come in un dibattito su Absolute poetry, di cui si è purtroppo perso il link, temo; ma in cui mi riferivo alle prose in prosa come a testi che sono “non versi in prosa, non poème en prose, non prosa lirica, non narrazione, non epica, non prosa filosofica, non prosa d’arte, non prosa assertiva-artaudiana (Noël), non frammenti/aforismi che segmentano un pensiero (Bousquet, Cioran), non voyage/onirismo (Michaux)”. (E cfr. inoltre: http://slowforward.wordpress.com/2013/07/05/corrispondenza-privata-_-1-assertivo-non-assertivo/).

Bon. A valle di questo non richiesto iter mnemotecnico, tornando a quanto dicevo, ecco: “informale freddo”, “cambio di paradigma”, “loose writing”, “non assertività”, così come altre espressioni che mi è capitato di usare o addirittura coniare (penso anche a vocaboli inglesi: “installance”, “to drawrite”), non sono categorie, non vogliono essere scatole, definizioni. Vengono usate come tali, spesso. Ma sono, probabilmente, ambienti, costantemente dotati di tutti i comfort dubitativi degli ambienti che – da architetto deviante – escogito.

Abitare in un ambiente provvisorio e dubitante collide spesso con l’intento di mettervi radici, o di sedersi comodi. Il dubbio serve a questo: a non fermarsi troppo, e a non sentirsi troppo a proprio agio. Autori o critici stanziali, invece, si trattengono, o al contrario scappano a gambe levate come si fosse intenzionati a vender loro una casa infestata.

A scanso di equivoci (che rimarranno, temo) qui reinsisto: le espressioni sopra elencate sono espressioni, non scatole. Non vorrebbero essere categorie. Tuttavia sono e fanno “critica”, quindi sono a loro volta asseveranti, assertive (con quota d’ombra). È evitabile? Non credo.

(Ma si tratta di critica, appunto, non di prose o poesie…)
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foto dal workshop del 7 luglio 2021, all’istituto svizzero di roma

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+ slowforward.net/2021/07/07/stamattina-un-seminario-sulle-forme-della-scrittura-e-del-libro-contemporaneo-e-lasemic-writing/

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